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Pillole economiche 3-4: dis-ordine mondiale in fibrillazione.

di Tonino D’Orazio

Pillole economiche dal mondo (3 – 15 marzo 2018)

Che bellezza la globalizzazione! A volte però sembra un boomerang. Possibile che solo quello “scemo” di Trump abbia capito qualcosa? Li Shufu, miliardario cinese e padrone dell’industria cinese di automobili Geely, dopo essere diventato proprietario della Volvo (al 100% dal 2010), ha acquistato in segreto, con 7,2 miliardi di euro, il 10% della Daimler-Mercedes, (diventandone il primo azionista), la quale, a sua volta è partner in una alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi Motors che viene, a questo punto, non poco scombussolata. La Daimler è numero uno mondiale per macchine di lusso, da competizione e per ricerca, e primo anche nei mezzi pesanti di trasporto. Una bella preda di alta tecnologia.

Immaginarsi che i Cinesi si fossero messi solo a cucire qualche pantaloncino, magliette, scarpe, ricamare e ricopiare stampi elettronici è stata proprio una arroganza occidentale neocoloniale. Infatti i Cinesi si sono messi subito a fare concorrenza su quasi tutto a paesi medi (Italia, Francia, Gran Bretagna e anche Stati Uniti) mentre i tedeschi che trovano la globalizzazione di proprio gusto, mentre le nostre industrie morivano o erano ricomprate, si prendevano le parti superiori e migliori del “mercato”, lasciando la competitività ai cinesi sulla qualità inferiore.

Ci hanno sempre detto, con arroganza, che questa Europa e questo Euro è comodamente irreversibile. Poi un giorno, i Cinesi, civiltà brillante e millenaria, si sono messi a ricomprare … la Mercedes! Forse adesso la globalizzazione è diventata meno divertente e la stessa Merkel dovrà riconsiderare qualche idea. In quanto a noi vi sono solo due soluzioni: o usciamo da questa Europa e questo Euro oppure aiutiamo i cinesi a laminare più velocemente i tedeschi. Come si dice … i nemici dei nostri nemici sono nostri amici?


Scandalo, anzi rapina, in Belgio. ( da magazine Le Vif/L’express ). “Scomparsi” dalla Euroclear Bank, più di 10 miliardi di euro sui 16 depositati come fondi libici, (beneficiari economici la Libyan Investment Authority e la sua filiale Lafico), congelati dall’inutile ONU, tra il 2013 e il 2017. Dove sono finiti i soldi? Gli Affari Esteri tacciono in qualsiasi lingua. Inutile dire che sono sospettati i tre soliti ignoti: Francia, USA (sempre presenti in tutti i tipi di rapine) e il Regno Unito della sua Graziosa Maestà.

Insomma Kedhaffi era molto molto cattivo e seduto su 400 miliardi di euro di Fondi Sovrani e un mare di petrolio. Invece inglesi, francesi, americani e anche italiani sono molto, ma molto gentili. E’ normale. Le nostre guerre sono giuste e i morti che seminiamo sui campi di battaglia sono morti sempre felici. Purtroppo le famiglie e i civili innocenti non sono altro che effetti collaterali spiacenti. Ma insomma noi siamo i gentili e democratici ma Kedhaffi, lui, era proprio un super super cattivo. Quindi abbiamo seminato morte e caos. Anzi, con il ghigno della Clinton, l’abbiamo assassinato, prima che potesse raccontare chissà cosa sui nostri tristi politici occidentali. Oggi, in fondo fregando l’Eni, il petrolio libico è proprietà della Total e della BP. Vedrete che chi comanda mondialmente i mass media riusciranno a nascondere e a far “rientrare” nelle segrete questa informazione. Ne abbiamo diritto perché siamo i buoni e in fondo per massacrare quel popolo abbiamo pur dovuto spendere qualcosa.


Le relazioni tra Russia e Iran diventano sempre più strette. Malgrado le sanzioni i due paesi non sono proprio isolati sulla scena internazionale. Anzi Cina, Iran, Russia ma anche India hanno relazioni economiche e militari molto strette. Questi paesi rappresentano una buona parte delle terre abitabili del pianeta e anche qualche miliardo di abitanti, anzi consumatori, sempre più solvibili.

All’ultima riunione della commissione intergoverno russa-iraniana, la delegazione di quest’ultima era composta da 50 personalità pubbliche e private in rappresentanza dei settori del trasporto, dell’energia, dell’industria, dell’agricoltura e della cultura. L’altro dato, che interessa enormemente il sistema monetario internazionale per le sue conseguenze antidollaro, è rappresentato dall’integrazione, già avviata, dei sistemi di pagamento iraniano Shetab e quello russo Mir.


La guerra con l’Europa tramite le sanzioni doganali firmate da Trump è iniziata. Dice Junker, in un momento di lucidità, che “quando si comincia una guerra commerciale non si sa dove si finisce”. Le contromosse europee, anche politiche, cercano di inserirsi e colpire i repubblicani vicino a Trump. Junker minaccia dazi: su Harley Davidson prodotte nel Wisconsin (stato di Paul Ryan, presidente della Camera); il Bourbon, prodotto nel Kentucky (di Mitch McConnell, capo della maggioranza al senato); i jeans Levi’s (questi forse sono prodotti in Cina). Inoltre commenta con sfrontatezza per un vassallo: “Anche noi possiamo essere stupidi”. Questa situazione non è per forza negativa per l’Europa. Possiamo permetterci di sganciarci dalla pressione Usa e cercare di recuperare autonomia, come sta facendo il Regno Unito, aprirci al resto del mondo, che pur si muove velocemente lasciandoci imbrigliati, fino ad oggi, nelle braccia strette dei nostri “amici”. Situazione paradossale: non possiamo più vendere né ad Est, per sanzioni volute dagli Usa-Nato, né ad Ovest, causa dazi, senza danno.


Ai francesi ricchi piace venire a morire in Italia, non solo per le bellezze e la cultura del nostro paese ma sicuramente a causa delle tasse di successione. A parte il concetto marxista sull’accumulo capitalistico tramite le eredità consolidate e che quindi tassarle al massimo rappresenterebbe un riequilibrio economico e culturale sulla meritocrazia, quando è troppo, è troppo. In Francia per esempio la successione in linea diretta (es. figli) è tassata al 45%, una delle più alte d’Europa e l’abbattimento è solo su 100.000 euro.

In Italia il tasso è del 4% e l’abbattimento è di 1 milione di euro. Comunque sin dal 2000, 15 dei 35 paesi OCDE hanno soppresso la tassa di successione: Portogallo (2004), Svezia (2005), Russia (2005), Austria (2008), Repubblica Ceca (2014) e la Norvegia (2014). Alla faccia di “la proprietà-successione è un furto“. Insomma per i francesi venire a morire in Italia è più bello e conveniente.


Gli Stati Uniti sono diventati i primi produttori al mondo di petrolio, parecchio davanti all’Arabia Saudita che è in profondo “esaurimento” di campi estrattivi, poiché arrivano tutti progressivamente in esaurimento e non possono essere rimpiazzati. E’ stato sempre detto che gli Usa utilizzerebbero le loro riserve nel momento in cui il petrolio altrui fosse più raro. Ci siamo, hanno conservato il meglio per la fine. Non potremo che avere un rafforzamento del “petro-dollaro”, nuove guerre di accaparramento, cioè una “nuova diplomazia” mondiale dell’energia. Non piace “l’assetto guerriero” attuale di Inglesi e americani coinvolgendo il territorio Europa-Nato nell’innalzamento dei toni verso il loro nemico la Russia, con pretesti non provati e di grande circo mediatico, dove semplicemente anche noi facciamo la parte di clown. Ma anche di servi visto che, non a caso, riprendono esplorazione e pozzi petroliferi nell’Adriatico già in mano ai petrolieri inglesi.

 

Ps. Nella cartina il Venezuela non è ripreso, per ostracismo e perché non quota più il suo petrolio in dollari.


 

Pillole economiche del mondo (4-26 marzo 2018)

 

Gli amici di Goldman Sachs, e la presa per mano di direzione dell’Unione Europea. Goldman Sachs è soprannominata “la banca che dirige il mondo” ed è praticamente vero. E’ il gruppo di pressione più forte su quelli che ci dirigono e anche sulla scelta dei dirigenti che ci propongono. Il segretario di stato del ministero tedesco delle finanze sarà occupato da Jörg Kukies, uno dei banchieri di Goldman Sachs, dice Vestifinance aggiungendo che, tramite la presenza dei suoi rappresentanti nei governi dei paesi europei e nelle istituzioni dell’UE, questa banca controlla tutto il sistema finanziario europeo. Jörg Kukies, è attualmente copresidente della banca Goldman Sachs in Germania e si occupa di mercati e strumenti finanziari in Germania e Austria.

Mario Draghi, presidente della BCE è stato vicepresidente del ramo europeo della Goldman Sachs dal 2002 al 2005. Così due anziani collaboratori di questa banca controlleranno il mercato finanziario europeo. Oppure se mancherà uno (fine mandato di Draghi) ci sarà l’altro, sempre dalla Germania, senza perdere il controllo del sistema finanziario europeo. Ed è la stessa cosa. In fondo così anche gli inglesi, azionisti di Goldman Sach, sono sempre lì ma con un Brexit a mano libera.

Vi sono altri esempi pesanti. Durante la crisi pilotata del debito (intrallazzo spread) altri due individui che avevano lavorato nelle strutture di Goldman Sachs, Loukás Papadímos e Mario Monti, furono nominati, nel 2011, rispettivamente Primo ministro in Grecia e presidente del consiglio in Italia. Potrebbero essere considerati traditori del proprio paese per interessi privati e trasferimento indebito di ricchezza nazionale oltre confine. Vista la situazione politico-elettorale aspettiamo un altro “salvatore competente” dalle braccia di Goldman Sach. I due, Salvini e Di Maio si sono già incontrati con l’ambasciatore americano a Roma.


La compagnia di trasporto Flixbus, fondata nel 2013, si è rapidamente imposta come la rete europea più vasta per autobus di lunga distanza e nel 2017 ha trasportato 40 milioni di passeggeri, a prezzi assolutamente irrisori. L’impresa tedesca (base Monaco di Baviera) ha deciso di investire in autobus elettrici prodotti in Cina dalla Zhengzhou Yutong Bus, (Agenzia stampa Xinhua, 20 marzo), e di testarli su lunga distanza.

André Schwammlein, fondatore e DG di Flixbus ha dichiarato: “I modelli di autobus cinesi rappresentano la punta del progresso in materia di mobilità elettrica, anche se dispongono momentaneamente di una autonomia di 200km”. Inoltre l’apparizione dei primi bus elettrici costituisce un forte segnale per i costruttori e un incitamento a innovare e a sviluppare alternative ai veicoli diesel, che ormai, presto o tardi verranno messi al bando.


Europa della pace? No. Europa della povertà. Che quest’ultima aumenti considerevolmente nell’Unione lo dice l’ultimo bollettino dell’Ufficio Europeo delle Statistiche. (Eurostat 2017). Non è solo colpa del “capitalismo” in sé, anche se è un’ideologia di sopraffazione e furto della ricchezza altrui, ma soprattutto dell’azione politica pubblica, sia nazionale sia europea. Quest’azione politica, fortemente corrotta, infeudata agli interessi mercantili di una oligarchia mondiale apolide, non si occupa più del “bene comune”, ma solo di perpetuare un sistema economico a favore delle lobby e dei grandi gruppi finanziari. La pillola? In cima alla classifica dei paesi dove i disoccupati sono maggiormente minacciati di povertà c’è la Germania (!). Noi siamo il paese già numericamente con più poveri. Per esempio, per Eurostat, i calabresi sono i più poveri d’Europa. Si sta peggio solo in Grecia e nella Repubblica Ceca.

Conviene ricordare a chi ci governa, senza che si arrampichino sugli specchi per i “risultati” elettorali, che la miseria è il substrato di tutte le dittature perché arriva il momento dove la pace – con la fame – non ha più molto interesse per i popoli. Hanno tendenza a diventare “populisti” e quindi “contro” i propri aguzzini.


Guerra economica Usa Cina. Qual’è l’interesse? Gli Stati uniti hanno interesse a rallentare la globalizzazione per fare deragliare la Cina e conservare la loro leadership? Sicuramente. Allo stato attuale delle regole internazionali la Cina ha vinto e l’unico modo per gli americani di riconquistare la supremazia è quello di modificare le regole. E’ quello che hanno fatto ogni volta che hanno sentito una minaccia. Ed è quello che stanno facendo. “Una guerra commerciale tra Cina e Stati uniti sarebbe una catastrofe per tutta l’economia mondiale”, ha ammonito il ministro cinese del commercio Zhong Shan. “Rischia, inoltre, di diventare un precedente pericoloso quando il commercio tra due paesi non è frutto di libero-scambio ma di sanzioni reciproche. Se ogni paese può decretare in modo arbitrario qualsiasi sanzione, l’ordine mondiale del commercio diventerebbe completamente disorganizzato. E’ il peggior disastro che possa succedere. Tra l’altro, ci sono voluti decenni per scrivere le regole del gioco e ci vuole veramente poco per distruggere tutto”. In fondo la “concessione” di non imporre dazi all’Europa non fa che stringere sempre più gli amici in un blocco anti-Cina e anti-Russia, anti-BRICS multipolare. E non è detto che sia una guerra vittoriosa, e sicuramente non per noi.

Comunque bisogna ascoltare bene quel che dice Trump della Cina e di Xi Jiping, visto che non accusa loro di aver approfittato della situazione, ma solo il lassismo dei suoi predecessori. Anzi dice che avrebbe fatto la stessa cosa, e questo crea un ambiente favorevole ai futuri negoziati commerciali bilaterali che assolutamente preconizza. Diamine. Vedere gli Stati uniti sulla difensiva ideologica che utilizza mezzi contrari a ogni dottrina liberale, come la Carta del libero-scambio imposta con ogni mezzo (chi ricorda sa) all’OMC (Organismo Mondiale del Commercio) dovrebbe essere proprio sconcertante. Era uno scherzo imperiale? Oppure ha vinto il “paradosso del gatto” teorizzato a suo tempo da  Den Xiao Ping, e cioè riuscire a legare il comunismo al capitalismo, adattando la rigida disciplina dell’uno alla versatilità capitalistica dell’altro come rostro anti-capitalismo? Oggi 26 marzo, la Cina lancia il proprio mercato dei contratti a termine sul petrolio (agenzia stampa Reuters) nello Shanghai International Energy Exchange (INE). E’ una nuova tappa per pesare di più nel fissare il prezzo e fare concorrenza ai due referenti mondiali, il Brent inglese e il WTI (West Texas Intermediate) americano. I prezzi saranno fissati in yuan. Non siamo davanti a un big-bang ma a un reale processo progressivo di de-americanizzazione. Il mercato permetterà di negoziare il petrolio “fuori dalla zona d’influenza americana”. Piccolo impatto a medio termine, rivoluzione dolce alla lunga.

 

 

 

 

Discussione

Un pensiero su “Pillole economiche 3-4: dis-ordine mondiale in fibrillazione.

  1. Questo cinese forse acquista anche l’Italia è bene votarlo

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    Pubblicato da Frank Padula | 02/04/2018, 20:11

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