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EMIGRAZIONE: I nuovi italiani d’Argentina

REPORTAGE di Adriana Bernardotti (da Buenos Aires)
Sono ancora cifre modeste, ma il nuovo flusso di italiani verso l’Argentina marca ormai una tendenza: 1.793 residenze permanente e 1.021 soggiorni rinnovabili concessi tra gli anni 2004 e il 2011, con un trend all’incremento. Non sono gli emigranti d’altri tempi: vanno via dall’Italia per la mancanza di stimoli, professionali e non solo. Giovani in maggioranza, un tratto comune è il richiamo che esercita su di loro il dinamismo sociale e politico degli eventi sudamericani contemporanei e il conseguente coinvolgimento con questa realtà. Sentiamo le loro voci sul perché sono partiti e cosa si aspettano dall’Argentina, sulla politica e i giovani nei due paesi, sul voto all’estero e l’incontro con la comunità emigrata italo-argentina.

Appena passata la crisi del 2001-2002, e accompagnando la fase di recupero iniziata subito dopo, abbiamo cominciato a percepire nuove presenze di italiani, soprattutto giovani, che optavano per insediarsi più o meno stabilmente in Argentina. Senza dubbio, si tratta per il momento di piccoli numeri, eppure alcuni dati confermano ormai la tendenza all’incremento. Secondo le informazioni statistiche della Direzione di Migrazioni di Argentina, le concessioni di residenze permanenti a cittadini italiani sono passate da 142 nell’anno 2004 a 293 nel 2011; il totale di permessi permanenti per il periodo 2004-2011 è stato di 1.793 e altri 1.021 soggiorni sono stati concessi con carattere temporaneo. I dati di fonte italiana sono molto più sfuggenti, anche perché i nuovi italo-argentini non si iscrivono all’Archivio Italiani Residenti all’Estero (AIRE) fino a che non ne hanno assoluto bisogno.

Sarebbe molto fuorviante pensare che gli italiani hanno ripreso una delle strade principali dell’emigrazione storica. Piuttosto, partecipano e ne accompagnano un fenomeno che si è verificato negli ultimi anni, cioè l’attrazione subita da cittadini dei paesi del primo Mondo per la vita argentina e in particolare di Buenos Aires. Nello stesso periodo 2004-2011 sono state concesse a cittadini spagnoli 3.319 residenze permanenti e 2.078 temporanee; sono ancora di più gli statunitensi che hanno scelto di vivere in Argentina: 4.748 soggiorni permanenti e 2.411 temporanei[1].

Alla scoperta dell’Argentina hanno contribuito diversi fattori, ma non c’è dubbio che la svalutazione che è seguita alla crisi e ha dato impulso all’industria del turismo, ha giocato un ruolo essenziale nella fase iniziale. Il potenziamento degli accordi di scambio di studenti con università degli Stati Uniti ed europee (Erasmus Mundus) ha modificato in poco tempo il paesaggio delle aule argentine e trasformato il mercato degli affittacamere delle principali città. Comunque non soltanto i giovani arrivano: anche pensionati o persone che vivono di rendite provenienti dall’Europa,  e più ancora dagli Stati Uniti, si sono radicati nel paese attratti dalla vita sociale e culturale della città o dai paesaggi ancora vergini dell’interno.

In ogni modo, aldilà dei motivi d’attrazione, è evidente che il fattore d’espulsione rappresentato dalla crisi europea ha cominciato pesare almeno nel caso degli spagnoli, che hanno registrato una impennata di richieste negli ultimi anni e sono state, pertanto, oggetto dell’attenzione dei media[2] .

Abbiamo intervistato per Cambia il Mondo alcuni di questi giovani: Francesco, Maddalena, Giaia, Marco, Luciano, Lorenzo e Vanessa, tutti italiani arrivati negli ultimi anni, per conoscere da vicino i motivi e le aspettative che li hanno portato in questo paese. Sono storie differenti, diversi sono i loro profili, ma abbiamo scoperto subito che sono moltissimi anche i punti di coincidenza.

La prima cosa che dovremmo dire è che quasi mai il fabbisogno di lavoro è il motivo principale di trasferimento in Argentina. In tutte le storie, la spinta nasce piuttosto da un desiderio di cambiamento, di mettersi a rischio, dalla percezione di una necessità di crescita e sviluppo personale che in Italia rimaneva insoddisfatta. “La vera ragione per la quale sono rimasta era il poter respirare un’altra aria, che in Italia non incontravo; ho trovato uno spazio mio, non solo lavorativo, ma anche di crescita interiore, ho incontrato degli ambiti di speranza, di voglia di fare, per connettermi con una dimensione mia personale come non riuscivo a fare a Napoli”, afferma Vanessa, riflettendo sulle ragioni per cui è rimasta a vivere in Argentina da ormai più di una decade. Lorenzo, arrivato un anno fa, cerca anche di spiegare i suoi motivi: “Non sono venuto per l’amore o per un lavoro, per incoscienza forse… Io volevo andare via dall’Italia prima di tutto: con l’Italia volevo dare una svolta, stimoli che non avevo… Non sono fuggito da Berlusconi, anche se ho le mie idee chiare su questo. Sicuramente è colpa di tutto il sistema, ma io volevo andare via per una cosa personale, non è una rivincita e sento che ho avuto ragione”.

Per Maddalena è anche una “questione di carattere, è una questione personale di dire: rischio qualcosa e vado? Non perché uno abbia più talento di un altro, ma perché uno ha fatto il proprio percorso personale e decide. Non è tanto per andare a cercare una situazione migliore o per una questione economica. Uno dice: ho voglia di fare quella cosa lì, so che ho una vita sola da spendere e mi assumo il rischio”. “Viaggiare perché sono arrivata a un punto della vita, sia personale che professionale, che mi permetteva guardare più in là di mio naso”, afferma Gioia, una delle ultime arrivate.

Senza dubbio l’esperienza del viaggio come crescita e conquista della libertà è nell’ immaginario di chiunque parta da casa. Questo non significa comunque che il lavoro non sia presente nei motivi, tuttavia, più che come problema di disoccupazione, nella forma di insoddisfazione sulle possibilità di sviluppo professionale o di disgusto per le condizioni lavorative italiane.

E’ sorprendente verificare che praticamente tutti i nostri intervistati avevano un occupazione in Italia dalla quale si sono licenziati per partire; in alcuni casi, per di più, si trattava di posizioni relativamente stabili. Quando Vanessa Sciarretta ha lasciato Napoli, nel 2006, lavorava ormai da quattro anni nell’agenzia di sviluppo di Pomigliano d’Arco, occupandosi dei rapporti internazionali con il Mercosur: è stato questo stesso lavoro quello che le ha consentito fare un salto verso l’esperienza sudamericana. La situazione di Lorenzo Coppari, in provincia di Ancona, era comoda prima di partire: “vivevo in un paese di collina, vicino al mare, a venti km dalla montagna. Non pagavo l’affitto, vivevo con i genitori. Un lavoro c’è lo avevo, operaio niente di ché, ma con 1.500 euro con la vita che facevo era sufficiente. Il mio potere d’acquisto adesso si è abbassato del 300% sicuramente, rispetto all’Italia, però ci sono tante altre cose che mi piacciono”.

Maddalena aveva lavorato quasi dieci anni come consulente legale, fino che nel 2010 decide di licenziarsi dal suo posto di dipendente presso il servizio legale di un’azienda bolognese “senza aver alternative, volevo fare altre cose, occuparmi di altre cose, non avevo le idee molto chiare. Ho pensato in licenziarmi per mettermi in una condizione più aperta per decidere, perché il lavoro che avevo mi occupava dieci anche dodici ore al giorno.” Francesco Vigliarolo, aveva raggiunto addirittura posizioni professionali di un certo prestigio: “In Italia ero direttore di una federazione di Ong, avevo un carico abbastanza importante, buon stipendio, avevo buone prospettive, ero abbastanza integrato nel settore dell’economia sociale e della cooperazione internazionale: lavoravo in tutta Italia, facevo seminari, formazione di formatori, ricerca, ecc, però non mi sentivo in crescita personale.

Le condizioni offerte nel mercato del lavoro italiano per la sua professione, sono state invece un fattore chiaro d’espulsione per Luciano Blengino, un laureato in Lingue straniere con specializzazioni per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri, arrivato alla fine del 2011: “In qualsiasi tipo di lavoro che ho fatto, i lavori ben pagati erano sempre lavori saltuari, ad es. traduzioni di un mese, ma poi non c’erano contratti fissi. Ho lavorato anche in altre cose, facendo il cameriere o l’aiuto cuoco senza un contratto, visto che mi piace anche cucinare, perché non è vero che gli italiani certi lavori non li fanno … Con le leggi di mobilità del lavoro non c’è mai una sicurezza, un contratto fisso, tutto si fa “a progetto” e una volta che finisce il progetto puoi stare cinque mesi senza lavorare. Sinceramente non volevo continuare così e ho avuto una possibilità qui in Argentina, quindi ho deciso di venire in Argentina e mollare tutto in Italia.(…) I miei amici, che hanno fatto lo stesso percorso, almeno il 50% stanno all’estero per insegnare italiano. Per tutti noi l’obiettivo era andare all’estero perché in Italia troviamo tutte le porte chiuse, qui invece ci sono molti più stimoli”.

Aldilà delle difficoltà maggiori che trovano alcuni percorsi professionali nel mercato del lavoro italiano, è possibile tracciare una linea divisoria a seconda dell’età, nonostante i nostri intervistati siano tutte persone giovani, nella fascia tra i 30 e 40 anni. Le ragioni di queste differenze interne alla generazione, devono cercarsi nei cambiamenti della normativa sul lavoro italiana, ragionano Maddalena e Gioia, le amiche bolognesi laureate, non a caso, in Giurisprudenza. “Tra me, che ho 37 anni e lei che ne ha 31, c’è già una grande differenza – dice Maddalena -. Io ho visto che ho avuto meno difficoltà a trovare un lavoro (non dico superqualificato: come donna figurati!, in una impresa tuttora è difficile in Italia, non ti trattano bene), parlo quanto a possibilità di trovare un lavoro. Io ho iniziato a lavorar nel 2000, dodici anni fa era molto più facile. Per le persone che hanno cinque-sei anni meno di me quando loro sono entrati nel mercato di lavoro era già un mercato molto chiuso: i tipi di contratti orribili ma anche le posizioni…”.  “In particolare la nostra generazione attorno a trenta anni – interviene Gioia – si è ritrovata con offerte lavorative di breve termine, stipendi bassi e un’altissima concorrenza, perché tutti hanno studiato, lingue, master, fatto viaggi, e siamo tutti allo stesso livello per dei lavori molto bassi. Se la nostra generazione continua a lavorare con questi contratti senza garanzia, senza mai maturare una pensione da qui all’eternità, vivremo sulle spalle delle famiglie. Chi decide di andarsene lo fa perché si sente maggiormente considerato all’estero: in Italia a trenta anni sei un ragazzino, vieni trattato come un ragazzino, chi rimane là sarà condannato a rimanere ragazzino, ossia non costruire una famiglia”.“Questa cosa è successa da certi anni in avanti– aggiunge ancora Maddalena. “ “La Riforma del mercato del lavoro c’è stata nel 2003, con la legge Biagi è stato cambiato in gran parte il diritto del lavoro, sono state introdotte forme contrattuali che prima non esistevano”.

E’ evidente, in ogni modo, che nessun italiano arriva in Argentina attirato dalle possibilità o condizioni del suo mercato di lavoro, se eccettuiamo casi particolari come gli insegnanti d’italiano. Di solito si arriva per soggiorni relativamente brevi e con svariati motivi, dopodichè alcuni rimangono affascinati dall’esperienza o dalle conoscenze cercando di rimanere, ha osservato Lorenzo: “Gli italiani che ho conosciuto perché lavoravano con me sono sempre gente di passaggio. L’italiano che viene qua fa un corso, si ferma sei mesi e va via…o invece rimane incantato: cerca di prolungare questo soggiorno, prima tre mesi, sei mesi, poi si innamorano, di una persona o della città, di Buenos Aires o dell’Argentina.”

Chi è agli esordi del cammino è Maddalena, che dopo una prima lunga vacanza di tre mesi a Buenos Aires, “una volta arrivata in Italia mi è venuta questa sensazione che non c’ero stata abbastanza e ho detto, basta, ci torno!”. Lei ha avuto la fortuna di trovare anche un contratto di lavoro regolare per gli uffici amministrativi dell’Università: “Mi sento una che è riuscita finalmente a fare il suo sogno di un’esperienza di un anno di lavoro in un altro paese, vedere cosa fanno, come si muovono. Dopo non lo so, dopo deciderò che cosa fare, se rientrare…penso comunque di sí, perchè ho la mia famiglia là. Mi sono data un termine che è dato dalla durata del contratto, poi non sa cosa succede: ti rinnovano il contratto o magari il lavoro fa schifo e vuoi scappare. Il mio orizzonte temporale per adesso è di un anno”, ci confessa.

Cerchiamo di ricostruire i diversi profili degli italiani presenti oggi in Argentina. Conversiamo con Marco Biagetti, che risiede dal 1998 a Cordoba assieme a sua moglie argentina conosciuta a Roma e una figlia, salvo un breve rientro di un anno in Italia nel momento peggiore della crisi 2001-2002. Marco ha un punto d’osservazione privilegiato sull’argomento perché è uno dei promotori del blog “L’Argentina. Una soluzione sudamericana ai problemi degli italiani” (http://www.largentina.org/), l’unica forma di aggregazione riconoscibile – anche se di forma assolutamente virtuale – dei nuovi italo-argentini (consigliamo vivamente la visita del sito!). Il nostro interlocutore riflette, un po’ per scherzo ricordando la propria storia, che “a parte i fidanzati, cioè gli uomini italiani che devono seguire queste argentine fatali che li portano qua e che sono il motivo di molte radicamenti permanenti, un po’ attira questa idea della crescita, che nonostante la crisi terrificante il paese si è risollevato. E anche che è stato un paese eterodosso, per le posizioni con il Fondo Monetario, un paese che appare come quello che ha avuto una sua via di uscita peculiare, personale nel momento di crisi (…)E poi c’è l’immagine, ma forse per i più vecchi, dell’Argentina letteraria, di Borges, ma anche di Chatwin. L’Argentina come paese sognato: ci sono quelli che sognano le estancias, la pampa, quelli che sognano Buenos Aires, il tango, o la resistenza alla dittatura, le fabbriche recuperadas, i piqueteros… Ci sono un sacco di cose che stimolano sia il ragionamento sia la fantasia della gente.”

Nel quadro abbozzato da Marco quasi come un dipinto rientrano quasi tutti gli italiani che abbiamo conosciuti questi anni, anche se tra la sottospecie è possibile individuare il gruppetto dei pensionati e dei redditieri: “tra i quali quelli che vogliono venire qua con mille euro… Prima probabilmente avevano ragione loro, adesso hanno sempre meno ragione. C’è questa cosa che con la pensione italiana, di mille euro, viene qua, ti fai la casetta e sei tranquillo. C’è quello che vuole andare in mezzo al monte a San Juan e quello invece che vuole vivere nel quartiere chic della Recoleta con la pensione di mille euro, insomma. Non so chi può venire ormai, perché soltanto pensare alle spese sanitarie qua … No, il sistema sanitario italiano secondo me è un ancora forte!. C’è un po’ di tutto, anche se il gruppo che vediamo noi attraverso il blog sono fondamentalmente giovani.”

L’idea del blog è stata di un altro componente del gruppo di redazione (Andrea Tognin-Tanoka), che aveva un suo blog personale e che dal 2007-2008 decide di espandere promuovendo un progetto collettivo. All’inizio lavoravano in quattro-cinque persone, dopo è arrivato a riunire una decina di collaboratori, ma adesso sono pochi quelli che riescono a partecipare regolarmente. “La gente molla per stanchezza, perché lavora, qualcuno perché torna in Italia. C’è molta gente che viene a lavorare per imprese italiane, o che viene a stare qua un po’ di tempo poi ritorna a casa”, ci spiega Marco.

Un aspetto molto interessante del sito è che una gran parte degli interventi del pubblico arriva dall’Italia. Marco ci conferma che nell’attuale congiuntura critica italiana è possibile identificare un incremento di contatti che hanno come motivo il trasferimento, quindi in qualche modo segnali indicativi di vera e propria emigrazione: “Adesso con il tema della crisi c’è molta gente che cerca su google ‘vivere in Argentina’, ‘trasferirsi in Argentina’, ‘lavoro’, ‘stipendi’, questo tipo di informazioni. Diciamo che  l’idea del trasferimento c’è sempre stata aldilà della crisi, ma negli ultimi mesi, gli ultimi due o tre mesi, non è che dico che arrivano centinai di persone, però ogni tanto arriva la mail del tipo che ti dice: non so che fare, sono senza lavoro!. Poi, tra l’altro, molta gente che non ha le idee chiare di cosa vuole fare, è più il desiderio di scappare, probabilmente più per il fatto psicologico di non vedere una prospettiva”.

Sia che parliamo di un fenomeno di mobilità o di vera e propria emigrazione, certo è che diversi aspetti della vita quotidiana dei neo-arrivati sono tipici degli immigrati. La regolarizzazione del soggiorno, ad esempio. “Un delirio!- ricorda Vanessa -. Ho potuto aver finalmente il mio soggiorno con la nascita del bambino e il matrimonio. Prima con le ong non ho avuto problemi, ma dopo sono stata costretta a lasciare il paese ogni tre mesi per aver il rinnovo di Migrazioni, per tre anni sono andata avanti così perché non riuscivo a trovare un contratto di lavoro per più di un anno. Ho provato a regolarizzare con lo studio: avevo iniziato una scuola di musica del Municipio di Moron, ho seguito due corsi, ma Migrazioni non mi l’ha riconosciuto per il soggiorno perché era una scuola non formale, alla fine le uniche scuole che ti riconoscono sono le università o i master. Alla fine ci siamo sposati affinché io possa avere l’assistenza sanitaria, perché nella mutua di mio compagno non ti accettano se sei coppia di fatto. Nel giro di cinque giorni ho avuto il permesso, non lo credevo, dopo tre anni di andare avanti e indietro con Migrazioni e aver tutti i documenti nel giro di pochi giorni!! Li ho avuti quindi come coniuge di residente, li avrei avuti anche come madre di bambino argentino, ma solo dopo la nascita del bambino”.

La normativa migratoria argentina è considerata una delle più progressiste del mondo, ma stabilisce (come è giusto e contrariamente ad altri momenti dove è prevalso un orientamento razzista e discriminatorio) privilegi per i vicini del Mercosur e paesi sudamericani. Chi non è in questa condizione, può ottenere la residenza permanente per matrimonio o filiazione (coniuge di cittadino o residente permanente; genitore di bambino nato nel territorio; figlio di genitore argentino o figlio minore d’età di residente permanente) o dopo tre anni continuativi di permessi di soggiorno di carattere temporaneo. Per avere un soggiorno o residenza temporanea (max. 3 anni), è necessario aver un regolare contratto di lavoro dipendente (o pensionato, o vivere di rendite dimostrabili) o, altrimenti, richiedere un permesso per studio rinnovabile annualmente. La strada dello studio è percorsa da molti, almeno in una prima fase di precarietà lavorativa: “L’unico problema che ho avuto è stato con l’UBA (Università di Buenos Aires). Io ho preso la residenza con l’iscrizione al dottorato ma in un momento l’UBA aveva interrotto la regolarizzazione perché c’è stato un problema con i cinesi che si iscrivevano in massa alla UBA e la Direzione di Migrazioni ha bloccato tutto”, ricorda Francesco.

Per quanto riguarda il lavoro, alcuni sono riusciti ad arrivare con un’occupazione contrattata dall’Italia, ad esempio nell’ambito della cooperazione internazionale che per alcuni anni ha avuto un focus di attenzione sull’Argentina. Altri hanno percorso, senza tirarsi indietro, la strada dei lavori precari o molto al disotto delle proprie qualifiche, com’è successo a Marco – agronomo di professione- all’inizio del suo soggiorno argentino: “Il grande vantaggio di essere straniero è poter fare tutto e non aver nessuna pressione, problema. Non avrei mai fatto in Italia il factotum in nero 60 ore a settimana a un grossista di verdure. Vieni qua e lo fai. Non devi render conto a nessuno. E’ molto liberatorio, quella è la parte della vacanza. Non hai quella pressione sociale.”

Non è facile fare confronti, ma per chi ha quest’approccio alla vita e al mercato di lavoro le condizioni sembrano essere oggi più agevoli in Argentina che in Italia, come afferma Lorenzo: “Quando mi sono messo a cercare lavoro mi sono reso conto che se io avevo il DNI (documento argentino di residenza) trovavo il lavoro subito. Quello che sia: operaio, manutenzione, ma se uno ha bisogno di lavorare si accontenta di tutto. In Italia il lavoro non c’è, sentendo adesso gli amici non c’è. Se vai a Palermo e guardi le vetrine dei ristoranti, una su cinque ha un annuncio: si cerca aiuto-cucina, lavapiatti, ecc”. Nella ristorazione del capoluogo è normalissimo trovare adesso cameriere o camerieri stranieri, latinoamericani o europei, spesso arrivati per motivi di studio. Lorenzo ha lavorato appena approdato in un call-center, sottopagato come dappertutto nel settore per rispondere alle richieste del pubblico italiano. Nel ristorante dove lavora adesso ha fatto carriera in pochissimo tempo: è il supervisore e uomo di fiducia del proprietario, anche se lo stipendio è molto basso e la maggior parte dei guadagni proviene dalle mance, seguendo un modello di contrattazione molto americano.

Per esercitare invece la propria professione le cose non sono tanto semplici, visto che le equipollenze tra i titoli di studio non sono facilitate come negli accordi tra paesi comunitari. La questione è stata affrontata nel blog “L’Argentina” e seguita da molti potenziali migranti italiani: “Adesso c’è più interesse a venire per il fatto economico. Io non voglio incoraggiare nessuno ne spaventare nessuno, ma una volta che li metti di fronte ai fatti … la gente non ha idea. Ad esempio i titoli di studio: c’è stata una discussione interminabile, perché la gente non capisce che non può venir a fare qua qualsiasi professione. Non che il titolo di studio non vale: vale a livello privato, in un’impresa, ma non è che vieni e fai il veterinario, ragioniere, geometra, meno ancora l’avvocato. Conta il curriculum, conta la formazione, ma non conta il titolo per sé. Le libere professioni scordatele: ogni collegio difende i suoi. E’ lo stesso che in Italia, è giusto che sia così”, sottolinea Marco Biagetti.

L’abitazione spesso diventa anche un problema perché per affittare un appartamento si richiede un garante, cioè un amico proprietario, o persona di fiducia, disponibile a mettere la sua casa come garanzia in caso di inadempimento del contratto. I prezzi sono costosissimi e soggetti ad inflazione come tutto il resto.

 

Perché scegliere quindi l’Argentina? Se c’è qualcosa che accomuna più di altre i nostri intervistati è l’interesse e in molti casi affinità, identificazione, con i processi sociali e politici contemporanei dell’Argentina e dell’America Latina.

Il caso di Lorenzo è paradigmatico. Per lui, come per altri degli intervistati, c’erano antecedenti di viaggi in Spagna o all’America Latina e, come con certa frequenza abbiamo ritrovato, esperienze di impegno sociale o politico.  “Io ero stato in Spagna diverse volte, poi ho fatto il Messico e Cuba anche, ma allora erano viaggi. In Messico avevo però lavorato con un progetto di “Ya Basta”, sono stato a San Cristobal – Chiapas dove c’era il festival con Marcos. Per me era come se negli anni ’60 stavo con il Che!. Partecipavo a un progetto che costruivamo le latrine.”. L’Argentina, continua “non so, mi chiamava, avevo una sensazione che era per me: è la terra delle Madres di Plaza de Mayo, la terra del Che, delle rivoluzioni. Lo stesso Venezuela, Cuba, Cile…il fascino viene da questo in Latinoamerica. Dire ‘io vivo in Sudamerica’, questo già rende romanzesca la vita. Forse si sceglie l’Argentina perché è il paese sudamericano dove puoi avere più possibilità anche…, ma comunque mi attira la drammaticità, mi affascina perché c’è stata una storia drammatica. L’immaginario di Latinomerica è legato a sinistra, rivoluzioni: sicuramente fa parte della scelta. E’ come l’argentino che va a vivere in Europa, per raccontare che vive in Europa. Io anche: prima leggevo un libro, adesso sto dentro quel libro.”

Lorenzo ha simpatie e abilità letterarie (infatti, scrive anche per il blog); in ogni modo, anche Francesco Vigliarolo, con una personalità molto diversa, ha dato una svolta alla sua vita a partire da motivazioni vicine dal punto di vista semantico. La sua sensibilità verso l’Argentina nasce con la crisi del 2001, interessato com’era verso l’economia sociale. Nel 2003 ha occasione di visitare l’Argentina per un seminario internazionale sulle imprese recuperate, un fenomeno che nasceva in quegli anni. Il breve soggiorno a Buenos Aires ha significato una svolta per lui: “Mi è appassionato molto la dimensione sociale, la dinamica, la messa in moto di idee. Direi la dimensione umana, il vivere ancora in relazioni con persone, sentire le relazioni umane molto forti, cosa che in Italia io non sentivo più… non mi sentivo in crescita, come persona, professionalmente e come uomo”. Francesco è rimasto perché “l’Argentina mi ha permesso di concretizzare una ricerca di studi e di formazione come uomo. Dal 2001 l’Argentina rappresenta per me un importante modello post-crisi, per quello è che attira questo paese”, afferma entusiasta.

Anche in storie dove l’aspetto politico non appare come primo motivo della scelta, emerge come uno dei temi concorrenti, come succede con Goia che è arrivata per l’attrazione del tango ma anche perché ha una specializzazione in Diritti Umani: “Perché l’Argentina? L’Argentina un po’ per il tango, perché quello sono già cinque anni che lo ballo, quindi.. L’Argentina perché lo spagnolo già lo avevo studiato in Erasmus e per la mia specializzazione in diritti umani: era l’ambito che più mi interessa, rispetto all’Africa.

Luciano, che ha fatto esperienze di lavoro e di studio in Inghilterra e in Spagna, considera che i connazionali che vengono a vivere in Argentina assumono un atteggiamento diverso da quelli che vanno in altri paesi: “Qui sicuramente chi viene è molto più coinvolto con quello che succede nel paese, all’interno delle varie vicende, a livello politico… in Inghilterra per niente, sono totalmente estranei alla vita inglese. In Argentina li vedo molto più coinvolti con tutto ciò che riguarda l’Argentina. Nel bene o nel male, possono essere favorevoli o critici, però molto più coinvolti, quello sicuramente. Lo stesso in Spagna: ho vissuto qualche mese a Barcellona, c’era una moda di andare a Barcellona dall’Italia, ma non credo che fossero in tanti coinvolti come gli italiani che vengono in Argentina. Io ho notato differenze”.

Questo coinvolgimento con gli avvenimenti politici e sociali del paese nasce anche da una società che viene percepita in ebollizione e fonte di dinamismo, agli antipodi della società italiana ed europea, socialmente immobile, stagnante e politicamente prigioniera dell’ideologia del pensiero unico neoliberale. Francesco lo esprime in forma quasi definitiva: “Io direi due cose. Prima: che Buenos Aires è attrattiva come meta sociale, è interessante, la gente si sente in casa, si sente comoda. Comoda nel senso che è accettata per quello che è e può esprimere quello che ha dentro, senza stare in una competizione enorme come in Europa che tutto si misura a livello economico, finanziario, dei risultati. Questa è una dimensione essenziale. La seconda è che nell’Europa oggi non è solo un problema di crisi economica, è una crisi sociale: le relazioni umane, la gente non si incontra più, alla fine la gente soffre e invece qui trova dimensione umana, è uno dei principali motivi perché la gente si trasferisce. E altro, si potrebbe aggiungere anche, che qui è ancora molto in costruzione e quindi è più stimolante, ci sono tante cose da fare, da costruire. La idea di un laboratorio permanente, dove non c’è l’imposizione di quello che devi fare, si può costruire ascoltando le voci di tutti, si può avere ancora una buona costruzione collettiva”.

Un leit motiv strettamente legato è il confronto tra i giovani argentini e gli italiani, che ricompare più volte tra gli intervistati. “L’Argentina è simile all’Italia,  ma allo stesso tempo molto diversa, quindi è molto interessante il confronto – afferma Gioia -. La gioventù, ad esempio, è molto più…  per quanto possa dire stupidaggini o esser infervorata da chissà cosa, è molto più attiva. Attiva in tutti i sensi, culturale, politico, ci ha comunque da dire su qualsiasi cosa. In Italia effettivamente si nota la vecchiaia nei giovani, che è una cosa molto brutta”. ”Da sempre i giovani si sono abituati a vivere con i soldi dei genitori; non potranno mai andare a vivere fuori, alcuni neanche si pongono il problema anche se non hanno lavoro – riflette questa volta Luciano – Vedo un po’ di pigrizia del lato giovanile, forse anche i media hanno contribuito; poca curiosità verso gli altri paesi, non ci sono molti stimoli per cambiare le cose. ..Qui sicuramente c’e molto più fervore culturale. Se non altro, i giovani si sanno adattare molto di più degli italiani, che anche se stanno male pensano a rimanere nel loro posto, o tramite il padre, la famiglia trovare un qualche lavoro. C’e questo sistema che io penso sta crollando ed è destinato a fallire, vedo abbastanza nero il futuro dell’Italia”.

Quelli che hanno superato con soddisfazione la prima fase di esplorazione e scoperte, rinnovano i patti con il paese e progettano la permanenza.”Io voglio contribuire alla crescita di questo paese, per le cose che mi ha dato, vorrei fare molte cose gratis, per tutta la gente che ho conosciuto e mi ha aperto la porta delle loro case, mi ha aiutato. E’ la verità, per il momento non ho voglia di tornare, sento che il mio momento è qua. Poi si vedrà”,  afferma Vanessa.

Un patto o contratto, quello di vivere in un altro paese, che è sempre vincolato al rinnovamento e retro-alimentazione degli stimoli che legano al posto scelto. “Io non vado in un luogo in quanto luogo, ma in quanto strumento di crescita personale per quello che sto facendo, spiega Francesco. In questo momento sto lavorando sulle risposte di un nuovo ordine sociale, per poter dare nuove soluzioni alla crisi economica e finanziaria, partendo dall’idea che sono crisi di ordine sociale prima che d’ordine finanziaria. Buenos Aires in questo momento è il luogo che mi permette di essere quello che sono e per quanto mi riguarda è il posto in cui voglio vivere, assolutamente.”

Un impegno, inoltre, dove si sa di assumere anche dei grossi rischi, accompagnando le alterne vicende di un paese instabile come l’Argentina. Riflette Lorenzo: “Qua fare progetti è difficile. Io dall’anno scorso a questo anno ho migliorato, ha migliorato il mio stipendio, comunque è molto basso. Ho messo delle piccole radici. Nonostante questo, qua domani può scoppiare tutto, qui domani si sveglia uno e…. Non sarebbe strano neanche che se va avanti questa cosa del blocco dei dollari ecc fra due mesi abbiamo l’embargo come a Cuba. Io sono d’accordo con questo governo, mi piace e ne pago le conseguenze anche io. Io guadagno in contante: adesso vado in Italia e ho pagato 6000 pesos, nel lavoro non entrano i prodotti per l’importazione… Nonostante questo sono d’accordo, ma mi rendo conto che domani può finire tutto. So che non sarebbe tanto strano che domani le banche chiudono e non mi danno i soldi perché non c’è liquidità. Io guardo il menu dell’anno scorso e noi abbiamo raddoppiato i prezzi. Ho fiducia, sono contento, ma sono cosciente che la festa potrebbe finire. E’ un paese in crisi permanente e c’è sempre la sensazione di crisi. Potrebbe chiudere tutto domani, però non mi importa,non è un fattore che mi ferma. E’ instabile, ma non è noioso”.

Prese di posizioni politiche esplicite, come la precedente, sono frequenti tra gli italiani che in questa precisa congiuntura storica scelgono di vivere in Argentina. Questo non significa che non si mettano in evidenza questioni che causano perplessità o disturbano , legate ad esempio alla particolare cultura politica del paese e alla forma di concepire i processi popolari di trasformazione sociale.  “Personalmente a volte noto un nazionalismo esasperato. Io non sono nazionalista, ma internazionalista, quindi a volte mi da fastidio. Noto ad esempio che se non sei peronista è come se sei escluso da un certo tipo di politica in quanto non peronista. C’è questa impronta nazionalistica molto forte, a volte troppo esasperata”, segnala Luciano. Un altro elemento negativo che viene spesso visualizzato è quello della poca attenzione per un tema fortemente sentito dal progressismo europeo come quello ambientale, che si manifesta tanto nell’impulso ufficiale a progetti ad alto impatto ecologico (industria mineraria a cielo aperto, estensione degli ogm, ecc) come nella noncuranza per la contaminazione delle città (smog, raccolta residui indifferenziata, ecc): “Un’altra difficoltà è l’inquinamento, forse quello è un appunto che faccio. Dal punto di vista ecologico vedo che c’è un pò di leggerezza. L’inquinamento è molto forte, si sente. Si dovrebbe fare di più dal punto di vista ambientale, noto che l’aria è pesante, l’inquinamento si sente camminando per la città”.

Assumendo l’approccio di un italiano in Argentina, Marco Biagetti (con lo pseudonimo di Fritz) scrive per il blog il “Bigname argento”, un acuto, fresco e divertente sunto settimanale sui fatti politici, economici e sociali dell’Argentina. “L’idea è mantenere lo sguardo dell’italiano, lo sguardo dello straniero: uno sguardo ingenuo, se vogliamo, cercando di evitare i pregiudizi e allo stesso tempo senza coinvolgerti nella rissa quotidiana argentina, che personalmente mi sembra deleteria. Questa cosa qua, che quando dice una cosa devi mettere in chiaro che non sei K o, al contrario, che non leggi il Clarin, è una cosa odiosa. C’è un ambiente… – sono convinto che è sovra-rappresentato, perchè saranno venti da una parte e dall’altra – ma è un ambiente fascistoide…[3]

Tutti quelli con cui abbiamo parlato si sentono abbastanza ben integrati nella società argentina. Ci siamo chiesti anche se la presenza di una comunità italiana tanto numerosa e inserita nella vita sociale argentina possa aver influito nella scelta di trasferimento verso questo paese. Sicuramente la vicinanza culturale può facilitare l’adattamento, ma nessuno ha messo in rilievo questo aspetto.

L’unico degli intervistati secondo cui essa ha pesato è Luciano, che ha la madre argentina anche se residente in Italia. Insegnando inoltre l’italiano in un istituto di lingue collegato all’Università, è consapevole dell’interesse sempre vivo in Argentina per la cultura e per tutto quello che arriva dall’Italia. Esiste, registriamo, una ripresa dell’interesse per studiare l’italiano: “abbiamo una trentina di corsi, ognuno con 20-35 persone. Adesso mi dicono che è ritornata una moda dell’italiano, hanno dovuto aprire più corsi.”. Si evidenzia, sempre secondo Luciano, un rinnovato interesse dei giovani tra i 20-30 anni, quindi almeno di terza generazione, per riprendere le origini e, aldilà dei discendenti, si registra una insospettata diffusione di autori, pensatori e della produzione culturale italiana in generale tra i giovani studenti argentini: “Ci sono fenomeni curiosi. Gramsci qui è molto letto, lo studiano i giovani, in Italia ormai non lo legge nessuno. E’ difficile trovare oggi in Italia un giovane appassionato di Gramsci, invece qui ne trovi molti. Anche alcuni filosofi che qui sono molto conosciuti: Vattimo, addirittura Virno è conosciuto qui. Molti autori sono ripresi anche dai giovani, si vede un interesse forte per la cultura italiana, includendo alcuni che secondo me non sono grandi autori tipo Moccia (Federico), ho visto molti studenti che lo leggono, mi ha stupito. Si vede che stanno attenti, anche nel cinema, conoscono film del neorealismo per passione personale, giovani argentini che conoscono la produzione cinematografica italiana forse degli anni ’60, film che non vedono più i giovani in Italia. E’ molto interessante”.

Per Lorenzo, invece, questa ‘ingombrante’ presenza italiana nella società era, in prima battuta, “un fattore contrario” alla decisione di stabilirsi qui, perché “se c’era un motivo per cui potevo pensare no, l’Argentina no, è perché ci sono molti italiani. Volevo una cosa al di fuori di questo, non per niente, mi sento italiano, certo, ma non è che è una cosa…”.  Anche se riconosce che questo gli ha facilitato molto le cose: “Mi è servito, certo, perché se io vado per strada, alzo la mano e dico io sono italiano, uno mi prende a schiaffi però quattro mi dicono benvenuto, se io invece dico ‘io sono boliviano’ quattro mi prendono a schiaffi. Sono molto rispettato anche per questo, perché il luogo comune dice che l’italiano è lavoratore, che è venuto qua senza niente. Il rispetto che ho, che ho trovato, non è solo guadagnato, lo ho anche trovato grazie a quello, è sicuramente anche grazie alle generazioni passate. Una cosa comunque che a me non mi tocca, non me ne importa: non mi allontano ma non faccio niente per avvicinarmi (all’italianità)”.

I giovani che arrivano sono in qualche modo portatori di un’immagine abbastanza negativa dell’emigrante italiano tradizionale, soprattutto sudamericano, molto consolidata oggi in Italia: L’ultimo contributo per rafforzare questa rappresentazione è stato fornito dai fatti scandalosi del voto all’estero e di certi personaggi che attraverso questo canale sono arrivati alle Camere italiane. Ce lo conferma Marco: “Non so per i più giovani come è, ma per quelli dell’età mia l’italiano all’estero era quasi un personaggio da barzelletta. Per noi diciottenne, ventenni, classe media bassa romana “progre”, l’italiano all’estero era uno che aveva la statuetta di Mussolini sul comodino. Era un tipo nostalgico, spaghetti e mandolino, tutte le cose che noi si odiava! Il tipo che va a Broccolino a New York e importa la ricotta siciliana, tutte cose che per noi un po’ snob erano negative…… Se vado all’estero cerco di non farmi riconoscere dagli italiani. Questa era l’idea di quella sottocultura da cui provengo io, non so se ancora è così. Invece poi quando vieni qua, gli italiani, meglio i discendenti d’italiani, sono tutti curiosi, ti fanno feste, ti trattano benissimo, ascoltano i racconti. E’ una curiosità che si ferma là perché poi quando vai al dunque sono più argentini degli argentini, comunque il benvenuto è sempre molto cordiale, alla gente piaci.”

Nessuno di loro si è avvicinato al mondo dell’associazionismo dell’emigrazione italiana, o frequenta gli incontri e feste della comunità, ad eccezione di quelli che hanno dovuto farlo per lavoro, com’è capitato a Vanessa: “Non ho niente contro queste persone anziane, ascoltare le loro storie, mi fanno una tenerezza infinita. Ma sempre con questa nostalgia dell’Italia, associata più che altro al tema pensionistico. E’interessante pensare come si può fare a mantenere questa cosa dell’italianità all’estero, senza cadere nel folklore. Come preservare la tua identità in un altro posto? Le associazioni?:  sì, si può andare una volta all’associazione napoletana, mi fa piacere sentire parlare in napoletano, come loro mi ricevono, sentire le canzonette, ma a un certo punto ti stancano… Non mi sento parte, non mi identifico con queste associazioni”.

Vanessa è pure l’unica intervistata che ha accettato in parte di identificarsi nella condizione di emigrata: “Su questa cosa ci ho riflettuta abbastanza. Io vengo da una famiglia dove mia mamma era una italiana che è nata in Grecia, è andata in Italia durante la guerra ed è vissuta in un campo profughi, mio padre è emigrato a Napoli quando aveva cinque anni. Il mio stesso compagno non è argentino, è un uruguaiano che se n’è andato e vive qui. Non so, io ci penso spesso all’emigrazione dal momento che sono venuta  qua, anche se per motivi differenti. Chi ha lasciato per la guerra, i miei genitori per situazioni di lavoro… Io da un lato mi sento emigrante, ma la verità che ho scelto io di andarmene, questa volta, innanzitutto: non è come per i miei nonni o mia madre che sono stati obbligati a lasciare la terra. Questa cosa per noi è come un karma. Questa volta è una scelta, un mio progetto che scelgo io, non sono stata espulsa dall’Italia”.

Per tutti quelli con cui abbiamo parlato, l’elemento della nazionalità non è un fattore significativo nella vita sociale e affettiva:“Tempo fa avevo più frequenza con gli italiani, anche se con italiani non ho avuto mai una frequenza proprio assidua, solo con alcuni perché magari ci conoscevamo da prima che io arrivassi qui. Frequento poco italiani, questo è vero. Non sono le persone che vedo di più in questa fase, anche se ne conosco parecchi. Frequento le persone come sono, aldilà della nazionalità”.(Francesco)

Non è stato possibile individuare spazi o forme d’aggregazione particolari, piuttosto al contrario, alcuni sembrano voler evitare il rapporto con altri italiani, un pò per vivere più a fondo l’esperienza all’estero o forse per evitare il ghetto: “Sto di più con argentini … e emigrati di altri paesi:  Venezuela, Perù, Messico. Non cerco assolutamente l’italiano. Non perchè mi dia fastidio, non m’importa, anche se la mia migliore amica è italiana. Altrimenti stavo in Italia, no? Ci sono tanti stranieri che invece si chiudono, sembrano cinesi… Io vivo con una ragazza venezuelana e lei ad esempio sta sempre con i venezuelani”, dice Lorenzo.

Quando domandiamo loro riguardo alla politica italiana e all’esercizio del voto dall’estero, la sensazione è di una certa presa di distanza e profonda sfiducia. “Vedo una crisi politica profonda. L’Italia dal punto di vista politico la vedo completamente frammentata, vecchia, non rappresentativa delle esigenze delle nuove generazioni … Per un lato sento che le nuove generazioni dovrebbero rimanere e lottare in Italia, però, è abbastanza nera la situazione complessivamente. Adesso si è visto questa cosa nuova a Buenos Aires: che ci sono i grillini, che hanno contestato il viaggio di Casini e che alcuni italo-argentini hanno aderito al Movimento cinque stelle di Grillo… La seguo però non è tra le mie priorità, anche perché sono in una fase di disgusto rispetto alla politica italiana. Berlusconi o non Berlusconi? una vergogna”, scatta Vanessa, che come anche altri, si sente maggiormente partecipe della politica argentina: “La politica argentina la seguo, la tengo più in considerazione la politica argentina. Personalmente ho una militanza politica in un’altra maniera: vado con il gruppo di teatro nei quartieri disagiati portando un lavoro teatrale sulla violenza contro le donne. E’ una forma di militanza politica che non è quella classica del partito”.

E’ vero che il Movimento Cinque Stelle desta una certa curiosità, soprattutto tra i più giovani, comunque rimane lo sguardo critico e non ci si fa prendere di facili entusiasmi: “Gli italiani sono rassegnati, non hanno più la grinta – dice Gioia – Aspettiamo tutti che arrivi il politico di turno a sistemare tutto, che sia buono … quando mai!. Dopo trovi i figli vari sparsi nei vari ministeri o nelle varie facoltà, piuttosto che nei vari ospedali. Però c’è una tale rassegnazione! Adesso blop ! politicamente c’è po’ di fermento … questo Movimento Cinque Stelle!. Ma anche lì, vai a sapere, è sempre dare un affidamento a una figura, comunque sia tu stai delegando..”.

Per Gioia la vicenda della vittoria popolare nel referendum contro la privatizzazione dell’acqua, in seguito vanificato e reintrodotto per altre vie è stata l’ultima beffa che dimostra il totale discredito della politica e dei politici.

Un segnale che conferma questa disaffezione verso la politica italiana è che, almeno le persone intervistate, non s’iscrivono all’AIRE o anagrafe degli italiani all’estero – condizione essenziale per esercitare il diritto di voto all’estero – fino che non ne hanno assoluta necessità, ad esempio per rinnovare un documento o iscrivere i figli nati in Argentina. In qualche caso il motivo è conservare la residenza in Italia, per ragioni di tipo fiscale (ad es. le tasse sulla prima casa).

In questo scenario, non deve stupire che alcuni dichiaratamente di sinistra, o comunque progressisti, si manifestino apertamente contro il voto all’estero.“Se mi danno la possibilità di votare voto. Sono comunque più a favore del voto degli immigrati che del voto degli italiani all’estero”, afferma Lorenzo. “Punto più a poter votare qua che a votare in Italia, mi piacerebbe. Io alla mattina mi sveglio mi collego a Internet e mi guardo prima tutti i quotidiani argentini, Pagina 12, Clarin, La Nacion…solo poi La Repubblica. Seguo, tante cose, non le capisco del tutto, pero le seguo.”

Questi che invece girano intorno al blog sì, votano” – pensa Marco Biagetti, che è l’unico del gruppo di intervistati con esperienza di voto dall’Argentina e sulle dinamiche politiche degli italiani all’estero. “Non so se votano da qua, però in linea di massima sì, perché sono non dico politicamente impegnati ma sicuramente coscienti. Io personalmente sono contrario al voto all’estero. Non mi è sembrata una buona idea e nel modo in cui è stata fatta meno ancora. Era meglio annegarli ognuno nel suo collegio, così non pesavano tanto e noi non ci ritrovavamo Caselli o altri personaggi simili, come Pallaro. Se voti finisci a votare la tipa del Patronato della Cgil perché forse non va a fare i suoi interessi. Ci sono dei personaggi allucinanti. Dopo capitano cose come un ragazzo vicino a me che è venuto a bussarmi alla porta perché non capiva il referendum sulla “servitù di elettrodotto”, non so se ti ricordi?. Ma che è la servitù di elettrodotto?, chiedeva il poverino.”

I nuovi italo-argentini che abbiamo conosciuto, possiamo dire in conclusione, non sono diversi dai settori più critici dei giovani italiani di oggi, perché ne fanno parte e condividono gli stessi orizzonti culturali. Diffidano dei politici di mestiere e non si sentono interpellati dai Partiti Politici istituzionali. Credono tuttavia nell’individuo consapevole e nel potere trasformatore dei movimenti sociali creati da cittadini… o della mobilitazione popolare che cambia il volto della politica, che sono più o meno le stesse cose che sono venuti anche a cercare qui, in Argentina.


[1] La Argentina, d’altra parte, continua ad essere un destino migratorio importante per lavoratori dei paesi vicini e anche di altri continenti. Nel periodo 2004-2011 sono stati concessi in totale 1.198.280 permessi (510.352 permanenti, 601.387 temporanei e 86.541 altri). Le prime nazionalità di migranti sono: paraguaiani (179.895 permanenti e 235.916 temporanei), boliviani (156.319 e 162.454); peruviani (80.919 e 99.888) e cinesi (15.221 e 11.960). Ci sono inoltre flussi rilevanti di colombiani e cileni per motivi di studio e si registra anche, da alcuni anni, la novità della presenza africana nel commercio ambulante cittadino.

[2] “Por la crisis europea vienen más españoles a vivir al país”, Clarín, 28/11/2010; “El país se afirma como destino de españoles que huyen de la crisis”, Clarín, 29/03/2012; “Vienen de España para huir de la crisis”, La Nación, 3/07/2011.

[3] “K” si intende kirchnerista, ufficialista; Clarin è il giornale proprietà del gruppo multimedia in conflitto con il Governo e quindi fortemente oppositore.

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ARTICOLI CORRELATI:

Quasi il 7% di italiani vivono all’estero: I dati del rapporto 2012 della Migrantes

2012, FUGA DALL’ITALIA. La Nuova Emigrazione in ripartenza

La Povertà spinge gli europei verso l’America Latina

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Altri Riferimenti:

http://www.emigrazione-notizie.org/news.asp?id=9581

http://www.guardian.co.uk/world/2011/dec/21/fleeing-greeks-australian-gold-rush

http://www.presseurop.eu/it/content/article/1320521-l-esodo-dei-greci-australia

http://www.emigrazione-notizie.org/news.asp?id=9488

http://www.emigrazione-notizie.org/news.asp?id=9649

http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-12-20/numeri-costi-nuova-emigrazione-173135.shtml#continue

http://www.litaliano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3184:nuova-emigrazione-una-terra-promessa-e-forse-un-mondo-diverso&catid=73:nuove-emigrazioni&Itemid=451

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_marzo_16/pensionati-addio-italia-vivere-meglio-estero-2003703096865.shtml

http://www.dirittiglobali.it/index.php?view=article&catid=33:internazionale&id=32603:giovani-e-immigrati-in-fuga-da-atene-il-sogno-di-un-futuro-e-oltre-frontiera-&format=pdf&ml=2&mlt=yoo_explorer&tmpl=component

Discussione

9 pensieri su “EMIGRAZIONE: I nuovi italiani d’Argentina

  1. Da Toronto: Ontario Canada.
    Il Fatto dell’Emigrante, E’ un fenomeno grandissimo., Con evidenza in Italia a prescindere tutto quello che si evidenza, e’ come segue. L’italiano e’ fatto cosi’. se ha un lavoro stabile, dopo un periodo di tempo ho si da in infortunio o in malattia. Un datore di Lavoro prega se l’operaio torna sul posto, l’indomani. se c’e’ una partita si da ammalato, se il datore di lavoro ha delle commissioni da consegnare, in tempo reale li ha perso terreno, In Italia in un posto che io personalmente conosco, Un tempo erano 1.800, operai, oggi si e no forse meno di 100.
    Qualora un Emigrante Italiano esce fuori dall’Italia, incomincia a capire cosa significa il Lavoro, soprattutto di essere ubbidiente e preciso, ecco dove c’e’ il trucco. E Lavora come un matto, per portare il pane in TAVOLA TUTTO QUI, Il lavoro in Italia c’e’ chi realmente vuole,, lavorare e portare avanti la famiglia. Qualsiasi lavoro e’ onore.

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    Pubblicato da Frank Padula. | 20/06/2012, 21:08
    • Il suo argomento può essere facilmente ribaltato: In Italia il sistema è così arretrato che non riesce a valorizzare le competenze e le capacità dei lavoratori. Cosa che invece accade quando vanno all’estero, sia in paesi cosiddetti “più avanzati”, sia in quelli emergenti.
      Come mai per esempio, i meridionali vengono considerati scansafatiche, mentre in Germania e in tutto il nord Europa, siciliani, napoletani, pugliesi, ecc. sono considerati tra i migliori lavoratori ?
      Non sarà che, ancora oggi, come disse Pasolini 50 anni fa, in Italia continuiamo ad avere “la borghesia più ignorante d’Europa” ?

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      Pubblicato da cambiailmondo | 20/06/2012, 21:34
  2. Mi piace sapere che ci sono nuovi italiani in Argentina. Gli italiani sono delle belle persone. Saluti dell’Argentina.

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    Pubblicato da Sergio | 23/06/2012, 00:40
  3. articolo molto bello, complimenti!

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    Pubblicato da belubamby | 23/06/2012, 17:58
  4. Leggo:
    La prima cosa che dovremmo dire è che quasi mai il fabbisogno di lavoro è il motivo principale di trasferimento in Argentina.

    Ne siete certi?
    trasmigrare.wordpress.com

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    Pubblicato da morenosailor | 14/03/2013, 01:26
  5. Viaggio nel tempo dove Dio ci ha collocati! Essere la chiesa, ma, non essere nella chiesa!
    Habemus Papam Franciscum! Georgium Marium Franciscum Bergoglio! Papa Francesco: vengo dalla fine del mondo. Percorriamo il Cammino, da Pietro a Pietro sulla Croce del Signore Nostro Gesù Cristo! Il Ponte Franciscum Bergoglio ci guiderà e riconsegnerà al Padre nostro L’Iddio Uno! Seguire la via di cristo, Incondizionato! Papa Benedetto XVI, con le sue dimissioni, assurge a vero Eroe contemporaneo mondiale dell’essere la Chiesa, ma, non essere nella chiesa, sua Santità si è immolato ( simbolicamente ) sulla Croce, come, Gesù Cristo. ( Tu non sei il fuori dal te interiore, ma, in verità tu sei il tuo di dentro dall’esterno tuo solo apparente! Dal suo Sangue dal sangue di Gesù, tutti noi suoi Figli di Dio siamo redenti, preghiamo! ) Signore, mi hai chiamato a questo, per le identità Religiose Spirituali! Padre nostro, mondaci dai nostri peccati, dai nostri errori siano essi anche dogmatici, dottrinali e eventualmente teologiche, purificaci amatissimo Padre nostro ! La Donna e L’Uomo sono le due stesse cose complementari della stessa cosa L’Una All’Altro!
    Ricordiamo che la frase finale della Profezia dei Papi è: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia”.
    Quando le cose sembrano impossibili, proprio perche a noi sembrano impossibili noi rinunciamo. Si propone, l’alternativa spero risolutiva al problema per la Amorevole Salvezza dell’umanità, visto il rifiuto fino ad oggi di dare seguito alla Consacrazione della Russia al Sacro Cuore Immacolato della Vergine Maria Madre di Gesù Cristo. Ognuno di noi può, nel proprio Cuore, fare questa Consacrazione al Sacro Cuore della Vergine Maria, dopo aver consacrato se stesso, può quindi offrire al Suo Cuore Immacolato la Russia, Israele e il mondo intero. Consci di nostra affiliazione Divina, posti, prima e oltre gli umani errori. Immacolato della Beata Vergine Maria Madre di Nostro Signore Gesù Cristo. Che la Consacrazione abbia luogo e Valore, lo voglia la Vergine Maria Madre di nostro Signore Gesù Cristo, in nome del Padre della Madre del Figlio e dello Spirito Santo, amen. Con la conversione della Russia come di tutti i Vescovi del Mondo, avverrà la realizzazione della Pace, lo voglia la Santissima Vergine Maria Madre di nostro Signore.
    Dal primo Pietro vescovo della chiesa di Roma della storia al secondo ed ultimo Pietro prima del nostro ritorno a casa, alla casa del Padre nostro nei Cieli!
    In nomen Patris, et Mater, et Filius et Spiritus Sancti, amen! Preghiamo. Noi Umani Figli di Dio, prostrati, ai piedi di nostra Madre Santissima Signora Beata Vergine Maria Madre di Dio, noi, prostrati preghiamo! La vita Umana nel nostro viaggio onirico di Dio in noi, noi siamo il sogno sognato dal Signore ! IL Regno di Dio è dentro di noi. ( Lev Tolstoj ) L’Umanità mondiale spirituale Universale si trovi unita nelle sue proprie diversità ! Nessuno è profeta in patria ! IL profeta paga di persona! Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere. ( Mahatma Gandhi ) Bisognerà, che, la vera e totale libertà dalle imposizioni e dal condizionamento si compia, farne il principio di vita sulla nostra Umana Terrena apparizione. Ciò che non si comprende, nemmeno si possiede. ( Johann Wolfgang von Goethe ) IL riso è il Sole che scaccia l’inverno dal volto umano. ( Victor Hugo ) Possa la mia Anima rifiorire innamorata per tutta l’esistenza. ( Rudolf Steiner ) Quando vi rendete conto siete Umanità, verrà una straordinaria energia: avete varcato il solco ristretto dell’individualismo avete superato il cerchio soffocante in cui esistiamo come io e voi, noi e loro. ( juddi krishnamurti ) Per quale ragione il mondo invisibile non ci avverte in anticipo delle prove che dovremo attraversare?…La risposta a questa domanda è che quando dobbiamo affrontare una situazione imprevista, siamo costretti a rientrare più profondamente in noi stessi e fare sforzi maggiori. ( Omraam Mikhael Aivanhov )

    Ti dirò un grande segreto, non aspettare il giudizio universale ha luogo ogni giorno, ( A. Camus ) Amare qualcuno significa desiderare di invecchiare accanto a lui, ( Albert Camus )
    Siamo nel Tempo Illimitato, siamo nell’Eternità, siamo in ciò che siamo, noi siamo Eternità|
    Gesù Cristo nostro Signore, dall’Immenso Infinito Universo negli Universi degli Universi, protegge le sue Anime, le Anime di Dio! Luci, Bene di ogni Bene, oscurità, male di ogni male !|
    In tale Tempo, Dio nostro Signore Gesù ricorda e richiama le sue Sante Anime, alle nostre Eterne Prerogative ! La Vita è prerogativa di Dio in noi! L’Iddio Uno L’Unico negli Universi degli Universi! Mistica religiosa spirituale, IL mondo che cambia e si rigenerà!
    La Donna, la si vede come Maria Madre di Dio che dona la Vita a noi Uomini suoi Figli!
    Invio segnali di imput all’Ascolto e comprensione per chi fosse pronto ad accogliere.
    Nelle parole trasmesse, nei pensieri emanati, si compia il tutto attraverso la Sacra Parola del Verbo del Signore, l’Unico Dio negli Universi degli Universi!
    Sia la certezza in noi, di sentirsi e di essere grandemente protetti dalle forze del Bene della Santissima Madre di Dio, dei suoi Angeli grandemente al loro servizio, al servizio di Gesù e della Madonna! IL vangelo invita ogni persona ad avvicinarsi a Dio per mezzo di Gesù ( v.25 )
    Gloria al Padre, alla Madre di Dio, al Figlio e allo Spirito Santo, amen! “ Dio non ama la morte del peccatore, ma desidera che si converta e viva. I figli della promessa sono coloro che ripongono la loro fede in Gesù. E’ scritto nella Bibbia, in Galati 3:29 (TILC): “E se appartenete a Cristo, siete discendenti di Abramo: ricevete l’eredità che Dio ha promesso.”Che si tratti di Ebrei o Gentili, Dio considera solamente coloro che hanno rinnovato i propri cuori, proprio come dei veri Israeliti.

    E’ scritto nella Bibbia, in Romani 2:28,29 (NR): “Giudeo infatti non è colui che è tale all’esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio.” In Filippesi 3:3 (NR) è scritto: “Perché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella carne.”“
    Si riconosca, solo Dio quale unico giudice della Umanità quali sue Anime del Signore, Dio è Amore, a sua benevole protezione, suoi figli, noi siamo ! ”«Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? » (Geremia 17:9). «…non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull’ uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell’uomo» (Giovanni 2:25). “Credi nel Signor Gesù e sarai salvato tu e la casa tua”Atti 16: 31) “Io, il Signore, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni (Ger 17:10).

    Io sono il SIGNORE, e non ce n’è alcun altro; fuori di me, non c’è altro Dio, (Isaia 45:5)

    In nome del Padre, in nome della Madre, in nome del Figlio e dello Spirito Santo! Signore, mi hai chiamato a questo! Per le identità religiose! Pace e Amore alle Donne e agli Uomini di buona volontà in Terra ! Per le identità Religiose Spirituali! Restare convinti, che vi sia la unica vita nostra in noi in tutti i tempi dei tempi possibili, Dio è la nostra vita, ogni cosa è nostra vita, dove Cristo è Dio l’unico Dio dove noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio!

    Quando le cose sembrano impossibili, proprio perche a noi sembrano impossibili noi rinunciamo. La Donna e L’Uomo sono le due stesse cose complementari della stessa cosa L’Una all’Altro ! Seguire la via di Cristo, la via dell’Amore Incondizionato! Viaggio nel tempo dove Dio ci ha collocati ! Essere la chiesa, ma, non essere nella chiesa ! Dice il Signore degli Eserciti: Ecco, invierò il profeta Elia prima che giunga il Grande e Terribile Giorno di YHWH.“Sorelle e Fratelli Figlie e Figli di DIO vi Amo immensamente ed Eternamente! Verrà il momento ed è adesso che tutto va a posto, nell’Amore di Dio nostro Signore, dove tutto sarà redento!

    Le Madri non muoiono mai! Dal Cielo a mo di Santificazione ci giungono i suoi doni di Dio per le sue Figlie e Figli del Signore L’Iddio Uno l’Unico, dove tutto sarà redento!

    Habemus Papam Francesco! Georgium Marium Franciscum Bergoglio. Papa Francesco: Vengo dalla fine del mondo!… IL vero potere è il servizio! (vescovo Papa Francesco Bergoglio. )

    Pace e Bene, per gli uomini di buona volontà, saremo tutti redenti, attestati nella nostra propria condizione d’essere, in rispetto del libero arbitrio donatoci da nostro Signore L’Iddio Uno Universo. Il Ponte Franciscum Bergoglio ci guiderà e riconsegnerà al Padre Nostro L’Iddio Universo!
    E’ bene che ogni Anima caduta in Terra, preghi ferventemente il Signore Iddio che è sempre presente in noi, ci purificherà e renderà redenti, per sua grazia donataci dal Signore!

    ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore, pace in cielo e gioia nel più alto dei cieli’.
    Fedele a e in Gesù Cristo in sua Fede, Giovanni Ioannoni ( alias ) JURM Ben ISman.

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    Pubblicato da Giovanni Ioannoni ( alias ) JURM Ben ISman. | 23/03/2013, 05:34
  6. Mi desta certa curiosità il modo in qui scoprono le particolarità dell’Argentina questa nuova sbarcata d’italiani. in quarantasei anni ho chiuso il mio capitolo personale per iniziare il percorso inverso dei miei, e tanto per non prendermela troppo pesante, mi pensiero viaggiava insieme al mio lavoro pure come turista, figlio rientrato che deve ancora incorporare il territorio attraverso i sensi, se il fattore fortuna mi appoggia ancora, dirò che è stata una bellissima decisione venire a vivere in questo paese.
    Sono infine incuriosito di sapere in quanti mondi possibili vedono i nuovi italiani l’Argentina: promettente di futuro, di opportunità, una gioventù potenzialmente adatta a creare una società su misura di ogni essere umano, lontana dalle realtà globale del primo mondo, o semplicemente per godersi il tempo presente con mate, facturas y tanta vita sociale e culturale?.
    Sono tante le verità a scoprire ma pure altrettante da subire in un contesto politico altamente corrotto, panorama economico incerto e insicurezza da brividi.
    Forse sto diventando cieco, perché solo vedo che il meglio sia già stato vissuto, e non vedo neanche emergere i grandi piloti, onesti ed autorevoli, che fecero diventare l’Argentina una terra da sognare, vedere ad ess. “Il Gen Argentino” in youtube, Mario Pergolini.
    Spero anche sbagliare visione.

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    Pubblicato da Pedritodel1 | 07/04/2014, 20:08

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