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Renzi e il (mancato) rispetto delle regole

renzi e le regoledi G.Z.Karl
Potrebbe sembrare un po’ persecutorio e pregiudizievole da parte nostra prendersela sempre con Renzi, come ci apprestiamo di nuovo a fare con quest’altro articolo, successivo a quello relativo agli 80 euro.
Non preoccupatevi, questo almeno sarà più breve. Poi siamo ben lieti di ammetterlo sinceramente: non è che Renzi ci sia proprio simpatico. E però qui non è più un problema di simpatia, qui è un problema di ciò che Renzi fa e come lo fa e noi abbiamo, ovviamente, tutto il diritto, se non persino talvolta il dovere, di criticarlo se le cose non funzionano correttamente.
Ora, andando a guardare l’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri del 30 aprile 2014 (http://governo.it/Presidente/Comunicati/dettaglio.asp?d=75515 ) si nota che il Consiglio dei Ministri in parola è molto snello, essendo chiamato a occuparsi di leggi regionali e poi delle note “varie ed eventuali”.

Peccato che il 29 aprile, da Vespa, Renzi abbia affermato che avrebbe portato in Consiglio dei Ministri la riforma della Pubblica Amministrazione. Per carità, non pretendiamo certo di conoscere in anticipo il testo di riforma che dovrà essere discusso in Consiglio dei Ministri. Lo vogliamo conoscere solo dopo.
È soltanto che ci stupisce sapere da Renzi la sera prima del Consiglio dei Ministri che una riforma di una simile importanza viene discussa nel Consiglio dei Ministri del giorno dopo senza essere stata inserita nell’ordine del giorno.

O forse dobbiamo pensare, perché siamo maligni, che qualcuno, cioè il Ministro della Funzione Pubblica, la tirerà fuori “a sorpresa” tra le varie ed eventuali?
Caro lettore, forse quanto ti diciamo ti sembrerà un’inezia. A noi però sembra una cosa seria, specie in un paese in cui è saltato sostanzialmente il rispetto delle regole.

La convocazione del Consiglio dei Ministri, col potere di fissarne il relativo ordine del giorno, spetta al Presidente del Consiglio dei Ministri ai sensi dell’art. 4, comma 1, della Legge 400 (alla faccia di chi dice che in Italia il Presidente del Consiglio non ha poteri, cioè alla faccia di Berlusconi). Forse è sfuggito al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e oltre a lui con ogni probabilità al Sottosegretario Graziano Del Rio, che l’atto di convocazione del Consiglio dei Ministri è un atto pubblico, non è un atto privato, e che anche in questo caso la Costituzione (ma loro la vogliono cambiare e forse ne avranno già disapplicato i princìpi senza abrogarla formalmente; d’altronde anche questo è un modo per fare le riforme) li chiama a esercitare tali funzioni con disciplina e onore.

Perché diciamo ciò? In fondo una svista è sempre possibile e si può giustificare. Certo, per carità. Ma se la sera prima della riunione del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi parla di una riforma che non è citata nel testo diffuso alla stampa con la stessa data, cioè il 29 aprile, evidentemente qualcosa non torna.

Forse non tutti sanno quanto segue:

1) che se l’ordine del giorno è fissato dal Presidente del Consiglio, è lampante e persino banale che la discussione in Consiglio dei Ministri debba vertere sui temi indicati dal Presidente del Consiglio e non per caso, visto che è lui per Costituzione e per legge (sempre la 400) a dirigere la politica generale del
Governo e a esserne responsabile e, per evidenti ragioni, l’ordine del giorno serve a prepararsi sui temi da discutere (già poi un ordine del giorno fissato il giorno prima per il giorno dopo fa davvero sorridere, per non piangere…);

2) che l’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri viene fissato dopo una previa riunione c.d. tecnica tra il sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio e i capi di gabinetto dei vari ministeri in cui vengono fatti circolare i temi della riunione del Consiglio dei Ministri e i temi dei provvedimenti anche per raccogliere il parere dei dicasteri potenzialmente interessati; è evidente che il rappresentante di un dicastero può avanzare obiezioni circa un determinato provvedimento e, a quel punto, spetterà alla Presidenza del Consiglio verificare se è il caso di inserire nell’ordine del giorno quel provvedimento oppure di soprassedere per effettuare un ulteriore approfondimento.

Nel caso in questione viene facile, purtroppo, sospettare che il provvedimento che Renzi e Del Rio hanno voluto portare in Consiglio dei Ministri avrebbe ricevuto parecchie obiezioni dai vari ministeri potenzialmente interessati. Così, per bypassarle, il provvedimento non è stato portato in sede di coordinamento tecnico per essere portato in Consiglio dei Ministri direttamente sotto la voce “varie ed eventuali”. Pur trattandosi di un escamotage da quinta elementare, è ovvio che sarebbe passato perché i ministri non si interessano dei loro dicasteri purtroppo (non lo fanno ormai da anni, ma questa volendo è un’altra questione), si interessano della loro posizione (voi che ne dite?). E oggi la loro posizione dipende da Renzi. È quindi del tutto palese che non avanzeranno obiezioni rispetto a questo modo di procedere.

Peccato tuttavia che l’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri sia, come ricordiamo, un atto pubblico sottoposto a un regime giuridico e non è una lettera che Matteo Renzi spedisce agli amici per i fatti suoi. E peccato che i provvedimenti da adottare non siano sottoposti a un previo coordinamento, per il semplicissimo motivo che, in questa situazione, l’atto così adottato troverà gravissimi ostacoli nel suo funzionamento perché sarà calato dall’alto su realtà che, non avendo potuto interloquire, non sono pronte a recepirlo e avranno pertanto grosse difficoltà ad applicarlo.

Ma naturalmente la comunicazione è tutto e perciò Matteo Renzi sarà molto bravo ad accusare la Pubblica Amministrazione di avergli impedito di lavorare per mantenere le sue inefficienze.

Prima di concludere questo scritto, dobbiamo però confessare una cosa. Avevamo iniziato a scriverlo prima del Consiglio dei Ministri, poi abbiamo voluto aspettare perché l’inconscio ci diceva: attendi, con Renzi non si sa mai. Così, con la conferenza stampa di Renzi abbiamo appreso che in Consiglio dei Ministri si sarebbe discusso di uno schema di progetto da sottoporre a pubblica consultazione (via email!), tanto poi dopo 40 giorni avrebbe deciso il Governo…

Già ci sembrava una farsa, ma a coronamento della farsa siamo andati di nuovo a consultare il sito del Governo (http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio.asp?d=75527), e il lettore fin qui paziente potrà dirci: ma ti vuoi proprio far del male?, però facendo in questo modo abbiamo scoperto un po’ di cose interessanti:

1) che questo schema di progetto di riforma della pubblica amministrazione non è stato manco discusso dal Consiglio dei Ministri (non vi sembra strano, difatti, che Renzi abbia annunciato la riduzione delle Prefetture a 40 senza colpo ferire, cioè senza che il Ministro dell’Interno, Alfano, avesse osservazioni da fare su una materia di sua competenza? )!;

2) che il Consiglio dei Ministri del 30 aprile si è occupato di un decreto legge (che non era all’ordine del giorno!) per la proroga di commissari straordinari, di nomina di un prefetto, di un conferimento di un incarico per un magistrato e della promozione al grado superiore di un nucleo di diplomatici! Magari potremmo pensare che la Mogherini, quando è arrivata in Consiglio dei Ministri, non sapesse cosa stava per proporre!;

3) solo dopo il Consiglio dei Ministri si è occupato dei temi all’ordine del giorno, ovvero le leggi regionali!

Forse noi saremo un po’ prevenuti con Matteo Renzi, ma ricordiamo anche che un noto politico italiano diceva che a pensar male si faceva peccato, ma quasi sempre ci si azzeccava. In pratica, agendo in questa maniera, Renzi è riuscito a concentrare l’attenzione dei media su un Consiglio dei Ministri che aveva scarso valore politico, distraendo peraltro l’attenzione da un tema oggi spinoso come quello di nomine e promozioni, attraverso la discussione di una questione che non era nemmeno all’ordine del giorno e che in Consiglio dei Ministri ufficialmente non ha trovato spazio, ma che aperta in questo modo ha comunque impedito di fatto il coordinamento tra le amministrazioni dello Stato preordinando l’esito della prossima riforma.

Il tutto ovviamente a spese del rispetto delle regole e dei princìpi di collaborazione tra poteri e amministrazioni dello Stato. Di sicuro, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ci troverà niente da ridire in tutto ciò, tanto è preso dalla sue priorità in materia di polemica contro gli antimilitaristi e contro il bicameralismo perfetto. 

Discussione

Un pensiero su “Renzi e il (mancato) rispetto delle regole

  1. Cambiare per non cambiare nulla. Questa è la regola e una pratica di Renzi, ma anche di Grillo, e guarda caso di Berlusconi. Ma quando si sveglieranno gli italiani mandandoli tutti a casa? Ovviamente compresa la Lega “Ladrona”: infatti già non dice più Roma ladrona; Alfano e Casini, Monti ecc. ecc.

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    Pubblicato da Ugo Biheller | 04/05/2014, 21:07

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