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Un virus anticapitalista

di Tonino D’Orazio (18 marzo 2020).

Chi l’avrebbe mai detto che un semplice (insomma!) virus avrebbe potuto mettere in crisi tutto il sistema capitalista globalizzato, finanziario e di produzione? Nemmeno il marxismo più ortodosso poteva riportare gli individui a migliori considerazioni sul valore temporale della vita, dell’uguaglianza e della fratellanza umana, né forse nella teoria della “decrescita” o di smetterla nel rincorrere il mercato e il consumo del superfluo.

Che il virus sia anche un boomerang di prodotti proibiti e sfuggiti da apprendisti stregoni (in genere i militari e le loro armi biologiche utilizzate a fini commerciali concorrenziali) non sembra nemmeno un’idea tanto stupida. Qualche informazione complottista è ineludibile del chi è chi, e chi sono quelli che lavoravano al “prodotto” fuggito. In quanto alla sempre prudente Cina nell’avanzarsi a un attacco diretto di responsabilità all’esercito degli Stati Uniti (che nel frattempo sta invadendo l’Europa) la situazione è stupefacente.

Questo piccolo essere rivela solo le immense fratture e debolezze delle nostre società. Infatti sembra un virus capace di far paura a tutto il sistema economico-finanziario così ben oleato dall’iper capitalismo (termine utilizzato da Piketty), tanto che i parametri informativi, solo numeri e grafici sulle morti, rimangono Borse e Banche. Cioè quanti miliardi gli speculatori stanno perdendo e quanto dovremo pagare dopo .

Sembra un virus umanitario, anarco-social-comunista. Il coronavirus ha appena sconfitto anche la NATO! La Germania si ritira dai giochi di guerra di Defender Europe 20 contro la pacifica e paziente Russia. Sta sconvolgendo non solo per intero questo governo della società e dell’economia ma tutte le certezze che sembravano acquisite senza alternative. Sta distruggendo tutte le fonti di produzione e di guadagno con effetto a catena, lecite e illecite. Tutte le attività umane improntate allo scambio e al commercio.

Sta dimostrando il grande gap tra i ricchi, che fuggono o possono proteggersi, e tutti gli altri. Quelli che devono pur andare a lavorare rischiando sempre e storicamente la pelle, ma sta anche travolgendo l’ideologia padronale, e non solo, sull’obbligo al lavoro. Quanti giorni ci sono voluti per chiudere, senza sicurezza, anche per qualche settimana, le fabbriche e le attività non assolutamente necessarie, comunque scalando le giornate “perse” dalle ferie obbligatorie dei lavoratori. I quali, stando chiusi in casa, sono ubriachi dal possesso di un tempo di vita in famiglia, regalato dal virus. Quarantena gioiosa, quarantena felice.

Il virus sta dimostrando quanto non era vero che il “privato” fosse così bello, soprattutto dove i sistemi sanitari nazionali erano stati depotenziati, squartati e privatizzati e quanto utile e unico fosse la sanità pubblica, a copertura universale, dello Stato (un po’ meno delle Regioni, visto che avevano partecipato alla grande abbuffata e alla responsabilità delle privatizzazioni). Il virus è andato a colpire proprio quella sanità che credevamo di eccellenza, riabbassando le nostre certezze nazionali.

Il pessimismo della ragione mi fa dire che alla fine a pagare questa crisi saranno, di nuovo, i lavoratori, i precari, i “licenziabili”, le partite Iva, le donne, gli ultimi assunti in modo straordinario (medici e infermieri) e più in generale i ceti meno abbienti.

Il virus ha fatto scattare la requisizione (momentanea nazionalizzazione) della sanità in Spagna dove è primo ministro uno del partito socialista operaio, spinto in avanti da Podemos e Comunisti spagnoli. In Italia sarebbe impossibile, anche se la sanità privata brilla vistosamente per la sua inutilità in momenti così drammatici.

Ma la requisizione nel recuperare posti letti non sembra venuta in mente a nessuno, si preferisce di nuovo qualche costruzione-cattedrale, con la ridicola prosopopea lombarda della sua utilità per tutta l’Italia per chiedere soldi, che comunque andavano dati per solidarietà, ripescando l’uomo giusto al posto giusto, (corruzione e furti soliti, a dopo), evitando di rimettere nel circuito ospedali pubblici abbandonati, anche quando sono “nuovi” perché costruiti negli ultimi decenni se non addirittura ancora presenti con tutte le attrezzature.

Non preoccupiamoci troppo, la sanità privata sta drizzando le orecchie all’annuncio dei miliardi che il governo sta mettendo a disposizione. Il virus ha dimostrato, non ancora completamente, cos’è la sanità nel democratico mondo occidentale e l’affannarsi sull’imprevisto. Era stato dimenticato il bios per l’economia. Lo è ancora correndo tra spread, Bce e il ridicolo e inutile taglio degli interessi che è surreale se si pensa al violento calo della domanda e dell’offerta, ma utile alla nuova speculazione finanziaria.

E’ la dimostrazione che è il lavoro che crea ricchezza, non la finanza, ma ad essa vanno tutti gli interventi urgenti alle e dalle Banche centrali di “stato” che, ricordiamolo sempre, sono private. La stampa di banconote è efficace per l’economia finanziaria che vive solo di denaro falso e “debito”.

Inutile parlare di miliardi. La stampa dei biglietti è inefficace nel salvare l’economia reale. Puoi dare miliardi di euro a ogni italiano rinchiuso. Non saremo in grado di spenderli nell’economia reale, né in negozi chiusi, o in ristoranti troppo lontani … Quindi le azioni scenderanno ancora e ancora, fino a quando i prezzi saranno sospesi o forse anche i mercati azionari saranno chiusi. Almeno finché il capitalismo non riprenda le redini. Il virus ha dimostrato anche che il reddito doveva essere di Cittadinanza, non legato al “lavoro”. Infatti.

Questo piccolo virus è riuscito, dove non hanno potuto né referendum, né manifestazioni, né populismi rimessi in riga, né “democrazia”, né varie sinistre contro, a far saltare i vincoli di bilancio dell’UE, l’intoccabile Schengen, (ma non per le merci che ovviamente non possono trasportare il Covid), il deleterio Mes, a farla chiudere a riccio e rialzare le frontiere tra i famosi “popoli”, insomma a scombussolarla completamente, con residui rancorosi a venire, e ad evidenziare gli egoismi nazionali.

Questo virus ha scelto i nostri veri amici internazionali, volente e nolente.

Quel piccolo virus è riuscito a fare avanzare, culturalmente ed efficacemente, tutto il protocollo di Parigi sulle variazioni climatiche, dimostrando quanta responsabilità abbiano le società di mercato a largo consumo. In quanto ai consumi, è riuscito anche a farci capirne l’essenzialità di fronte allo spreco.

Ha sconvolto tutte le relazioni umane dal contatto fisico, chiudendoci in quello virtuale in cui comunque da qualche anno stavamo già sprofondando, con le nuove generazioni all’avanguardia. E quello virtuale ha acquisito una valenza mondiale di grande condivisione, anche per lavoro e studio, spostando e proiettando molti di noi nel 4.0 robotico e telematico. La scuola e la Pubblica Amministrazione non ne usciranno indenne.

Spero che, con tutta questa solidarietà nazionale, anche di scaramanzia e paura, tra bandiere e canti e musica dai balconi e l’istigazione a resistere, questo virus possa aver cambiato qualcosa nella nostra soci: età troppo spinta a un individualismo feroce e competitivo da anni. Qui non c’è nulla da competere, eccetto rincuorarci, dicendoci il fatidico e affettuoso “fai attenzione” e non si sa a che … Anche perché il virus sembra essere ancora solo un soggetto di studio più che di conoscenza.

Spero solo che dopo che avremo ucciso questo piccolo granello di sabbia non si ricominci come se nulla fosse successo e si torni a ragionare in senso migliore di società di uguaglianza e giustizia sociale, con politici che abbiano fatto tesoro dall’esperienza subita. E che questo virus non sia la scusa per caricarci di un ulteriore “debito pubblico”, che non abbiamo fatto, per rimpinguare i conti prosciugati degli speculatori, nazionali e internazionali. Spero che si capisca anche quanto sia importante il nostro territorio e la filiera corta per ripartire.

Anche perché finito il terremoto il rischio vero è che questo virus possa essere servito ad abbattere completamente lo stato sociale, con il rischio della povertà della ricostruzione, e la paura di essere antiglobalista, perché ormai ci sono questioni di più vitale importanza. Potrebbe essere la paura la matrice per un cambio radicale di società più autoritaria a partecipazione passiva ? Cosa non si farebbe per la Patria e cosa non è stato fatto tante volte nel passato.

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