Venezuela. L’opposizione minaccia: «Impediremo il voto del 30 luglio»

Un corto circuito neocoloniale nei cervelli massacrati dalla “fine delle ideologie” porta molti “sinistri” nostrani a proiettare i propri fantasmi novecenteschi sul conflitto in corso in Venezuela, occultandone la natura di scontro di interessi fra le classi. La lente del complotto o del manicheismo non serve: basta leggere – sulla carta, in Parlamento o nelle piazze – quali siano gli obiettivi delle destre, o dei feticisti delle regole (gran parte del cosiddetto chavismo critico) in Venezuela.

I programmi dell’opposizione per il paese sono uno stampino di quel che sta applicando Temer in Brasile o Macri in Argentina, o l’Europa della Troika. Cosa dovrebbe fare il blocco sociale che gli si contrappone, spalancare la porta ai Guerreros de dios per procurare qualche fremito agli assatanati da tastiera? Nessun dubbio che la vera trappola sia quella di un conflitto permanente che alimenti il commercio della guerra e metta all’angolo gli aspetti più libertari del “socialismo bolivariano”? Nessun dubbio sul fatto che le destre neoliberiste spazzerebbero via le fabbriche autogestite, le comunas, il municipalismo e la miriade di esperienze di autorganizzazione di classe che esiste in Venezuela? Ma forse, per chi ha dismesso da gran tempo ogni speranza, trasformandosi in questurino o in megafono dell’impotenza, proprio di questo si tratta: dimostrare che niente più vale, proiettando all’infinito il proprio zombie da tastiera.

G.C.

di Geraldina Colotti* – Il Manifesto

«La diplomazia è fondamentale, il bene comune ci unisca». Il Papa Bergoglio ha incontrato in Vaticano i componenti dell’organizzazione Italo-Latino Americana, per i cinquant’anni dell’organismo. Breve saluto anche con l’ambasciatore del Venezuela in Italia, Isaias Rodriguez, giurista e vicepresidente della commissione che sta attivando l’Assemblea nazionale Costituente. Rodriguez ha ringraziato il papa per il suo ruolo di mediatore nello scontro di poteri in corso in Venezuela: che incontra ostacoli anche nelle alte gerarchie ecclesiastiche, da sempre schierate con le oligarchie.

PER ORA non s’intravvedono spiragli. Dietro le quinte, ogni schieramento fa le sue mosse, il gruppo di ex presidenti capitanati dallo spagnolo Zapatero è stato portato da 3 a 5, Maduro si dice pronto a ricevere i leader dell’opposizione «in qualunque momento», ma il grosso della Mud sembra puntare tutto sulla via violenta, sui «guerrieri», sull’appoggio internazionale e sul coro unanime dei media mainstream.

Per il chavismo, l’Assemblea Costituente, fissata per il 30 luglio, è l’unico modo per rilanciare il dialogo nel paese. Un voto totalmente automatizzato, considerato a prova di frodi da tutti gli osservatori elettorali che hanno assistito alle 20 elezioni organizzate dal chavismo in 18 anni. Il 10 dicembre si svolgeranno anche le regionali.

L’OPPOSIZIONE, però, rifiuta in toto le urne e intende impedire il voto con la violenza. «Bisogna impedire con ogni mezzo ad amici e vicini di recarsi a votare», hanno dichiarato Julio Borges e i deputati di opposizione. «Siamo in una fase di escalation», ha detto il parlamentare di estrema destra, Freddy Guevara, riferendosi alle violenze di piazza. «Seminare il terrore attraverso i linciaggi è parte di una strategia di guerra», rileva l’intellettuale chavista Freddy Nañes.

IL CONSEJO Nacional Electoral (Cne), nel mirino di manifestazioni e scontri, ha chiesto che i seggi e il perimetro circostante vengano considerati obiettivi sensibili per evitare attacchi al trasporto delle macchine: «Impedire il diritto al voto, è un delitto perseguibile – ha dichiarato la rettora del Cne Sandra Oblitas – che democrazia si può proporre se si impedisce il diritto alla partecipazione?»

CHE MODELLO propongono le destre? Dichiarano il paese in crisi umanitaria e chiedono «corridoi» per gli aiuti, ma bruciano i camion di alimenti e i depositi di medicinali. Nello stato Anzoategui sono state incendiate 40 tonnellate di cibo dirette ai negozi sussidiati. Nello stato Aragua, distrutta una stazione per l’erogazione di elettricità.

IERI, la Defensoria del Pueblo ha smentito la notizia secondo la quale il Tsj avrebbe esautorato la Procura Generale dalle sue funzioni. È però in corso un braccio di ferro con la Procuratrice generale Luisa Ortega Diaz, su cui pende una denuncia per inadempienza. L’udienza è fissata per il 5 luglio. Lei ha fatto appello al Parlamento governato dalle destre, considerato «in ribellione» dal Tsj.

*pubblichiamo su gentile concessione dell’autrice

Fonte: Il Manifesto

 


 

 

 


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2 risposte a “Venezuela. L’opposizione minaccia: «Impediremo il voto del 30 luglio»”

  1. Avatar stefanoulliana
  2. Avatar Venezuela, voto costituente: cosa c’è da sapere per disinnescare le bombe della disinformazione globale | cambiailmondo

    […] L’Assemblea Costituente è stata indetta dal Presidente Maduro anche come via di possibile uscita dalla crisi istituzionale. Essa era stata chiesta fin dal 2014 dai massimi esponenti dell’opposizione. Il fatto che l’opposizione abbia invitato a non partecipare alla consultazione è la conferma degli obiettivi golpisti che la caratterizzano. In questi ultimi 18 anni, da quando Chavez vinse le prime elezioni del 1999, ha tentato ripetutamente di abbattere i governi legittimi che si sono succeduti, nel 2002 (colpo di Stato contro Chavez), 2004 (Serrata della PDVSA), 2005 (rinuncia a partecipare alle elezioni), 2014 (Prima guarimbas) ed oggi. L’opposizione non vuole l’alternanza democratica: per essa era semplicemente sufficiente attendere il voto presidenziale del prossimo anno, scadenza istituzionale del mandato di Nicolas Maduro. Per approfondimenti leggi QUI […]

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