di Tiziana Barillà
«Quanti altri devono ancora morire affinché questa guerra finisca?», si chiedeva Marielle Franco su twitter il 13 marzo scorso. La sera seguente, per le strade della sua Rio, è stata raggiunta da almeno quattro colpi di pistola alla testa. E uccisa. Per gli inquirenti e la politica si tratterebbe di un’esecuzione. Oggi (15 marzo) a partire dalle 11 il corpo di Marielle sarà esposto nella Casa degli Aldermen, mentre in diverse città brasiliane si terranno manifestazioni per chiedere verità e giustizia per la morte di Marielle. La consigliera socialista che si batteva contro la violenza della polizia nelle Favelas.
La guerra di Marielle contro la violenza impunita della polizia
«Mulher negra, cria da Maré e defensora dos Direitos Humanos». Si presentava così Marielle, 38 anni, una laurea in Sociologia e un master in Pubblica amministrazione. Alle elezioni del 2016 è stata eletta consigliera comunale, tra le fila del partito Socialismo e Libertà (Psol), con 46.502, alla sua prima esperienza elettorale è la quinta consigliera più votata di Rio. Marielle è una militante del Psol, il partito nato dalla dissidenza che contestava le alleanze troppo ampie, la corruzione e la mancanza di democrazia interna del Pt di Lula e Dilma Rousseff. Ultimamente la consigliera si è molto esposta per denunciare apertamente l’aumento della violenza della polizia militare brasiliana nelle favelas. Mette in discussione le azioni della polizia e si oppone alla decisione del presidente brasiliano Michel Temer di affidare all’esercito la sicurezza di Rio per cercare di contenere l’escalation della violenza, in aumento dalla fine dei Giochi Olimpici del 2016.
L’esecuzione del 14 marzo.
Marielle, il suo autista e la sua assistente sono a bordo di un’auto per le ruas di Rio de Janeiro, di ritorno da un’iniziativa pubblica. Marielle è sul sedile posteriore della macchina, lato guida, quando un’auto si accosta alla loro e comincia a sparare. I periti hanno trovato nove bossoli e gli assassini sono fuggiti senza prendere nulla. Sono più o meno le 21,30 brasiliane. Anche l’autista, Anderson Pedro Gomes, è rimasto ucciso da almeno 3 colpi sulla schiena. L’altra passeggera, l’assistente di Marielle, è stata raggiunta da una scheggia, accompagnata all’Hospital Souza Aguiar è stata dimessa e ha già testimoniato. La principale pista per gli inquirenti è l’esecuzione. L’auto di Marielle aveva i vetri oscurati, perciò la polizia lavora sull’ipotesi che i criminali seguissero il gruppo da un pezzo, e conoscessero così l’esatta posizione dei passeggeri. La polizia sta ancora visionando i filmati dalle telecamere circostanti per determinare il percorso dell’auto e da dove e quando è stata seguita.
Le reazioni
«Non possiamo scartare l’ipotesi del crimine politico», scrive in una nota il partito di Marielle. Anche il Pt di Lula, con la presidenta Gleisi Hoffmann chiede l’immediata risoluzione del crimine. Le istituzioni reagiscono: il ministro per la Pubblica sicurezza, Raul Jungmann, ha messo a disposizione la polizia federale per le indagini; il prefetto di Rio, Marcelo Crivella, ha parlato di «assassinio brutale».
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