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VENEZUELA: aggiornamenti sul dopo elezioni e sviluppi internazionali

maduro22servizi di Tito Pulsinelli (Caracas) e Gennaro Carotenuto
FRANCIA RICONOSCE IL PRESIDENTE MADURO – L’ex presidente brasiliano Lula ha detto che gli Sati Uniti debbono cessare l’ingerenza interna ai danni dei Paesi latinoamericani. A Belo Horizonte, dove festeggiavano il decimo anno di governo del PT, Lula ha detto cose che “…quando uno ha un incarico presidenziale non si possono dire, per diplomazia, però adesso posso parlare. Gli USA, ogni tanto, si dedicano a mettere in dubbio le elezioni di altri Paesi. Dovrebbero preoccuparsi delle cose loro e lasciare che noi determiniamo il nostro cammino”.

La Casa Bianca ha fatto campagna ellettorale a favore del candidato sconfitto da Nicolas Maduro, commettendo una serie di ingerenze, persino con dichiarazioni ufficiali dei portavoce del Dipartimento di Stato. Lula si è congratulato con il Presidente Maduro, e l’attuale Presidente brasiliana Dilma Rousseff -che partecipava alla stessa riunione- ha telefonato a Caracas per comunicare che è “pronta a lavorare assieme” a Maduro. Poi sollecita ai militanti del PT presenti un applauso per il nuovo presidente venezuelano.

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Dicembre 2012: Capriles eletto Governatore con 3% di vantaggio, dallo stesso ente elettorale che ha dato la vittoria a Maduro – Chavisti non fecero le barricate


T. Pulsinelli (Caracas) – Il governo di Madrid fa marcia indietro, riconosce e saluta il nuovo Presidente Maduro. Sconfessa l’ingerenza del suo ministro degli esteri, lanciatosi in un’apologia della condotta illegale dello sconfitto -ma affine al PP- neoliberista Capriles Radonsky. Costui, finora non ha presentato nessuna richiesta formale di revisione all’autorità elettorale. E’ andato direttamente in TV per chiamare alla ribellione e al disconoscimento delle istituzioni dando -letteralmente- fuoco alle polveri.
Gli squadristi neoliberisti hanno simultaneamente e in punti diversi del territorio, messo sotto assedio, incendiato o danneggiato 12 centri medici polivalenti, supermercati di alimenti a prezzi controllati, e tutte le strutture che materializzano la generosa politica sociale del governo. Nessuna spontaneità, era un disegno preordinato. Uccise con armi da fuoco 7 persone. Erano cittadini che festeggiavano la vittoria di  Maduro o militanti bolivariani che facevano picchetti per difendere gli ambulatori. Bruciate 5 sedi del Partito socialista unito del Venezuela. Non c’è stato nessuno scontro tra opposte fazioni, come pretende La Stampa, specializzata come guardaspalle della destra latinoamericana. O come Il Fattoche usa il guanto di velluto con chi viola la Convenzione di Ginevra attaccando medici, ospedali ed ambulanze.

Il sionista Capriles ha sospeso l’annunciata grande marcia contro la sede dell’ente elettorale, dopo che Maduro lo ha accusato come responsabile penalmente per le 8 vite stroncate e per i danneggiamenti alla proprietà pubblica. Il sindacato dei commercianti non ha ceduto alle pressioni di passare a una serrata dei negozi, e gli industriali sono rimasti ugualmente sordi alla sirena del golpismo, forse frenati dall’ultimatum dei lavoratori che occuperanno immediatamente ogni fabbrica che sospendesse la produzione. La banca privata, inoltre, non vuole rischiare con la sospensione del servizio, perchè non è un mistero che incapperebbe in una nazionalizzazione selettiva. Decisamente non soffia più il vento golpista del 2002 quando paralizzarono inutilmente l’industria petrolifera e la distribuzione commerciale per due lunghi mesi.

La sceneggiata vittimista e i pianti ad uso e consumo dei compari mediatici di Capriles cadono di fronte ad un solo argomento. Questo cinico commediante, nel dicembre scorso venne eletto come Governatore della regione Miranda, con uno scarto di voti inferiore al 3%. Come prevede la legge, entrò in funzione il giorno successivo al verdetto elettorale. I chavisti non impugnarono, non frapposero nessun ostacolo. Oggi scatena i suoi squadristi perchè Maduro ha un margine di vantaggio simile. Come mai? L’ente elettorale è il medesimo, però è buono quando Capriles vince, malvagio quando il giovin sionista perde.
Il suo miglior successo, ottenuto una domenica, lo ha buttato a mare il lunedi, perchè soffre la sindrome del golpista incurabile. E quelli che all’estero lo difendono, fanno figuracce come il governo di Madrid.

La Casa Bianca, invece, nel suo sito ufficiale lancia una petizione a favore dell’indifendibile Capriles, firmata da soli 117580 dei suoi  304.383.948 abitanti. E dimentica che Bush vinse con 537 voti di vantaggio su Al Gore. Era il 2000, non ci fu nessun riconteggio, e la vittoria la decretò insolitamente la Corte Suprema (sic).

Fonte: Selvasorg.blogspot.it/

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Venezuela, la destra torna golpista?

di Gennaro Carotenuto

Mentre tutte le organizzazioni internazionali, dall’Unione Europea all’Unasur a Mercosur, certificano la correttezza del risultato elettorale venezuelano e Nicolás Maduro riceve le felicitazioni anche di governi di destra, come quello cileno o quello messicano, la civilizzazione della destra venezuelana, un processo lungo dieci anni, va a gambe all’aria e apre uno scenario nuovamente eversivo con decine di episodi di violenza.
Henrique Capriles ha atteso la notte per invitare i suoi alla calma dopo aver gettato benzina sul fuoco per tutto il giorno con dichiarazioni di crescente gravità e già si prepara la giornata campale di domani quando tutte le destre marceranno alla sede del Consiglio Nazionale Elettorale per protestare contro il risultato elettorale. Le classi agiate sono tornate a manifestare nella piazza Altamira, simbolo della destabilizzazione nel primo lustro dell’era Chávez. Manifestano con un cacerolazo, battendo pentole che mai per loro sono state vuote. Intanto sono segnalati decine di atti di violenza contro media pubblici (per i quali né la SIP né Pigì Battista si scandalizzeranno), contro sedi del PSUV (almeno tre sono state bruciate), soprattutto contro poliambulatori pubblici (i CDI) a caccia di medici cubani ai quali fino a ieri Capriles stesso (che nel 2002 durante il golpe guidò l’assalto all’ambasciata dell’Avana) prometteva la cittadinanza e che oggi vengono dai suoi minacciati di morte. Dopo avere per anni finto di farsi piacere il sistema sanitario pubblico messo in piedi da Chávez con l’appoggio solidale di Cuba, anche perché per aumentare il proprio consenso verso classi non benestanti, la permanenza del sistema sanitario pubblico e gratuito garantito dai cubani era essenziale, ecco che l’odio malcelato della destra per i diritti fondamentali, torna a sgorgare spontaneo.
Per qualcuno il quadro di contrapposizione frontale è desiderabile, chiarificatorio, militante, rivoluzionario. Per chi scrive il clima di scontro permanente impedisce il continuare la crescita riformatrice intrapresa certosinamente negli anni di Chávez e l’affrontare mali storici ancora da intaccare. Il nemico alle porte potrebbe essere il pretesto per non fare i conti, dall’interno del processo rivoluzionario, su lassismo, inefficienza, corruzione. È desiderabile -per tutti- che la destra venezuelana, sbollita la rabbia per la sconfitta di misura, accetti il risultato attestato da tutte le entità di osservazione e permanga nel solco della legalità e delle basi costituenti partecipative della V Repubblica. Altrimenti sarà evidente per tutti (gli intellettualmente onesti, ovvio) che quella maschera del Capriles progressista, autonominato erede politico di Lula da Silva, fosse pura propaganda decisa da qualche spin doctor illusionista sbarcato dal Nord.
I risultati definitivi indicano che la vittoria di Nicolás Maduro è stata legittima e chiara, con una differenza di 235.000 voti, oltre il doppio -per capirci- della differenza tra centro-destra e centro-sinistra in Italia, circa il quintuplo considerando il differente numero di votanti. Come chi scrive ha più volte rilevato i sondaggi di entrambe le parti erano fasulli, inservibili prima e tanto più inservibili ora per fare valutazioni sul voto. Il pensare in un trionfale travaso di voti da Chávez a Maduro si è poi rivelato una pericolosa illusione alla quale in molti hanno credito con irresponsabile superficialità. Da oggi Maduro, che ha davanti non sei ma tre anni per convincere i venezuelani, dovrà scegliere, innovare, governare, trasformare, oppure perire nell’imitazione del grande dirigente del quale si dichiara figlio.
C’è un dato infatti che non può essere eluso da nessun osservatore. Rispetto all’ottobre 2012, quando il fuoriclasse Hugo Chávez aveva vinto di 1.6 milioni di voti, Capriles ha guadagnato 680.000 voti e il candidato del PSUV ne ha persi 685.000, uno ogni undici. È un travaso di voti perfetto in un sistema rigidamente bipolare. Anche considerando altri flussi minori tra voto e astensione possiamo affermare che almeno mezzo milione di elettori che avevano votato Chávez in ottobre hanno dato questa volta credito all’opposizione. Li ha persi Maduro, che ha scelto di appiattirsi sulla continuità oppure il PSUV (forse il parto più difficile e sofferto dell’era Chávez) senza il leader storico è già in crisi di legittimità? Li ha guadagnati il Capriles che si atteggiava a progressista e potrebbe già riperderli riprendendo in queste ore il volto della destra rancida, nemica dei diritti ed eversiva? O infine lo spostamento, comunque di pochi punti percentuali, è un fatto non sostanziale in un contesto da sempre polarizzato? In Venezuela si fa politica, ed è un bene prezioso.

Fonte: www.gennarocarotenuto.it

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Il governo accusa Capriles, «mandante morale» delle violenze che hanno causato 7 morti. Militanti chavisti e medici cubani sotto attacco. Ma persino per la Spagna è Maduro il vincitore

di GERALDINA COLOTTI

Municipio di Baruta, quartiere La Limonera, stato di Miranda. Nell’enclave di case popolari costruite dal governo in questa zona ricca, roccaforte dell’opposizione, si piange la morte dell’operaio José Luis Ponce. I familiari ricevono le condoglianze delle autorità, rispondono composti alle domande dei giornalisti: José, 45 anni, è stato ucciso per aver cercato di difendere un Centro di salute integrato (Cdi) dalle devastazioni, per aver cercato di proteggere la vita dei medici cubani che ci lavorano. Uomini armati in moto lo hanno crivellato di colpi. Nello stesso contesto è stata colpita alla schiena anche una donna, Rosiris Reyes, militante, come José, del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv). Ponce, un carpentiere di origine colombiana, era un chavista della prima ora, attivo nel Consiglio comunale e nella Mision Vivienda (Missione Casa).

«La borghesia trova insopportabile che gli operai come José possano vivere nei quartieri agiati», ha detto il ministro per la Comunicazione Ernesto Villegas rendendo omaggio alle vittime delle violenze seguite alle presidenziali del 14 aprile: 7 morti, 61 feriti e 135 arresti per istigazione all’odio, ribellione civile e associazione a delinquere. La crisi è scoppiata subito dopo il voto. Il candidato della destra, Henrique Capriles Radonski, battuto per poco da Nicolas Maduro (48,95 % contro 50,78%), ha denunciato brogli ai danni della Mesa de la Unidad democratica (Mud), e ha dichiarato che non riconoscerà i risultati finché i voti non saranno ricontati uno per uno. Poi ha invitato i suoi a passare all’azione.

Tremila osservatori internazionali hanno al contrario certificato la correttezza del voto e l’affidabilità del sistema elettorale, uno dei migliori al mondo secondo l’ex presidente Usa Jimmy Carter, direttore dell’omonimo Centro. Ieri, anche l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha espresso il suo appoggio al presidente Maduro, che domani assumerà l’incarico davanti all’Assemblea nazionale. Delegazioni “di alto livello” in rappresentanza di 15 paesi hanno salutato la sua elezione. Ieri anche la Spagna, dopo iniziali dichiarazioni che avevano provocato le proteste di Caracas, ha espresso il suo appoggio al nuovo eletto, seguita da Portogallo e Francia.

Ma la tensione resta alta. Le frange estreme della Mud hanno attaccato i militanti chavisti, bruciato le sedi del Psuv, assediato quelle del Cne. Nei quartieri di opposizione sono continuati i cacerolazos notturni. Ieri, abbiamo captato un discorso tra una lavoratrice domestica esasperata e una portiera: «Ma questi non dormono mai?», ha chiesto la prima, e l’altra ha risposto: «Ma no, è tutto registrato».

Gli scontri tra opposte fazioni – dispersi con gas lacrimogeni dalla Guardia nazionale – sono invece reali. E visibili sono i segni dei proiettili sparati nella notte contro auto e edifici. Le affermazioni su twitter di un noto giornalista, secondo il quale i medici cubani nascondono le prove dei brogli nei centri medici di quartiere, hanno scatenato un’ondata di aggressioni che non si arresta. Sono stati devastati spazi sociali e reti di alimenti a basso prezzo come Mercal e Pdval. Giornalisti della rete pubblica e media comunitari denunciano aggressioni e minacce alle loro famiglie.

Il governo accusa Capriles di essere il mandante morale delle violenze, e di aver preordinato un piano destabilizzante insieme agli Usa, come quello del 2002. Il 26 marzo, tre deputati di opposizione avevano ritirato l’appoggio a Capriles, denunciando un piano della Mud per disconoscere i risultati elettorali e provocare violenze.

Secondo alcune fonti, Capriles e Leopoldo Lopez – altro deputato di destra, in prima fila nel golpe contro Chávez 11 anni fa – avrebbero già mandato all’estero le loro famiglie, prevedendo uno scenario di guerra civile. Il ministro degli Esteri, Elias Jaua ha annunciato che presenterà una denuncia all’Onu e all’Osa per le violenze «fasciste e xenofobe» avvenute su mandato di Lopez. Quest’ultimo, su twitter ha detto che lui e Capriles temono di essere arrestati.

Capriles aveva chiamato i suoi a manifestare ieri sotto il Cne, ma il governo ha proibito la dimostrazione e il leader Mud ha rinunciato all’idea. Ha però invitato i suoi a portare «le prove dei brogli» in tutte le sedi del Cne. Ma né il governo né il Cne hanno chiuso la porta ai ricorsi previsti dalla legge. Il riscontro manuale del 54% dei voti che indicano una tendenza irreversibile è però già stato fatto, senza che fossero riscontrate anomalie.

In una seduta parlamentare, i deputati di opposizione hanno comunque ribadito che non riconoscono il presidente eletto. Diosdato Cabello, presidente dell’Assemblea, ha ribattuto che allora il governo non può riconoscere le loro cariche istituzionali, e ha rifiutato di dargli la parola. Sono volate parole grosse e anche microfoni, uno dei quali ha ferito un esponente della Mud.

«Farò un governo di strada per rafforzare il socialismo – ha dichiarato Maduro -, nei prossimi giorni convocherò un Consiglio federale di governo per inviare risorse direttamente al popolo senza passare per i governatori (locali ndr.) di opposizione».

Fonte: http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9309/

Discussione

2 pensieri su “VENEZUELA: aggiornamenti sul dopo elezioni e sviluppi internazionali

  1. quanti $ ti danno il goberno venezuelano per publicare tante merda?

    "Mi piace"

    Pubblicato da valentino | 21/04/2013, 21:14

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