di Massimo Demontis (Berlino)
Una regina senza corte – Un risultato eccezionale per la Cancelliera, bulgaro usando un paragone più che abusato. È la settima volta consecutiva che la Merkel viene eletta presidente dei cristiano democratici. Questa volta con quasi otto punti in più rispetto a quella precedente e con due punti percentuali in più rispetto al suo miglior risultato.
La rielezione della Merkel al congresso del partito di Hannover era scontata, tuttavia il risultato è una prova di forza, il coronamento di un dominio incontrastato all’interno della CDU, dove – lo avevamo già scritto – non ci sono oppositori interni, né principi né principesse pronti per essere incoronati e tanto meno governatori scalpitanti. In un modo o nell’altro tutti ridimensionati, spariti dal palcoscenico.
Annullata l’opposizione
Semmai c’era da capire se il voto poteva dar sfogo al mal di pancia dei conservatori, quella corrente che le rimprovera la “socialdemocratizzazione” del partito, il sacrificio dei valori tradizionali cristiano democratici – e dell’elettorato di riferimento – sull’altare di una politica troppo “SPD affine”.
La stella incontrastata di Angie li ha messi tutti a tacere. Ha annullato la debole opposizione dei pochi che criticano – da destra – le sue scelte interne e internazionali, la sua gestione della crisi economico-finanziaria, la sua gestione del partito. 903 su 931 delegati hanno votato per lei, 19 contro e 9 astenuti.
Calma piatta dunque in casa CDU. La Merkel può guardare al futuro con il sorriso sulle labbra. Nel suo partito non c’è nessuno in questo momento in grado di impensierirla seriamente.
“Sono sbalordita e commossa, abbiamo ancora molto da fare” ha detto la Merkel accolta da applausi fragorosi subito dopo la sua rielezione.
Eletti 5 vicepresidenti
Al congresso sono stati eletti cinque vicepresidenti per evitare scontri interni. Modesto il risultato del ministro del Lavoro Ursula von der Leyen (69%), persona di fiducia della Cancelliera e potenziale candidata a raccoglierne l’eredità anche se al momento pare caduta un po’ in disgrazia nel partito.
La crisi
Angela Merkel si è presentata a Hannover elogiando sé stessa e la sua gestione della crisi definita “fatica di Ercole”.
Crisi non ancora superata “anche se il peggio è passato”. Tuttavia nessun cessato allarme e anzi prudenza perché “la crisi del debito può essere superata soltanto con un lungo e faticoso processo”.
Anche se ci aspettano tempi duri, lo ha detto anche Bersani domenica sera dopo la vittoria alle primarie della sinistra, la Merkel giura che “i cittadini non devono preoccuparsi perché la CDU guida il paese con bussola sicura”.
È un’infusione di fiducia per i tedeschi e per l’elettorato il discorso della Merkel dal palco di Hannover. Ma è anche un anticipare nuovi provvedimenti indigesti.
Un governo di successo
Così definisce la Merkel il suo governo e la coalizione con i liberali dell’FDP. Anzi “quello di più successo dai tempi della riunificazione, con un eccellente bilancio”. Oltre alla gestione della crisi la Merkel cita gli investimenti in ricerca e formazione, il contenimento del debito statale, il nuovo modello energetico, il ruolo e la forza della Germania in Europa, il suo peso nello scacchiere internazionale e soprattutto la riduzione della disoccupazione.
Nuovo modello energetico a parte, scelta certamente forzata dagli avvenimenti di Fukushima e comunque lungimirante, il governo della Merkel non è stato un governo di successo bensì un governo rissoso, diviso, frequentemente sull’orlo della crisi e financo un governo di ministri incapaci e discussi, politicamente e come personaggi pubblici.
Un governo che ha avuto sulla testa quasi costantemente in questi anni la spada di Damocle delle lotte intestine nell’FDP, il crollo dei liberali nelle preferenze dell’elettorato (ancora oggi al di sotto della soglia di sbarramento del 5 per cento), la debolezza del suo presidente Philipp Rösler, ancora in sella ma di fatto leader a tempo, le minacce del leader della CSU bavarese Horst Seehofer, i solismi discutibili sulla Grecia del segretario generale e di ministri della CSU.
Il governo Merkel è stato anche un governo di interessi clientelari difficili da gestire perché contrastanti nella visione dei singoli partiti e nella composizione dei loro interessi elettorali e persino territoriali. I vertici di coalizione, convocati più per trovare il bandolo della matassa degli appetiti degli uni e degli altri che per discutere delle sorti dell’Unione europea e dell’euro, si chiudevano spesso al ribasso con poco dignitosi do ut des.
È stata questa la vera fatica di Ercole per la Merkel: tenere unito il suo governo. Con l’aiuto della crisi e delle opposizioni, SPD e Grünen.
Verso il 2013
Con gli occhi volti al 2013 la Merkel ha chiesto ai suoi alleati liberali di dare il massimo per vincere le elezioni visto che “in questi tempi nessun altra coalizione che non sia quella cristiano-liberale potrebbe condurre il nostro paese in un buon futuro”.
Se quella della Merkel è una dichiarazione di amore definitiva per l’FDP ce lo diranno le urne tra dieci mesi quando si andrà al voto per il rinnovo del parlamento.
Intanto la Cancelliera può godersi l’alta fiducia dei tedeschi nei suoi confronti e il grande distacco nei sondaggi rispetto allo sfidante socialdemocratico Peer Steinbrück.
97,9% dei voti…mmmuh…Modestia a parte, però…sicuro che non erano “elezioni” avvenute in Bulgaria (25 anni fa)?? La Kaiserine e il suo partito devono stare proprio male, se ricorrono a cose come questa. Oppure è l’aria che tira nella nuova-vechhia Cermania?
No, perchè Hitler, nelle ultime elezioni “democratiche” del 1933 si accontentò del 43,9%.
O
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