di Tonino D’Orazio
Mi dispiace per Greta e per tutti quelli che ci credono, meno per il mio marcato pessimismo. Il problema planetario più grosso è l’economia e la nostra incapacità di passare da un modello a un altro. Cioè non possiamo cambiare modello e questa impossibilità è legata al modello stesso.
Il fallimento generale economico/ecologico, prima o poi, è più che certo e si rincorre da una crisi, ormai globale, a un’altra che ne assume le incapacità e le rilancia in debiti futuri e crisi future ricorrenti. Vi sono politiche da promuovere per evitare il collasso dei risultati delle disastrose politiche attuali?
Non siamo in grado di condurre politiche di prevenzione che richiederebbero un cambiamento radicale del e nel nostro sistema. Non si tratta di fare un po’ più lentamente di quanto già facciamo. Non si tratta di inquinare un po’ meno velocemente … con programmi ventennali alla fine inapplicati e inapplicabili, con una natura pressante. Si tratta di fare in modo totalmente diverso. Ma non possiamo.
Per fare in modo totalmente diverso prima bisogna sapere cosa fare, poi come farlo, e farlo comunque, per distruggere tutto ciò che ancora funziona praticamente fino adesso, al fine di creare una nuova società con una nuova operazione … Insomma è impossibile senza un’enorme crisi, perché sappiamo che il passaggio storico da uno stato all’altro può essere solo violento. Non c’è un atterraggio morbido in economia o in ecologia.
Facendo più produzione di massa e consumo di massa non possiamo evitare il collasso, anzi, potrebbe essere il deleterio meccanismo stesso del “Pil” positivo ad accelerarlo. Oppure non è facendo più lentamente una produzione e un consumo di massa che eviteremo il collasso … ne allontaniamo soltanto un pochino il momento. Potremmo guadagnare solo tempo o peggio pensare “dopo di noi il diluvio”, almeno chi non ha figli o nipoti.
Il nostro sistema è bloccato, ed è la complessità delle nostre società che rende impossibile riadattarsi economicamente, politicamente ed ecologicamente per un pianeta migliore e una qualità di vita. Una prima nozione ormai chiara e deleteria è l’impatto ecologico che imprimiamo al pianeta. E’ un impatto tragico, con le risorse (spesso non rinnovabili) che preleviamo e consumiamo, con gli scarti che inquinano e che ributtiamo impunemente, e infine con il degrado complessivo che rimane, spesso non sanabile.
In questo sistema globale ci sono nozioni che sono considerate “inevitabili”, ma non è ancora la fine del mondo, potrebbe essere solo la fine di un sistema, perché sappiamo che non potrà durare a lungo. Il problema è che viviamo tutti e condividiamo, anche se non tutti lo vogliamo, questo sistema, e il suo collasso avrà un impatto drammatico sulle nostre società, le nostre vite e sulla nostra psiche. I sentori di cambiamenti climatici sono più che evidenti, sono in molti a vederli e a crederci. Da qui le conferenze e le marce, giustamente, ma poco utili in questo sistema. Così come gli eco-contributi, ingenui e così poetici, come dire niente, anzi con il germe profondo e negativo della semplice mercificazione ipocrita di un problema enorme e strutturale.
Non è solo catastrofismo, è pessimismo della ragione, abbiate pazienza.
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