Dopo le elezioni del 4 marzo occorre riprendere la raccolta delle firme a sostegno delle 3 proposte di legge di iniziativa popolare che abbiamo promosso e sosteniamo.
Proprio il risultato del voto – su cui è necessario riflettere in modo più approfondito, ma che ha confermato le nostre valutazioni sulla crisi delle Istituzioni e della rappresentanza – è del tutto evidente che ci impone di rilanciare la nostra iniziativa che ha al centro la raccolta delle firme e le iniziative ad esse connessa.
La prima raccolta di firme è la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che vuole rimuovere dalla Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio che è stato inserito nel 2012, nel periodo del governo Monti, subendo le pressioni europee sull’austerità.
In realtà questa modifica della Costituzione non era strettamente necessaria perché le decisioni europee lasciavano agli stati nazionali la scelta tra diverse modalità del loro recepimento, ma le classi dirigenti dell’Italia – in quel momento – fecero in modo subalterno questa scelta sbagliata ed inaccettabile, che per di più pregiudica il futuro, in particolare il rispetto dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione e da normative internazionali. L’unico modo per rimuovere queste norme, purtroppo inserite nella nostra Costituzione con una maggioranza superiore ai 2/3 dei parlamentari, che ha inibito il referendum abrogativo, ripristinando la sostanza del testo precedente della nostra Costituzione. Intendiamoci non proponiamo la modifica della Costituzione ma il ritorno alla sostanza del testo precedente le forzature introdotte. Quindi non si tratta tanto di una modifica della Costituzione ma di un ritorno sostanziale alla situazione precedente la modifica del 2012.
I pdf dei moduli per raccogliere le firme sono scaricabili nel nostro sito (www.coordinamentodemocraziacostituzionale). Oltre ai testi delle tre proposte di legge di iniziativa popolare sui quali raccogliere le firme si trovano nel sito anche le indicazioni organizzative per organizzare la raccolta. Le regole per raccogliere le firme sono valide per tutte le 3 leggi di iniziativa popolare.
Questa proposta di legge di iniziativa popolare è promossa dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.
La seconda proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal coordinamento per la democrazia costituzionale ha l’obiettivo di riaprire la discussione politica e parlamentare per cambiare la legge elettorale in vigore, quella con cui – purtroppo – si è votato il 4 marzo.
Avevamo denunciato con forza prima della sua approvazione definitiva che il metodo seguito (imposizione con il ricorso a ben 8 voti di fiducia tra Camera e Senato) e il merito della legge attuale (rosatellum) che ha di fatto impedito ai cittadini di scegliere i loro parlamentari, in continuità con il porcellum. La legge elettorale attuale dà continuità alla serie dei parlamenti nominati dai capi partito anziché composti da parlamentari scelti dagli elettori e questo ha creato un serio problema di ulteriore deterioramento della qualità della democrazia nel nostro paese. Se ne sono accorti gli elettori che si sono trovati a fare una scelta pressoché obbligata votando per più candidature senza averle scelte.
Questo deterioramento della vita democratica del nostro paese ha assunto modalità in parte diverse da quelle prevedibili, ma resta il fatto principale che dal risultato elettorale emerge con chiarezza una domanda forte degli elettori che chiedono di essere ascoltati e di poter contare nelle scelte. La convergenza dei voti su alcuni partiti in particolare ha anche il significato di un forte altolà, di una sorta di ora basta, anche se non sempre ha assunto i connotati auspicabili.
La nostra iniziativa, concepita come proseguimento della vittoriosa campagna referendaria per il No, per difendere la Costituzione da attacchi inaccettabili, ha assunto la via di una proposta di legge di iniziativa popolare, che come le altre deve raggiungere almeno 50.000 firme valide per essere presentata al Senato della Repubblica, chiedendo di conseguenza l’applicazione del nuovo regolamento che prevede per tutte le proposte di legge di iniziativa popolare l’esame entro tre mesi.
Nella fase finale della campagna elettorale i “pentiti” di questa legge elettorale sono aumentati a dismisura, tanto che ben pochi l’hanno difesa. Gli elettori si sono resi conto votando che non potevano scegliere altro che una lista e un blocco di candidature legate tra loro in modo indissolubile, senza poter scegliere e per di più senza sapere con sicurezza in quale area del paese il loro voto avrebbe avuto effetto.
Nelle due regioni in cui si è votato anche per i Consigli regionali la differenza è stata evidente, perché non solo era possibile il voto disgiunto ma si potevano esprimere fino a due preferenze di genere. Nemmeno il voto disgiunto tra uninominale e proporzionale è stato possibile con il “rosatellum”. La nostra proposta di legge di iniziativa popolare prevede una riforma dei meccanismi attuali sulla base di due principi: scelta dei parlamentari da parte degli elettori e la sostanziale proporzionalità degli eletti. Strumentalmente si è tentato di sostenere che ci vorrebbe il maggioritario in nome della governabilità, in realtà l’esito tedesco, che ha portato all’accordo di governo, conferma che ci può essere più stabilità in una effettiva rappresentanza che nella formazione di una maggioranza artificiale attraverso premi che distorcono di fatto il valore dei voti dei cittadini, perché quello di qualcuno vale più di quello di altri. Del resto l’esperienza del governo Berlusconi insediato nel 2008, forte di 100 deputati di maggioranza e di 50 senatori, conferma che non basta regalare una maggioranza con un trucco elettorale per ottenere governabilità
Dobbiamo insistere convintamente nella nostra iniziativa perché nella situazione post voto esiste uno spazio che dobbiamo utilizzare per rilanciare la richiesta di modifica della legge elettorale, qui ed ora.
La terza proposta di legge di iniziativa popolare è quella riguardante la scuola. Abbiamo fatto nostra la proposta di legge di iniziativa popolare della Lip scuola, la consideriamo una nostra iniziativa al pari delle altre. Questa proposta non è solo volta a modificare radicalmente la cosiddetta “buona scuola” che probabilmente in futuro verrà riconosciuta come l’iniziativa che ha maggiormente divaricato i governi Renzi e Gentiloni dall’opinione del personale della scuola, degli studenti e delle famiglie.
Questa nostra campagna tenta di ricostruire un quadro organico delle politiche scolastiche necessarie, rimettendo in discussione presupposti legislativi che precedono la cd. “buona scuola”. Questa proposta ha il merito di riaprire il confronto su una materia delicata e importante come la scuola nel nostro paese. Di questo c’è assoluto bisogno e la nostra iniziativa può contribuire ad aprire una nuova fase. Basta pensare all’alternanza scuola lavoro che è diventata purtroppo una delle tante forme di precarietà, pressoché obbligata, e senza alcun riconoscimento economico.
Quindi tre proposte di legge su cui intendiamo rilanciare la raccolta delle firme con l’obiettivo di riaprire temi su cui si è cercato di chiudere la discussione con atti di forza e scelte inaccettabili come voti di fiducia e atteggiamenti impositivi.
Questa raccolta di firme sulle tre proposte di legge di iniziativa popolare si affiancherà idealmente e praticamente a quella in calce all’appello dell’Anpi contro le forme neofasciste e neonaziste di cui vi abbiamo già dato notizia, che sarà presente nei banchetti accanto alle nostre tre proposte di legge.
Alfiero Grandi
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