di Tiziana Barillà (da Il Salto.it)
“Rompere con l’Unione europea dei trattati, dei muri e dell’austerità”. Ma come, e con chi? Tutte le sinistre nel nostro tempo si trovano, prima o poi, a porsi questa domanda. Anche Potere al popolo – così come Podemos, La France Insoumise e altre formazioni europee – dovrà trovare il suo modo di stare in Europa, fare i conti con il rompicapo dell’euroscetticismo e con le diverse posizioni che le sinistre hanno imparato ad assumere in questi anni di austerità e irrigidimento della frontiere, di sempre maggiore libertà di circolazione per beni e capitali (leggi Ttip e Ceta) e sempre meno per le persone (leggi Regolamento Dublino).
Europeisti o no, euroscettici o no, nessuno può esimersi dal guardare cosa accade in Italia e nel resto del continente. Solo il 4% degli italiani è entusiasta dell’Ue, secondo un sondaggio di Swg, e il 38% è euroscettico, aggiunge un altro sondaggio di Lorien. Consapevoli del fatto che i sondaggi vadano presi con le pinze, a dare un’occhiata i numeri ci dicono che sono soprattutto gli elettori di Lega Nord (42%) e Fratelli d’Italia (70%), ma anche del M5s (65%). Ma a non avere fiducia nell’Europa è anche il 46% degli elettori di Prc e Pci. L’euroscetticismo, insomma, è un sentimento trasversale, non solo in Italia. In Francia, per esempio, Jean-Luc Mélenchon indica la via per una gauche patriottica e no euro.
Poi, non meno importante, c’è un vuoto da colmare nell’asse Roma-Bruxelles (o Strasburgo se preferite): quello che vuole una parte di sinistra radicale nostrana – così il mainstream si ostina a definirla – buona alleata dei Socialisti e democratici europei: l’eurogruppo conta 31 eurodeputati italiani nell’S&D, contro i 3 del Gue/Ngl, gli stessi socialisti e democratici che hanno guidato per anni le politiche di larghe intese, le stesse politiche economiche, sociali ed estere contro cui in casa si fa poi la campagna elettorale. Affermazioni ancor più vere dopo la riorganizzazione italiana: Liberi e uguali, infatti, con la presenza di D’Alema, Bersani & co., ovvero con l’arrivo degli ex Pd, si sentirà ancora più a casa nel partito di Martin Schultz e del presidente Gianni Pittella.
«Non c’è riformismo europeista, la UE è nemica e si vuole la rottura. È vero non si dice Italexit come invece fa Eurostop, ma non perché si creda in una riforma europea, ma perché c’é chi pensa che non saremo i soli a rompere», scrive Giorgio Cremaschi di Eurostop sul suo profilo fb, che è senza dubbio la formazione più di rottura. L’unica deputata in teatro, l’eurodeputata del Gue Eleonora Forenza, usa anche lei l’espressione «rompere con l’Unione europea dei trattati neoliberisti» e lo fa davanti ad alcuni dei «compagni di rottura» – semiparafrasando Cremaschi – venuti a Roma da mezza Europa per augurare buon lavoro a una nascente forza politica ma anche per augurarsi di avere da oggi un buon alleato in Italia. Per semplificare, l’obiettivo è rompere con questa Europa e lavorare insieme a chi ne vuole un’altra di Europa. Mentre in Gran Bretagna Geremy Corbyn potrebbe trovarsi alle prese con un secondo referendum sulla Brexit, all’Ambra Jovinelli di Roma, domenica 17, durante l’assemblea di Potere al popolo, abbiamo approfittato per fare un punto sullo stato di salute delle sinistre europee.
«Serve l’unità delle sinistre in Europa». Maite Mola è la vicepresidente della Sinistra europea, che non è l’unico ma è un tentativo di unire le sinistre in Europa. Sono almeno altri due i tentativi di costruire un’infrastruttura europea di sinistra, di formulare piani d’uscita comuni da questa Unione europea: il Plan B, dove si registra la presenza dell’italiano Stefano Fassina, e DiEM 25 guidata dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis. In ultimo, poche settimane fa, il Forum di Marsiglia che tenta di mettere insieme tutti quanti. Di questo abbiamo chiesto a Maite Mola, che è anche un’esponente del Partito comunista spagnolo.
«Potere al popolo solo se è potere costituente». Di Monereo, al secolo Manuel Monereo Pérez, molti di noi hanno almeno una pubblicazione nella propria libreria, e chi non l’ha ancora potrebbe approfittare per rimediare. È stato lui, infatti, a “salvare” Unidos Podemos (sigla che tiene dentro il partito di Pablo Iglesias ma anche Izquierda Unida di Alberto Garzon) dal vortice delle semplificazioni che, si sa, portano dritti dritti a destra, e formulare l’evoluzione del nemico da “casta” a “trama”. Il concetto di casta, usato dall’origine del movimento, è entrato in crisi e non basta più. Al «comunista non pentito», così gli piace esser definito, nonché padre politico di Pablo Iglesias, abbiamo chiesto come sta oggi Unidos Podemos dopo l’ingresso nelle istituzioni locali, nazionali ed europee. E se la sua analisi vale anche per l’Italia.
Qui l’intervista a Manolo Monereo Pèrez
«Impazienti di cambiare, ma pazienti perché dobbiamo costruire un contropotere». A Marc Botenga del Parti du Travail de Belgique, Ptb, non potevamo non chiedere delle proteste che stanno riempiendo le strade del suo Paese, il Belgio, “La pensione non è una tombola”. Il partito nato negli anni 60 dal movimento studentesco e fondato nel 1979, oggi è l’unico partito nazionale a presentarsi sia nella comunità fiamminga che in quella francofona. Dopo anni di risultati elettorali sotto l’1%, alle elezioni legislative del 2014 raggiunge il 3,7% e oggi cresce nei sondaggi, anche perché ha saputo collocarsi come un’affidabile alternativa ai socialisti travolti dagli scandali.
Qui l’intervista a Marc Botenga
«Se i mass media sono contro di noi dobbiamo costruire i nostri media», queste le parole di Gabriel Amard che più hanno colpito noi de IlSalto. La stampa mainstream continua a ignorare un processo politico già cominciato in Italia, perciò abbiamo chiesto a Gabriel, che è oratore nazionale de La France insoumise e direttore del bimestrale Le journal de la Insoumision, se fosse lo stesso in Francia. Ad Amard conosciutissimo in Francia soprattutto per la sua battaglia sull’acqua pubblica abbiamo chiesto anche di spiegarci come il movimento di Jean-Luc Mélenchon ha raggiunto il 19,58% alle ultime presidenziali francesi, nella Francia di Marine Le Pen, capitale europea della destra xenofoba e no euro, che è anche la Francia più ricca e più diseguale degli ultimi di tempi.
Qui l’intervista a Gabriel Amard
Fabio Amato, una vita da militante nel Prc, da anni lavora a Bruxelles al Parlamento europeo ed è perciò oramai residente in Belgio. Come lui milioni di italiane e italiane emigrano per studiare, lavorare, cercare quel che in Italia non trovano. Ogni anno, tra 250mila e 300mila lasciano l’Italia. Negli ultimi dieci anni, avverte l’Aire, gli italiani all’estero sono aumentati da 3,6 milioni a circa 5 milioni, senza contare quel milione di italiani che non figurano nelle statistiche perché non si iscrivono all’Aire. A Fabio, abbiamo chiesto perché è importante non dimenticare anche questa fetta di popolo.
Qui l’intervista a Fabio Amato
FONTE: http://www.ilsalto.net/potere-al-popolo-politiche-europee/
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