pepe mujca-casaVIDEO e testo dell’intervento di Josè Mujica, su mercato, ambiente, vita, al Summit di Rio+20 dello scorso anno. Un discorso censurato a livello globale.

“Autoritá presenti di tutte le latitudini e organismi, grazie mille. Grazie al popolo del Brasile e alla sua Sra. Presidentessa, Dilma Rousseff. Mille grazie alla buona fede che, sicuramente, hanno presentato tutti gli oratori che mi hanno preceduto.

Esprimiamo la profonda volontá come governanti di sostenere tutti gli accordi che, questa, nostra povera umanitá, possa sottoscrivere.

Comunque, permettetteci fare alcune domande a voce alta. Tutto il pomeriggio si é parlato dello sviluppo sostenibile. Di tirare fuori le immense masse dalle povertá.

Che cosa svolazza nella nostra testa? Il modello di sviluppo e di consumo, che é l’attuale delle societá ricche?

Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli indú in proporzione avessero la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi?

Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Piú chiaramente: possiede il Mondo oggi gli elementi materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le piú opulente societá occidentali? Sará possibile tutto ció?

O dovremmo sostenere un giorno, un altro tipo di discussione?

Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale stiamo: figlia del mercato, figlia della competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato societá di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione, che significa guardare in tutto il pianeta.

Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa??? É possibile parlare di solidarietá e dello stare tutti insieme in una economía basata sulla competizione spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternitá?

Non dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento. Ma al contrario: la sfida che abbiamo davanti é di una magnitutine di carattere colossale e la grande crisi non é ecológica, é política!

L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo … E la vita!

Perché non veniamo alla luce per svilupparci solamente, cosí, in generale.

Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita é corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo é elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la societá di consumo é il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo é lo stesso che sta aggredendo il pianeta.

Peró loro devono generare questo iper consumo, producono le cose che durano poco, perché devono vendere tanto. Una lampadina elettirica, quindi, non puó durare piú di 1000 ore accesa. Peró esistono lampadine che possono durare 100mila ore accese!

Ma questo non si puó fare perché il problema é il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e cosí rimaniamo in un circolo vizioso.

Questi sono problemi di carattere político che ci stanno indicando che é ora di cominciare a lottare per un’altra cultura.

Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca dell’uomo delle caverne, né di avere un monumento all’arretratezza. Peró non possiamo continuare, indefinitamente, governati dal mercato, dobbiamo cominciare a governare il mercato.

Per questo dico, nella mia umile maniera di pensare, che il problema che abbiamo davanti é di carattere político. I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: “povero non é colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di piú e piú”.

Questa é una chiave di carattere culturale.

Quindi, saluteró volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterró, come governante.

Só che alcune cose che sto dicendo, stridono. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e dell’aggressione al medio ambiente non é la causa.

La causa é il modello di civilizzazione che abbiamo montato.

E quello che dobbiamo cambiare é la nostra forma di vivere!

Appartengo a un piccolo paese molto dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono poco piú di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore. Il mio paese é un esportatore di cibo, di latticini, di carne. É una semipianura e quasi il 90% del suo territorio é sfruttabile.

I miei compagni lavoratori, lottarono tanto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le 6 ore. Ma quello che lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora piú di prima. Perché? Perché deve pagare una quantitá di rate: la moto, l’auto, e paga una quota e un’altra e un’altra e quando si vuole ricordare … é un vecchio reumático – come me – al quale giá gli passó la vita davanti!

E allora uno si fa questa domanda: questo é il destino della vita umana?

Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non puó essere contrario alla felicitá. Deve essere a favore della felicitá umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare.

Precisamente. Perché é questo il tesoro piú importante che abbiamo: la felicitá!

Quando lottiamo per il medio ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento del medio ambiente si chiama felicitá umana!”


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4 risposte a “Discorso di un tupamaro: Josè Mujica, Presidente della Republica Oriental del Uruguay”

  1. Avatar Alessandro
    Alessandro

    Si ….un vero politico, nel senso che le priorita della vita vanno rispettate e segnalate ..grazie

  2. Avatar antonio monti
    antonio monti

    E’ un discorso commovente, fatto da una persona semplice , con una grande cultura e un grande amore e rispetto per il mondo e i suoi abitanti. E’ vero noi facciamo parte della natura e avremmo dovuto vivere in completa simbiosi con la natura stessa.
    Ma purtroppo abbiamo l’intelligenza, e l’abbiamo usata in maniera scellerata , non abbiamo sfruttato questa grande qualita , per creare un sistema di rispetto per il pianeta. Non conosciamo la felicità, ( sto parlando del mondo occidentale) non riusciamo ad assaporare le piccole cose veramente importanti e indispensabili per il nostro sano equilibrio.vogliamo sempre tutti di più.E la cosa più brutta secondo me , è che la maggior parte di noi è sola , con la sua tristezza e frustrazione.
    Mi auguro che i nostri politici ascoltino questo semplice discorso,e ne traggano beneficio

  3. Avatar molly

    Perchè i nostri politici non usano mai questi argomenti. Quanta ipocrisia nel loro parlare e nel loro agire seppure
    certe volte provano a parlare di tolleranza, solidarietà, amore! Specialmente se certe parole vengono da persone vicine alla Chiesa.. allora veramente ti prende lo sconforto e non sai più a chi credere. E’ vero purtroppo che ci sembra di raggiungere la felicità, ma è solo un surrogato perché subito dopo abbiamo bisogno di altro. La felicità, quella che ti riempie il cuore sta nelle piccole cose. Concordo con i vecchi pensatori: Povero non è chi ha poco, ma
    colui che necessita di tanto e vuole sempre di più..e più..e più.
    Che peccato veder rovinare questo bel mondo! Ma finché è possibile facciamoci sentire se crediamo a queste bellissime parole! Amiamo i nostri figli, seguiamoli nella loro crescita, amiamo i nostri amici e questo piccolo mondo

  4. Avatar annalisa silvestri
    annalisa silvestri

    E’ un discorso molto toccante che dovrebbe far riflettere tutti noi riguardo il futuro dell’umanità intera ma soprattutto dovremmo fermarci a riflettere sul fatto che le risorse del pianeta non sono inesauribili e lo sfruttamento tanto dissennato del nostro pianeta non ci garantisce la felicità. Dovremo finalmente capire che i valori sono altri e questo ci darà se non proprio la felicità almeno la serenità.

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