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ARGENTINA: Nazionalizzata la YPF, grande azienda petrolifera controllata dalla multinazionale spagnola Repsol

“Dobbiamo chiudere il ciclo storico in cui tutto era considerato come una merce.  Istruzione, sanità, cibo, energia sono diritti della popolazione. Non importa chi e per quanto tempo ci minacceranno. La regione americana vive il suo tempo storico di recupero di un progetto di emancipazione. E ‘ ora che il paese assuma l’impegno di mettere al centro questo obiettivo in difesa della sovranità e dell’integrazione regionale, con un modello in cui l’energia sia considerata un valore strategico, trattata come un bene sociale e un diritto umano a cui tutti debbono avere accesso. “da Amelia Rossi (Buenos Aires)

Cosa fare con YPF?
Dichiarazione di Joseph Rigane,Segretario Generale della Federazione dei Lavoratori dell’ Energia dell’Argentina (Affiliato alla CTA)

“Abbiamo alle spalle due decenni di politica di privatizzazione dell’energia come parte di una strategia complessiva orientata a promuovere e sostenere l’iniziativa privata. Non aggiungiamo nulla al dibattito, se diciamo che questo percorso si è concluso nel fallimento che abbiamo di fronte: il supersfruttamento dei pozzi dati in concessione, nessun investimento in nuove esplorazioni, ha determinato l’esportazione delle nostre risorse di idrocarburi, con grandi profitti rimessi dalla multi nazione Repsol, insieme ad altre, alle loro case madri, l’espansione verso altri paesi della regione e la brutale caduta delle nostre riserve di petrolio e gas.

In questo modo, il paese ha perso la sua capacità di autosufficienza e sperperato le sue riserve di petrolio e di gas, per diventare importatore netto di combustibile (Gas naturale, olio combustibile e gasolio), per non meno di US $ 9.300 milioni nel 2011, il doppio del 2010.

Si tratta di un problema associato con la attuale crisi dell’export . Mancano dollari, sufficienti ad estinguere il debito estero e noi importiamo energia!

Come effetto abbiamo le restrizioni sul mercato dei cambi e la chiusura delle importazioni necessarie alla produzione di beni strumentali. Il risultato di questo modello energetico basato sulla privatizzazione e la de-nazionalizzazione è la perdita di sovranità energetica e l’aumento dell’arretratezza.

Potremmo gridare che “lo avevamo già detto,” e non vincemmo molto, perché la nostra voce fu deliberatamente messa a tacere, e la nostra ragione suona come una vittoria di Pirro.

Vale la pena denunciare i “privatizzatori” della prima ora, che adesso fuggono dalle loro responsabilità. Fanno parte degli  stessi che furono d’accordo con la strategia di trasferire la gestione sovrana delle risorse naturali alle Province. Non dimentichiamo che questo fu il risultato di un emendamento costituzionale suggellato dal Patto di Olivos nel 1994. (norme che dando il potere di concessione alle provincie, rendevano molto più facile e meno controllabile lo sfruttamento delle risorse minerarie da parte delle multinazionali, ndt).

Non furono responsabili solo i Menem e i Cavallo, neoliberisti compiuti, chi si sente senza peccato scagli la prima pietra. Sono nomi di persone e di istituzioni del sistema costituzionale, cioè quelli che determinano il potere repubblicano, dentro il potere Esecutivo, Legislativo e Giudiziario.

Di fronte al fallimento della privatizzazione è d’obbligo la socializzazione della YPF e un’autonoma  politica energetica.

La vendita di YPF ai privati fu giustificata dalla corruzione e dall’inefficienza di gestione, cosa che ha consentito enormi affari per le compagnie petrolifere private, mentre allo stesso tempo, lo Stato era l’alfiere del debito estero che ha determinato negativamente la politica economica negli ultimi anni decenni.

Ora non è sufficiente tornare indietro e “nazionalizzare”, ancor meno “argentinizzare”, un cammino percorso con le facilitazioni per consentire una redditività spuria al gruppo Eskenazi. È tempo di socializzare, cosa che presuppone di trasformare lo “Stato bobo” e integrare i lavoratori e la società nella gestione di un programma di sovranità energetica, che riporti il patrimonio energetico nelle mani del popolo, iniziando con il recupero della YPF e della sovranità nazionale e popolare.

Questa socializzazione dove funzionare senza indennizzo, è più che compensata dalle grandi rimesse dei profitti all’estero in tutto questo periodo e dalla depredazione dei pozzi dati in concessione. L’obiettivo è quello di trasformare la situazione attuale, annullando le concessioni, tornando alla proprietà nazionale delle risorse naturali, e realizzando la riforma fiscale necessaria a garantire risorse sufficienti alle provincie per le loro spese sociali.

La posta in posta in gioco è il diritto all’energia. Dobbiamo farla finita con il ciclo storico che ha considerato tutto come merce. Istruzione, sanità, cibo, energia, sono diritti della popolazione.

Non importa chi e per quanto tempo minacceranno. La regione americana vive il suo tempo storico di recupero di un progetto di emancipazione. E ‘ ora che il paese assuma l’impegno di mettere al centro questo obiettivo in difesa della sovranità e dell’integrazione regionale, con un modello in cui l’energia sia considerata un valore strategico, trattata come un bene sociale e un diritto umano a cui tutti devono avere accesso.”

—————————

Sulla storia della YPF, fondata da un ingegnere italiano, Enrique Mosconi, vedi anche:

Enrique Carlos Alberto Mosconi, fondatore della YPF, l’industria petrolifera argentina.

Discussione

4 pensieri su “ARGENTINA: Nazionalizzata la YPF, grande azienda petrolifera controllata dalla multinazionale spagnola Repsol

  1. Argentina: verso espropriazione YPF, controllata di Repsol

    http://it.euronews.com/2012/04/16/argentina-verso-espropriazione-ypf-controllata-di-repsol/

    "Mi piace"

    Pubblicato da cambiailmondo | 16/04/2012, 22:00

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  1. Pingback: CRISTINA FERNANDEZ KIRCHNER, LA BUONA POLITICA « il Moralista - 17/04/2012

  2. Pingback: ARGENTINA: Nazionalizzata la YPF, grande azienda petrolifera controllata dalla multinazionale spagnola Repsol | Quaderni socialisti - 22/04/2012

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