Europa

Analisi del voto alle europee

Analisi del voto alle europee

di Pier Giorgio Ardeni (da Facebook 11/6/2024)

È emerso il «cuore di tenebra» europeo? In parte sì, come in Francia, Germania e Austria, ma non altrove. In Italia, la destra si compatta attorno a Meloni. A sinistra, il PD e AVS avanzano, mentre la voce dei pacifisti non trova la rappresentanza sperata. Come è andato questo voto? Iniziamo dal numero dei votanti. Quest’anno la media in Europa è stata del 50.93%, maggiore di quella del 2019 (50.66%). In Italia, i votanti, che erano stati il 56.09% nel 2019, sono invece calati al 48.31% (per la prima volta noi siamo sotto la media UE): fanno peggio Paesi Bassi, Grecia, Portogallo, Finlandia, Cechia, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Croazia (che ha la palma nera del 21.34%).

Nelle circoscrizioni, i votanti sono il 35.29% nelle isole (erano stati il 37.2% nel 2019), il 42.09% nel Sud (49.32%), il 51.7% nel Centro (59.34%), il 52.77% nel Nord-est (63.94%) e il 54.29% nel Nord-ovest (63.59%). Il crollo della partecipazione è dunque fortissimo al nord, più del centro-sud. In ogni caso, il totale dei voti validi, 23,379,878, è di più di 4,7 milioni inferiore a quello del 2022. Certo, hanno potuto votare pure gli studenti fuori sede, ma sono stati solo 17.442 (il 4%). Che poi si siano espressi in maggioranza per AVS e PD indica solo un loro maggior grado di militanza, ma sono, purtroppo, un’esigua minoranza. Così come il voto estero, espresso da appena il 7.85% degli aventi diritti, ovvero 105.374 persone. In sostanza, enorme è oggi l’area di chi si astiene, che dovrebbe preoccupare tutte le forze politiche.

Il partito della Meloni festeggia per l’alta percentuale ottenuta (il 28.76%), ma il suo partito, in realtà, prende 577mila voti in meno del 25 settembre 2022. La destra, nel suo complesso, vince ancora, ma raccoglie 1,25 milioni di voti in meno. Tajani supera Salvini, ma non c’è “exploit”: aumenta in percentuale ma Forza Italia con Noi Moderati prende 290mila voti in meno dei 2,53 milioni del 2002. Nella Lega, non c’è “l’effetto Vannacci”, nonostante le 500mila preferenze, e i voti in meno sono 380mila, attestandosi poco sopra i 2 milioni. Il PD, con 5.635.970 voti, sale al 24.11%, ma non è il «risultato straordinario» che reclama Elly Schlein, perché non è il suo «il partito che cresce di più dal 2022» (c’è AVS). In ogni caso, il PD guadagna 287mila voti sul 2022 ed è la prima volta dal 2008 che è in crescita in una tornata elettorale (forse raccogliendo parte degli ex renziani che rientrano all’ovile). L’avanzata del PD, poi, è multiforme, con l’affermazione di molti candidati moderati e “centristi” come Bonaccini e altri e quella di pochi candidati più “di sinistra” o pacifisti come Cecilia Strada e Marco Tarquinio.

Al centro, è debacle per calendiani, renziani e boniniani: i loro due raggruppamenti non raggiungono il quorum del 4%, ottengono 1.666.138 voti, ovvero 1,49 milioni in meno del 2022.

A sinistra, l’exploit è di AVS, che ottenendo 1.583.970 voti (il 6.77%), si migliora di 562mila voti. L’effetto di traino delle sue candidature “umanitarie” e simboliche – Ilaria Salis e Mimmo Lucano –, che con Ignazio Marino totalizzano 440mila preferenze, è evidente. Se Lucano andrà a fare il sindaco di Riace, come sembra, il suo ruolo finirà lì.

I 5 Stelle di Giuseppe Conte crollano, raccogliendo 2.332.854 voti (il 9.98%), perdendone oltre due milioni, continuando così quella deriva verso il declino già accentuatasi nel 2022.

Pace Terra Dignità ottiene quasi 517mila voti (2.21%), che sono quasi 114mila in più di quelli che aveva preso Unione Popolare nel 2022 (1.43%), ma non raggiunge il quorum. Una performance discreta ma insufficiente.

Come valutare il movimento elettorale descritto? La disaffezione continua, segno che un’ampia fetta della popolazione, ormai maggioritaria, non crede più in questo sistema politico, nei suoi partiti, nella loro “offerta”, nelle loro promesse. C’è un mondo degli esclusi che non si sentono rappresentati, di cui sarebbe interessante sapere di più. E c’è un mondo che alla politica partecipa, ma è ora minoritario. In questo “recinto” – che a questo turno perde altri cinque milioni di voti – i voti si ricollocano. Questa volta sembra emergere una certa propensione verso sinistra: PD e AVS prendono 849mila voti in più, anche se i 5Stelle ne perdono due milioni, mentre a destra la perdita è di oltre 1,2 milioni. Certo, il voto si “polarizza”, con l’aumento dei due maggiori partiti, ma l’effetto sembra in una certa contro-tendenza rispetto all’insieme della UE.

In Europa, i partiti del gruppo dei Popolari (EPP) guadagnano 186 seggi (10 in più), mentre i Socialisti (S&D) ne prendono 135 (4 in meno). Renew Europe, dei liberali di centro, ottiene 79 seggi (ben 23 in meno), i conservatori di ECR, il raggruppamento cui afferisce FdI, ne ottengono 73 (4 in più) mentre Identity and Democracy, di destra, ne prende 58 (9 in più). I Verdi ne raccolgono 53, perdendone 18, mentre The Left ne guadagna 36, perdendone 1. In sostanza, i raggruppamenti si mantengono più o meno gli stessi, con un certo calo verso sinistra e un modesto aumento verso destra, non tali da alterare le maggioranze. È vero, quindi, che in Europa le destre estreme avanzano, ma la loro crescita, fortunatamente, non è tale da modificare gli equilibri del Parlamento.

Il pacifismo, in Italia, trova un certo consenso tra la popolazione, ma non tale da “sfondare”. L’affermazione di AVS – l’unica lista apertamente contro riarmo e guerra – fa ben sperare, ma tanto il crollo del M5S, la modesta performance di Pace Terra Dignità e l’ambivalente posizione del PD (solo alcuni dei candidati eletti sono apertamente contro la guerra) pongono dei dubbi. AVS, che aveva un solo seggio, ne avrà ora sei – tre per Sinistra Italiana e tre per i Verdi – mentre i 5 Stelle ne avranno 8 (tre in più) e il Pd 21 (5 in più). Se i Verdi italiani sembrano porsi su posizioni pacifiste, è pur vero però che andranno a sedere con gli omologhi tedeschi, caratterizzatisi per il loro bellicismo a favore del riarmo. Così, le posizioni italiane contro la guerra saranno sostenute da uno sparuto gruppo di deputati, che si uniranno alle poche decine di colleghi europei.

Del resto, i nostri media dominanti hanno ben oscurato la campagna pacifista, insistendo sulla polarizzazione Schlein-Meloni ed evitando di far emergere il maggioritario consenso esistente contro la guerra. Anche AVS, peraltro, ha goduto di una copertura notevole grazie alla candidatura di Ilaria Salis e non certo per le sue posizioni contro la guerra. C’è quindi solo da sperare che i nostri deputati pacifisti tengano il punto in Europa, anche se saranno un’esigua minoranza, che noi in Italia faremo loro eco.

FONTE: Fb

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