IL SUCCESSO DI UNA SINISTRA CHE NON T’ASPETTI: IL PARTI DU TRAVAIL DE BELGIQUE

di Sandro De Toni


Al centro Raoul Hedebouw – Presidente del Parti du Travail de Belgique

Il Partito del Lavoro del Belgio, in forte progresso da una decina d’anni, stona nel panorama della sinistra radicale europea. Continua a rivendicare la sua appartenenza al marxismo e questa sua impostazione traspare in tutta la sua struttura: nella selezione e formazione dei quadri, nel controllo dei parlamentari, nelle sue organizzazioni di massa e nel suo legame con i sindacati. Nessuna organizzazione “gazzosa” e digitale come Podemos o il Movimento cinque stelle, ma sezioni nei luoghi di lavoro e nei territori. Raoul Hedebouw, l’attuale Presidente, rivendica la sua estraneità al populismo: “non sono le élite che si scontrano con il popolo, ma sono le classi che si affrontano”. Il 9 giugno prossimo si vota in Belgio non solo per il parlamento europeo, ma anche per quelli nazionale e regionali, e gli ultimi sondaggi gli attribuiscono il 18% dei consensi in Vallonia, il 15% nella Regione di Bruxelles e più del 10% perfino nelle Fiandre, una Regione notoriamente conservatrice dove imperversa il movimento di estrema destra Vlaams Belang.

Il Parti du Travail de Belgique (in olandese: Partij van de Arbeid van België, abbreviato in PTB o PVDA) è un partito politico belga nazionale e unitario, cioè non diviso secondo linee linguistiche. Per situarlo meglio occorre ricordare che il Belgio dal 1993 è un paese federale composto per l’appunto da tre regioni e con una popolazione di circa 11,7 milioni di abitanti divisi tra Fiandre (6,8 milioni), Vallonia (3,7 milioni) e Regione di Bruxelles con 1,2 milioni di residenti. Il PTB definisce la guerra in Ucraina “una guerra imperialista tra la Russia e gli Stati Uniti … mentre al fronte vengono spediti i figli della classe lavoratrice, russa ed ucraina”; la capogruppo alla Camera dei deputati, Sofie Merckx, afferma che “anche lo Stato di Israele è un organizzazione terroristica”.

Il partito critica fortemente i socialisti belgi che hanno votato la privatizzazione dei servizi pubblici, hanno bloccato i salari e si rifiutano di abbassare l’età pensionabile da 67 a 65 anni. È contrario al controllo della UE sul bilancio dello Stato e rifiuta le politiche austeritarie. Presenta di conseguenza un programma radicale a partire da un’imposta patrimoniale sulle grandi ricchezze, il dimezzamento degli stipendi dei ministri e dei parlamentari, i trasporti pubblici gratuiti anche in polemica con il “climato-elitismo” dei partiti verdi.

I suoi dirigenti sono molto prudenti nella loro politica di alleanze, e attualmente sono presenti nelle giunte di due soli comuni dove il rapporto di forza gli consente di essere più incisivi. Guardando all’esperienza di Syriza ritengono che non basti esprimere la rabbia popolare e conquistare la maggioranza dei voti e dei seggi parlamentari per potere cambiare realmente le cose, e ritengono che se non intervengono le piazze con il loro peso, se non si sviluppano movimenti sociali, niente cambierà, e che comunque si può ottenere molto anche senza ministeri.


Dagli studenti maoisti al partito del lavoro

Il PTB oggi conta 25.000 aderenti, la sua organizzazione giovanile (14-19 anni), RedFox ha 6.500 iscritti e l’organizzazione degli universitari (COMAC – Communistes et Actifs) 3.000. Il partito anima anche ambulatori gratuiti (Médecins pour le peuple), possiede un media rivolto ai giovani, Fakto, ed organizza una sorta di Festa dell’Unità, Manifiesta. Inoltre, è molto presente nel sindacato FGTB e nelle mutue, soppiantando gradualmente l’egemonia del Partito socialista. 

Dal movimento studentesco del ‘68, nacque un primo nucleo del partito con il nome di “Tutto il potere agli operai” sbandierando un forte riferimento al marxismo-leninismo ed al maoismo; i suoi militanti si fecero assumere come operai nelle fabbriche ed aprirono nei quartieri ambulatori popolari. Nel 1979 fu fondato il Parti du Travail de Belgique. Dal 2005 ha cambiato registro abbandonando una postura settaria e distinguendosi dall’ondata populista di sinistra come quella rappresentata da Podemos.

Ha messo al centro l’organizzazione ed il lavoro politico tra la classe lavoratrice. La vera svolta avviene nel 2008 con il congresso detto del “Rinnovamento” nel corso del quale, pur rimanendo un partito rivoluzionario decide di mettersi in asse con il XXI° secolo, di lasciarsi alle spalle riferimenti un po’ antichi e di occuparsi di temi politici attuali più vicini ai problemi quotidiani dei lavoratori: “conservare la spina dorsale di un partito rivoluzionario ma sviluppando un corpo flessibile”, come sostiene Peter Martens, Presidente fino al 2022 ed ora Segretario generale. 

Il PTB è un partito all’antica ma che ha saputo rinnovarsi, promuovendo il protagonismo dei lavoratori ai quali sono riservate quote a tutti i livelli dei gruppi dirigenti (il 20% va a dipendenti di imprese industriali che non hanno conseguito il diploma di maturità), e sugli attuali 12 deputati 4 sono operai.
Piace agli elettori la coerenza, la solidità e la serietà dei suoi attivisti e dei suoi dirigenti, tutte qualità che oggi non ti aspetti più da un partito politico.


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Una replica a “IL SUCCESSO DI UNA SINISTRA CHE NON T’ASPETTI: IL PARTI DU TRAVAIL DE BELGIQUE”

  1. Avatar francescoberrettini

    L’ho sempre sostenuto che il materialismo storico( marxismo) non è morto ma ha ancora un grande valore euristico e di analisi della realtà socio_economica

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