
di Ol’ga Loginova (28.09.2022)
“Una decisione forzata: partire subito”
Mercoledì davanti al Centro Servizi Pubblici del distretto Žetysu di Almaty sostava una fila di russi arrivati nei giorni scorsi. Volevano richiedere un codice fiscale, perché solo così avrebbero potuto aprire un conto in banca. Erano pronti ad aspettare ore in fila e ancora un po’ per avere una risposta dal Centro Servizi Pubblici. Vlast.kz ha parlato con loro dell’attraversamento del confine, delle circostanze della loro partenza e dei loro piani per il futuro.
I nomi degli intervistati sono stati cambiati su loro richiesta.
“C’è tutta una Silicon Valley radunata qui”
Le persone in attesa al CSP si erano divise in gruppetti. Girava la voce che avrebbero ricevuto dell’acqua gratuitamente all’interno dell’edificio. Era arrivata anche una caffetteria mobile accanto al CSP. Verso l’ora di pranzo, due kazaki si avvicinano alla coda: distribuiscono biglietti da visita ai presenti e promettono un codice fiscale senza fare la fila, naturalmente a pagamento. Nessuno accetta, chi si è radunato preferisce aspettare il proprio turno.
Aleksandr, uno specialista informatico, è arrivato da Mosca quattro giorni fa con venti colleghi: l’intera azienda ha deciso di trasferirsi.
Dice: “ci siamo riuniti d’urgenza, la notizia (sulla mobilitazione ndr) è arrivata come un fulmine, è stata una decisione forzata: partire subito”.
Il collega di Aleksandr, Evgenij, è l’unico dell’intera compagnia che ha dovuto partire con un passaporto civile (carta d’identità ndt).
“E adesso mi trovo di fronte al problema che non posso ricevere una carta SIM, non posso ricevere una carta bancaria. Sono venuto qui con una carta Visa, ricevo uno stipendio in rubli, ma non posso ritirarlo”, dice il giovane.
Evgenij ha presentato richiesta per il passaporto, ma il consolato ha risposto che a causa del grande flusso non sanno ancora quando sarà accettata. L’elaborazione del documento può richiedere fino a 90 giorni e Evgenij teme di non riuscire a riceverlo in tempo, prima di essere obbligato per legge a lasciare il Paese1. “Non è chiaro se potremo restare qui e formulare un contratto di lavoro, ma ci proveremo”, dice.
La maggior parte delle persone in fila lavora nel settore informatico. Alcuni affermano che per ora è possibile lavorare da remoto, altri sono alla ricerca di nuove opportunità per la propria attività o vogliono trovare un lavoro in società collegate.
Pëtr è stato uno dei primi ad attraversare a piedi il confine, a nord. “A piedi perché è più veloce, non per fare economia”, spiega. – Poi sono andato in macchina a Kostanaj, poi di notte in macchina ad Astana, e poi tre ore dopo in macchina ad Almaty. Sono arrivato qui lunedì (19 settembre – ndr).”
Per lui, uno degli obiettivi era trasferire l’attività in Kazakistan per facilitare il lavoro con i clienti stranieri. Il giovane dice anche che anche lui lavora nell’informatica. “C’è un’intera Silicon Valley qui, in effetti, i ragazzi ed io scherzavamo mentre aspettavamo in coda”, ride. Secondo quanto dice, gli ci sono volute due ore per fare domanda per un codice fiscale. Probabilmente dovrà trascorrere la stessa quantità di tempo in attesa di riceverlo.
Konstantin, uno specialista IT di Mosca, si è stabilito prima da parenti e poi ha preso una casa in affitto. Ha intenzione di rimanere ad Almaty per molto tempo. “Sono qui ad Almaty già da una settimana, mi piace molto, la città è bellissima, sono molto soddisfatto. Al momento per me questa non è una tappa intermedia, ma quella finale”, dice, aggiungendo di temere solo cambiamenti nei rapporti tra Russia e Kazakistan e l’estradizione di coloro che hanno evitato la mobilitazione alla parte russa. Konstantin dice che sta trattando con società internazionali che hanno trasferito gli uffici dalla Russia al Kazakistan e spera di riuscire a farsi assumere.
“In ogni caso è possibile lavorare da remoto e finché non è vietato continuo a lavorare”, dice anche. “Se necessario, posso lasciare il Paese e poi tornare”.
Secondo le sue parole, i suoi parenti rimasti in Russia sono preoccupati per lui ma tutti sono sicuri che abbia preso la decisione giusta.
“Non ho una sola persona nel mio ambiente che sia a favore quello che sta succedendo”, dice Konstantin. “È solo una cosa orribile”. L’uomo nota che molti dei suoi conoscenti stanno solo pianificando di andarsene e ci vuole molto tempo. Altri non possono partire immediatamente per motivi personali e familiari. “Per favore, non date per scontato che tutti quelli che sono rimasti siano d’accordo con ciò che sta accadendo. No, non siamo d’accordo. Ognuno ha le proprie ragioni: alcuni hanno parenti malati che hanno bisogno di cure, altri hanno in programma di trasferirsi, ma sono trattenuti da mutui, appartamenti e le persone decidono così”, spiega.
“Siamo rimasti al confine per 19 ore”
Molti in coda hanno attraversato il confine in auto, ma ognuno ha seguito un percorso diverso.
Artem e Nikolaj sono partiti per il confine occidentale (del Kazakistan ndt) da città diverse: il primo da Nižnij Novgorod, il secondo dalla regione di Rostov. Avrebbero voluto incontrarsi lungo la strada, ma sono finiti in posti di blocco diversi.
“Abbiamo attraversato il confine vicino a Uralsk. Siamo rimasti al confine per 19 ore. Ci sono molti – non so nemmeno come chiamarli … banditi, che vendono un posto più avanti nella fila per un sacco di soldi, e quindi siamo rimasti più a lungo del necessario “, racconta Nikolaj.
Artem dice di aver conosciuto dei ragazzi in fila al Centro di Servizio Pubblico che sono rimasti al confine per 30 ore. Secondo lui, molti hanno anche scritto di questo problema nelle chat di Telegram per quelli che si trasferiscono. “Lì, il ragazzo ha detto che prendevano 25 mila rubli a persona. All’inizio ne hanno chiesti 50, hanno contrattato 25 a persona, e ce n’erano quattro in macchina e hanno pagato 100mila rubli. È che stavano lì già da trenta ore”, dice. Nikolaj racconta che dopo dieci ore lui stesso è rimasto senza acqua e cibo e si è fatto un po’ prendere dal panico. Sono riusciti a passare con grande difficoltà.
“Verso la fine mi sono arrabbiato, ho iniziato a urlare contro il vigile urbano che stava lì, perché non faceva niente, era inutile”, racconta il giovane. “E ciononostante abbiamo superato questi ragazzi che vendono i posti in coda, siamo rimasti letteralmente fermi per altre due o tre ore e poi abbiamo attraversato il confine”.
Artem ricorda che nella coda in cui è finito, alcuni hanno semplicemente abbandonato la macchina e hanno cercato di attraversare a piedi. “Davanti ai nostri occhi la gente semplicemente chiudeva l’auto e andava a piedi. Una roba da pazzi” dice. Nikolaj racconta che nella sua coda alcuni hanno cercato di vendere l’auto tramite le chat di telegram – a un certo punto, è passata per la mente anche a lui un’idea del genere. Poi però si è scoperto che i pedoni non potevano passare il confine e così hanno iniziato a chiedere agli autisti di portarli.
Si unisce alla nostra conversazione Lev. Dice che lui personalmente è arrivato ad Almaty in aereo, ma i suoi amici, partiti in macchina sabato, sono rimasti al confine per tre giorni e alla fine hanno fatto marcia indietro, perché la coda non si muoveva affatto. Lev dice che pensa di restare in Kazakistan e di lavorare qui: la sua azienda ha una filiale ad Almaty e, in caso di problemi, il giovane pensa di trovare lavoro da loro. Non ha avuto problemi a trovare un alloggio in affitto, ma ha detto che la proprietaria dell’appartamento ha aumentato il prezzo per i precedenti inquilini da 190 a 400mila tenge e che hanno dovuto trasferirsi.
Vladimir è arrivato in macchina dalla città di Kemerovo. “Siamo partiti il 21, letteralmente 5 ore dopo l’annuncio della mobilitazione”, ricorda. “In tre ore, abbiamo imballato le nostre cose con gli amici e abbiamo iniziato ad attraversare l’Altai”. Ha dovuto aspettare al confine per due ore. Racconta che un suo amico in servizio nell’esercito nella regione di Kemerovo ha cercato di partire tre giorni dopo di lui, ma gli è stato proibito di partire.
“Personalmente ero all’opposizione in Kuzbass, e posso dire che Kuzbass è il più fedele possibile a Putin, e adesso lì prendono tutto e tutti” racconta Vladimir “Lì non sono a posto. A Mosca hanno visto la storia che un disabile autistico è stato reclutato? La stessa cosa accade lì, ma non c’è una grande pubblicità, perché non ci sono media indipendenti”.
Vladimir lavora nel campo del cinema. Dice che non rimarrà in Kazakistan per molto tempo e prevede di andare negli Stati Uniti.
“Perché là ci sono altre opportunità, ho degli amici. E così non peseremo molto sui residenti locali in Kazakistan, perché ho sentito che con il nostro arrivo qui i prezzi sono davvero aumentati per tutto, – dice. – Ancora più o meno per il rublo se hai dei risparmi, puoi scambiare, e più o meno te la cavi. Tuttavia, un appartamento qui ora è più costoso che nelle nostre città. Anche se cambi il rublo in tenge, è molto caro”.
“A Mosca tutti fanno finta che non stia succedendo niente”
Pavel è arrivato ad Almaty da Mosca, dopo aver acquistato un biglietto per 50 mila rubli, che secondo lui nella situazione attuale era relativamente economico. Sua moglie e suo figlio dovrebbero seguirlo presto. Spera di ottenere un codice fiscale e poi ottenere un lavoro nel suo campo, è un medico. “Forse, se qui non funziona, proverò a Erevan”, dice. C’erano già 300 persone in fila per compilare la domanda per il codice fiscale davanti a lui all’ora di pranzo.
Svjatoslav e Ekaterina sono venuti ad Almaty da luoghi diversi: lei da Mosca, lui dalla Finlandia. Già prima, la coppia non viveva in Russia da quattro mesi. Qualche mese fa hanno deciso di tornare in Russia, ma alla fine hanno deciso di ripartire.
“Pensavamo che forse le cose sarebbero andate in discesa. Magari le truppe sarebbero state ritirate. Speravamo per il meglio, ma evidentemente invano”, afferma Svjatoslav. Ekaterina aggiunge che all’inizio, dopo il ritorno, sembrava che fosse diventato più calmo, ma poi spiega che nella capitale russa, in linea di principio, sono generalmente calmi su ciò che sta accadendo.
“A Mosca fanno finta che non stia succedendo niente, che vada tutto bene e non c’è bisogno di pensarci”, spiega anche Svjatoslav. Ora la coppia ha in programma di rimanere in Kazakistan per almeno un anno: la filiale dell’azienda dove lavora Svjatoslav è stata trasferita ad Almaty, e lui ha intenzione di lavorare lì.
Molti degli intervistati hanno affermato che molto probabilmente sarebbero transitati in Kazakistan e poi sarebbero andati da qualche altra parte.
Secondo i dati ufficiali, più di 98.000 cittadini russi sono entrati in Kazakistan dal 22 al 27 settembre.
FONTE: https://vlast.kz/obsshestvo/51862-resenie-bylo-zeleznym-uezzat-srazu.html
Traduzione dal russo di Marco Ferrentino
1 È possibile per i cittadini russi rimanere in Kazakistan senza visto e con la carta d’identità solo per trenta giorni consecutivi ndt
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