di Tonino D’Orazio
Cos’è successo domenica 12 maggio nel maggior porto degli Emirati Arabi del Golfo, Fujairah ? Quanti cargo e petroliere sono stati colpiti? Da chi? Il blackout delle notizie è in corso. Solo un paese è capace di impedire il divulgarsi delle notizie, gli Usa. Oltre ai loro velivoli si sono visti sul porto anche quelli francesi. Non sono solo i russi ad aver visto gli aerei volare sopra il porto. Ci sono anche libanesi e alcuni testimoni sul posto.
Non hanno bombardato ma fatto scendere uomini rana addestrati al sabotaggio selettivo oppure lasciate cadere piccole mine-robot pilotate da una IA (Intelligenza Artificiale); le navi non sono affondate ma sono immobilizzate e date alle fiamme. Forse. Alta è la confusione e scarse le notizie. Rimane Internet, ma come fidarsi delle notizie? I media annunciano una serie di esplosioni in un porto degli Emirati.
Le autorità degli Emirati inizialmente negano la notizia, poi il ministero degli Esteri degli EAU (Emirati Arabi Uniti) afferma che quattro navi mercantili commerciali sono state colpite dalle esplosioni, tra cui una norvegese, e che sono state vittime di “operazioni di sabotaggio“, ad est del porto di Fujairah, vicino alle acque territoriali del paese. Il comunicato stampa del ministero emesso dalla Emirates News Agency (WAM) afferma che questi atti di “sabotaggio” non hanno causato feriti o causato la fuoriuscita di sostanze o carburanti nocivi.
Il governo di Fujairah ha negato, domenica, i resoconti dei media su alcune pesanti esplosioni che hanno avuto luogo nel porto dell’emirato, insistendo sul fatto che il porto funzionava come al solito. All’inizio della giornata, l’emittente al-Mayadeen, con sede in Libano, ha detto, citando i media locali, che diverse esplosioni sono avvenute nel porto di Fujairah. Le esplosioni sono state sentite tra le 4:00 e le 7:00 ora locale, ha riferito l’emittente, aggiungendo che da sette a dieci petroliere erano in fiamme. L’emittente ha continuato dicendo che la vera causa dell’incidente era ancora sconosciuta.
Il porto di Fujairah è l’unico porto polivalente sulla costa orientale del paese ed è collegato con oleodotti a tutti gli altri emirati entro i 300 km. Attualmente, gli Emirati Arabi Uniti stanno costruendo il più grande impianto al mondo di stoccaggio del greggio, a Fujairah, in grado di immagazzinare fino a 14 milioni di barili di petrolio. Il porto si trova a circa 70 miglia nautiche dallo stretto di Hormuz, diventando così sempre più importante tra la minaccia dell’Iran di chiudere lo stretto se non quello statunitense di farlo veramente. Le ultime minacce di Trump sembrano illuminanti. Nel luglio 2012, gli Emirati Arabi Uniti hanno iniziato a utilizzare l’oleodotto Habshan-Fujairah bypassando efficacemente lo Stretto di Hormuz. Quindi il messaggio è triplice, piegare gli EAU alle decisioni statunitensi sui prezzi del petrolio, utilizzare solo il dollaro come valuta di scambio e minacciare di blocco militare l’esportazione del petrolio iraniano via mare. La Norvegia non ha ubbidito al blocco statunitense dell’acquisto del petrolio in zona e la sua nave brucia.
Il portavoce della diplomazia iraniana ha chiesto di chiarire immediatamente le esplosioni avvenute domenica 12 maggio all’interno del porto di Fujairah degli Emirati Arabi Uniti perché ritiene che questo incidente sia inquietante oltre che deplorevole, e avrebbe ripercussioni negative sulla navigazione e la sicurezza in mare. Ha chiesto pertanto la vigilanza dei paesi della regione per contrastare “le trame e le avventure dei malevoli che vogliono minare la stabilità e la sicurezza della regione”.
Per alcune settimane, stiamo assistendo a un impressionante aumento dell’attività militare americana in Medio Oriente perché “temono un attacco dell’Iran”, insomma la solita storia del lupo e dell’agnello. Sta arrivando nell’area la nave da guerra USS Arlington, con a bordo marines, veicoli anfibi, nonché mezzi di atterraggio ed elicotteri convenzionali. Gruppi di combattimento con portaerei, navi da sbarco anfibi, centinaia di droni, jet da combattimento addizionali per non menzionare i B-52 che sono i grandi bombardieri che hanno sempre brillato per la loro finezza chirurgica durante la rasatura di un’intera città con combattenti, uomini, donne e bambini. Ci sono anche batterie di missili Patriot complementari. Questo equipaggiamento si unirà al gruppo d’assalto della portaerei USS Abraham Lincoln e al distaccamento di bombardieri speciali della US Air Force già presenti permanentemente nella regione del Medio Oriente. Senza dimenticare gli ultimi super caccia americani F-35 (quelli che cadono da soli) schierati nei giorni scorsi, che bisogna pur provarne l’efficacia su stati più deboli prima di venderli …
In un clima di tensione esacerbata con Washington, Teheran ha deciso mercoledì scorso di liberarsi di due degli impegni dell’accordo internazionale che gli impediva di acquisire la bomba atomica, visto che, da un anno, il presidente Trump ha denunciato unilateralmente l’accordo sul nucleare, minacciato gli alleati (diciamo i servi) di ritorsioni e intensificato lo strangolamento col blocco economico. In risposta l’Iran ha annunciato che sta cessando di limitare la sua “acqua pesante” e aumentando le riserve di uranio arricchito, invertendo le restrizioni concesse dall’accordo internazionale raggiunto a Vienna nel luglio 2015.
È noto che un Iran nucleare è un incubo per Israele che non vorrebbe intraprendere una guerra contro l’Iran da solo. Anche perché questi ultimi non sono i deboli siriani che non se lo aspettavano. Il sostegno degli Stati Uniti è un ovvio fattore di supporto fondamentale per vincere un conflitto del genere con il minor danno possibile per Israele. Ma bisogna picchiare per primi, come Israele ha sempre fatto, con la copertura dell’amico Usa e i suoi corollari Nato. E’ l’altra storia del gatto e della volpe.
Questa è la prima volta che ci troviamo con diverse navi danneggiate come parte di un’ovvia “missione segreta” a casa d’altri di cui non conosciamo gli autori in questo momento, anche se storicamente sono sempre gli stessi, (toh! Mancano i soliti inglesi!), oppure come sempre, facciamo finta, dando del cornuto all’asino e aspettando le rassicuranti “informazioni” unilaterali per essere sempre dalla parte dei “giusti”. Come si dice: agitare il popolo prima di usarlo e sarà facile dando disposizione ai “fabbricanti di opinioni”. I prossimi 15 giorni saranno probabilmente molto tesi e andremo almeno a qualche episodio di tensione parossistica a livello geopolitico.
Torniamo alla nostra domanda. E’ una messa sotto pressione senza precedenti o preparativi per una guerra totale per tentare di disarmare l’Iran? Con quale giustificazione internazionale? Siamo di nuovo tirati nella partita anche noi? Devono ancora intervenire Cina e Russia?
(Tonino D’Orazio, 14 maggio 2019)
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