di Vittorio Stano (Hanover)
L´insegnamento della storia nella scuola pubblica tedesca, nonostante l´impegno dei docenti comandati, coglie scarsi risultati tra gli studenti. Quarantun´anni d´insegnamento nella scuola pubblica di questo Paese mi permettono di affermare che il disinteresse della nuova generazione per i temi che riguardano il passato remoto e recente é stucchevole, ma questo é solo una parte del contenzioso piú generale che investe anche ambiti accademici e istituzionali.
La storia non é piú maestra di vita per questa generazione. Nella scuola multiculturale di questo Paese l´assimilazione dei figli dei migranti procede metodologicamente dopo aver abbattuto l´ultimo ostacolo, circa tre lustri fa: la cancellazione dei corsi di lingua materna dal settore secondario del ciclo di studi (V-XIII classe). Questi servivano a mantenere il patrimonio linguistico-culturale del Paese d´origine degli scolari. L´obiettivo primario era favorire l´inclusione dialettica, nella scuola e nella societá, sostenendo il percorso individuale di formazione dell´identitá in una societá sempre piú multiculturale. L´assimilazione ostacola il percorso di formazione dell´identitá individuale. L´apprendimento della storia del paese d´origine e di quella del paese ospitante, invece, la favorisce. Infatti, non si puó capire chi si é oggi in questa societá e proiettarsi nel futuro senza sapere chi erano i propri progenitori, che cosa hanno realizzato, nel bene e nel male, nel passato recente e remoto. Questo é un danno anche per la formazione di una coscienza civica europea dei cittadini in fieri. L´affermazione a livello EU di movimenti e partiti identitario-regressivi, che vorrebbero smantellare il poco di buono costruito in 70anni di pace, ne é la conseguenza.
Libri di storia nazionale, uguali per tutti gli studenti, sono inimmaginabili in Germania. La Costituzione non lo permette. Se si togliesse ai Länder la competenza sulla politica culturale e sull´insegnamento nelle scuole, si minerebbero le basi della stessa. Esistono, quindi, visioni diverse del recente passato di questo Paese.
Consultando i manuali di storia degli ultimi anni del liceo (Gymnasium) dei vari Länder ci si rende conto che la storia recente del popolo tedesco non é narrata in modo univoco.
La narrazione storica di un popolo é il frutto dell´elaborazione del suo passato. Contribuisce alla formazione della sua identitá nazionale. L´identitá tedesca non é quella di una nazione, ma di un popolo consapevole dei crimini che nel recente passato ha commesso.
Oggi in Germania il ricordo del passato é veicolato dal punto di vista del reo. È quindi una memoria carica di responsabilitá. C´é voluta la riunificazione a far riconoscere i crimini nazisti come elementi fondamentali della memoria collettiva tedesca.
La differenza di carattere storico-politico tra i singoli Länder incidono ancora sull´interpretazione dei fatti del passato piú o meno recente.
Oggi la Germania ha un duplice problema da affrontare. Una parte di cittadini dell´ex-Germania Est (gli Ossis) continuano a coltivare una memoria collettiva plasmata da 40anni di vita in un sistema con valori, principi e stili di vita diversi da quelli della Germania Ovest (i Wessis). Poi vi sono i nuovi arrivati, gli immigrati di prima e seconda generazione. Integrarli nel tessuto sociale tedesco significa anche renderli parte di una memoria comune. Il che si sta rivelando un problema, perché il punto cardine dell´insegnamento della storia in Germania é il racconto dalla prospettiva del reo. Una prospettiva che non puó essere accettata da chi, per le proprie origini, non si sente colpevole dei crimini della seconda guerra mondiale.
A 30 anni dall´inizio del processo di riunificazione é dunque importante che la Germania adatti l´insegnamento della storia al nuovo contesto, in modo che la memoria collettiva torni un fattore aggregante. Questo significa che l´identitá tedesca attuale non é basata su un racconto condiviso.
Prussiani, bavaresi, renani, anseatici, sassoni: ci sono tante Germanie. Ognuna ha la sua storia. L´etnia prussiana realizzó l´unificazione dello spazio tedesco “…col sangue e col ferro” (1871). I prussiani furono scalzati dall´etnia austro-bavarese alla guida dello Stato (1933), a sua volta sostituita, dopo la seconda guerra mondiale, da quella renano-anseatica.
L´etnia renano-anseatica, egemone politicamente e culturalmente nel secondo dopoguerra, ripristinó la democrazia liberale e l´economia di libero mercato, nata dalla rivoluzione del 1919 e soffocata nel sangue dal nazismo. Con competenza e pragmatismo la borghesia liberale sopravvissuta al disastro della guerra, istituí un sistema di welfare univeralistico e capillare, pensato per tenere insieme i Länder popolati da genti alquanto diverse. Fino ad elevare lo Stato sociale a bastione strutturale della nazione cui devolvere parte del surplus commerciale. In un meccanismo che é tuttora ragione del funzionamento della BRD e che viene comunemente chiamato, giá dagli anni ´70, Modell Deutschland.
La riunificazione ha riacceso lo scontro tra la leadership federale e i prussiani (brandeburghesi e sassoni) ingenuamente scambiato per disfida tra Ovest e Est, con i bavaresi inizialmente contenti di condurre vita a sé. Altro che…fine della Storia. È il ritorno della Storia! L´esatto opposto. La Germania felix della Merkel si é scoperta con entrambi i piedi sgradevolmente impantanati nella Storia. Non é piú sicura dell´Unione Europea, promossa dai vincitori americani e francesi anche per contenere i temuti “Sonderwege”, dai tedeschi rimodellata come veicolo e maschera dei propri interessi.
CAPITALI DELLO SPIRITO
Iin questo contesto Berlino e Monaco si ergono a capitali dello spirito tedesco. Nella storia intellettuale tedesca l´area bavarese e austroungarica si é distinta dalle altre aree tedesche a partire dal XVI-XVII secolo in modo sempre piú netto, caratterizzata da una forte presenza del cattolicesimo. Nel periodo idealista la differenza tra area prussiana e area bavarese si é accentuata. A Berlino, in quella fase storico-culturale, troviamo l´attenzione del pensiero tedesco per la Rivoluzione francese, l´elaborazione di un idealismo come sistema della libertá in Kant e Fichte. Berlino é il luogo dell´insegnamento di Hegel, intorno al quale vanno maturando le generazioni antihegeliane a partire da Feuerbach per arrivare a Marx e a Engels. A Monaco c´é un ambiente culturale e spirituale distintivo, legato ai protagonisti del pensiero della Restaurazione. Un ambiente misto, dove troviamo un idealismo conservatore e uno spiritualismo reazionario. Nel 20esismo secolo la Baviera diventa il grembo dei movimenti che daranno vita la nazionalsocialismo.
Per le classi dirigenti che si sono alternate nel corso dei decenni passati, il compromesso tra queste due anime ha retto gli equilibri geopolitici non solo tedeschi, ma europei. “…Se Monaco e Berlino si scindono, l´equilibrio geopolitico europeo complessivo va in malora”, sostiene il filosofo Massimo Cacciari. Monaco e Berlino rappresentano due disegni politici completamente diversi: da un lato una Mitteleuropa asburgico-bavarese , dall´altro una Mitteleuropa piú vasta, dentro cui vi sia anche spazio per i sindacati e i partiti dei lavoratori. Nella visione di Monaco non c´é spazio per la socialdemocrazia, figuriamoci per forze politiche piú radicali come i comunisti una volta, i Linke oggi. Negli ultimi anni questo compromesso é entrato in crisi, dopo che sembrava essere stato <<consacrato>> dall´unificazione tedesca. La tenuta complessiva delle democrazie europee é in pericolo.
IL CAPITALISMO POLITICO E IL BILDUNGSBÜRGERTUM
Questa crisi é dovuta alla sconfitta storica di una borghesia formata, colta, intellettuale, che cercava la propria legittimazione culturale ed etica. Una borghesia imprenditoriale che cercava la propria immagine all´interno di una capacitá di rinuncia. Per raggiungere il fine dello sviluppo era disposta a rinunciare a qualcosa per arrivare al compromesso con i partiti dei lavoratori e a reinvestire i profitti.
Questa borghesia oggi non esiste piú. Si é suicidata con la prima guerra mondiale. Dopo la seconda guerra mondiale il suo ritorno é stato fisiologico piú che strutturale. Ritroviamo questo capitalismo borghese anche in Italia con i capitani d´industria Olivetti e Marzotto. Questo capitalismo borghese cercava il compromesso con il mondo operaio. Questa borghesia suicidatasi con la prima guerra mondiale é stata sostituita al governo dell´economia e della politica del paese da un comitato d´affari: il capitalismo politico. Questo ha bisogno d´intersecarsi in tutti i modi con gli apparati statali, con le burocrazie, con le amministrazioni e trasformare di fatto lo Stato nel loro comitato d´affari, nel senso marxista del termine.
Il capitalismo borghese non é un fenomeno strutturale rispetto al capitalismo politico. Nel dopoguerra acquista importanza perché il centro della strategia borghese é il compromesso con il movimento operaio. Il capitalismo politico é nettamente differente perché mette insieme, in un´unitá, l´impresa, l´economia e la politica. Nella strategia del capitalismo politico c´é identitá, non riconoscimento o compromesso. È esattamente contro questo che si batte il movimento operaio. Secondo Massimo Cacciari, …tutto lo stato del welfare in Europa si regge sul compromesso tra l´ambito politico e l´ambito economico. Oggi movimento operaio e borghesia non esistono piú! La situazione é simile a quella che precedette la prima guerra mondiale. Il comitato d´affari, cioé il capitalismo politico, la fa da padrone in un´Europa periferia dell´impero americano in crisi.
Senza il compromesso che tiene insieme Monaco e Berlino, e con un capitalismo politico in cui la borghesia non puó piú avere spazio, stanno collassando tutti i disegni europei che in Germania si erano andati formando. Il Bildungsbürgertum aveva un´idea europea, ben presente in Thomas Mann, nella continua predicazione di guardare a Parigi e a Mosca.
Questo progetto di Europa era tenuto insieme dalla grande letteratura che abbracciava l´insieme del continente europeo. L`Umanesimo della borghesia era un fattore politico fondamentale che riusciva a tenere insieme le famiglie europee, la cultura europea, la letteratura europea. C´era una borghesia culturalmente egemone con un´idea di cultura europea, non nazionalistica. Oggi mancano tanto il soggetto quanto il linguaggio. …Considerare l´aspetto umanistico un orpello é un errore! Corrisponde invece a una domanda radicale: qual é il linguaggio che ci unisce? Quello tecnico-scientifico? Quest´ultimo é un linguaggio planetario per definizione, non ha il compito di costruire identitá. Un´Europa del commercio, dell´economia, degli scambi, della tecnica é solo la determinazione geografica di fenomeni planetari. È priva del tutto di valori in sé. Non puó costruire alcuna specificitá. Tutto questo era ben presente nel capitalismo borghese e nella sua rinascita <<fisiologica>> nel secondo dopoguerra, che rese possibile lo Stato sociale. In questo modo nel secondo dopoguerra, abbiamo vissuto 40anni di <<civiltá>>. Abbiamo vissuto un intervallo. E poi? …Hic sunt leones. Nel mentre abbiamo dimenticato il ruolo essenziale dei processi culturali e dei processi formativi per ogni progetto geopolitico europeo. E in un eventuale nuovo ordine, non riusciamo piú a scorgere un ruolo per l´Europa, parola di Massimo Cacciari.
LA GERMANIA DEVE SCEGLIERE
Di fronte al ritorno della Storia, la Germania deve scegliere. Certo é difficile. Essere Germania é difficile, ma la cancelliera non puó piú atteggiarsi a vecchia signora che dorme al gradevole tepore del camino acceso. Gli schiamazzi che arrivano dalla strada l´hanno svegliata di sicuro. Non puó continuare a guardare dalla finestra e ritornare nel suo cantuccio. Che piaccia o no, la soria é ritornata per tutti. Nella qualitá di cancelliera del Paese egemone nell´EU, dica qualche parola contro l´Europa delle élites e dei tecnocrati, abolisca il fiscal compact, rompa la gabbia neoliberista definita nei trattati, ponga fine alle politiche di austeritá. Perseguire cinicamente i propri interessi di bottega non fa altro che aumentare le disuguaglianze sociali nei paesi dell´EU e gli squilibri tra paesi dell´Unione. Questo fornisce terreno fertile agli imprenditori della paura e dell´odio, all´opera in tutti i paesi dell Unione. Questi sono colpevoli di far risorgere nazionalismi, xenofobia e razzismo. Dica sí alla redistribuzione della ricchezza e del lavoro, alla riconversione ambientale e sociale dell´economia. Sostenga partiti e forze sociali che si battono per il diritto al reddito minimo garantito per tutti i lavoratori e le lavoratrici dell´Unione Europea; sia solidale con le forze politiche e sociali che avversano le politiche securitarie e di respingimento delle e dei migranti; sia piú assertiva sui temi pace-disarmo e cooperazione internazionale.
(VITTORIO STANO, Hannover/Brindisi)
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