Ricompensare il lavoro, non la ricchezza. Per porre fine alla crisi della disuguaglianza dobbiamo costruire un’economia a favore dei comuni lavoratori, non dei ricchi e potenti.
Nel corso dell’ultimo anno il numero dei miliardari è aumentato come mai prima: uno in più ogni due giorni. La ricchezza dei miliardari si è accresciuta di 762 miliardi di dollari nell’arco di 12 mesi, un incremento che, a titolo comparativo, rappresenta 7 volte l’ammontare delle risorse necessario per far uscire dallo stato di povertà estrema 789 milioni di persone, Di tutta la ricchezza creata nell’ultimo anno, l’82% è andato all’1% della popolazione, mentre il 50% meno abbiente non ha beneficiato di alcun aumento.
Il lavoro pericoloso e scarsamente pagato della maggioranza della popolazione mondiale alimenta l’estrema ricchezza di pochi. Le condizioni di lavoro peggiori spettano alle donne, e quasi tutti i super ricchi sono uomini. I
governi devono creare una società più equa attribuendo priorità ai lavoratori comuni e ai piccoli produttori agricoli anziché ai ricchi e potenti.
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FONTE: https://nodogordiano.org/
Le raccomandazioni di OXFAM
“Limitare i profitti degli azionisti e promuovere divari retributivi in virtù delle quali il compenso di alti dirigenti aziendali non superi di 20 volte (e possibilmente meno) quello di un loro dipendente medio.”
“Ridurre la proporzione retributiva: rendere noti i divari tra la retribuzione dell’AD e quella di un dipendente medio, impegnandosi a ridurre tale pay ratio almeno fino a 20:1.”
RIDISTRIBUZIONE IN UN’ECONOMIA UMANA
Attraverso la spesa pubblica e l’imposizione fiscale i governi esercitano un enorme potere di ridistribuzione e di riduzione della disuguaglianza.
Spesa pubblica
I dati di fatto raccolti in più di 150 Paesi, sia ricchi che poveri, nell’arco di oltre 30 anni365 dimostrano che gli investimenti in salute, educazione e tutela sociale riducono la disuguaglianza. La spiegazione è semplice: la spesa governativa può contribuire a ridurre la disuguaglianza di reddito fornendo a tutti un reddito “virtuale” o effettivo366. È dimostrato che ciò riduce mediamente del 20% la disuguaglianza di reddito nei Paesi OCSE, e un recente sondaggio in 13 Paesi in via di sviluppo ha rilevato che la spesa pubblica in campo educativo e sanitario ha contribuito per il 69% a ridurre totalmente la disuguaglianza.
Laddove i governi forniscono servizi pubblici di buona qualità gratuiti o ampiamente sovvenzionati, i cittadini più poveri impiegano una minima parte dei loro bassi guadagni per usufruirne; per loro, il costo per beneficiare di tali servizi potrebbe essere superiore al salario effettivo percepito.
I servizi pubblici efficienti sono più vantaggiosi per le donne in quanto riducono la necessità di lavoro di cura non retribuito ed eliminano la disparità di accesso alle prestazioni educative e sanitarie. Tale vantaggio aumenta ulteriormente se sommato a servizi specifici quali la cura gratuita dell’infanzia.
L’istruzione e la sanità private, essendo a disposizione soltanto di coloro che possono pagare, hanno dimostrato di aggravare tanto la disuguaglianza economica quanto quella di genere. L’istruzione privata può inoltre pregiudicare la mobilità sociale, accentuando ulteriormente la disuguaglianza e perpetuandola alle generazioni successive.
La ridistribuzione di oggi è al tempo stesso la pre-distribuzione di domani: gli investimenti in educazione e salute per tutti i bambini potenziano le loro opportunità e sono quindi le fondamenta di una società costruita sul talento anziché sul privilegio.
Gli effetti dei servizi “in natura” possono essere potenziati dai governi tramite la fornitura di sostegno finanziario diretto, per esempio con programmi di assistenza sociale che prevedano contributi in denaro. Questi tutelano i cittadini in caso di circostanze impreviste o contribuiscono a integrare il reddito dei più poveri. I governi devono rivelarsi all’altezza delle aspettative della Piattaforma di Tutela Sociale dell’OIL e fare in modo che la copertura sia universale.
Anche il fisco può essere un potente strumento di perequazione
L’imposizione fiscale può essere usata, ed è usata, per ridurre la disuguaglianza. Prelevando più dai ricchi che dai meno abbienti, il fisco contribuisce direttamente a ridurre il divario tra ricchi e poveri. Può avere inoltre un ruolo determinante nella costruzione della La ridistribuzione di oggi è la pre-distribuzione di domani.
struttura economica, riducendo le disuguaglianze di mercato attraverso il taglio degli incentivi per i profitti eccessivamente elevati, dei guadagni azionari e dei compensi dei dirigenti. L’imposizione fiscale può essere usata per incoraggiare gli investimenti in nuove tecnologie e per sostenere nuove formule imprenditoriali che consentono ai lavoratori di ricevere una fetta maggiore dei profitti, avere più voce in capitolo e contribuire a costruire un’economia più sostenibile e umana. Non da ultimo, il gettito fiscale ha un ruolo fondamentale nel finanziamento dei servizi pubblici quali sanità ed educazione.
Si può fare ancora molto di più per usare il fisco quale arma contro l’eccessiva remunerazione del capitale: i governi devono riscuotere le imposte dai ricchi, sia individui che imprese. Questi devono versare per intero imposte più elevate e non devono più avere la possibilità di eludere il pagamento di quanto dovuto.
Vogliamo finalmente assistere ad un’azione globale coordinata che ponga fine agli abusi fiscali da parte dei ricchi e delle imprese, e all’era dei paradisi fiscali. Vogliamo assistere alla fine della corsa al ribasso delle aliquote fiscali. La concorrenza tra paesi per attrarre investimenti imprenditoriali non deve più servirsi di livelli impositivi inaccettabilmente bassi.
È necessario invertire il trend del declino globale delle aliquote progressive; i governi seguano l’esempio di Cile e Sud Africa, i quali hanno entrambi aumentato le imposte sui redditi dei ricchi e delle grandi imprese. Vogliamo assistere all’introduzione generalizzata di imposte sulle proprietà, sugli interessi da capitale e sulle successioni. Devono essere reintrodotte le imposte patrimoniali accanto a nuove forme di imposizione, quali ad esempio la “tassa sui robot” proposta da Bill Gates. Oxfam ha dimostrato che con un’imposta globale dell’1,5% sui patrimoni dei miliardari di tutto il mondo si potrebbe sostenere la spesa per assicurare che tutti i bambini vadano a scuola.
RACCOMANDAZIONI
Governi ed istituzioni internazionali devono prendere atto degli effetti che il modello economico neoliberista produce sui poveri del mondo. Devono inoltre adoperarsi per costruire economie più umane che abbiano quale obiettivo principale una maggiore equità. Le seguenti raccomandazioni illustrano ciò che governi, istituzioni internazionali e imprese dovrebbero fare.
AI GOVERNI
Sulla disuguaglianza:
• Stabilire obiettivi e piani d’azione concreti, soggetti a scadenze temporali, per ridurre la disuguaglianza. I governi devono porsi l’obiettivo di fare in modo che il reddito complessivo del 10% più ricco non sia maggiore di quello del 40% più povero. Devono inoltre concordare di usare questa misura come riformulazione dell’indicatore per l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) n° 10 sulla disuguaglianza.
• Porre fine alla ricchezza estrema. Per eliminare la povertà estrema dobbiamo eliminare anche l’estrema ricchezza. Viviamo in una “età dorata” che pregiudica il nostro futuro. I governi devono usare la regolamentazione e l’imposizione fiscale per ridurre drasticamente i livelli di ricchezza estrema e per limitare l’influenza dei soggetti ricchi (sia individui che gruppi) nei processi di definizione delle politiche pubbliche.
• Collaborare per operare una rivoluzione nei dati sulla disuguaglianza. Ciascun Paese deve porsi l’obiettivo di rilevare con frequenza annuale i dati relativi alla ricchezza e al reddito di tutti i componenti della società, specialmente del 10% e dell’1% più ricchi. Oltre a finanziare un maggior numero di indagini relative ai bilanci dei nuclei familiari, devono pubblicare anche dati di altre fonti per far luce sulla concentrazione di reddito e ricchezza al vertice della piramide distributiva.
• Attuare politiche di contrasto di qualsiasi forma di discriminazione di genere e che promuovano atteggiamenti e norme sociali positive nei confronti delle donne e del lavoro femminile, riequilibrando le dinamiche di potere a livello familiare, locale, nazionale e internazionale.
• Rispettare e tutelare il diritto alla libertà di parola e associazione di tutti i cittadini e delle loro organizzazioni. Ribaltare le norme di legge e le azioni che negano spazio ai cittadini; fornire uno specifico sostegno alle organizzazioni che tutelano i diritti delle donne e di altri gruppi emarginati.
Sulla costruzione di un’economia con presupposti di equità:
• Incentivare modelli di business che diano priorità ad una più equa remunerazione, quali per esempio cooperative e partecipazione dei dipendenti alla gestione delle aziende e delle catene di fornitura.
• Richiedere a tutte le multinazionali procedure obbligatorie di “due diligence” relative al complesso delle loro filiere, per garantire che i lavoratori ricevano un salario dignitoso in linea con i Principi Guida ONU per le Imprese e i Diritti Umani.
• Limitare i profitti degli azionisti e promuovere divari retributivi in virtù delle quali il compenso di alti dirigenti aziendali non superi di 20 volte (e possibilmente meno) quello di un loro dipendente medio.
• Eliminare il divario retributivo di genere e garantire che i diritti delle lavoratrici siano pienamente rispettati in tutti i settori dell’economia. Revocare le leggi che discriminano le donne in termini di uguaglianza economica e attuare leggi e quadri normativi che tutelino i loro diritti.
• Eliminare il lavoro in schiavitù e i salari di sussistenza. Operare la transizione dai livelli salariali minimi a “salari dignitosi” per tutti i lavoratori, in base al reale e documentato costo della vita e con il pieno coinvolgimento dei sindacati e delle altre parti sociali.
• Promuovere forme di organizzazione dei lavoratori. Fissare standard giuridici che tutelino il diritto dei lavoratori ad aderire ai sindacati e scioperare, revocando altresì tutte le leggi che violano tali diritti. Permettere e sostenere accordi di contrattazione collettiva ad ampia copertura.
• Eliminare il lavoro precario e garantire che tutte le nuove forme di occupazione rispettino i diritti dei lavoratori. Tutelare i diritti dei lavoratori residenti, di quelli immigrati e di chi lavora nell’economia informale. Formalizzare progressivamente l’economia informale per assicurare la tutela di tutti i lavoratori, coinvolgendo quelli informali nei processi decisionali.
Sulla ridistribuzione per una società più equa:
Spesa pubblica
• Impegnarsi pubblicamente a perseguire servizi pubblici universali gratuiti e una piattaforma universale di tutela sociale. A tale scopo aumentare i finanziamenti pubblici e fare in modo che i datori di lavoro contribuiscano alla previdenza sociale e all’assistenza sociale.
• Astenersi dal destinare fondi pubblici a incentivi e sussidi per le aziende private che erogano servizi sanitari ed educativi; ampliare l’offerta di servizi essenziali da parte del settore pubblico. Regolamentare severamente le strutture private per quanto riguarda la sicurezza e la qualità e impedire loro di escludere chi non può pagare.
Imposizione fiscale
• Usare l’imposizione fiscale per ridurre la ricchezza estrema. Privilegiare le imposte che gravano in misura proporzionalmente maggiore sui super ricchi, quali ad esempio le imposte sul patrimonio, sulla proprietà, sulle successioni e sui capital gains. Incrementare le aliquote fiscali sui redditi più elevati e la relativa riscossione. Introdurre un’imposta globale sulla ricchezza per contribuire a finanziare gli SDG.
• Favorire una nuova generazione di riforme fiscali internazionali che pongano fine alla corsa al ribasso in materia impositiva. Le aliquote fiscali devono essere eque e progressive e devono contribuire a ridurre la disuguaglianza. Tutti i nuovi negoziati devono svolgersi sotto la responsabilità di un nuovo organismo fiscale globale che garantisca la partecipazione paritetica di tutti i Paesi.
• Porre fine ai paradisi fiscali e rafforzare la trasparenza finanziaria, adottando una “lista nera” dei paradisi fiscali basata su criteri oggettivi e corredata da sanzioni severe e automatiche contro le aziende e i ricchi individui che se ne avvalgono.
Le imprese devono dare il proprio contributo alla costruzione di un’economia più umana.
• Niente dividendi senza salari dignitosi: le imprese multinazionali possono scegliere di dare priorità al benessere dei lavoratori che percepiscono i salari più bassi, astenendosi dal compensare gli azionisti tramite dividendi, riacquisto di azioni o bonus ai dirigenti e ai dipendenti meglio retribuiti finché non sarà garantito a tutti i lavoratori un salario dignitoso (calcolato in base a standard indipendenti) e finché non avranno intrapreso azioni per garantire che i prezzi da esse applicati forniscono un reddito dignitoso ai lavoratori e ai produttori lungo le loro filiere.
• Rappresentanza negli organi di gestione: le aziende devono garantire la rappresentanza dei lavoratori negli organi di gestione e nei comitati di remunerazione e individuare strumenti affinché le voci di altri stakeholder, quali i lavoratori delle filiere e le comunità locali, siano prese in debita considerazione nei processi decisionali.
• Fornire supporto alla trasformazione delle catene di fornitura: le aziende possono scegliere di rifornirsi in via prioritaria da imprese strutturate in maniera più equa, per esempio quelle partecipate o totalmente possedute dai lavoratori o dai produttori, quelle con un modello di governance orientato principalmente verso una mission sociale o quelle che condividono i profitti, in tutto o in parte, con i lavoratori. Iniziative come il Fair Value Club383 di Oxfam aiutano le aziende ad operare una scelta di questo tipo.
• Condividere i profitti con i lavoratori più poveri: le aziende possono decidere di condividere una percentuale dei propri profitti (p.es. il 50%) con il lavoratori meno pagati all’interno delle proprie catene di fornitura e delle proprie sedi operative. Cafe Direct384, per esempio, spartisce il 50% dei propri profitti con i coltivatori di caffè.
• Promuovere la parità di genere sul luogo di lavoro: impegnarsi a rispettare i Principi ONU per l’Empowerment Femminile385 e le Convenzioni OIL in materia (C100, C111, C156, C183) per dimostrare il proprio impegno in favore della parità di genere; attuare una politica di genere per quanto riguarda l’assunzione, la formazione, la promozione, le molestie e la presentazione di rimostranze; pubblicare i dati relativi al divario retributivo di genere a tutti i livelli aziendali, impegnandosi a colmare tali divari.
• Ridurre la proporzione retributiva: rendere noti i divari tra la retribuzione dell’AD e quella di un dipendente medio, impegnandosi a ridurre tale pay ratio almeno fino a 20:1.
• Sostenere la contrattazione collettiva: impegnarsi pubblicamente ad intrattenere rapporti saldi, costruttivi e costanti con sindacati indipendenti; lavorare, in collaborazione con i sindacati stessi, per rimuovere le barriere che ostacolano la partecipazione femminile ai sindacati, specialmente in posizioni dirigenziali; promuovere altri strumenti che consentano alle lavoratrici di far sentire la propria voce in modo efficace e in sicurezza.
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