Renzi, ormai presidente del Consiglio, aveva dichiarato di volere cambiare l’Europa e la sua fallimentare politica di austerità, fino alla possibilità, per l’Italia, di sforare il 3 % di deficit per contribuire al superamento della recessione che tormenta e impoverisce il nostro paese da 7 anni. Poi è intervenuto un repentino cambio di priorità, che in verità ricorda la storiella dei pifferi, e il Governo non ha neppure chiesto le deroghe come altri paesi europei.
Dal cambiamento delle politiche di austerità in Europa Renzi ha rapidamente invertito le priorità puntando sulle “riforme” con l’obiettivo di ottenere un allentamento dei vincoli per l’Italia.
La differenza con Monti e Letta si è così azzerata. Che vengano chiamati compiti a casa, alla Monti, o riforme per essere credibili, come dice Renzi, cambia poco o nulla. Così non c’è differenza tra chi diceva di vedere la luce in fondo al tunnel della crisi, come Monti – salvo essere ancora in crisi 2 anni dopo – e chi ha scritto previsioni economiche sballate nel Def, prevedendo una ripresa che non c’è. Anzi l’Italia è di nuovo in recessione, unico paese in Europa.
Invertendo le priorità e accettando i vincoli europei ora Renzi è costretto ad arrampicarsi sugli specchi. Quella che viene spacciata per eliminazione degli sprechi (il grasso che cola) è in realtà una politica di tagli che non fa prevedere nulla di buono e rischia di condannare l’Italia ad avere un 2015 con il Pil a crescita zero o giù di lì e con ulteriori perdite occupazionali. Uno studio della Confesercenti afferma che per tornare ai livelli pre crisi ci vorranno 7/8 anni e non è la valutazione più pessimista perché la regressione nei redditi, nel potere di acquisto e negli investimenti è di alcuni decenni e difficilmente recupereremo il 25 % di industria perduta, che per un paese trasformatore come l’Italia è un problema molto serio.
Sette anni di crisi hanno raddoppiato i disoccupati, che purtroppo aumenteranno ancora perché la crisi continua a mordere, e la caduta dei redditi da lavoro e la crescita delle disuguaglianze sono ormai il vero vincolo negativo per la ripresa economica in Italia e anche gli 80 euro hanno dimostrato di essere poca cosa.
Renzi invita all’ottimismo ma senza ottenere risultati concreti. La sostanza resta quella di un paese in grave crisi e in perdita verticale di fiducia, che non vede sbocchi credibili e sul quale viene esercitata una violenta pressione dei cantori dell’austerità europea, che condizionano pesantemente eventuali e limitati sostegni, se mai arriveranno, al compimento degli atti indicati nella lettera della Bce del 2011, a firma Trichet-Draghi. Il punto è ancora quello. Il nuovo attacco all’articolo 18 nasce dll’intreccio tra le pressioni della destra europea e la subalternità del governo che, non a caso, ripete continuamente che occorre fare le cosiddette riforme, indicate nella lettera di 3 anni fa. La sostanza di questi interventi è la piena subalternità del lavoro, senza regole e tutele in entrata e in uscita e la sostanziale genuflessione verso i capitali finanziari. In sostanza deve diventare chiaro chi comanda, come del resto ha detto chiaramente Marchionne.
Paghiamo oggi lo scotto dell’atteggiamento, in cui si è distinto Monti, di abbandonare al loro destino gli altri partner in crisi come la Grecia (noi non siamo come la Grecia, ecc.) e oggi non a caso portati come esempi da seguire dai falchi dell’austerità perché dopo le cure da cavallo che hanno subito ora hanno un poco di ripresa del pil, poco importa se a prezzo di livelli altissimi di disoccupazione e di precarietà. La Spagna ad esempio ha una disoccupazione doppia dell’Italia. Non c’è oggi un fronte dei paesi in difficoltà perché gli altri hanno già subito e sperano ora di trarne beneficio. Anche la Francia si è guardata dal fare lega con gli altri paesi e oggi è infatti più che mai ricattabile dal fronte dell’austerità egemonizzato dalla Germania.
Le dichiarazioni di Renzi si sono rivelate velleitarie, forse non ha mai pensato di aprire un vero contenzioso a livello europeo. Per questo ha preferito occuparsi della nomina della Mogherini e si è accontentato delle promesse di Juncker. In ogni caso la linea europea è: prima l’Italia fa poi si vedrà e deve essere chiaro che prima dell’autunno 2015 dall’Europa non verranno neppure le cosiddette flessibilità.
Anzi, Draghi ha ricordato che l’impegno dell’Italia è arrivare al 2,6% di deficit nel 2014. Perfino “il non sforeremo il 3 %” di Renzi è visto male, eppure si tratta di una differenza di pochi miliardi. Ora Renzi è al bivio. Finita la stagione delle chiacchiere, deve decidere. Se accetta le imposizioni dei neoliberisti ci sarà un’ulteriore svalutazione del lavoro e del suo contributo alla domanda interna, quindi il paese non si riprenderà. Se non le accetta deve affrontare di petto i problemi che sono essenzialmente 2. Il primo è dove reperire le risorse per spingere la ripresa e questo è possibile solo con patrimoniale, tassazione delle rendite, lotta seria all’evasione e duro intervento sugli esportatori di capitali. In poche parole solo colpendo le disuguaglianze il paese può trovare le risorse per uscire dalla crisi e per farlo deve affrontare le resistenze della destra. Il secondo è usare le risorse così reperite per un piano di investimenti concordato dal Governo con le imprese e i lavoratori per conquistare spazi nella divisione internazionale del lavoro, a queste condizioni se qualche investitore estero vuole essere della partita è il benvenuto. Questa via comporta una rivalutazione del lavoro e dell’occupazione ed è il contrario del taglio dei diritti e dei salari, della precarietà, dell’abolizione dell’articolo 18.
Ci sono altre cose da fare, prima possibile, come dare respiro ai redditi da lavoro, impegnare i lavoratori della scuola a costruire una struttura educativa moderna e quelli della pubblica amministrazione a costruire una struttura efficiente e servizi adeguati alle esigenze del paese e ai suoi cambiamenti. Anche se per la ripresa i primi 2 capitoli sono essenziali, perché se invece il governo riprenderà il sentiero dei tagli allo stato sociale e dell’ulteriore prelievo, più o meno decentrato, sui redditi il nostro paese non uscirà dalla crisi. Se poi fosse vero che si pensa di aumentare ancora l’Iva i consumi affonderebbero.
E’ chiaro ormai che il paese deve uscire dalla crisi anzitutto con le sue forze, può farlo a destra, accettando i diktat dell’austerità per ottenere forse tra un anno qualche zero virgola di aiuto dall’Europa, oppure può farlo a sinistra con politiche fondate sull’uguaglianza e sull’estensione della qualità e dei diritti, prendendo le risorse dove sono ed evitando così di trascinare una situazione di crisi che potrebbe portarci entro un paio d’anni a dovere subire la ristrutturazione del debito con la conseguente messa sotto la tutela della troika.
Andrebbe meglio valutata una novità. La crisi spinge chi può a risparmiare e infatti il risparmio affidato ai gestori è quasi raddoppiato nel 2014 e sono molti soldi. Perché non proporre a questi risparmiatori un progetto a guida pubblica credibile di utilizzo di queste risorse, che altrimenti potrebbero finire sui bund tedeschi o a finanziare investimenti in altri paesi ?
E’ preoccupante che nell’attuale scenario politico venga a mancare il ruolo critico che tutta la sinistra ha svolto in passato e che il M5S non sembra in grado di svolgere. Fare coincidere segretario politico e premier ha messo una pietra tombale sulla possibilità di una dialettica e questo è stato possibile perché il Pd annichilito dalla sconfitta nel 2013, poi dal siluramento di Prodi e dall’incapacità di formare un governo senza la destra si è consegnato nelle mani di Renzi, in particolare dopo il suo successo alle elezioni europee, ma fare coincidere i destini del Pd con quelli del leader, affermando che è l’ultima possibilità, è un esercizio pericoloso. Altrimenti un possibile fallimento del leader non potrà essere gestito che da un altro soggetto politico. Senza un pungolo, senza l’esercizio della critica, quella che oggi sembra una posizione forte potrebbe rivelarsi una debolezza fatale, trascinando nella crisi non solo il leader ma il Pd e questo sarebbe un problema tutto l’arco del centrosinistra.
Politica e Religioni nel mondo sono funzioni ambivalenti, definite più propriamente la disgrazia dei popoli, dove la prima usa il coltello per dominare ferocemente i greggi umani e relativi interessi, e la seconda l’occhio di Dio per imbambolare gli esseri con ideologie incantatrici in supporto della politica.
Alla Politica e le Religioni nelle varie Nazioni del globo, vengono attribuiti diversi giudizi, e benché impropriamente definiti: Scienza della Politica e Scienza delle Filosofie Ideologiche, nel mondo vengono considerate con distacco e titubanza: alcuni abbracciano la fede con ipocrisia per timore di Dio ed altri con disprezzo e con definizioni le più impensabili, le quali tradotte in Italiano prendono significati talvolta offensivi: organizzazioni a delinquere, speculatori, incoscienti, guerrafondai, imbroglioni, ecc., oltre alle diverse accuse di pedofilia e stupri provenienti dall’intero Pianeta, con riferimento alla Chiesa Cristiana Cattolica.
Capi di Governo che si ritirano o scappano con il maltolto racimolato in diversi anni di imbrogli e tirannie contro i propri cittadini e protetti dal sistema Politico Internazionale.
La Politica si è introdotta e sviluppata nel mondo per dirigere le azioni impositive del Potere a scopo dominante, esclusivamente per ragioni di interesse personale delle Lobby associate allo Stato e a gruppi Internazionali, dove la ragion di Stato prevale sulla morale e sulle Leggi dalle quali sono esonerati da punizioni ufficiali.
Da che mondo e mondo tanti politici e santoni sono deceduti di morte prematura, assassinati, decapitati o impiccati, per la loro appartenenza a filosofie di interessi personali e di gruppo, con dipendenza patologica trasmessa per tradizione nei tempi, centrando le loro imposizioni esclusivamente sul Potere.
La Programmazione Economica e Disciplinare programmatica di una Nazione è tutto un’altra cosa, dove primeggia la logica matematica del produrre e il dare/avere per ottenere risultati senza imposizioni di disuguaglianza fra i cittadini, mantenendo un rapporto di lealtà con un ponte di contatto continuo fra l’Autorità e i cittadini.
Negli scritti, l’ordinamento disciplinare della Repubblica Italiana è conforme ai sogni e incubi di gloria di forsennati con l’istituzione di una pseudo Democrazia nella forma di Repubblica Parlamentare, dove il Presidente del Consiglio dei ministri è anche capo del Governo che si regge su una maggioranza Parlamentare, tipicamente costituita a partire da una consultazione elettorale su tutti gli aventi diritto. Definizione completamente infausta e falsata dall’evidenza, qui si formano Governi decisi non dal Popolo Sovrano ma da Associazioni ed Organizzazioni a delinquere, intrecciate con Regioni, Province e Comuni.
Fatti e misfatti Internazionali. Recentemente abbiamo assistito al teatrino con la richiesta di indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna attraverso un referendum manovrato dalla Finanza Internazionale e dalla Comunità Europea per impedire la secessione, e continuare a speculare sui popoli. Questa è la politica!
Nel mondo abbiamo diverse Nazioni che chiedono l’indipendenza da sistemi dominanti che sfruttano i cittadini:
• In Italia ben cinque Regioni chiedono di distaccarsi dalla morsa infernale di Roma, fra le quali il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, la Sicilia e la Sardegna.
• In Africa, per impedire lo sviluppo Cinese per risollevare il livello di vita dei popoli, hanno introdotto l’Ebola, per poter intervenire militarmente ed occupare il Continente Africano da parte dell’Occidente.
• In Medio Oriente combattono l’ISIS finanziato dagli Stati Musulmani per vendicare le tante porcate commesse dal Cristianesimo rappresentato dall’Occidente, il quale non riesce a maturare quel senso di giustizia e di fratellanza umana.
• In Europa segue una pericolosa guerra fra L’Euro e il Dollaro Usa, con imprevedibili risvolti che si accaniranno contro i popoli della Comunità Europea.
Il sistema politico italiano a dire della Costituzione, è organizzato secondo il principio di separazione dei poteri con diversi corpi armati dipendenti dallo Stato, i quali controllano la qualità dei servizi, come l’oste che produce l’acqua colorata e sostiene il mio vino è il migliore.
• il potere legislativo attribuito al Parlamento, non funziona,
• il potere esecutivo del Governo, non funziona,
• il Poter della Magistratura indipendente dall’esecutivo e dal potere legislativo, non funziona,
• il presidente della Repubblica che è la massima carica dello Stato, il quale rappresenta l’unità del ferreo totalitarismo Istituzionale del Paese, affiancato da un arrogante stato di polizia, non funziona.
• La Clandestinità proveniente da ogni parte, ha raggiunto livelli preoccupanti che minano la sicurezza del Paese.
La situazione della politica Italiana nella sua realtà é come affrontare un viaggio nella giungla, dove attraverso gli anni e la sostituzione del personale al servizio dello Stato, imposto dalle lobby di potere, contribuisce al mantenimento di un sistema speculativo Istituzionalizzato, rappresentativo di una Repubblica del malaffare in caduta libera.
Eppure, per ripulire il sistema che sta distruggendo il paese è semplicissimo, basterebbe incaricare una delle tante Imprese di pulizia munite di spazzolone, di quelli usati nei cessi pubblici e tirare l’acqua.
Una fotografia sulla realtà dei fatti, comprovano in modo schiacciante l’inizio della fine con una situazione Economico Industriale e Giudiziaria non più sostenibile, evidenziata da una statistica nazionale oltre i limiti della sofferenza e della sopportazione, con i tanti ricorsi al Tribunale di Strasburgo per inefficienza Giurisdizionale, con l’ammontare vertiginoso del debito Pubblico Italiano, generato di riflesso dal pessimo funzionamento dei quattro Poteri dello Stato, con una Religione sorpassata ideologicamente che continua a seminare illusioni, con un Parlamento, Governo, Legislatura e Giudiziario, i quali oltre al debito pubblico, hanno accumulato una infinità di rivendicazioni Interne ed Estere che azzerano il Paese, mentre i grandi parlatori sperano di cancellare nel tempo ogni inganno, proseguendo con tattiche diverse nell’illudere i cittadini con auspici di fiducia nella ripresa. Una ripresa formalmente impossibile.
Come Nazione siamo coricati sul fondo, superati da Paesi che non molto tempo fa consideravamo terzo mondo, eppure con i continui cambiamenti di galli e galline nei posti di comando, non si intravvedono né capacità e né la volontà a riparare il marcio che si diffonde giornalmente a macchia d’olio, mentre i vari Poteri del Governo e Giustizia continuano a navigare nel sonno più profondo.
In più occasioni avevo suggerito alle Autorità di Istituire un Ente di controllo ed intervento sulle tante mascalzonate effettuate giornalmente dalle varie Istituzioni le quali traggono profitti persino dai ricorsi ai Giudici di Pace. Oltre al danno anche la beffa.
In questa gara ad arrampicarsi sulle vette di comando da parte di incapaci, propriamente definiti bulli svuotati dalle competenze Umane e Sociali, facendo perdere i meriti duramente conquistatati nel tempo dai nostri padri della Patria, attualmente assoggettati ad un pericoloso gioco di poltrone dove l’Italia in 66 anni di Repubblica ha sfornato 11 Presidenti della Repubblica, 41 Capi di Governo, centinaia di migliaia di Parlamentari e Consiglieri suddivisi in 21 Regioni, 110 Province, 8.057 Comuni, in appena 17 Legislature truccate, partendo dall’Istituzione della Repubblica dal 1948 sino ad oggi anno Deus 2014, vincendo la medaglia a ritroso dei Paesi canaglia Anti Democratici, anti Giustizia, anti Sociali e anti diritti umani, con uno spreco di soldi pubblici fra servitori e Pensionati premiati con cesti colmi di uova d’oro.
Ecco dove vanno a finire i nostri soldi. Redatto da Antonio Mazzeo Agoràvox.
Sei milioni e mezzo di euro in nove mesi per addestrare gli uomini della Guardia costiera libica a contrastare le imbarcazioni di migranti in fuga dal continente africano. È quanto è stato stanziato dal governo Letta con i due decreti approvati, rispettivamente, il 5 dicembre 2013 e il 10 gennaio 2014, una spesa inutile poiché i barconi clandestini navigano liberamente per il Mediterraneo raggiungendo le nostre coste senza difficoltà, nonostante il sofisticato sistema di controllo satellitare internazionale che conta persino le mosche nell’etere.
Considerazioni logiche rilevate da una rivista di Artigiani Clandestini senza autore:
Questo paese, tecnicamente, se fosse una azienda, dovrebbe portare i propri libri contabili in tribunale e sottomettere la dichiarazione di fallimento, perche non stiamo vivendo di quello che riusciamo a produrre e a guadagnare, ma tiriamo avanti a debito importando le nostre necessità primarie da angoli remoti della terra…. e stiamo per entrare nel tunnel dei mancati pagatori.
Non votare per l’Europa è l’unica via per ritrovare la nostra identità nazionale.
I francesi hanno limato i nostri interessi in Libia e nell’area circostante;
i tedeschi ci hanno tagliato le gambe verso i mercati dell’est e ci impongono regole che sono l’assassinio della nostra competitività;
il nostro Governo vende le nostre industrie maggiori all’estero;
gli Americani nella guerra fra Dollaro e Euro, hanno imposto le sanzioni verso la Russia per punire l’Europa, che per la Comunità era un mercato favorevole;
l’Unione Europea continua a dettarci imposizioni che non ci faranno mai riavere la nostra capacità produttività nel far riemergere le nostre potenzialità, mentre la Cina e il terzo mondo progrediscono sulle nostre disfatte.
Non votare contro l’Europa e l’euro significa punire questo nazionale puttanaio politico che ci ha impoveriti è portati al massacro.
Molte Industrie e lavoratori Italiani di rispetto, non sbagliano nel sostenere di raccogliere i pochi stracci rimasti e avventurarsi verso Paesi con rappresentanti di Governo più seri.
Anthony Ceresa.
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