di Francesco Rombaldi
Superato l’orizzonte degli eventi, secondo la fisica della relatività, non si può più tornare indietro. Lo spazio-tempo si modifica e l’infinita caduta dentro il buco nero assume carattere lineare e continuo, vi è una sorta di “spaghettificazione” del soggetto che cade, cioè scompare una delle dimensioni spazio-temporali, quella della larghezza, diciamo; il soggetto diventa per certi versi binario, a due dimensioni.
Si tratta solo di ipotesi perché nessuno è mai stato in grado di vederlo, dal di dentro, il buco nero; o, se l’ha visto, non è stato in grado di mandare indietro il messaggio nella bottiglia. Quindi, oltre l’orizzonte, potrebbe accadere di tutto. Niente sarà più come prima. La storia tuttavia, ci fornisce qualche similitudine da verificare.
Che siamo già abbastanza vicini all’orizzonte, ce lo conferma la giornata di mercoledì 29 gennaio 2014. La Presidente della Camera Boldrini, strutturalmente rigorosa nei suoi limitati giardini, ha applicato per la prima volta nella storia della Camera repubblicana, la cosiddetta ghigliottina, chiudendo d’amblée il confronto parlamentare e consentendo l’approvazione di un decreto governativo, costruito scientemente in termini ricattatori: o ripaghi l’Imu o fai passare anche la ricapitalizzazione delle quote di Bankitalia.
Che la Signora Boldrini sia proprio quella stessa candidata da Sel alla Camera, che sia stata eletta poco meno di un anno fa a garanzia delle opposizioni nel contesto delle larghe intese imminenti, l’è già un bel segnale.
Che la cosiddetta ghigliottina serva a tranciare la libera dinamica del confronto parlamentare (che ha da sempre previsto l’ostruzionismo come forma legittima di opposizione delle minoranze) è un altro segnale bello forte.
Se ne inferisce che la funzione parlamentare ha raggiunto dei limiti, diciamo così, ufficiali: il vincolo decisionista dell’esecutivo, può porvi il proprio ALT, le jeux sont faits, rien ne va plus. Si tratta di un vincolo esterno alla funzione parlamentare, come si vede, ma questa volta applicato dall’interno, dalla Presidente della Camera, che introietta la più alta e decisiva funzione dell’esecutivo come prioritaria e la funzione parlamentare come secondaria. Stando a ciò che è accaduto, da oggi il parlamento potrebbe anche essere sciolto. (Oppure la Boldrini dovrebbe dimettersi).
Il M5S ha perseverato fin dall’inizio in un atteggiamento “iper-parlamentarista”: “apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno …”, convinto che un’azione decisa e trasparente che si avvale degli strumenti costituzionali riservati ai massimi organi di rappresentanza, potesse risultare vincente e aprire brecce in alcuni ambiti del potere costituito. I fatti di ieri, pongono un bel punto interrogativo sulla sua azione: l’attività parlamentare, in assenza di un forte sostegno esterno, fatto di consistenti e attivi movimenti di massa, non produce necessariamente effetti. Lo sdoganamento della ghigliottina alla Camera, ad opera della presidente designata dall’opposizione, chiude questo periodo di credenze liberaleggianti.
I deputati del PD si sono lasciati andare ad un catartico Bella Ciao, a vittoria conseguita: in questo caso, pare doversi registrare lo scatto (psicoanalitico) che attribuisce agli altri (M5S), ciò che emana da se stessi: il rischio dell’autoritarismo e del fascismo, nella giornata di ieri, non veniva dalla frustrazione comprensibile del Movimento 5 Stelle che si è riversato verso i banchi del governo, ma dai parlamentari del PD che per vincere hanno dovuto anelare al taglio gordiano dell’imperatrix locale, che con un colpo solo, ha ridotto il Parlamento a strumento dei superiori poteri.
Nella giornata odierna, il clima continua a surriscaldarsi: arrivano scomuniche bipartisan dall’asse PD-FI verso il M5S, che nel frattempo ha rilanciato con il varo della procedura di impeachment verso Napolitano. Le scomuniche delle potenze dell’ asse sono scontate; meno scontato l’avventurarsi, in perfetta solitudine, del M5S nelle terre incognite dello scontro con il Grande Capo.
I fatti di ieri rendono già superata la vicenda fortemente mediatizzata della legge elettorale e del nuovo asse Berlusconi-Renzi. Quello tra Napolitano, Letta e Boldrini è ben più forte e, visto che veniva richiesto un cambiamento di registro, di rapidità decisionista, Renzi l’ha avuta. E’ un forte segnale anche per lui e per tutti quelli che pensano che il ritorno alla politica, seppur rampante, sia possibile.
Se le riforme necessitano di programmi condivisi e alleanze ampie (magari fondate su nuove leggi truffa), si sappia che è sempre possibile l’utilizzo della scorciatoia decisionista: si fa addirittura prima e senza troppi problemi e lungaggini.
Renzi deve insomma capire che non può fare da solo; e che, se vogliamo, possiamo anche arrivare a fine legislatura. Ci rifletta sopra.
Nell’avvicinarsi all’orizzonte degli eventi, la sinistra, nelle sue innumerevoli forme oniriche, è dissolta; anzi, l’avvicinarsi all’orizzonte è possibile proprio per questo. Quella parlamentare, è addirittura ben più propensa a sostenere il nuovo autoritarismo delle elites. Oppure se ne ritiene parte integrante.
Elettrolux e FCA (la grande delocalizzata di John Elkan), segnalano il destino dell’espressione territoriale Italia.
Come si vede, il paese è in balia di forze esterne che dispongono di casematte e basi solidissime sul suo territorio. Lo tengono praticamente in scacco. Un situazione di questo genere, che equivale ad una occupazione fatta con modernissimi mezzi e tecnologie ideologiche, si scombina solo con una sollevazione di popolo. Il M5S deve decidere se si mette al servizio, assieme ad altri, o se intende continuare ad agitarsi. Dovrebbe deciderlo prima che l’orizzonte degli eventi venga raggiunto.













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