di Tito Pulsinelli (Caracas)
C’è chi vuole uscire di corsa dall’Unione Europea (UE) e chi fa le barricate per entrarci ad ogni costo. C’è chi è sfinito dalle esazioni fiscali e disoccupazione galoppante, e chi non vede l’ora di de-industrializzare e di chinarsi di fronte ai 21 diktat stabiliti dalla “commissione” di Bruxelles.

La malafede dei media ci somministra l’eterna favola di giovani rivoltosi che scalpitano per entrare nella catodica modernità occidentale -quella grossolanamente esaltata dalle Femen- e abbandonare il vetusto tradizionalismo “sovietico” (sic).

Ma allora, perchè non aspettano le prossime elezioni presidenziali fissate a marzo per eleggere finalmente un paladino pro-UE? Perchè non ottenere con i voti quel che ora pretendono con la violenza? Nessuna delle polizie dell’entità-UE rimarrebbe passiva di fronte alle pratiche violente di questi partigiani “europei”. A Roma non si può fare quel che a Kiev è lodato dal latifondo mediatico italico.

Dopo il NO del governo dell’Ucraina  alle pretese di Bruxelles sono scattate le violenze di piazza. Come da copione, dopo aperte e inaccettabili ingerenze che arrivano a includere imposizioni non solo economiche, ma anche apertamente politiche: liberazione extragiudiziaria della signora Timochenko, la leader preferita da tutta l’elite atlantista. Per caso, Barroso e gli altri capi non-eletti dell’UE hanno fatto richiesta a Obama di chiudere il lager di Guantanamo o di sospendere le spedizioni punitive con i droni? L’hanno mai minacciato di non firmare il trattato “Nato-economica” se non rispetta i diritti umani dei prigionieri di guerra e popolazioni civili  delle nazioni invase? 

No. Imitano gli USA e passano  alla produzione in proprio di rivoluzioni colorate, sponsorizzando mestatori che non esiterebbero a reprimere drasticamente se agissero a Parigi o Berlino, e suonano la grancassa mediatica per preparare il terreno a un possibile golpe liberista in Ucraina. Trattano di modificare artificialmente il destino di un Paese e di violentare i precari equilibri geopolitici di una nazione composita, costituita da una parte che gravita nella sfera russa ed un’altra influenzata dalla Polonia.

L’entità UE si schiera apertamente dalla parte dell’estremismo occidentale e delle reminescenze fatue della Grande Polonia. Preferisce ignorare che il grosso degli scambi internazionali avvengono con la Russia, e da questa riceve il gas che garantisce il fabbisogno interno. Oltre agli utili garantiti dalle tuberie che convogliano il gas verso l’Europa e che la signora Timochenko -all’epoca in cui dirigeva l’Ucraina- aveva trasformato in un affare a regime di monopolio appartenente alla sua famiglia.

Che farsene di una Europa confezionata su misura per i banchieri e l’alta finanza e che agisce come ombra d’un impero in declino? Che farsene se non svolge alcuna funzione sensata di polo equidistante e stabilizzante e che marcia verso l’infausto futuro di  enclaveeconomica d’Oltreatlantico? Giova ricordare che  Zbigniew Brzezinski aveva tracciato una mappa che pianificava ”…tra il 2005 e il 2010, l’Ucraina dovrà essere pronta per un serio confronto con la NATO. Dopo il 2010, il principale nucleo della sicurezza in Europaconsisterà in Francia, Germania, Polonia e Ucraina”. I capi politici non-eletti dell’UE sono in ritardo sui compiti loro assegnati e vogliono porvi rimedio.

 

Fonte: selvasorg.blogspot.com


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Una replica a “UCRAINA: Rivoluzione colorata “made in Bruxelles””

  1. Avatar cambiailmondo

    Ucraina: Europa o separatismo? UE gioca sporco

    La gran maggioranza della popolazione che in questo momento è sulle piazze dell’Ucraina per invocare -anche con la violenza- l’entrata ad ogni costo nell’Unione Europea (UE) sicuramente non ha letto il documento che il presidente Yanukovich si è rifiutato di firmare (qui) L’UE che ha dato il via libera alla nuova rivoluzione colorata, si è ben guardata dallo spiegare alle genti d’Ucraina che la Romania, Repubblica Ceca,
    Islanda e Portogallo attualmente rifiutano con forza le politiche dell’UE, sia con scioperi che con decisioni dei rispettivi governi (qui). “500 milioni di ricchi consumatori -sogno di ogni impresario- possono diventare una realtà per l’Ucraina, dal prossimo novembre…” fanfaronava la rivista ucrainiana Focus.

    In realtà, l ‘UE è a un passo dal precipizio, vicina all’implosione della sua moneta. Sempre più rifiutata dai cittadini sud-europei impoveriti, con meno reddito, più tasse, meno consumi e più disoccupati.

    L’UE non ha esitato ad alimentare oltre ogni limite lecito le illusioni, sapendo che i “sogni europei” dei manifestanti hanno un’essenza solo mediatica, ed è disposta a mettere in pericolo l’unione del popolo d’Ucraina e l’integrità territoriale della loro nazione. Allo stesso modo, per compiacere gli Stati Uniti -o dispiegare ostilià e conflitto contro la Russia- appoggiarono la guerra civile in Siria, fino al punto di rifornire d’armi gruppi chiaramente terroristi e anti-cristiani.

    L’UE gioca sporco, non può garantire che i sogni a occhi aperti dei rivoltosi filo-occidentali si trasformino in incubo. Può offrire solo molto fumo contro l’arrosto concreto degli idrocarburi e dell’interscambio reale con la Russia. A dieci anni dalle nozze liberiste con l’Europa, il livello di vita in Lettonia ed Estonia è peggiorato. Dopo l’ebrezza creata dalla sbornia mediatica -arte in cui UE e USA mostrano eccellenza- rimangono le ceneri dei sogni, la dittatura dell’economia e l’emigrazione forzata come clandestini. Nel peggiore dei casi, persino lo smembramento delle nazioni pluri-nazionali, bilingue e multireligiose.

    Hanno brutte intenzioni, e lo dimostreranno con più virulenza anche in Georgia, Azerbaijan e Moldavia.

    Fonte: http://selvasorg.blogspot.it/2013/12/ucraina-europa-o-separatismo.html

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