napolitano re

di Tonino D’Orazio
Lo pronosticavo, diciamo pure lo speravo, invece Napolitano non è andato via. Ho sbagliato, e non è finita. Le altre spallate alla Costituzione arriveranno puntualmente. Il capo si arroccherà sulla poltrona fino alla morte, malgrado tutti. Forse ci costerà anche qualche funerale di “stato”, una mano sul cuore e l’altra altrove. Il peggiore presidente della storia della repubblica, replica il settennato. Contento lui che può continuare a pavoneggiarsi e sentenziare al limite del banale, per non utilizzare altri termini. Sempre che possa presentarsi ancora tranquillamente in pubblico senza essere fischiato dovunque vada.

Contento Obama. Contenti i paesi oppressori e i tecnocrati europei. Contenti quelli del Pdl, di Monti e degli ex-fascisti che rientrano in gioco per la continuità e lo scempio del nostro paese. Grande esperienza, ci sono da 20 anni. Contenti i Pd meno elle, si sono ricompattati e possono finalmente inciuciare di nuovo, in grande riconciliazione, alla faccia dei loro iscritti. Contenti i Sel, si sono smarcati al momento giusto, quando serviva, giusto in tempo per iniziare una parabola discendente alla Di Pietro se i suoi eletti tenteranno ancora di intralciare il Pd. E’ successo ai comunisti, poi ai dipietristi e poi, se la legge elettorale rimarrà identica, o affine con il premio di coalizione, toccherà a loro. Come si può prevedere non c’è due senza tre.

Malgrado i teatrini che saranno capaci di fare con il prossimo governo di “larghe intese” sponsorizzato dal “nuovo” che avanza, Napolitano, c’è da sperare che non la facciano questa riforma elettorale. Visto che questa parola “riforma”, per almeno quindici anni, ha rappresentato solo una feroce diminuzione dei diritti di cittadinanza e di sgretolamento della Costituzione, soprattutto in tempi così bui per la repubblica, speriamo non la facciano. Viaggeremo verso un presidenzialismo fascistizzante. Al peggio sembra non esserci fine.

Tutti contenti, eccetto quelli che possono rappresentare una nuova speranza per il nostro paese e sicuramente per milioni di cittadini. Il “colpo di stato” che non c’è, in realtà, per quanto riguarda legalità e funzionamento istituzionale, c’è però nella riproposizione della continuità del disastro nazionale che i cittadini hanno fortemente rifiutato. Dando voti (due terzi del totale) comunque a due coalizioni che propugnavano il cambiamento, uno a parole come dimostra adesso il Pd, l’altro nuovo e radicale sulla moralizzazione come il M5S. Sta qui il “colpo di stato” contro la volontà popolare espressa elettoralmente.

Ed è questa la colpa del garante Napolitano, di aver disprezzato gli elettori e riproposto il palazzo bunker gestito da altri paesi. Il Pd è andato sul deleterio e il “vecchio”, in un lento suicidio politico soprattutto di questi giorni, ma connaturato alla sua fluttuante e confusa linea. Anzi si può dire oggi che tatticamente hanno tentato di logorare il M5S cercando di lasciarlo con il cerino in mano. Il Pd potrà ricompattarsi sugli affari e sulle spartizioni di cosiddetto potere; hanno i loro santi scandalistici in continuazione, ed è quello che hanno scelto. Sono costretti a ricompattarsi. Ma quali dimissioni della segreteria. In Italia non si dimette mai nessuno, soprattutto se perdente. Nemmeno Renzi potrà urlare “al voto subito” dopo aver scassato (a nome di chi?) e rottamato il suo partito se non forse anche suicidatosi sulla sua leggerezza politica.

Forse l’intervento del ministro Barca, in un momento drammaticamente sbagliato, ha tentato di riportare il Pd sulla normalità europea di una sinistra, anche “socialdemocratica” piuttosto che socialista (ancora in dotazione al fantomatico Psi), alternativa alle destre, almeno elettoralmente, tentando di sgravarlo di dosso dall’ipoteca cattolica onnipresente e ricollocandolo nell’ambito della volontà popolare espressa elettoralmente. Purtroppo il laico vero e serio, come lo vuole la nostra Costituzione, non poteva che essere Stefano Rodotà.

Ancora un vulnus di reazione nella rielezione del canuto Napolitano. L’art. 84 della Costituzione recita: “L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.” Viene rieletto un presidente ancora in carica? Napolitano non si è mai dimesso, se la scadenza vera è quella del 15 maggio, la sua elezione é nulla. Va rifatta il 16 maggio. Il Presidente ancora in carica non può essere rieletto, doveva rassegnare le sue dimissioni per essere eleggibile. Ma tanto, per quel che vale la Costituzione in mano ai manipolatori! Pensare che ci giurerà di nuovo sopra. Sicuramente un po’ dei suoi “saggi” troveranno le più squisite disquisizioni giuridiche per rintuzzare questa ipotesi di annullamento.

Potevano eleggere il costituzionalista Rodotà? Ma la domanda del perché il Pd non ha voluto Rodotà, a rischio di sfasciarsi, rimane aperta. O la risposta “alla greca” (voluta dalla Troika) era già scritta. O il governo era già fatto mentre si scherzava bruciando definitivamente un po’ di nomi. Ovviamente quelli del Pd.

Forse su qualcosa ci divertiremo, soprattutto se le presidenze Rai e Copasir (servizi segreti) toccheranno al M5S. Ma è più che probabile che la Rai verrà rapidamente privatizzata, cioè regalata a Berlusconi, e che non sapremo mai nulla sulle stragi di stato, perché i documenti verranno secretati fino al tre mila visti i tempi di permanenza dei politici nelle istituzioni.


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