salarydi Nicola Melloni (Londra)
Ultimamente Paul Krugman ha rilanciato con forza un argomento che l’economia mainstream ha per anni accuratamente evitato: la lotta di classe. In un recente post Krugman ha fornito qualche dato sul conflitto capitale-lavoro, spiegando come negli ultimi 10 anni la quota salari si sia drasticamente ridotta a vantaggio della remunerazione del capitale.

Il che si traduce molto semplicemente in un arricchimento dei capitalisti e di un impoverimento (relativo) dei lavoratori. Ed infatti, se guardiamo al trend dei profitti delle corporazioni come % del PIL, vediamo che dopo il crollo del 2008, i capitalisti americani hanno fatto più che bene, raggiungendo il massimo degli ultimi 20 anni.

Corporate profits as a percentage of US GDP chart
fonte: http://qz.com/37734/corporations-are-the-people-of-the-year-my-friend/

La cosa è ancora più importante ora, in una situazione di crisi. L’economia si contrae o, al meglio, è stagnante, e quindi l’impoverimento relativo dei lavoratori diventa impoverimento assoluto – in una torta più piccola, la fetta che va al lavoro si è ulteriormente ridotta pure in termini relativi. Mentre i profitti sono cresciuti a dismisura. E ricordiamoci che nella quota lavoro rientrano anche i salari super gonfiati dei grandi manager e dell’industria finanziaria!
In fondo è sempre la stessa storia, la vecchia lotta di classe di marxiana memoria. Chi si prende i proventi del lavoro? Guardando questo grafico, la risposta pare piuttosto ovvia. La crisi la pagano tutta i lavoratori, mentre per le imprese è la solita pacchia. Qualcosa da tenere in considerazione quando si discute di fiscal cliff.

 

FONTE: Resistenza Internazionale


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