Lo spirito di Helsinki

di Roberto Musacchio

Cinquant’anni fa, ad Helsinki, si tenne una storica conferenza per la Pace e la sicurezza comune. L’Europa era divisa dalla cortina di ferro e dal muro di Berlino, eppure ebbe la capacità di riunire praticamente tutti gli Stati che la componevano, e gli Usa, l’Urss e la Cina, a indicare lo scenario mondiale in cui ci si muoveva, e decidere e produrre una serie di testi che concernevano temi fondamentali, dal disarmo, alla cooperazione, ai diritti dei cittadini. L’assioma fondamentale era che, per essere sicuri tutti, compresi soprattutto i potenziali nemici, devono sentirsi tutelati l’uno dall’altro, insieme. Non esiste una sicurezza “contro” ma “con”.

L’esatto contrario di quanto accade oggi, quando il riarmo e i muri di droni sono diventati il mantra di un mondo che sembra tornato a 50 anni prima di Helsinki, se non addirittura ad assetti medievali, sia pure tecnologici, secondo la definizione del greco Varoufakis.

In assenza di iniziative da parte delle autorità Ue, sono state alcune importanti fondazioni ed associazioni italiane a produrre prima un documento e poi un convegno, svolto il 30 settembre presso la Fondazione Sturzo. Le quattro capofila e promotrici sono le Fondazioni Di Vittorio e Lelio e Lisli Basso, il Crs (Centro per la Riforma dello stato) e Salviamo la Costituzione. Il documento è stato sottoscritto da tantissime altre, tra cui Transform Italia, di cui faccio parte. Il testo, disponibile sui siti, è la ricostruzione e il rilancio dello spirito di Helsinki. Con innovazioni, naturalmente. Come, ad esempio, ha proposto Luigi Ferrajoli, animatore del movimento per una Costituente della Terra, sulla necessità di una democrazia globale imperniata sulla proibizione della produzione di armi. Tema radicale che rimanda al pacifismo integrale di Ingrao, richiamato dal presidente del movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha dedicato proprio ad Ingrao l’incipit del suo intervento.

Coordinate dai presidenti di Fdv, Francesco Sinopoli, e Crs, Claudio De Fiores, le due sessioni di lavoro, aperte da Franco Ippolito e chiuse da Gaetano Azzariti, hanno visto interventi italiani e internazionali. Tra gli altri Monsignor Zuppi, Maurizio Acerbo del Prc, Giuseppe De Cristofaro di Avs, Giuseppe Provenzano del Pd; il parlamentare europeo Marc Botenga e gli ex europarlamentari Francis Wurtz, Pasqualina Napoletano (e chi scrive); Marga Ferré presidente di Transform Europa, Ralf Stegner della Spd; Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, Alfonso Gianni del Coordinamento per la democrazia costituzionale, Agostino Giovagnoli della fondazione Sturzo, Nicoletta Parisi, movimento europeo, Maura Cossutta, Casa delle donne, l’ex ambasciatore Mario Boffo. Raffaella Bolini di Arci e Stoprearm che ha trasmesso una diretta con la Sumud Flotilla. Un elemento importante dell’iniziativa che guarda sì a costruire un lavoro di prospettiva per l’Italia e l’Europa, ma si è confrontata anche con l’immediatezza. Il genocidio a Gaza e la guerra di fatto europea e della Nato con la Russia chiedono interventi immediati nello spirito di Helsinki e non nella folle rincorsa alla distruzione del nemico, scelta odierna delle classi dirigenti.

I piani di riarmo della Ue e della Nato vanno verso una militarizzazione integrale dell’economia e della società. Nessuno assolve Putin ma un’Europa che si muovesse nello spirito di Helsinki darebbe altra prova di sé, certamente migliore rispetto a questa ricerca di un proprio spazio tra i potenti fondato sulla forza, e che subisce le umiliazioni degli accordi imposti da Donald Trump. Una Ue attaccata, da dentro e da fuori, dalle nuove destre radicali, spesso connivente con esse. Piena di doppi standard immorali, come quello verso il genocidio in Palestina.

Ma cosa abbia stravolto lo spirito di Helsinki è la domanda di fondo che chiede risposte. E su questo il dibattito è stato importante. Dall’allargamento dell’Ue ad una rifondazione federalista. Chi scrive pensa si debba risalire ai fondamenti. Il no alla casa comune proposta da Gorbaciov e l’interpretazione dell’89 come vittoria da sfruttare per cooptazioni a gara con la Nato. Il funzionalismo al posto del costituzionalismo, che ha prodotto un’integrazione né democratica né capace di armonizzazione. Che, attraverso le tappe del trattato di Maastricht, ordoliberale e iper ideologico, della austerity, che ha sottratto alla democrazia la funzione fiscale, ora della militarizzazione, sta producendo una connessione strutturale tra tecnocrazie e nazionalismi. Dove le destre, nazionali, europee e mondiali avanzano. Come prevedeva con estrema lucidità Berlinguer addirittura nel 1984. L’americanizzazione proposta all’Europa, e all’Italia, alla luce del trumpismo e dei processi drammatici negli Usa appare un abbaglio tragico. Che ha minato il modello costituzionale e sociale europeo. E portato all’attuale visione, disperata, del riarmo. Mentre crescono le disarmonie, demografiche, sociali, economiche.

Sono tutte ragioni che chiedono un processo di rifondazione europea di cui sia parte lo spirito di Helsinki, come le grandissime manifestazioni contro il genocidio e per il diritto internazionale con cui l’Italia democratica fa la propria parte.

FONTE: https://www.sinistrasindacale.it/2025/10/12/lo-spirito-di-helsinki-di-roberto-musacchio/


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