La sua dura critica al sistema coloniale europeo ha messo in luce una profonda ipocrisia che persiste ancora oggi.
di Jurgen Mackert
Nel 1950, il poeta e politico originario della Martinica Aimé Césaire pubblicò il suo famoso Discorso sul colonialismo, uno dei documenti fondanti del pensiero anticolonialista.
La dura denuncia di Césaire nei confronti del sistema coloniale europeo non solo analizzava senza pietà la sua eccessiva brutalità, disumanizzazione e oppressione, ma metteva anche a nudo l’ipocrisia europea – che persiste ancora oggi – nel considerarsi il baluardo della civiltà da cui il resto del mondo deve imparare.
Il suo Discorso è quindi tutt’altro che un documento storico di un’epoca passata. Piuttosto, la sua analisi ci permette di comprendere l’Europa, dalle sue ambizioni coloniali nella seconda metà del XX secolo al suo sostegno incondizionato al genocidio sionista del popolo palestinese.
L’Europa che Cesaire denunciò cinque anni dopo la fine della seconda guerra mondiale era un continente alla disperata ricerca di un modo per mantenere i propri possedimenti coloniali.
Le sei nazioni fondatrici dell’integrazione europea erano consapevoli che il loro continente non sarebbe stato sostenibile date le dimensioni dell’Europa, la mancanza di risorse e l’insufficienza della popolazione, e che era quindi essenziale mantenere le colonie africane.
Nel 1957, nel Trattato di Roma, documento fondante dell’integrazione europea, queste nazioni hanno infuso la loro agenda coloniale nel concetto di “Eurafrica” – un concetto che, sebbene ancora poco conosciuto oggi, mostra come l’integrazione europea avesse fin dall’inizio un carattere chiaramente coloniale.
Pur annunciando un nuovo inizio nelle loro relazioni con le nazioni africane, gli Stati fondatori chiarirono che consideravano gran parte dell’Africa come una naturale estensione del continente europeo che avrebbe fornito all’Europa terra e manodopera, consentendo la creazione di colonie di coloni bianchi sul suolo africano.
Una verità indiscutibile
Fin dall’inizio, il tanto decantato progetto di integrazione europea significava quindi pace all’interno dell’Europa e continua oppressione coloniale (dei coloni) per l’Africa.
Tre quarti di secolo dopo, non è cambiato molto.
Nonostante tutti i suoi crimini coloniali contro le popolazioni indigene, nonostante il suo sfruttamento neocoloniale in Africa e altrove, e nonostante la sua ripugnante complicità nel genocidio di Israele a Gaza, l’Europa – nel suo illimitato autocompiacimento e ipocrisia – continua a rivendicare il ruolo di punta di diamante della civiltà.
Nel suo Discorso, Cesaire è andato dritto al cuore di questa arroganza coloniale: «E io dico che tra colonizzazione e civiltà c’è una distanza infinita; che da tutte le spedizioni coloniali che sono state intraprese, da tutti gli statuti coloniali che sono stati redatti, da tutti i memorandum che sono stati inviati da tutti i ministeri, non è potuto scaturire un solo valore umano».
Questa è una verità indiscutibile.
Qualunque cosa gli europei abbiano fatto agli altri dall’inizio della loro invasione coloniale del mondo nel 1492, l’affermazione che ciò sia stato fatto in nome della «civiltà», o di presunti valori universali, è servita solo a giustificare sia le loro atrocità contro altri popoli che consideravano inferiori, sia il loro furto di terre e risorse straniere.
Cesaire ha tratto le giuste conclusioni dalla realtà coloniale che ha osservato: “I colonialisti possono uccidere in Indocina, torturare in Madagascar, imprigionare nell’Africa nera, reprimere nelle Indie occidentali. D’ora in poi i colonizzati sanno di avere un vantaggio su di loro. Sanno che i loro ‘padroni’ temporanei mentono”.
Questa acuta osservazione non ha perso nulla della sua rilevanza e persuasività fino ad oggi, come risulta chiaro con una leggera modifica: “I colonialisti sionisti possono uccidere, torturare, imprigionare e reprimere in Palestina. D’ora in poi i palestinesi colonizzati sanno di avere un vantaggio su di loro. Sanno che i loro ‘padroni’ temporanei mentono”.
Il Portavoce sionista
Oggi, non solo i palestinesi, ma milioni di persone in tutto il mondo che seguono il genocidio di Israele sui social media sanno che i macellai sionisti e i loro complici europei sono bugiardi patologici.
Invece di comportarsi in modo “civilizzato” e rispettare i principi universali, l’UE e quasi tutti i governi europei – sostenuti dai loro media mainstream liberali – non solo difendono il genocidio sionista dei “barbarici”, ma si sono resi portavoce dei perpetratori ripetendo spudoratamente anche le loro bugie più evidenti.
Se l’Olocausto è stato considerato il primo genocidio industriale, ispirato dai mattatoi di Chicago, allora quello a cui stiamo assistendo a Gaza e in tutta la Palestina è il primo genocidio guidato dall’intelligenza artificiale, ispirato dalle grandi aziende tecnologiche che hanno permesso ai sionisti di portare avanti questo sterminio senza precedenti nella storia di una popolazione civile.
Questo è l’impressionante progresso morale che l’Europa ha compiuto dalla critica anticolonialista tagliente di Cesaire.
Ci sono voluti agli europei non solo 23 mesi di genocidio, ma anche 17 anni di assedio a Gaza e 77 anni dalla Nakba per elaborare un “piano” per la Palestina; ma anche questo “piano” non è il risultato di considerazioni morali basate su principi universali. È semplicemente un’espressione della doppiezza dell’Europa, come hanno dimostrato gli analisti Ali Abunimah, Soumaya Ghannoushi, Noura Erakat e Shahd Hammouri.
Il piano dell’Europa non fa altro che offrire carta bianca al prossimo genocidio sionista dei palestinesi, nascosto dietro il presunto “riconoscimento” del loro Stato, proprio come il continuo sfruttamento coloniale dell’Africa era un tempo nascosto dietro “Eurafrica”.
Non cambia nulla. I sionisti vengono ricompensati per il loro genocidio, mentre i palestinesi continuano a essere sottoposti all’oppressione e al controllo coloniale dopo un genocidio. Questo è ciò che gli europei chiamano un “piano”.
Inganni e menzogne
Invece di porre fine al genocidio recidendo i legami con Israele, smilitarizzando il regime disumano e ponendo fine alla colonizzazione sionista, assistiamo ancora una volta a un insidioso tentativo da parte degli europei di ricorrere a inganni e menzogne per assicurarsi il controllo continuativo su una regione non europea, proprio come sottolineava Cesaire ai suoi tempi.
In tutti i decenni trascorsi da allora, né la mentalità della supremazia bianca né il desiderio di controllo e colonizzazione del continente europeo sono cambiati.
Cesaire ha denunciato l’ipocrisia con cui l’Europa proclama al mondo il carattere apparentemente universalistico dei propri valori, limitandoli però ai soli europei bianchi.
«Ed è proprio questo che rimprovero allo pseudo-umanesimo: che per troppo tempo ha sminuito i diritti dell’uomo, che la sua concezione di tali diritti è stata – ed è tuttora – ristretta e frammentaria, incompleta e parziale e, tutto sommato, squallidamente razzista», ha osservato.
Affinché gli europei possano vivere, i non europei devono morire.
Dato il ruolo dell’Europa nel genocidio sionista, Cesaire ha ancora ragione oggi: “Una civiltà che si dimostra incapace di risolvere i problemi che crea è una civiltà decadente. Una civiltà che sceglie di chiudere gli occhi sui suoi problemi più cruciali è una civiltà afflitta. Una civiltà che usa i propri principi per ingannare e raggirare è una civiltà morente… L’Europa è indifendibile”.
FONTE: Middle East Eye

Jurgen Mackert è professore di sociologia all’Università di Potsdam, in Germania. È stato professore a tempo determinato di Struttura delle società moderne all’Università di Erfurt, in Germania, e professore ospite di Sociologia politica all’Università Humboldt di Berlino. Tra i suoi ultimi libri figurano On Social Closure. Theorizing Exclusion, Exploitation, and Elimination (Oxford University Press 2024). Siedlerkolonialismus. Grundlagentexte und aktuelle Analysen (a cura di Ilan Pappe; Nomos 2024).














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