Francia-Italia. Rivoluzione passiva e attiva, liberalismo, trasformazione delle forze produttive e rivoluzione oggettiva e soggettiva sono all’ordine del giorno

di Pierre Assante

Gramsci, rivoluzione passiva e attiva, liberalismo, trasformazione delle forze produttive e rivoluzione oggettiva e soggettiva sono all’ordine del giorno. Le azioni sindacali e politiche sollevano la questione della rivoluzione passiva nella trasformazione delle forze produttive, nella trasformazione digitale e nelle sue capacità di produttività che sono sia liberatorie che alienanti nel capitalismo e nella sua attuale estremizzazione.

Penso che qualsiasi studio, qualsiasi sforzo di conoscenza per “capire il mondo” e “cambiarlo” (11a tesi su Feuerbach) debba partire dalla tendenza al ribasso del tasso di profitto e dalla crisi della sovra-accumulazione del capitale (Paul Boccara), e non attenersi al rapporto salario/plusvalore su cui si è basata la formazione della socialdemocrazia, ai suoi tradimenti politici nei confronti dei salariati e alle sue derive ultraliberali, nella misura in cui non ha più i margini “sociali” che aveva nei cicli di crisi decennali e che non ha più nella crisi di lungo periodo.

Penso che tutti gli studi e gli sforzi di conoscenza debbano partire dal “calo tendenziale del tasso di profitto” e dalla “sovra-accumulazione del capitale”, e passare attraverso approfondite analisi multidisciplinari dello stato attuale della società e della conoscenza scientifica per tornare ad esso e cercare di rompere il boicottaggio che sta subendo l’economia marxista della regolazione sistemica, un boicottaggio e una barriera protettiva messa in piedi da tempo dal capitale (contro Marx, tra gli altri) per salvarsi mentre il suo sistema affonda, trascinando a fondo l’intera società umana.

La “disaderenza concettuale” (espressione-concetto di Yves Schwartz) è una necessità. Come l’immagine del “letto” di Platone, che deve essere estesa oltre l’atto dell’artigiano all’intera costruzione sociale, la “costruzione mentale” è indispensabile alla “costruzione fisica”. È una proprietà umana peculiare di una specie pensante nata dalla mano, dall’utensile, dalla trasformazione della natura attraverso il lavoro secondo le esigenze umane di sopravvivenza, sviluppo, complessificazione, crescita e condensazione.

I momenti di aderenza-disaderenza-riaderenza concettuale sono individuali-sociali e collettivi-sociali nell’unità e nello sviluppo ineguale. I cicli “micro” e i cicli “macro” di disaderenza-riaderenza si combinano e possono raggiungere una catarsi sociale generalizzata quando lo stato delle forze produttive e le leggi-tendenze su cui si fondano entrano in sufficiente contraddizione e in sufficiente stato patologico con il tipo di organizzazione sociale che le ha determinate, in modo non deterministico, ma causale e in modi molto diversi.

Penso che sia giunto il momento di rivoluzionare il modo di vedere le cose che si è sviluppato a partire dalle norme del sistema capitalistico e dalle sue estremizzazioni (Capitalismo Monopolistico Globalizzato, Informatizzato Digitalmente, Finanziarizzato Globalmente).

La crisi di lungo periodo e la “rivoluzione passiva” (Gramsci) dei mezzi di produzione, la guerra sociale di posizione, ci offre e apre le possibilità: la transizione generalizzata e globalizzata alla guerra sociale di movimento (Gramsci) a partire dalle condizioni locali e nazionali per estendersi alla classe operaia, alla classe salariata e alle popolazioni mondiali, la costruzione di un nuovo tipo qualitativo di organizzazione sociale “corrispondente” alle nuove forze produttive, tecniche e culturali, umane, e alle loro possibilità di uscire dal ciclo D-M-D’ e dall’acquisto della forza lavoro che lo alimenta.

L’Italia è rimasta indietro nel suo sviluppo industriale, nonostante i progressi degli Stati rinascimentali e delle vecchie culture della Magna Grecia nel sud della penisola. Ha pagato il prezzo del suo progresso in termini di divisione rispetto alla formazione di Stati centralizzati e alla “forza d’urto” che questa centralizzazione consentiva loro; il dominio “inglese” e “francese” dello sviluppo industriale, a differenza di quello della “Spagna”, con l’accaparramento coloniale, estremamente crudele nei confronti dei popoli, e il conseguente ritardo industriale nel mettere in pratica le tecniche di navigazione della rivoluzione scientifica del Rinascimento. Tutto questo, detto in breve, va sviluppato.

Le vecchie culture sono spesso freni e resistenze allo sviluppo di nuove forze produttive.

Il Risorgimento era soggetto alla dominazione industriale borghese della Francia di Napoleone III. Per molto tempo, Italia e Francia sono state cugine strette, dal saccheggio da parte di Francesco I o Luigi XIV della cultura nata dalla rivoluzione passiva del XVI secolo alla formazione di una borghesia industriale di “grandi famiglie nazionali” sotto l’egida dell’unificazione del 1870 e della “Repubblica fondata sul lavoro” del 1946, dei suoi servizi pubblici e del partito comunista dei “Partigiani” e della “Liberazione dal fascismo”, 25 aprile 1945.

La monarchia sabauda, in alleanza-sottomissione alla borghesia francese e in opposizione alla formazione del capitalismo rurale centro-meridionale, darà impulso all’industrializzazione torinese, al socialismo italiano, e dopo e in occasione della Prima Guerra Mondiale e della Rivoluzione d’Ottobre e delle sue premesse socialdemocratiche “maggioritarie”, alla rivolta operaia torinese e all’organizzazione dei Consigli dei Lavoratori.

Gramsci e Togliatti, fondatori del PCI, e Bordiga, l’”ala settaria”, erano immersi sia nella formazione della classe operaia centralizzata locale, decine di migliaia nelle concentrazioni operaie, sia nel bolscevismo russo, nella sua formazione come movimento egemonico, e nella Rivoluzione d’Ottobre, nei suoi limiti dell’irraggiungibile “educare, educare, educare” di Lenin, nella NEP abbandonata nel gelo staliniano. Questo non vuol dire che i popoli dell’URSS non abbiano fatto nulla, anzi, in tutti i campi la base rivoluzionaria e dialettica ha dati i suoi frutti (*), contro l’ideologia e l’organizzazione staliniana stessa. Nessun popolo deve essere sottovalutato!

Il fascismo italiano, basato tanto sull’industrializzazione liberale quanto sull’organizzazione fascista del capitalismo rurale sotto forma di grandi aziende latifondiste (vedi il film ‘900), e il movimento taylorista globale guidato dal capitale statunitense, avrebbero fornito l’occasione per una revisione, non del marxismo istituzionale, ma di un’estensione erudita, popolare e progressiva al servizio della militanza operaia, salariale e popolare (bis), della ricerca comunista in relazione ai processi mondiali dei popoli (tris).

I dieci anni di carcere di Gramsci, sulla base dell’accumulazione culturale personale precedente e dell’esperienza militante internazionale, gli consentiranno di avviare un grande ciclo di disaderenza-rilettura concettuale che trasformerà i Quaderni del carcere in una visione approfondita del movimento nella società.

È necessario a questo punto sottolineare quanto (bis) i liquidatori interni del PCI abbiano meccanicamente confuso e assimilato l’egemonia elettorale con l’egemonia di classe. La parentesi è chiusa.

I modi di pensiero si formano in infinita diversità, come le lingue (ma il pensiero si sviluppa prima del linguaggio, in rapporto dialettico con esso), dalla loro crescente contraddittoria fusione-diversificazione; fusione-diversificazione-crescita-condensazione. Essi (i modi) corrispondono alla biografia della persona nella storia dell’entità a cui appartiene. Esiste una “comunanza” nella formazione del “pensiero dell’entità” locale, nazionale e globale.

Ciò pone la questione della traducibilità dei pensieri e della loro trasmissione, nelle relazioni collettive, nelle analisi e nelle azioni collettive, nelle utopie operative e non operative che determinano, in modo non deterministico ma causale, la costruzione del futuro, della società che verrà, delle sue condizioni sufficienti o insufficienti per procedere. Gramsci ha posto la questione della traducibilità.

La nostra cultura, qui e ora, nel senso più ampio, riguardante tutte le attività umane e soprattutto quella del lavoro e della produzione, se si limita al franco-francese, all’etnocentrismo, non risolverà mai questa magistrale, ineludibile utopia operativa: “Proletari di tutti i Paesi, unitevi!”.

Sulla base di questa traducibilità, possiamo confrontare l’evoluzione di Marx giovane hegeliano verso una concezione “materialista dialettica”, attraverso la critica di Feuerbach, con quella di Gramsci attraverso Labriola, uno dei primi “marxisti italiani” nella cultura propria, nelle culture proprie dell’entità, delle entità italiane “concentrate o dissolte”.

Allo stesso modo, l’industrializzazione piemontese e i suoi effetti passarono attraverso un liberalismo con forti caratteristiche proprie che si ritrovano ancora nell’Italia di oggi e nell’ideologia di oggi. Il fascismo si ispirò direttamente al taylorismo e lo sviluppo economico del dopoguerra fu favorito da un compromesso storico piuttosto ingegnoso, anche se oggi criticato, da parte dei comunisti, con i suoi limiti sociali ovviamente, che conteneva elementi progressisti favoriti dal PCI, in un compromesso storico di lungo periodo (bis repetita) PCI-DC. In questo c’è anche un rapporto di cuginanza con la Francia, anche se il peso ideologico della religione, e l’ideologia nazionale idealista che ha formato, è molto diverso.

Il nazionalismo gollista nasce da una tradizione diversa e l’Illuminismo, pur essendo erede del Rinascimento italiano, compie un passo verso una nuova universalità che gli interessi di classe della borghesia non possono tuttavia accettare né all’inizio né alla fine del percorso. Galileo fu condannato dal Papa e Giordano Bruno al rogo. L’eredità del Rinascimento italiano fu migliore e più fruttuosa altrove che in Italia, nella scienza fondamentale e applicata, nella tecnologia e nella rivoluzione passiva e attiva. Il che non vuol dire che non siano stati fatti enormi progressi in Italia, e aggiungiamo nel Mondo, perché il mondo non si limita a queste due entità.

Anche lo studio di Stati Uniti, Russia e Cina non si limita a queste entità diverse e complesse, e l’analisi unitaria ad altezza di satellite e di microscopici “abbassamenti” (dobbiamo salire e scendere!) è l’unica tecnica di conoscenza sintetica e dialettica.

La rivoluzione liberale italiana all’indomani del Risorgimento fu segnata da due attori che a loro volta segnarono Gramsci: Croce e Gentile, lettori di Marx. Croce si oppose al fascismo sotto la bandiera del liberalismo, e Gentile mise in pratica il liberalismo nel regime fascista, ricoprendo persino la carica di Ministro della Pubblica Istruzione; per un filosofo fascista, l’istruzione pubblica non è un caso!

Veniamo ora ai rapporti di Gramsci con la Russia sovietica, la sua rivoluzione, il suo Stato, i suoi dibattiti originali che hanno preceduto lo stalinismo e lo hanno visto affermarsi.

Sulla scia del fallimento della rivoluzione del 1905, Lenin si propone, sull’esempio dell’”Anti-Dühring” di Engels, di ristabilire una visione del mondo, uno sforzo filosofico per comprendere la realtà al fine di cambiarla in meglio, piuttosto che per “cambiare tutto affinché nulla cambi”. A tal fine, scrisse “Materialismo ed Empiriocriticismo”. Questo studio si concentra sulle nuove teorie scientifiche sulla materia all’inizio del XX secolo che, secondo alcuni scienziati (in particolare quelli di destra), tendevano a confutare il materialismo come strumento di pensiero nella ricerca umana del sostentamento materiale e morale.

In questo dibattito, dopo la rivoluzione e durante la costruzione di uno Stato proletario, che non è l’obiettivo “in quanto tale” formulato dal materialista e marxista comunista Lenin, ma lo sviluppo nazionale del capitalismo regolato dall’egemonia della classe operaia, dei salariati alleati ai contadini, delle forze produttive in vista del socialismo, Bukharin scrisse un “Saggio di sociologia marxista”, il “manuale” di Bukharin, che era ben lontano dall’analisi dialettica e sintetica di Gramsci del processo di trasformazione oggettiva e soggettiva della società; di trasformazione storica concreta e non di trasformazione astratta di disaderenza concettuale senza ritorno.

E in questo dibattito si inserisce anche quello di Bogdanov, leader del Proletkult e discepolo del fisico Mach, già sottoposto alle gelide critiche di Lenin fin dal 1909, in “Materialismo ed Empiriocriticismo”.

Ho già detto cosa penso delle critiche mosse a Dietzgen per la sua visione (a mio avviso) corretta della realtà della materialità del pensiero, di questa attività concettuale della specie pensante-lavorante-produttrice che siamo. Questo non toglie nulla all’alto livello di coscienza giusta e di pedagogia popolare e operaia che “Materialismo ed Empiriocriticismo” contiene.

Tania, la cognata di Gramsci, che lo sostenne per tutta la vita e la prigionia, sia fisicamente che intellettualmente, gli chiese di tradurre un testo di Bogdanov, durante questo periodo di fondamentale dibattito, che poi si interruppe.

Si dà il caso che la fisica di oggi si basi sulle teorie di Mach, il che solleva interrogativi sia sui militanti dell’analisi e della filosofia marxista, del pensiero marxiano, sia sulla ripresa di crescenti tendenze “filosofiche idealiste” e antiscientifiche in tutti i campi e di tutti i tipi, in un momento in cui la crisi di lungo periodo della sovra-accumulazione e della svalutazione del capitale sta mettendo il mondo in pericolo e a rischio di non rinnovare il ciclo umano; tra l’altro, ci viene chiesto di limitare la produzione e l’uso di energia artificiale, per principio e per l’incapacità di sviluppare la ricerca necessaria a produrla su scala globale, in modo coerente e cooperativo, anche per rispondere alla crisi climatica, che ha strutturalmente bisogno di energia.

Non c’è bisogno di ricordare il legame tra il ciclo di vita dell’accumulazione del capitale e il criterio del P/C e dell’acquisto della capacità e della forza lavoro che lo alimenta.

L’Artificiale per intelligenza: che vergogna il termine intelligenza artificiale per una tecnica che il processo produttivo e il pensiero umano producono in unità. Fine delle parentesi!

La “Nuova Gazzetta Renana”: la politica di classe e le alleanze e i limiti delle alleanze sono già stati esposti da Marx ed Engels nella “Nuova Gazzetta Renana”, durante e dopo le rivoluzioni del 1848 e i loro progressi; e i fallimenti per quanto riguarda la classe operaia: il movimento democratico, il movimento operaio, le alleanze progressive e i compromessi e i limiti catastrofici.

Gabriel Chardin, in “L’insoutenable gravité de l’univers” (2018) solleva nuovamente la questione del principio di Mach. Dalla stesura di questo libro si sono accumulati nuovi dati nella nostra conoscenza della materia, così come nelle scienze della vita, della società e dell’uomo, che costituiscono un tipo di organizzazione transitoria della materia. A suo modo, Rovelli, scienziato del progresso, pone paradossalmente lo stesso tipo di problema, che solleva domande in entrambe le direzioni e a cui dobbiamo rispondere, relativamente.

Al livello più alto della conoscenza e della sperimentazione sulla materia, le tesi idealiste del primo Novecento e del primo XXI° secolo sono concordi. Ciò non mette in discussione l’ineludibile necessità e l’esigenza di una dissociazione concettuale nello sforzo di conoscere il reale, la realtà, attraverso ipotesi scientifiche fondamentali e sperimentali. L’unificazione della fisica quantistica e della relatività, compresa la relatività delle interazioni gravitazionali, è al centro sia dell’avanzamento della conoscenza sia della messa in discussione dello strumento del materialista dialettico, uno strumento che dobbiamo imparare, come in passato e in futuro, a utilizzare in contesti sempre nuovi nell’unificazione sintetica, sincronica e diacronica dei campi della conoscenza e dell’azione sociale che ne possono derivare o meno.

Unità e identità delle forze contrapposte che costituiscono il movimento nel movimento, l’accumulazione qualitativa, le microtrasformazioni qualitative nella macro trasformazione qualitativa. Ricerca di una salute sufficiente per procedere in modo praticabile e vitale nella produzione di beni materiali e morali necessari al processo di umanizzazione infinita e universale, al di là della stessa specie umana.

I limiti di Lenin rispetto allo stato delle scienze del suo tempo (come lo stato delle scienze al tempo di Marx ed Engels, ecc…) e la lucidità di Lenin, la sua capacità di costruire l’egemonia del progresso, la transizione verso una società senza classi non pongono la questione di fare tabula rasa, anzi. Né significa ignorare le derive storiche, “evitabili” o meno, e le loro conseguenze catastrofiche per la salute umana nel presente e nel futuro. “I morti afferrano i vivi”, ma i vivi reagiscono ed eventualmente procedono.

Una buona bussola per la disaderenza-rilettura concettuale è la migliore conoscenza possibile dei Bisogni Umani, dei bisogni sociali, delle loro complessificazioni, della crescita della condensazione necessaria e dell’organizzazione sociale come utopia operativa che la rende possibile, ipoteticamente e urgentemente. Il SEF, l’uso alternativo della creazione monetaria, l’autonomia dell’individuo all’interno della dipendenza sociale, l’autogestione delle entità e dell’entità globale di produzione e scambio, la coerenza e la cooperazione globale in risposta alla guerra economica e militare sono momenti di transizione verso una trasformazione sociale qualitativa realizzabile. Questo è presente nella protesta sociale, contro la coercizione sociale e padronale, per i redditi transitori contro l’alienazione dei bisogni e dei loro processi, dei desideri e dei prodotti umani che li soddisfano, e nello sforzo di introdurre maggiori e migliori contenuti qualitativamente trasformativi e praticabili.

Il boicottaggio da parte del capitale e l’autocensura professionale della conoscenza della sovraccumulazione e della svalutazione del capitale si trovano in tutti questi tentativi di comprendere il mondo. Non ne usciremo senza rompere questo boicottaggio, e questa rottura dipende proprio dall’alleanza oggettiva delle forze produttive di cui la coscienza umana è parte, essendo la lotta di classe una parte organica di questa coscienza eventualmente salvifica.

Gramsci morì nel 1937 dopo dieci anni di carcere e di abusi. Alcuni hanno cercato di trasformarlo in un dottrinario del marxismo “occidentale” contro il marxismo “orientale” (vedi Losurdo). Al contrario, egli ha tratto dall’esperienza russa le proprie convinzioni e il loro movimento, e la propria azione, la propria conoscenza ed esperienza per il futuro di ciò che ha contribuito a creare in salute, quando ne aveva così poca. Sapeva come fare delle “differenze” le condizioni per relazioni di sostegno e di amicizia. Non era il solo, naturalmente, ma…

È stato prima di tutto un dirigente politico, un comunista, un umanista, un creatore, eminentemente onesto e devoto (non è una formula moralistica), a costo della propria vita, lui la cui vita umana era un motivo e una prova dell’esistenza universale, cercando vie d’uscita per il movimento operaio e popolare nazionale, nel contesto degli sviluppi mondiali, dell’umanità, della malattia del processo umano indotta dalla forma di sviluppo capitalista, e dopo che questo sviluppo aveva raggiunto i suoi limiti e i pericoli vitali che questi limiti comportavano.

Pierre Assante

(Ex-secrétaire de section PCF. Ex-militant syndical national. Adhérent du PCF depuis avril 1963)

(07/06/2023)

Traduzione: Fernando Vergani/Cambiailmondo

FONTE: http://pierre-assante.over-blog.com/2023/06/france-italie.revolution-passive-et-active-liberalisme-transformation-des-forces-productives-et-revolution-objective-et-subjective-sont-a-l-ordre-du-jour.html

Cet article fait suite à “L’alternative vitale” :ici

http://pierre-assante.over-blog.com/2023/05/critique-de-la-critique-critique-et-revolution-scientifique-et-technique.html


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