luciano gallino“ L’AUSTERITA’ SARA’ SEMPRE LA STESSA” – IL GOVERNO LETTA FIGLIO DELL’AGENDA MONTI, NON VEDO NESSUNA DISCONTINUITA’ . LUCIANO GALLINO PESSIMISTA SULLA RECESSIONE E IL CAMBIO DELLE POLITICHE EUROPEE

Sarà perché al ministero del lavoro oggi c’è qualcuno che riesce a leggere i numeri della macro-economia, come il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, ma sembra che in Italia ci sia un governo che si è accorto che «siamo in recessione da un anno». La notizia non è certamente confortante, ma una tale schiettezza nel riconoscere fatti, universalmente noti alle famiglie impoverite o al 38,4% dei giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni, mancava dal 2008.

Quando cioè la crisi è iniziata e sui colli romani folleggiava Silvio Berlusconi. Da allora, purtroppo, la capacità di fare un’analisi economica onesta non è migliorata . «E’ troppo presto per trarre dei giudizi sul nuovo governo – afferma Luciano Gallino, l’autore di Finanzcapitalismo – ma mi ha colpito questa idea di riformare la riforma Fornero, che, dicono sia stata concepita per un periodo di crescita dell’economia e oggi, con la recessione, bisogna cambiarla perché presenta alcune rigidità che compromettono la ripresa dell’occupazione. Il problema è che eravamo in recessione anche dieci mesi fa, quando la riforma è stata approvata. Mi chiedo a questo punto che senso abbia avuto approvarla».

D. Basta modificare le norme sul contratto a termine e quelle sull’apprendistato per dare una risposta alla disoccupazione giovanile?

R. Dubito che questa riforma abbia avuto, fino ad oggi, degli effetti, tanto meno su questo aspetto. Si tratta di un testo complesso e aggrovigliato difficile da capire per i giudici del lavoro figuriamoci per i non specialisti. In questo paese c’è l’abitudine a leggere l’andamento del mercato del lavoro attraverso le norme che dovrebbero regolarlo. Come se una legge avesse il potere di creare le premesse per una domanda di lavoro che al momento non esiste. Questa riforma ha avuto un impatto importante dal punto di vista simbolico perché ha smantellato l’articolo 18. E’ stata una lesione seria non solo del diritto del lavoro, ma del suo valore civile. Per questo mi sembra marginale il fatto che abbia irrigidito i criteri dei contratti a termine per evitarne l’abuso. Ho l’impressione che se non lo avesse fatto, le imprese avrebbero continuato a non assumere.

D. Sempre stando ai «si dice», si procederà ad abbassare il costo del lavoro. Cosa ne pensa?

R. Non vorrei che questa insistenza sulla riduzione delle tasse sul lavoro corrisponda ad una nuova riduzione delle pensioni, della sanità o della cassa integrazione. Temo che qui ci sia una confusione tra le tasse e i contributi versati per la protezione sociale che hanno già subito gravi tagli. Se così fosse, sarebbe grave perché oltre al salario diretto, si taglierebbe anche il salario differito. E tutto questo nel rispetto della credenza neo-liberista secondo la quale sembra che la sanità o le pensioni siano pagate dallo Stato. Questo non è vero assolutamente. Più del 50% viene da chi lavora e dalle imprese. Senza contare che questi redditi sono soggetti all’Irpef. Allo Stato vengono restituiti decine di miliardi ogni anno con questa imposta.

D. Ma qual è allora il vero motivo di questa disoccupazione?

R. Le imprese non assumono perché non c’è domanda di lavoro, e non investono perché non si produce. Se ci fosse una domanda allora assumerebbero e farebbero investimenti. Legge o non legge, non fanno nulla perchè produrre e lasciare le merci in un magazzino non fa parte del loro codice azionario.

D. Per l’Ocse il deficit nel 2013 salirà al 3,3% e il debito aumenterà al 134% nel 2015. è l’attestazione del fallimento dell’austerità e dei partiti che l’hanno sostenuta fino a ieri. Come spiega questo fallimento?

R. Ricordiamoci che l’Ocse è sin dagli anni 80 uno degli attori più efficaci nella promozione dell’economia neoliberale di cui Monti è stato un diligente interprete. Letta mi sembra un po’ più contrastivo, ma al fondo condivide l’impianto di quella che è stata definita «agenda Monti». Quella in atto con l’Ocse è al massimo di una disputa sulle modalità della sua applicazione tra soggetti che condividono gli stessi principi e la stessa ideologia. Inoltre i tre decimali in più o in meno dipendono dalle statistiche o dai metodi usati. Il vero problema è che le politiche che continueranno ad essere applicate hanno già fatto contrarre di sei punti il Pil dal 2007. Anche se le spese restassero stabili, il deficit aumenterebbe lo stesso perché il denominatore comune diventa sempre più piccolo. In questo modo ogni anno mancheranno 8 o 10 miliardi di euro. In realtà c’è anche un altro nodo.

D. Quale?

R. Il patto fiscale che Monti e la sua maggioranza hanno approvato in due ore in parlamento, come se fosse una bagatella. L’Italia ha inserito nella Costituzione la regola che le imporrà di ridurre 50 miliardi di debito ogni anno, per vent’anni consecutivi. Molti di coloro che siedono in parlamento non si rendono conto di cosa significhi. Forse non sapevano di cosa si trattava oppure hanno sottovalutato il fatto che tagli di queste proporzioni, oggi, significano una sola cosa: la condanna alla miseria.

D. Da tempo lei propone un «New Deal» a livello europeo, che dovrebbe far ripartire la crescita. In cosa consiste?

È una proposta avanzata anche da un’economista in fondo liberale come Krugman. I governi seriamente contrari all’austerità dovrebbero presentarsi davanti all’Unione Europea e chiedere alla Bce un prestito di 100-200 miliardi di euro, organizzando un’agenzia per l’occupazione, finanziando interventi nelle opere pubbliche e interventi di alta utilità sociale come il riassetto idrogeologico. In fondo è quello che ha fatto Obama che ha presentato un piano fiscale insieme allo stanziamento di 140 miliardi di dollari con i quali tra l’altro ha ristrutturato 35 mila scuole e ha garantito l’impiego a oltre 200 mila insegnanti.

D.  L’attenzione va alle banche che non riescono a finanziare l’economia reale.

R. Non le sembra irresponsabile tenere nascosto II circolo vizioso in cui siamo? Non so più che altro dire. Ho già scritto due libri, ne sto scrivendo un terzo. Non mi resta che emigrare.

D. Ha già idea su dove andare?

R. Per il momento ho preparato la pratica. Sta qui sulla scrivania.

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(intervista rilasciata da Luciano Gallino al  “Il Manifesto” del 3 maggio – di Roberto Ciccarelli)


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6 risposte a “Luciano Gallino: “ Se continua così non ci resta che emigrare””

  1. Avatar Ulrico Reali
    Ulrico Reali

    Prima di chiederci se l’Italia se la caverà, io farei la domanda preliminare : “Abbiamo fra i politici gente che sa volare alto, cioé che capisce la realtà italiana, che è sgrammaticata, confusionaria, ingestibile ?” Io ho molti dubbi, vista la tradizione della politica italiana… :
    Vecchia Storia http://www.corrierecaraibi.com/RUBRICA_SPECIALE_URealist_101011_Vecchia-storia-sempre-attuale.htm

    Una lunga inchiesta con paragoni Italia-Europa mi ha portato alla conclusione :

    Il rapporto dell’associazione degli industriali: «Paese schiacciato tra recessione violenta e ripresa lenta» (CdS)
    Ecco perché ……. :
    EMIGRARE DA UN PAESE PATRIGNO….

    1861. Con l’unificazione del regno d’Italia, i diversi staterelli pre-esistenti si mutarono, formalmente, in un’ unica società nazionale. La reale pratica instaurata (e di ciò non si parla) fu un po’ diversa…… Se lo stato unico che fu creato 150 anni fa avesse subito la stessa “ costruzione di una struttura europea” (fondazione di una società nazionale) che hanno gli altri stati dell’Europa occidentale, avremmo oggi uno Stato (con la S maiuscola) di tutto rispetto, il quale avrebbe le seguenti caratteristiche :
    – vita politica e rapporti sociali basati su valori positivi (chiarezza, coerenza, efficienza, onestà, dirittura, rigore, responsabilità, realismo, valore, rispetto reciproco, merito e impegno), Valori che sono considerati nel resto dell’Europa occidentale come i componenti necessari di un vero Patto Sociale, quasi cani pastori che sorveglino il gregge (la società). Peyrefitte chiama tale scenario “Società della Fiducia”.
    Tale quadro sociale non è mai esistito nella società italiana, anche se si è finto per lungo tempo di avvicinarsi ad esso. Negli ultimi 60 anni gli Italiani si sono abituati a sospettare (e nell’ultimo decennio i sospetti degli osservatori attenti hanno avuto conferme) l’esistenza di poteri nascosti che trattano e cercano di condizionare nell’ombra le decisioni del potere formale delle istituzioni. Questo Doppio Scenario è confermato dalle evoluzioni sociali, che mostrano la diffusione nel parlamento e nella vita pubblica della …….. doppiezza. La doppiezza è ovvia, facile in un Paese che non ha un Patto Sociale funzionante, né istituzioni efficaci a livello europeo. Esempi ? Troppi politici annunciano programmi e decisioni (sceneggiate) per il popolo (esse spesso rimangono tali, cioè non seguono conferme), ma patti ed inciuci sono definiti nell’ombra, legati a tornaconti di persone o di combriccole. Siamo divenuti, nella vita sociale, l’eccezione dell’U.E., per il Doppio Scenario…..Alcuni cittadini del mezzogiorno si lamentano, in troppe occasioni, che lo stato non c’è. Il suo simulacro invece ogni tanto appare, specie nei discorsi, mentre molti suoi ufficiali organizzano nell’ombra evoluzioni nascoste.
    Mentre il Doppio Scenario nelle istituzioni fino allo scorso secolo era poco notato, in quanto i tornaconti privati erano curati e difesi nell’ombra, ormai essi vengono spesso alla luce del sole, talora conditi dalla salsa “corruzione + lassismo”. Va notato che la Corte dei Conti ha fatto recentemente una valutazione preoccupante del costo per il Paese della corruzione diffusa…..
    Già nella storia troviamo le origini lontane delle evoluzioni negative, che son divenute oggi più visibili :
    – Nitti, premier molti anni fa, fu intervistato. Alla domanda, se si poteva sperare che un
    giorno il Paese avrebbe avuto solo buongoverno, ecco cosa disse a Luigi Barzini :”Gli
    Italiani sono stati ubriacati di bugie, per 150 anni”.
    Le combriccole ed i poteri nascosti sembrano essersi di recente estesi o aver acquisito più poteri, complice il lassismo diffuso nelle istituzioni. Più istituzioni hanno peggiorato il loro funzionamento, finché la società ha visto i diritti dei cittadini e la qualità dei servizi loro dovuti peggiorare …. Il quadro attuale : i diritti dei cittadini sono realizzati…., quando possibile, ma nei sacri testi sono chiari ! Double Scenario obblige!
    Le conseguenze, ormai diffuse e visibili, sono rovinose per l’economia. Lo stato che finge di svolgere bene i suoi ruoli (mentre il parlamento è sede di litigi, non di soluzioni, a fronte di emergenze ripetute), tira in realtà colpi bassi all’economia ed all’occupazione. Le efficienze e l’affidabilità delle istituzioni, dalla fine guerra, sono calate sempre più, senza che nessuno proponesse le correzioni necessarie per risolvere il problema. Dove sta l’inghippo ? Eccolo: sia i dipendenti pubblici (mal gestiti) che i politici non sono sottoposti ad alcun controllo efficace. L’immobilismo italiano recente è figlio di tale scenario. Esso genera occasioni perdute e perdita di occupazione.
    Quali le conseguenze ?
    Il settore produttivo di un Paese che sta ormai nelle ultime posizioni delle classifiche europee rende imperativa la scoperta della realtà sociale, finora ignorata: le istituzioni non sono il supporto, l’accompagnamento (come in tanti Paesi europei ben gestiti) per l’economia e gli imprenditori; ne sono invece spesso l’ostacolo.
    Gli investimenti degli imprenditori, invocati dai politici, non si vedono. Ma ci possono essere imprenditori disposti a investire, nel Paese che non garantisce la certezza del diritto, la selezione dell’eccellenza,l’efficienza di servizi e le gestioni corrette dell’amministrazione pubblica ?
    La disoccupazione in un contesto simile non potrà essere combattuta (salvo le chiacchiere politiche che si fermano alle dichiarazioni ; sembra essere in un regime di “dikiarazia”).
    Come reagisce la società ? Primo, l’aumento della emigrazione (non più operai come 100 anni fa, ma laureati che partono con il computer nella borsa, verso Paesi che non siano patrigni). Secondo, essa soffre della crisi sociale ben visibile, mentre le istituzioni sempre meno offrono ai cittadini la realizzazione dei loro diritti e sempre meno hanno funzionari capaci….Come conseguenza, i rapporti sociali, non più facili, navigano talora, più che in una società, in una melma fangosa, ove tutto può accadere, e dove l’efficienza dei servizi è un valore dimenticato. E la certezza del diritto ? Quella esiste, sicuro, ma sulla carta. Se poi si vuoi realizzare nella realtà un diritto, cosa che la società fangosa non ti permette di fare, puoi trovare sempre qualcuno.
    Quanto agli sprechi di risorse e di tempo, di uno stato che male funziona, essi sono in aumento, senza che a nessuno venga in mente di eliminarli. Le conseguenze ? Essi hanno avuto due effetti, durante gli ultimi 60 anni almeno :
    a) l’ emigrazione su citata; b) la spinta del Paese a costruire nuovo Debito Pubblico, il quale continua ad aumentare, visto che non si pensa a contromisure per combattere/eliminare gli sprechi. Non ho ancora sentito un politico dire l’ovvio “Per annullare gli sprechi è necessario far funzionare le istituzioni come nei Paesi avanzati d’Europa : con professionalità e selezione corretta si può fare !”
    In un gregge, se spariscono i cani pastori, il pastore fa enormi tentativi per gestire le pecore, tenerle insieme. Nello Stivale, gli Italiani,” pecore anarchiche”disse Prezzolini, vanno ognuno in direzioni diverse. Infatti i cani pastori della società – i valori positivi – non ci sono più, gettati alle ortiche su iniziativa di qualche politico cialtrone e furbastro. Il Paese è divenuto ingestibile, inefficiente. Il “ flop” di molte attività economiche fa si che l’emigrazione, valvola di sfogo di un Paese patrigno, continui ad aumentare.
    Dopo la guerra, un paio di generazioni di governanti e dirigenti del parastato hanno abbassato la capacità di gestione dei macrosistemi (esempi, il Paese, l’Alitalia, la Sanità). Di conseguenza nuovi comportamenti si sono diffusi, in base alla (quasi) nuova mentalità del lassismo e impunità totali per gli uomini pubblici. In sintesi, essi hanno, fra l’ altro, provocato la sparizione del realismo sociale, sostituito dal doppio linguaggio. Il primo é infatti sparito dalle discussioni pubbliche. E sempre più esso é sostituito dalle promesse e dalla demagogia, trasmettitori TV aiutando. Si inizia a occuparsi delle esigenze della società con anni di ritardo. Per poi spendere altro tempo nei litigi politici prima di soddisfare le necessità….
    Il Paese é ormai sotto l’ imperio di sei dittatori: Confusione, Corruzione, Irresponsabilità, Lassismo, Rassegnazione, Gestione Allegra.
    Cosa pensano gli espatriati in Paesi avanzati nell’osservare il Paese patrigno che han dovuto abbandonare? Fra le cose più sorprendenti per molti di loro, si notano:
    – grigiore, vaghezza di programmi e del comportamento di personaggi pubblici,per manco di professionalità. Invece della chiarezza e di opinioni riflettute, troppo rapida mutazione delle stesse. Negligenza dei fatti reali nelle discussioni politiche, sostituiti spesso da accuse (non importa se senza prove). Talora doppio linguaggio del potere, che dice di voler fare, ma fa i fatti suoi……
    – rarefazione dei valori di base del patto sociale (è finito, ma trenta anni fa sembrava funzionare), in certi casi scomparsa degli stessi. Tutto, o quasi tutto, é ormai permesso. Il rigore, la coerenza, la precisione, l’ impegno, la verità dei fatti, li lasciamo ai Francesi o ai Tedeschi….. Noi ci teniamo il doppio linguaggio (esiste nella U.E., cosi diffuso, solo in Italia). Chiediamoci perché le suddette qualità non ci sono state insegnate dalla Pubblica dIstruzione, la quale si é curata, si, dell’ istruzione; ma non dell’ educazione…….
    – vita sociale caratterizzata da: frequenti incertezze, difficoltà di costruire, gestire, trasformare i corpi sociali. Ciò non deve troppo sorprendere, se nella società tutto é confuso o cambia dall’oggi al domani (flessibilità a 360°), vista la rarefazione dei punti di riferimento….
    – frequenti alterchi o lotte fra parti avverse (o alleate) in politica, le quali sembrano quasi indicare che molti politici danno priorità alle lotte di potere piuttosto che alla gestione del Paese (che sarebbe in teoria il loro ruolo). Poche differenze nei comportamenti quindi, rispetto all’ epoca dei Principati, quando le lotte fra principi nascevano per litigiosità o incapacità di comportamenti costruttivi.
    – progressiva scomparsa dell’obbligo di rispettare legge e regolamenti. Emergenze in alcune istituzioni e servizi pubblici. Il lavoro di prima qualità tende a scomparire nelle istituzioni (o è già scomparso ?).
    In tale confusione sociale, cosa fanno i politici ? Parlano (lo fanno dall’epoca di Ciampi) di riforme delle istituzioni. Ma saranno le istituzioni, cosi poco efficienti, capaci di fare le riforme necessarie e cambiare il comportamento confuso degli Italiani nella vita sociale ? Qui sta il problema centrale: l’attuale mentalità arretrata, non costruttiva, diffusa nella vita sociale, è incompatibile con lo sviluppo economico (ma è compatibile con l’emigrazione)……..
    Può un Paese stare in piedi, se nel Ballo delle Maschere Politiche non esiste rispetto per la verità ?
    Sic transit gloria Italiae !
    Ulrich Realist
    angrema@wanadoo.fr
    (disponibile a presentare il Problema Sociale Italiano)

  2. Avatar valeria manini
    valeria manini

    Le merci invendute potrebbero essere passate al quarto mondo, insieme ai medicinali Medici senza frontiere lavorerebbero ugualmente, senza dovere sperimentare nuovi virus e creare panico a Sud ed a Nord Ci sarebbero meno sprechi, meno profitti , ma più equità. Ma raccontiamocela, chi veramente vorrebbe tutto ciò? Forse solo gli ingenui come me

  3. Avatar Pitocco

    Interessante questo articolo, però, se posso, hai dimenticato di dire COME è stata fatta l’unità d’Itaia, con che metodi e con quali mire. Allora, come negli anni a seguire, con qualche piccolo sprazzo, l’Italia si è costruita solo con l’apporto malavitoso, sempre e comunque. Prima con la complicità dei grandi latifondisti meridionali contrari ai borboni e per la “nuova” borghesia delle città che andava via via ad aumentare nel suo potere, dopo, dal 1945 in poi con l’appoorto e l’aiuto delle classi meno abbiente e della malavita.
    Se le basi per la costruizione di uno stato sono queste non possiamo aspettarci gran che di buono e i risultati li vediamo sotto i nostri occhi: la malavita, la mancanza di rispetto, i valori umani e sociali sono diventati barzellette. D’altronde in una caotica società, adesso anche parzialmente e volutamente mulietnica, possiamo aspettarci qualcosa di diverso?
    Sarà sempre peggio finché nel fondo diquesto nero pozzo non si ergerà un criminale stanco delle nefandezze e riporterà alla luce quanto rimarrà, se rimarrà ancora qualcosa di buono.

  4. Avatar La malafede e il dibbbattito economico | I4d - Italy fo(u)r Dummies

    […] niente. Argomentare, spiegare, dimostrare continua ad essere inutile. Luciano Gallino, ormai  dichiara “Non so più che altro dire. Ho già scritto due libri, ne sto scrivendo un terzo. Non mi resta […]

  5. […] niente. Argomentare, spiegare, dimostrare continua ad essere inutile. Luciano Gallino, ormai  dichiara “Non so più che altro dire. Ho già scritto due libri, ne sto scrivendo un terzo. Non mi resta […]

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