europa-vaso-grecodi Vittorio Stano (Hannover)
a) Alle radici dell´imbroglio: “il morbo del credito”, una parabola egiziana – *Muhammad Alí, chedivé, ovvero governatore dell´Impero ottomano e suo nipote Ismail svendono l´Egitto alle banche anglo-francesi.  Siamo nella seconda metá del XIX secolo. Il chedivé d´Egitto, e poi suo nipote Ismail, intraprendono la strada dell´indipendenza dal “grande malato” d´Europa, l´Impero ottomano. Vogliono modernizzare l´Egitto. Il loro modello di sviluppo é quello europeo. La modernizzazione deve poggiare su due pilastri: il costituzionalismo e il governo rappresentativo. Monarchia costituzionale e Parlamento eletto dal popolo. Modernizzare costa. Intorno al 1875 Ismail ricorre alle banche europee per finanziare il suo sogno d´indipendenza. Queste non avvisano Ismail dei rischi del debito. In pochi anni Ismail si trova debitore di oltre 150 milioni di sterline, una somma troppo grande per essere ripagata.
Anzi, ogni anno aumenta sempre di piú per gli interessi!    

Questo é esattamente quello che sta succedendo nei paesi deficitari europei. Il debito cresce a dismisura e finisce per condizionare le decisioni politiche di Ismail. Nel 1871 vara una nuova politica fiscale: i proprietari terrieri devono pagare in anticipo 6 annualitá fiscali, in cambio della riduzione perpetua delle tasse del 50 %. La legge si rivela una catastrofe. Nel 1873 Ismail bussa nuovamente alla porta delle banche per acquistare dall´Impero ottomano l´indipendenza dell´ Egitto. Nel 1875 per evitare la chiusura di tutte le linee di credito, si vede costretto a cedere al governo britannico tutti i suoi beni, incluse le azioni del Canale di Suez. Per una cifra irrisoria, 4 milioni di sterline, il governo di Sua Maestá diventa il secondo azionista di maggioranza del Canale. Il primo é la Francia.

Come nell´Europa di oggi, le catastrofiche decisioni dei governi ricadono sulle popolazioni. Sebbene Ismail abbia pagato sempre gli interessi, le banche europee usano i problemi dell´Egitto (ad es., la crisi agraria del 1877-78) per avvantaggiare i loro governi che con cinismo si dichiarano garanti contro il debito. In altre parole, le banche invitano i loro governi a intervenire militarmente per impossessarsi di territori egiziani. Francia e Inghilterra intervengono creando un consorzio di Stati – una sorta di antenato del Fondo Monetario Internazionale – che gestisce le finanze egiziane. Il consorzio diventa lo strumento per stritolare anche militarmente l´Egitto. Questo é il volto del colonialismo.

Questa parabola egiziana non ha solo un valore storico. Oggi il FMI, la BCE e la Banca mondiale stanno facendo la stessa cosa con i PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia). Sono stati incaricati di “risolvere” i problemi di questi paesi che hanno chiesto aiuto economico. Nel caso della Grecia, banche tedesche e francesi hanno nelle mani piú della metá del debito di questo paese. Chiedere ai greci di <<privatizzare>> la ricchezza del loro Paese svendendola a ricche imprese occidentali e probabilmente cinesi significa assicurare a Samaras & compagni la stessa fine di Ismail e del suo Egitto.

Alla luce dell´esperienza coloniale, l´Egitto di oggi ha avuto piú di una ragione a rifiutare il peloso aiuto del Fondo Monetario Internazionale, intenzionato a “risolvere” i problemi economici dell´Egitto del XXI secolo. In quel Paese chi ha un lume di ragione, insieme ai dimostranti di Piazza Tahrir hanno risposto: <<Facciamo volentieri a meno di voi!>>

 

b) Riprendiamoci la DEMOCRAZIA !

Dalle sponde del Mediterraneo si leva un grido unanime: riprendiamoci la politica, l´economia, un lavoro, una vita dignitosa.

Cresce, monta la consapevolezza che la crisi che oggi minaccia di annientarci viene da lontano, erede di una lunga serie di catastrofi…. Dall´Argentina alla bolla dei mercati asiatici, ai crack statunitensi, ormai troppe per essere casuali. È ora di ammetterlo: é l´alleanza tra una politica sempre piú corrotta e una finanza sempre piú avida che ha sequestrato la nostra democrazia e ci sta portando alla rovina. La BCE e il FMI, istituzioni di controllo (!?), intervengono a peggiorare la situazione.

…Dalla primavera araba che ha abbattuto i regimi dittatoriali della Tunisia e dell´Egitto, arriva una nuova ventata di protesta e d´impegno. La Rivoluzione sta dilagando in Europa. I protagonisti sono soprattutto i giovani, quelli cui la politica ha riservato precariato, disoccupazione e lo spettro di una nuova povertá. La parola d´ordine é : BASTA !

 

c) IL CONTAGIO                                                                                                                                                                        

Un virus micidiale aleggia sul Mediterraneo. È la peste democratica.  La pandemia rivoluzionaria minaccia il cuore dell´Impero globalizzato: l´America!  I politici di tutto il mondo temono il contagio. Non esistono antibiotici. È un ´ infezione atipica, nuova, frutto della confluenza di due epidemie: crisi del debito sovrano  e di istituzioni politiche fuori tempo e fuori uso. Fiaccano il sistema immunitario,  la ricchezza e attaccano gli organi di governo.Il contagio potrebbe distruggere a Nord  gli agonizzanti sistemi democratici  europei, a Sud fa strage delle dittature arabe.

È un male ?

                                                                                                                                                                                              

d) Clinton ´99

*Discorso all´accademia militare di West Point: <<…il mercato é competizione, la competizione premia i piú forti e noi siamo i piú forti>>.                                                                                                                    

La logica conseguenza fu il bombardamento di Belgrado per introdurre nei Balcani “manu militari” il “totem” del libero mercato.  La politica di forza non ha dato i risultati sperati ed é anzi la causa dell´eccessivo impegno armato che ha costretto la maggiore potenza del mondo a cedere spazio a concorrenti di gran lunga meno attrezzati. E non é un caso che tale involuzione sia stata contemporanea all´espansione del mercato intesa come espansione della democrazia.

e) Il commercio genetico

…Cosa succede se un computer incontra un gene? Se l´informatica si allea con l´ingegneria genetica? Se il codice genetico si affianca al codice binario? Non ci sono dubbi: ci aspetta una rivoluzione ancora piú intensa e sconvolgente di quella industriale. Il motivo é semplice: computer sempre piú veloci  e sempre piú potenti stanno trasformando le informazioni contenute nei nostri geni nella <<materia prima>> della nuova economia globale. Il computer, dunque, non é piú il gran motore dell´innovazione, ma un fattore, anzi un co-fattore all´interno di un cambiamento ancora piú grande, il commercio genetico. La manipolazione dei geni ha giá provocato rilevanti mutamenti nei diversi campi dell´economia – dal settore agricolo a quello energetico, farmaceutico e medico – ponendo le basi di un <<nuovo mondo>> bioindustriale. Ma non é che l´inizio, poiché i biologi molecolari stanno mappando e decifrando il corredo genetico di un´ampia gamma di specie viventi, daibatteri all´uomo. Per le aziende biotecnologiche, dunque, i geni rappresentano la nuova corsa all´oro. E non é un caso che governi e multinazionali stiano scandagliando i continenti alla ricerca di microrganismi, piante, animali e persino esseri umani con caratteristiche genetiche rare che potrebbero avere un potenziale sviluppo in un mercato genetico prossimo venturo.

Il XX secolo é stato l´era della fisica, e la tecnologia nucleare il suo fiore all´occhiello. Il XXI apparterrá alla biologia e la sua principale tecnologia sará l´ingegneria genetica. È ragionevole quindi porsi la domanda che dovrebbe essere posta per ogni rivoluzione tecnologica. Il potere delle nuove tecnologie genetiche é un appropriato esercizio di potere? Salvaguarda e aumenta piuttosto che destabilizzare e diminuire la diversitá biologica del pianeta ?  È facilmente gestibile o é in fondo incontrollabile? Promuove il rispetto per la vita o lo diminuisce? Se facciamo un´analisi costi-benefici, fa piú male che bene? Sembra inconcepibile che l´ingegneria genetica con tutte le sue potenziali promesse, alla fine possa essere parzialmente rifiutata. Eppure, solo una generazione fa sarebbe stato inconcepibile immaginare il parziale abbandono dell´energia nucleare, che per anni era stata abbracciata con entusiasmo come l´estrema salvezza per una societá il cui appetito di energia appariva insaziabile. È possibile che, tra non molto, nel secolo della biotecnologia, la societá accetti alcuni usi dell´ingegneria genetica e ne rifiuti altri.

Si potrebbe, per esempio, essere favorevoli allo screening genetico, per riuscire a predire con maggiore precisione la comparsa di malattie inabilitanti, specialmente quelle che possono essere guarite, grazie a cure tempestive.  Le nuove tecnologie di splicing genetico potrebbero essere il punto di partenza per la creazione di una nuova generazione di farmaci, in grado di salvare delle vite.   La rivoluzione biotecnologica ci colpirá tutti, con piú forza e piú intimamente di qualsiasi altra rivoluzione tecnologica nella storia. Fino a ora il dibattito sulla biotecnologia ha impegnato un piccolo gruppo di biologi molecolari, industriali, politici e critici. Ora che le nuove tecnologie invaderanno il mercato e le nostre vite, é arrivato il momento di aprire un dibattito davvero serio sui benefici e sui rischi della nuova scienza, un dibattito che vada al di lá delle autoritá professionali e degli <<esperti>> in entrambi i lati del problema e che includa l´intera societá. Una discussione ricca e feconda sul tipo di futuro che vorremmo per noi stessi, per i nostri bambini e per le altre creature con le quali condividiamo questo pianeta. La rivoluzione biotecnologica colpirá tutti gli aspetti della nostra vita. Il modo in cui mangiamo; il modo in cui ci fidanziamo e il modo in cui ci sposiamo; il modo in cui avremo i nostri figli; il modo in cui i nostri bambini vengono allevati ed educati; il modo in cui viviamo; il modo in cui ci impegniamo in politica; il modo in cui esprimiamo la nostra fede religiosa; il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda e il posto che in esso ci ritagliamo. La rivoluzione della biotecnologia ci obbligherá a riconsiderare molto attentamente i nostri valori piú profondi e ci costringerá a porci di nuovo la domanda fondamentale sul significato e lo scopo dell´esistenza.

Un risultato importante. Il resto dipende da noi.

Il problema non é dire sí oppure no all´uso della tecnologia. La domanda da porsi é: quali tipi di biotecnologie?  Useremo le nuove conoscenze  sul metabolismo delle piante e sui genomi degli animali per creare dei <<super-raccolti>> manipolati geneticamente e degli animali transgenici, o invece troveremo nuove tecniche per far progredire l´agricoltura ecologica e ci sforzeremo di trovare nuove pratiche piú umane di allevamento animale ? Useremo l´ informazione che stiamo raccogliendo sul genoma umano per alterare il nostro profilo genetico o invece per perseguire nuove sofisticate tecniche di prevenzione delle malattie ? Quale, quindi, delle due diverse visioni della biotecnologia – da una parte l´ingegneria genetica, dall´altra l´ecologia e la medicina preventiva – é piú radicale e spericolata ? Quale delle due é piú probabile che causi degli squilibri e quale invece é la piú conservatrice e meno probabilmente causerá svantaggi indesiderati e imprevisti ?  La risposta é ovvia. Il secolo della biotecnologia apparterrá agli scienziati che penseranno in termini di sistema, quelli che concepiscono la biologia piú come un <<processo>> che come una <<costruzione>> e che vedono il gene, l´organismo, l´ecosistema e la biosfera come un <<organismo superintegrato>>, in cui la salute di ogni parte dipende dalla salute e dal benessere dell´intero sistema. Questo é il motivo per cui l´ingegneria genetica potrebbe perdere la sua posizione di dominio a favore degli ecologi, il cui pensiero  piú in sintonia con una consapevolezza della biosfera. Se le cose andranno in questo modo, nel secolo della biotecnologia, le tecniche di SPLICING genico potrebbero soccombere di fronte ad altre tecniche biotecnologiche assolutamente alternative.

 

f) I 1000 individui piú ricchi del mondo

I 1000 individui piú ricchi del mondo hanno un patrimonio netto di poco inferiore al doppio del patrimonio totale dei 2,5 miliardi di individui piú poveri.

Un superindicatore di degrado civile: le disuguaglianze economiche. Verso il 1980 il paese piú ricco possedeva una ricchezza pari a 88 volte quella del piú povero; al presente la disparitá é salita a 270 volte.

 

2.1) USA e CINA. Il Superclan che governa il mondo e i revisori dei conti.

Superclan o World Street, la strada del mondo: Wall Street. Nel 2003 Giulietto Chiesa e Marcello Villari pubblicavano Superclan. La loro analisi associava i padroni del mondo a un clan mafioso, impenetrabile, misterioso, straordinariamente potente . Cosí era e cosí é, anche se i suoi componenti costituiscono una mafia che non sará mai inquisita, mai processata, mai accusata da nessuna magistratura. Non esiste una magistratura che possa permetterselo. Quanti siano i membri del Superclan non si sa. Non credo che esista una lista da qualche parte. Esistono diversi elenchi:

-Trilaterale,  Bildeberg

– Bnai Britt

– diverse logge massoniche

 – Foro Economico di Davos

 – ecc…

Luciano Gallino stima che la “classe capitalistica transnazionale”, sia all´incirca di 10 milioni di persone (includendo famiglie e famigli).

Alexander Zinoviev nel suo libro Zapad/Occidente, pubblicato nel 1995 provó a fare un calcolo approssimativo. Tra famiglie, collaboratori, guardie del corpo, agenti informatori, segretari/e, medici curanti, membri dei consigli composto da qualche centinaio di persone. L´Herald Tribune del 13.12.2010 raccontava che, ogni mese, in un posto non precisato di Manhattan, non lontano da Wall Street, si verifica un incontro assai riservato tra “nove banchieri”. I piú potenti di tutto il mondo occidntale. Il giornale ne dava un elenco, dal quale emergeva il carattere internazionale dell´incontro:                                                                                                                                                                                         

– Bank of America – Goldman Sachs  

– Citigroup

– UBS (Union des Banques Suisses)

 – Barclays  

– Deutsche Bank

– Credit Suisse

 – e altre, ma non minori.

Il giornale americano rivela, per esempio, che la Bank of New York Mellon, che amministra e gestisce piú di 23 trilioni di dollari ha cercato di entrare nel club. Eugenio Scalfari lo definisce una <<cupola>>, che amministra gestisce, organizza, dispone dei famosi derivati di gran parte del mondo. Senza riuscirci. Dunque questi nove signori dispongono di volumi finanziari di gran lunga maggiori. Vogliamo tentare un totale, per misurare la loro potenza e anche per capire cosa é successo nei sette anni di vacche grasse che dividono il 2001 dal 2008? Se i 9 banchieri non prendono in considerazione i 23 trilioni della Bank of New York Mellon vuol dire che ciascuno di loro ne controlla di piú. Probabilmente molto di piú del doppio. Se ci fermassimo al doppio farebbe, grosso modo, 50 trilioni a testa. Moltiplichiamo per 9 e fará 450 trilioni di dollari. Lo storico e giornalista Webster Tarpley, in un articolo del 24.4.2010 ha parlato di 1,5 quadrilioni di bolla speculativa (1 quadrilione=1 miliardo di trilioni). Tenuto conto che il Prodotto lordo mondiale annuo si aggira attorno ai 60 TRILIONI di dollari, si capisce che i 9 banchieri hanno nelle mani un potere (una massa monetaria) che equivarrebbe a quello di 8 pianeti Terra.

In base a valutazioni attendibili di altre fonti, questo é da moltiplicare ulteriormente per due. Cioé 900 trilioni. Questo puó essere il volume reale dei derivati che hanno inquinato tutta la finanza mondiale e che restano sul tappeto, portatori di violenza e di morte per i piú deboli. Il giornale forniva ulteriori elementi. A quale scopo incontrarsi segretamente ? Evidentemente per concordare strategie. Data la potenza di fuoco finanziario dei partecipanti, ovvio dedurne che le loro scelte, se coordinate, sono in grado di influire su tutti i mercati mondiali.

Questi 9 signori hanno costituito un “supercartello” insindacabile. Lo scambio di informazioni e le conseguenti decisioni che vengono concordate é identico a quell´attivitá criminale che in Occidente si chiama “insider trading”. Decidere flussi di denaro di quelle proporzioni (piú grandi di quelle di molti Stati del pianeta) equivale a decidere:

– quanti milioni di disoccupati si conteranno in Europa nelle settimane e nei mesi successivi;

– quanti bambini moriranno di Aids o di fame in Africa;

– condannare i governi riottosi o porre le basi per la nomina di ministri in questo o quel paese; ecc… 

Non occorre essere aquile per capire che in  quella decisione del 13.12.2010, é contenuto l´atto ufficiale di morte della democrazia liberale. Quei banchieri non li ha eletti nessuno, eppure controllano le informazioni a disposizione dei subalterni lontani. Per questo le procedure diplomatiche, una volta l´orgoglio dell´Occidente, sono diventati cerimoniali senza contenuto, sberleffo supremo nei confronti dei sudditi. Dunque viviamo, ormai, sotto la guida di una oligarchia assoluta. Ma allora da dove viene la “loro” inquietudine ?  Questi 9 banchieri sono tutti occidentali ! Essi non concentrano piú in sé i poteri di tutto il mondo. Il Superclan é molto meno “super” di quanto fosse 10 anni fa. Le sue decisioni non sono piú al di fuori e al di sopra di ogni istanza.

 

2.2) I revisori dei conti

C´é una serie di “revisori dei conti” molto occhiuta e assai insofferente, come lo é il potere del denaro. Il primo e piú importante é la Cina. Inoltre. Da un lato il debito statunitense cresce senza sosta. Attorno all´anno 2012-13 supererá il 100% del PIL. Questo significa che gli USA non avranno piú , in futuro, un bilancio in pari.

Dall´altro i cinesi con una crescita del PIL al 10% l´anno si avvicinano a grandi passi agli occidentali. Un semplice calcolo ci dice che in soli 5 anni l´Occidente e il mondo si troveranno di fronte oltre “una Cina e mezza”. Sará il 2016. Si spiegano cosí  le previsioni che i neocon americani fecero alla fine degli anni `90, quando scrissero, nel Progetto per il Nuovo  Secolo Americano (PNAC) che, nel 2017, la Cina sarebbe diventata la principale minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti d´America.    Ecco cosa significa abitare nei piani alti della torre del potere, e del sapere:

SIGNIFICA VEDERE LONTANO, CIOÉ GETTARE UN´OCCHIATA LÁ DOVE I COMUNI MORTALE NON POSSONO GUARDARE: NEL FUTURO !

Ecco perché chi torna nel 2012 a riflettere sugli anni trascorsi dal 2001, riflette non sul passato ma sul futuro.  Quei “nove” banchieri di allora sono gli stessi che sedevano ai vertici del mondo anche 11 anni fa. Rappresentavano gli stessi interessi, la stessa psicologia, la stessa SINDROME DA CRESCITA INFINITA. Analizzando le loro mosse, a partire dal 2007, e quelle delle maggiori istituzioni finanziarie internazionali, il FONDO MONETARIO, la BANCA MONDIALE, l`ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO, il FEDERAL RESERVE, la BANCA CENTRALE EUROPEA (emanazioni dello stesso potere centrale) vediamo che non stanno facendo nulla per cambiare i meccanismi fondamentali che hanno portato a questo approdo devastante. Vediamo anzi che stanno cercando affannosamente di RIPRISTINARE CIÓ CHE É GIÁ FRANATO NEL 2007. Ancora una volta hanno realizzato un gigantesco trasferimento di risorse simultaneamennte in due direzioni:                                                                                               

– la prima all´interno del Superclan;                                                                                                                                         

 – la seconda dagli Stati (oggi meno sovrani di ieri) al Superclan: le banche d´investimento sono state salvate, le societá umane hanno pagato il conto;                                                                                                                     

– gli Stati ex sovrani si sono indebitati presso coloro che hanno salvato dalla bancarotta e ora – strozzati  dai beneficiari – non sono e non saranno piú in grado di pagare.                                                                     

Cosa inventeranno i “nove”, ora, per procrastinare  il loro potere, quando é evidente che la crescita illimitata del denaro non é  piú compatibile con la capacitá di sopportazione del pianeta?                       

Quando la limitatezza delle risorse materiali ed energetiche impedisce il protrarsi dell´illusione della stessa crescita indefinita dei consumi nelle stessa societá industrialmente  dominanti ?                                            

E cosa faranno  le élites politiche dell´Occidente quando sará impossibile mantenere il prezzo della benzina nei confini attuali ?                                                                                                                                                               

E quando l´acqua sará piú cara della benzina? E quando milioni di un tempo benestanti ceti medi saranno respinti ai margini da una distribuzione dei beni vitali sempre piú selvaggiamente ingiusta?      

E quando l´afflusso di migranti (in fuga dalla miseria, dalla sete, dalle malattie) supererá le capacitá culturali e strutturali di assorbimento delle societá affluenti ?                                                                                         

C´é qualcuno che, con un minimo di buon senso, si aspetti che i nove banchieri diranno la veritá ai loro sudditi?

Molto piú probabile é che facciano ricorso alla forza: contro i propri poveri e contro i poveri esterni. Ecco perché dobbiamo essere altamente inquieti: questo quadro prelude alla guerra. A una guerra  molto piú grande di quelle che l´Umanitá ha conosciuto fino a ora, e con caratteristiche assai simili a quelle dell´antichitá, in cui  il vincitore sterminava il nemico dopo averlo sconfitto. Non era uno sterminio senza senso, puro prodotto della crudeltá. Un senso lo aveva: non c´erano risorse per tenere in vita il nemico. Anche adesso, nel corso di questa e della prossima generazione umana, non ci saranno risorse per tutti i viventi.

 

2.3) L´INDIA DI VANDANA SHIVA

Vandana Shiva, fra i fisici piú rinomati dell´India, é da 15 anni  tra i massimi esperti mondiali di ecologia sociale . Nel  1993 ha vinto il Right Livelihood Award, premio Nobel alternativo per la pace. Presiede, insieme a Ralph Nader e Jeremy Rifkin il Forum Internazionale per la Globalizzazione.  Nel suo libro “Ritorno alla Terra” ci spiega l´impellente necessitá  per tutti noi , di fonti energetiche alternative e sostenibili a causa del progressivo esaurimento del petrolio e dei cambiamenti climatici sempre piú violenti. L´Occidente industrializzato non ha ancora compreso quello che il resto del mondo sa giá da tempo: ci stiamo avvicinando a una catastrofe alimentare. Le fattorie stanno scomparendo, i cibi geneticamente modificati si stanno diffondendo a macchia d´olio, il PREZZO DEL PANE, continua a salire. L´utilizzo di soluzioni pseudo alternative alle risorse tradizionali, come gli OGM e i biocarburanti in sostituzione dei carburanti fossili, aggrava la situazione, perché presuppongono il ricorso sempre piú massiccio a un´agricoltura industriale. I tre problemi piú urgenti per l´Umanitá: la fame nel mondo, il peak oil e il surriscaldamento globale, sono profondamente collegati  tra loro. Risolverne uno senza implicarne gli altri é un fallimento. Queste tre questioni rappresentano una triplice opportunitá per ripensare, a livello globale, la politica agricola, energetica ed ambientale. “Ritorno alla terra” ci invita a immaginare una realtá in cui gli esseri umani contano di piú dei profitti delle multinazionali agroalimentari (Monsanto, Cargill, ecc….). Vandana Shiva auspica una ripresa dei principi della cultura contadina, basata su produzioni di nicchia, sostenibilitá, comunitá locali, giustizia ambientale. È ancora possibile immaginare un futuro in cui si riuscirá a superare la dipendenza dal petrolio e dalle assurde regole dettate dalla globalizzazione sfrenata.  LA FESTA É FINITA                                                                                                                                                                                                 

I tre problemi dell´Umanitá nel XXI secolo: 

1 Fame nel mondo

2 Peak oil *

3 Surriscaldamento globale*                                                                                                                                                               

*2 Peak oil . Teorizzato da M. King Hubbert  nel 1956, esso rappresenta il momento in cui il mondo raggiungerá il livello piú alto di produzione petrolifera. La produzione petrolifera non potrá da lí in avanti, che diminuire , determinando cosí l´aumento dei prezzi. L´aumento del prezzo del petrolio nel 2008 é il segnale di una crisi petrolifera imminente.  Molti esperti sono del parere che potremmo giá aver raggiunto il picco e, anche se mancasse ancora qualche anno, ció inevitabilmente avverrá. La festa é finita.                                                                                                                                                                                 

*3 surriscaldamento globale. Emissioni di gas serra: da dove viene ?

1 Energia  24 %

2 Sfruttamento del suolo  18 %

3  Industria  14 %

4 Trasporti  14 %

5 Agricoltura 14 %

6 Edilizia 8  %

7 Rifiuti  3 %

8 Altro  5 %                                                                                                             

                                                                               

Il controllo delle multinazionali sulle materie prime

Commercio di mais: Cargill, AGM, CON-AGRA (USA)  80 %                                                                                                    

Semi di mais: Monsanto (USA , 4 %), Dupont, Sygenta                                                                                                   

Commercio dello zucchero: Cargill (Brasile, maggiore esportatore di zucchero grezzo), Louis Dreyfuss, Cosan/Tereos/…                                                                                                                                                            

Commercio olio di palma: Wilmar, IOI, Synergy, Drive, Cargill                                                                                

Commercio della soia: Bunge, ADM, Cargill, Louis Dreyfuss                                                                                                    

Semi di soia: Monsanto (25 %), Dupont                                                                                                                                

**Food miles. Sono la misura utilizzata per calcolare la distanza che percorre il cibo dal luogo di produzione fino alla sua destinazione finale. Questa misura ha subìto un drammatico aumento per effetto della globalizzazione. Nel 1981 i prodotti alimentari che attraversavano gli Stati Uniti, diretti al mercato di Chicago facevano una media di 1245 miglia; nel 1998 questa media era salita a 1518 miglia, un incremento del 22 %. Nel 1965 negli USA  erano registrati  787mila camion e questi consumavano  6658 galloni di carburante. nel 1997 gli autocarri erano  1.790.000 e utilizzavano 20.294miliardi di galloni di carburante.  Nel 1979 il 60 % di tutti i prodotti alimentari e affini degli USA era trasportato da autocarri e che il rimanente 40 % viaggiava in treno. Nel 2003  i generi alimentari di Toronto avevano viaggiato per una media di 3.333 miglia.  

                                                                                                                                                       

Triplice convergenza di crisi. 

Oggi ci troviamo di fronte a una triplice convergenza di crisi, ognuna delle quali minaccia la nostra sopravvivenza:

1 Il clima: il riscaldamento globale mette a rischio la nostra sopravvivenza come specie. 

2 L´energia: il peak oil rappresenta la fine del petrolio a basso costo che ha alimentato l´industrializzazione e la globalizzazione del consumismo.

3 Il cibo: la crisi alimentare  é una conseguenza della convergenza del cambiamento climatico del peak oil  e dell´impatto della globalizzazione sul diritto al cibo e al sostentamento dei piú poveri.                                            

 

2.3 LA PRIMAVERA ARABA

MOHAMED BOUAZIZI: “La scintilla che infiamma il mondo”

Mohamed Bouazizi, un uomo semplice diventato il simbolo della rivoluzione dei gelsomini in Tunisia. Mohamed si dá fuoco il 17 dicembre 2010. Un gesto orgoglioso e disperato che accende la miccia che ha infiammato il mondo arabo.

La sua é la storia di un ragazzo moderato, con meno do 30anni, una laurea in storia, innamorato di una coetanea che sogna di sposare appena avrá i soldi per il matrimonio. Non aveva mai festeggiato il suo compleanno . Gli anni passavano e si assomigliavano tutti. La povertá, il bisogno, una rassegnazione vaga producevano nella sua vita una tristezza costante diventata, col tempo, naturale. Come suo padre, non si lamentava mai. Non credeva nel destino né nella religione.  L´improvvisa perdita del padre lo costringe invece a pensare alla famiglia e a farsi per necessitá venditore ambulante di frutta. La vita di strada si rivela crudele con lui, che non puó permettersi di corrompere la polizia perché tolleri il suo carretto abusivo.  La lotta in nome della madre e dei fratelli piú piccoli si scontra con una realtá troppo ostile. Stremato e disperato, senza piú fiducia nel futuro, decide di darsi fuoco per attirare l´attenzione del mondo e cambiare le regole del gioco. Il suo gesto disperato é diventato la scintilla che ha portato milioni di uomini e donne senza nome a scendere in piazza rivendicando libertá e dignitá nei loro paesi.

2.3.1 **EMEL MATHLOUTHI in concert, Hannover Schauspielhaus, 7.7.2012

Emel Mathlouthi é un´artista amata per la sua bravura e festeggiata per il ruolo che ha avuto nella rivoluzione dei gelsomini scoppiata in Tunisia nel 2010. Emel, 30 anni, capigliatura nera e riccioluta, scrive i testi, musica e canta le sue canzoni. Nel 2012 é stata la punta di diamante del Masala-Festival di Hannover. Si é esibita nella Schauspielhaus di Hannover il 7 luglio 2012 davanti a un migliaio di fans di tutte le etá. Molti erano tunisini. Tutti quanti , sostenitori della “Primavera araba”.

La voce di Emel, limpida e sicura, si é imposta a  un pubblico attento, dalla prima nota. All´interpretazione dei noti brani “Houdou´on” e “Hinama”  il pubblico le ha tributato il piú caloroso applauso .

Un apprezzamento delle  qualitá estetiche dell´artista  e il riconoscimento per il ruolo delle sue canzoni nella rivoluzione dei gelsomini. Queste due canzoni, nel 2010, sono diventate i cavalli di battaglia della moltitudine rivoluzionaria tunisina. Le sue sono canzoni di protesta che ben si adattano al clima di rivendicazione di libertá e dignitá dei popoli del Medioriente . Sono testi pervasi di ottimismo e fiducia nel futuro ma anche di malinconia e dolore. La band formata da tre violinisti, un batterista, uno al keyboard, ha offerto un melange di musica folk maghrebina, beats occidentale e ritmi elettronici. Emel si é esibita anche alla chitarra interpretando “Hallelujah” di Leonard Cohen  e un pezzo molto tenero dei Rammstein. “Primavera a Parigi” l´ha suonata e  cantata cosí carezzevolmente da far ricredere certuni sul modo di interpretare  l´hard rock. Infine, accompagnata dal virile sound elettronico del terzetto di violini , Emel ha danzato, scalza, come un derviscio. È bello pensare che la protesta nei paesi arabi viene portata avanti anche da donne come Emel.

2.3.2     L´ESTATE SIRIANA

HAMZAH AL KATHIB                                                                                                                                                                   

Hamza al-Kathib fu uomo a 13 anni. L´editorialista Abu Dib nel quotidiano libanese “L´Orient-Le Jour” (2 giugno 2011) ha scritto: <<…È morto portando con sé quella luce che é frutto di coraggio e dignitá. Per la Siria, Hamzah non é stato torturato; solo ucciso un po´ >>.                                                                                       

Hamzah fu arrestato il 29 aprile a Deraa per aver cantato “abbasso il regime”, é stato torturato con scariche elettriche, ustionato ai piedi, ai gomiti e alle ginocchia. Gli é stato tagliato il sesso, lacerato il viso e poi é stato finito da tre proiettili, di cui uno in pieno petto. È stato restituito alla famiglia il 31 maggio. Contemporaneamente il padre é stato arrestato e costretto ad accusare pubblicamente i salafiti di aver torturato il figlio.

Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun cosí si é espresso sui carnefici: <<…Coloro che hanno fatto tutto questo sono dei topi, neanche dei lupi, solo dei topi di carogne in preda ad allucinazioni…Le loro notti saranno popolate da fantasmi di ragazzini, leggeri come farfalle che si appoggiano sui vetri inseguendo una luce. Sono certo che dormono bene e sognano. La brutalitá criminale conserva e apre delle prospettive per nuove sedute di tortura e di morte. Sono cresciuti nel sugo nauseabondo del Partito BAATS, l´ideologia totalitaria del regime>>.

Il viso paffuto di Hamzah é sui giornali di tutto il mondo; il suo corpo martoriato é nei video internet. Non scriverá piú slogan ostili verso il regime di Bachar al-Assad. Non canterá piú. Da alcuni viene considerato come Mohamed Bouazizi, il giovane tunisino che si é immolato nel fuoco il 17.12.2010. Hamzah, Mohamed e centinaia di altre persone sconosciute sono morte perché la primavera araba coi suoi venti, le sue burrasche, la sua grandezza, continui il suo corso.

E ancora Tahar Ben Jelloun: <<…L´anima di Hamzah, fragile e leggera, plana sopra i manifestanti. Si dice che andrá in paradiso. L´inferno é sulla terra, in molti paesi arabi i cui capi si attaccano patologicamente al potere>>.

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La prima parte dell’intervento di Vittorio Stano è al seguente link:

Più Europa! Il secolo biotech e la crisi economico-finanziaria (1° parte)


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