Nei giorni 17 e 18 ottobre si è tenuta la riunione del Comitato Esecutivo della CES, alla vigilia del Vertice del Consiglio UE. Il Segretario Generale, Bernadette Ségol, ha introdotto i lavori facendo riferimento ai recenti sviluppi nelle politiche europee e sulle prospettive future. Dopo due anni e mezzo dall’introduzione delle politiche di austerità, non ci sono segnali di crescita, la disoccupazione è aumentata, in particolare tra i giovani, e vertice dopo vertice le politiche a favore della crescita sono molto lontane dall’essere realizzate. Aumenta la frustrazione tra i sindacati, i lavoratori e i cittadini. I pacchetti di bilancio proposti e attuati nei vari Paesi del sud dell’Europa acuiscono la dinamica verso la recessione economica. Pochi sono i Paesi che si salvano e nessun Paese è immune. Dati recenti del Fondo monetario Internazionale indicano come ci sia stato un errore nelle previsioni e come le politiche portate avanti siano profondamente sbagliate e dannose per i Paesi in crisi. Oggi più che mai c’è necessità di analisi e proposte del movimento sindacale.

CC.OO e UGT Spagna hanno inviato alla CES una lettera nei giorni precedenti l’Esecutivo per informare sulla loro intenzione di indire uno sciopero generale per il 14 novembre, insieme a 150 organizzazioni e reti della società civile. Lo sciopero è una risposta alle conseguenze che la Spagna sta sostenendo per via delle politiche di austerità e le riforme strutturali che le istituzioni europee stanno imponendo alla Spagna che riguardano tutta la sfera sociale. Ciò avviene mentre la recessione economica avanza e la disoccupazione continua ad aumentare a ritmi insostenibili (raggiungendo in Spagna il 25 % della popolazione attiva). Nella stessa giornata è previsto uno sciopero generale in Portogallo (CGTP) e Grecia, una decisione analoga è possibile per Cipro e Malta. Per queste ragioni CC.OO e UGT hanno chiesto alla CES di indire nella stessa data una Giornata di Azione europea contro le politiche di austerità e a favore di politiche alternative che promuovano la crescita e l’occupazione ed aiutino a risolvere il problema del debito pubblico. Ciò per dimostrare la capacità di mobilitazione del movimento sindacale europeo contro politiche che stanno portando l’Unione europea alla rottura e al disastro economico e sociale.

Su questa richiesta si è sviluppato il dibattito in seno all’Esecutivo. La CGIL, intervenendo nel dibattito, ha sottolineato come la CES debba essere alla testa di queste proteste, unificando gli obiettivi di ogni singolo Paese, regione, territorio, settore e azienda affinché diventino lotte nazionali ed europee, e la CES deve guidare questo processo. I lavoratori soffrono e vedono quotidianamente peggiorare le loro condizioni di vita e di lavoro; le imprese sono alla guida di questi attacchi mentre non c’è un ruolo altrettanto forte del sindacato nazionale ed europeo. E’ necessaria quindi una strategia offensiva immediata, un cambiamento di rotta, delle proposte con obiettivi precisi che mobilitino le persone. E’ quindi importante prevedere una giornata di azione il 14 novembre coordinata dalla CES. E’ una richiesta che viene dai luoghi di lavoro e quindi la CES deve mettere in campo un’iniziativa sindacale con le proprie proposte dando un messaggio chiaro.
Ogni Paese, a seconda delle proprie legislazioni e delle proprie tradizioni, organizzerà azioni che vanno dallo sciopero a manifestazioni, concentramenti, attivi dei lavoratori, assemblee, conferenze stampa e quant’altro a seconda delle possibilità dei vari Paesi. Cisl e Uil si sono dichiarate disponibili a prevedere una iniziativa unitaria le cui modalità verranno discusse nei prossimi giorni.
La discussione si è conclusa con l’approvazione di una Dichiarazione sul tema che vi alleghiamo tradotta in italiano.

Tra i vari argomenti all’ordine del giorno segnaliamo in particolare la risposta della CES alla consultazione sugli accordi aziendali transnazionali ed un rapporto sulle ristrutturazioni e l’anticipazione del cambiamento.

Attualmente sono stati sottoscritti 224 accordi aziendali transnazionali in 144 aziende, che coprono circa 10 milioni di lavoratori. L’85 % di questi accordi sono europei. A settembre la Commissione europea ha presentato un documento di lavoro sul tema e ha avviato una consultazione pubblica on line che scadrà nel mese di dicembre. La CES nella sua risposta ha fatto presente come questi accordi possano avere un effetto positivo nella promozione di un’armonizzazione verso l’alto dei diritti, perché sostengono la solidarietà transfrontaliera erafforzano il dialogo sociale in quei Paesi in cui le relazioni sindacali sono deboli e quindi è necessario fissare un gruppo omogeneo di regole che tenga conto anche delle diverse tradizioni dei vari Paesi. Già le Federazioni europee hanno stabilito delle procedure entro le quali si possano regolare i negoziati a livello transnazionale.

Queste riguardano nello specifico gli attori che hanno titolo a portare avanti i negoziati e firmare gli accordi; definiscono il mandato a negoziare e la composizione della delegazione trattante in stretta cooperazione con le Federazioni europee e i sindacati nazionali; indicano come definire gli accordi per assicurare l’implementazione del loro effetto giuridico in pieno rispetto dei diversi contesti nazionali; prevedono meccanismi per prevenire le controversie; prevedono l’inserimento di una clausola di non regresso; promuovono la trasparenza e la disseminazione di informazioni sugli accordi sottoscritti.

In questo ambito la CES ha un ruolo di coordinamento ma spetta alle singole Federazioni europee dirigere queste contrattazioni. La CES ritiene che la Commissione possa stabilire un quadro di regole volontario di riferimento per questi accordi, preservando l’autonomia delle parti sociali.
BusinessEurope si è già dichiarata contraria a prevedere delle regole per questi accordi ma molte aziende hanno già firmato accordi di questo tipo e molte organizzazioni datoriali settoriali hanno un’idea diversa. Un quadro opzionale di regole per le negoziazioni transnazionali con le aziende multinazionali potrà essere utile come riferimento per coloro che intendono portare avanti dei negoziati di questo livello per favorire delle soluzioni che il sindacato da solo non può risolvere, specie quando le parti trattanti intendono prendere impegni vincolanti nei vari Paesi con la stessa efficacia ed effettività. La Commissione europea dovrebbe proporre alle parti sociali uno specifico strumento giuridico a sostegno di questi processi tenendo presente che il dialogo sociale settoriale è il livello più appropriato per sviluppare e implementare tale quadro di regole.

Altro punto di rilievo è stato quello relativo alle ristrutturazioni. Dall’inizio della crisi si registrano 5500 ristrutturazioni nei 27 Paesi Ue che colpiscono 1.800.000 lavoratori. Si contano 25 milioni di disoccupati (dati di agosto). Solo nel periodo aprile – luglio si sono persi 72.700 posti di lavoro a fronte di 47.000 nuovi posti di lavoro creati: questa tendenza è destinata ad aumentare a causa di nuove ristrutturazioni in settori strategici. Alejandro Cercas ha presentato una proposta di Risoluzione del Parlamento europeo che propone delle raccomandazioni specifiche per l’anticipazione del cambiamento e per la gestione delle ristrutturazioni. La crisi occupazionale, specialmente nel settore manifatturiero, rischia di diventare strutturale ed è quindi necessaria una risposta europea. Cercas ritiene che la Commissione dovrebbe varare una Direttiva sul tema fornendo un quadro minimo europeo per un fenomeno che è europeo, direttiva che interverrebbe solo dove non sono previsti accordi delle parti sociali per la gestione delle ristrutturazioni.

Ricordiamo che la Commissione europea ha pubblicato a gennaio un nuovo Libro verde sulle ristrutturazioni, lanciando una consultazione on line, molto criticata dalla CES che si aspettava invece il lancio della seconda fase di consultazione delle parti sociali sul tema, contraddicendo anche una posizione espressa dalla Commissione stessa nel 2010 che affermava che le parti sociali fossero gli attori principali delle ristrutturazioni e che i loro punti di vista e la loro possibile azione congiunta fossero prioritari. Per questa ragione l’iniziativa di Cercas assume un’importanza particolare. A seconda degli sviluppi previsti da parte delle istituzioni europee la CES ripresenterà la questione al prossimo esecutivo della CES di dicembre.

FONTE: Cgil.it


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Una replica a “Il Comitato Esecutivo della CES: le iniziative europee del 14 novembre”

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