di Tonino D’Orazio
Pensavate che solo l’Islanda fosse riuscita ad uscire illesa dalle grinfie della troika Bce-Fmi-UE ? No. C’è anche Cipro che tenta altre strade. Consultati con referendum gli islandesi avevano scelto un’altra via: inviare la fatture di risarcimento a quelli che hanno provocato la crisi. Le banche.

Già nel gennaio 2009 la coalizione al governo tra i socialdemocratici (ASD) e la destra (PI) andava in frantumi. Nacque un governo ad interim tra socialdemocratici e il nuovo movimento popolare Sinistra-Verdi (MGV). Unico esempio di un paese europeo in crisi che cercava la soluzione “a sinistra”. Ma la coalizione non reggerà molto, i socialdemocratici sono a favore delle austerità proposte dalla troika, e possibilmente rialleandosi con la destra. Insomma, disegno politico sperimentato e funzionale in tutta Europa.

Però, per la prima volta nella storia l’Alta Corte di Giustizia islandese sta giudicando l’ex primo ministro Haarde sulle sue responsabilità nel disastro finanziario dell’isola, “per grave negligenza nello svolgimento delle sue funzioni, proprio quando pericoli enormi minacciavano le istituzioni finanziarie islandesi e le finanze pubbliche; pericoli che conosceva o che avrebbe dovuto conoscere”. Verrà condannato ad almeno due anni di prigione. Non stiamo parlando di Berlusconi o Tremonti.

Oggi è la volta di Cipro. Il prestito per finanziare il deficit delle sue banche lo ha chiesto a Putin, in cambio di una situazione privilegiata per Gazprom nella ricerca del petrolio e del gas nei tratti di mare afferenti l’isola.

Esterrefatta la troika di Bruxelles che già chiedeva licenziamenti e tagli, cioè la stessa ricetta disastrosa per tutti i paesi mediterranei e lo stesso ricatto fatto all’Irlanda che non ha avuto il coraggio di resistere.

La troika condizionerebbe l’erogazione del prestito alla rinuncia dell’indicizzazione dei salari e a una brusca riduzione delle agevolazioni fiscali alle imprese. Mosca pone come unica condizione un tasso d’interesse del 4,5 per cento. Potremmo firmare anche noi, lo spread scenderebbe di fatto a 200, meglio della Francia e di tanti altri sentenzianti paesi nordici.

E senza macelleria sociale. A me sembra un’altra carta di riserva per il ritorno di Berlusconi, dopo la nuova dichiarazione di abolire l’ingiusta tassa Imu e il suo naturale malumore verso la Merkel che si sta consolidando anche nei cittadini italiani e di tutta l’Europa del Sud. Che poi lo faccia è tutt’altra cosa, lo abbiamo imparato. O no?

Intanto, in quanto al rifornimento di gas, Berlusconi con l’amico Putin ha vinto una scommessa importante. Dopo le difficoltà iniziali, il progetto del corridoio sud, della pipeline South Stream (Eni 20%),  per il trasporto dell’oro blu ha ricevuto una decisa accelerazione a fine 2011.

Il ramo meridionale dell’infrastruttura è destinato a rifornire l’Italia attraverso la Grecia e il canale d’Otranto. Intanto nel campo del Nabucco, il progetto rivale finanziato dall’Unione Europea per trasportare il gas dal Mar Caspio aggirando la Russia, regna la confusione più totale. La messa in funzione del gasdotto è stata rinviata al 2018, ma gli analisti di British Petroleum hanno impietosamente definito il Nabucco un progetto senza futuro. Certo che Berlusconi potrebbe tornare, appoggiato o meno da Napolitano e dal PD. Altro che Grillo!

Esterrefatta la troika sulla posizione di Cipro? Macché! L’Unione Europea, tramite un portavoce del commissario agli Affari Economici, ha fatto sapere che la decisione sugli aiuti a Cipro, Spagna e Grecia non arriverà prima della fine del mese. O non ci credono e perdono tempo per farsi pregare oppure non sanno ancora cosa minacciare. Anzi l’Unione rilancia il polverone del federalismo (economico) e lo specchietto delle allodole per una maggiore “democrazia” (politico). Non si rendono conto che qualcosa si è lacerato irrimediabilmente tra l’Europa e i suoi cittadini.

In Romania ora ci sono i socialdemocratici a governare. Il lavoro sporco va sempre fatto fare a quelli che in qualche modo si chiamano ”di sinistra” perché possono giocarsi la coscienza e la credibilità dei lavoratori pur affossandoli. Stessa cosa in Francia, anche se molti vi pongono grandi speranze, eccetto il Front de Gauche che si è astenuto sulle 66 proposte del nuovo primo ministro francese. Niente di nuovo. Quindi niente rotture, è la “cultura dell’accordo”, anche con la cultura di destra,  che deve vincere. Non è mediazione, è sottomissione per un piatto di lenticchie alla tavola dei ricchi epuloni. Tanto, in questo modo, perdenti o vincenti si è sempre nella stanza dei bottoni.


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