Abbiamo un problema di crescita e di inversione di rotta rispetto alle politiche di puro controllo del debito. Ma dobbiamo anche costruire dei “guardiani” che ci difendano dalla speculazione. BCE, deve essere prestatore di ultima istanza. Intervista a Danilo Barbi (segr. Nazionale CGIL)
di Paolo Andruccioli
“Per salvare l’euro e l’Unione europea non sono ormai più sufficienti i programmi di rilancio dell’economia e della crescita, seppure necessari e urgenti, né possibili (e auspicabili) allentamenti del Patto di stabilità per sbloccare gli investimenti produttivi. Per salvare la moneta europea e metterla a riparo dalle scorribande della grande speculazione finanziaria internazionale, è necessario qualcosa di più e di urgente: rivedere i poteri della Bce, la Banca centrale europea, che deve essere messa in grado di intervenire per proteggere l’euro e i titoli di Stato nazionali”. E’ questa, secondo Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil, la mossa che l’Europa dovrebbe fare subito. E il banco di prova è ormai ravvicinato: il vertice del 28 e 29 giugno, preceduto dall’incontro quadrangolare del 22. Abbiamo intervistato Barbi subito dopo il voto in Grecia e alla vigilia di questi appuntamenti europei decisivi
Andruccioli – Siamo alla resa dei conti? Il presidente Monti – dopo aver parlato di “baratro” qualche mese fa, ora parla del rischio che il “cratere” si allarghi. Come stanno le cose?
Barbi – Anche il presidente Monti, finalmente, ha cominciato a parlare di crescita, dopo mesi di insistenza sul deficit di bilancio. Il presidente Monti si dice convinto che in presenza di crescita dell’economia anche gli spread caleranno. In realtà, la crescita è fondamentale e noi la chiediamo da mesi. Ma non basta più per evitare il contagio. Ci vogliono misure di protezione straordinarie perché se non si interviene subito contro la speculazione, qualsiasi nuova politica di sviluppo sarà annientata o comunque fuori tempo massimo. Il problema ha le sue radici nella storia della moneta unica. Non si tratta infatti dell’euro in quanto tale, ma di come è stato costruito tutto l’assetto europeo. Si è fatta la moneta unica, ma non si sono creati sistemi di protezione. La Bce (a differenza di tutte le banche nazionali del mondo) non ha poteri di ultima istanza. Il suo statuto è costruito tutto intorno al governo dell’inflazione, che fino a qualche anno fa si pensava fosse il problema principale. La Banca centrale europea non può intervenire sulla moneta e non ha gli strumenti per difendere gli Stati nazionali e i debiti sovrani. Si tratta di una precisa impostazione politica ed economica voluta in particolare – a suo tempo – dalla Germania. Ora si vede che quella scelta può trasformarsi in un pericoloso boomerang perché in assenza di sistemi di protezione, tutta l’Europa (Germania compresa) è esposta alla speculazione finanziaria.
Andruccioli – Quindi non si tratta solo di critica alla politica di rigida austerità voluta dalla cancelliera Merkel. Ci sono dei problemi strutturali da risolvere al più presto….
Barbi – Esattamente. Oggi in Europa abbiamo un problema di crescita e quindi di inversione di rotta rispetto alle politiche di puro controllo del debito pubblico, ma abbiamo anche un problema di costruirci dei “guardiani” che ci difendano dalla speculazione. Si tratta di completare un architettura che è rimasta monca, incompiuta. Si tratta quindi di correggere le politiche di austerità e di intervenire con soldi pubblici nell’economia, visto che il mercato, da solo, non è in grado di reagire alla crisi, avendola d’altra parte prodotta. E si tratta di costruire un sistema di controllo definitivo dell’euro e delle dinamiche degli interessi sui debiti sovrani. Gli stati europei e l’Unione europea devono attrezzarsi con misure strategiche (che però per definizione hanno tempi lunghi) e con misure urgenti e straordinarie. Dobbiamo cioè mettere in campo gli eurobond e la costituzione di un Fondo di “redenzione”, ma dobbiamo prepararci anche a interventi straordinari in difesa dell’euro in attesa delle decisioni definitive sugli stessi eurobond. Si tratta di dare poteri speciali alla Bce (anche se in modo transitorio) anche utilizzando l’attuale statuto che regola la Banca centrale. Si tratta in particolare di dare alla Bce la possibilità di intervenire sui mercati delle emissioni, ovvero sui mercati primari. Solo dando la possibilità alla Bce di intervenire nel mercato dei titoli di Stato si potrà pensare di bloccare sul nascere la speculazione finanziaria sugli stessi titoli. Si tratta di dare ai poteri pubblici la possibilità di imporre le regole del gioco. In questo modo si darebbe la possibilità concreta di incidere sui due elementi principali che caratterizzano il consueto modo di funzionare dei mercati finanziari: la speculazione da una parte, e gli effetti del panico dell’altra. Negli altri paesi, in tutte le parti del mondo, in caso di attacco speculativo ai titoli, intervengono le banche centrali. In Europa, ancora oggi, non abbiamo nessuno strumento del genere. Ma noi dobbiamo difenderci dagli squali (la speculazione) e dal panico. Ci vuole una diga. Ci vuole una istituzione che abbia gli strumenti per dire agli squali: signori qui non si può fare.
Andruccioli – Le prossime riunioni dei vertici europei saranno quindi decisive in questo senso. Che cosa ci possiamo aspettare?
Barbi – Da come si stanno mettendo le cose, è ormai chiaro che il vertice del 28 e 29 giugno sarà un vero spartiacque storico. Siamo sulla cima dell’Everest, o si va da una parte o dall’altra. Non ci sono altre scelte possibili e non è un caso che i rappresentanti delle istituzioni finanziarie più importanti abbiano parlato di una partita che si sta per chiudere. Ricordo che il presidente del Fondo monetario internazionale, la signora Lagarde, ha parlato di tre mesi di tempo per salvare l’euro. E non credo che esponenti così di spicco dell’economia e della politica mondiale, possano parlare a caso su questi temi. Anche il presidente Obama è stato molto chiaro in occasioni diverse. Per questo è urgentissimo arrivare a queste scelte e non è un caso che gli stessi tedeschi – dopo la vittoria di Hollande in Francia – abbiamo cominciato ad ammorbidire la loro posizione rigida sulle politiche della crescita, nonostante le dichiarazioni ufficiali. Ma ripeto, anche se si dovesse finalmente cedere su questo, il solo rilancio della crescita ormai non basterebbe. Dobbiamo prima di tutto mettere l’Europa al riparo dalle scorribande degli hedge fund. Anche la Germania si deve rendere conto di questo e deve cambiare le sue politiche. E in generale dobbiamo spingere affinché si superi l’antico tabù dell’inflazione. Per anni abbiamo pensato che fosse il nemico principale. Ora invece l’inflazione ha un significato molto diverso. Con una provocazione – ma poi neppure tanto – potremmo dire che l’inflazione può essere una delle migliori medicina per l’abbattimento del debito, sia pubblico che privato.
FONTE: http://www.rassegna.it













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