Le principali associazioni e personalità di spicco per le lotte condotte a favore delle donne arabe hanno firmato un appello per la dignità e l’uguaglianza. La petizione sarà presentata al presidente del consiglio Europeo in occasione del Vertice dei capi di stato e di governo dell’Unione europea a Bruxelles il 25 maggio 2012

 

“Noi, donne arabe coinvolte nelle lotte per la democrazia, la dignità e l’uguaglianza, noi, attrici principali di cambiamenti eccezionali nel mondo arabo, vogliamo ricordare all’opinione pubblica che le donne hanno diritto a beneficiare, allo stesso titolo degli uomini, del soffio di libertà e dignità che conquista questa regione del mondo.

Da sempre le donne arabe conducono lotte per ottenere conquiste, più o meno importanti a seconda del paese. Ma queste conquiste restano al di sotto delle loro aspirazioni e fanno della loro condizione una delle più arretrate del mondo.

Le violenze rimangono diffuse nello spazio pubblico e privato e molto poco è stato fatto per porre fine a questo flagello.

I codici di famiglia sono nella maggior parte dei paesi arabi testi che stabiliscono l’esclusione e la discriminazione.

Le altre leggi che sono il codice di nazionalità, alcuni codici civili e le leggi penali non fanno che rafforzare tali discriminazioni. Queste leggi violano i diritti più elementari e le libertà fondamentali delle donne e delle ragazze con l’uso della poligamia, del matrimonio delle minorenni, delle disuguaglianze nel matrimonio, del divorzio, della tutela dei bambini o dell’accesso alla proprietà e all’eredità.

Alcuni leggi permettono persino ai parenti maschi di uccidere le donne e le ragazze con il beneficio di circostanze attenuanti nell’ambito dei delitti d’onore.

Se la maggioranza dei paesi arabi (ad eccezione del Sudan e della Somalia) hanno ratificato con più o meno entusiasmo la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw), adottata dall’ONU nel 1979, queste ratifiche non hanno avuto un impatto reale sullo stato e sulla condizione delle donne.

Oggi che il mondo arabo si trova nella fase di costruire la democrazia per il consolidamento dello stato di diritto e dei diritti umani, crediamo che l’uguaglianza non possa essere raggiunta senza la democrazia, il pieno godimento di questa democrazia non può realizzarsi senza la piena uguaglianza tra uomini e donne.

Per questo motivo chiediamo agli Stati, ai partiti politici e alla società civile di questi paesi a fare il possibile perché la dignità delle donne e la loro parità con gli uomini non sia ancora una volta sacrificata in nome di presunte priorità.

Nessuna democrazia può, infatti, costruirsi a spese della metà della società. Insieme abbiamo fatto il presente, insieme costruiamo un futuro migliore.

Chiediamo:

  • di preservare le conquiste, l’uguaglianza piena ed effettiva e l’inclusione dei diritti delle donne nelle costituzioni;
  • misure legislative e amministrative per sradicare la violenza contro le donne;
  • la ratifica e il rispetto della Cedaw senza riserve nello spirito della convenzione e in tutte le implicazioni pratiche;
  • l’adozione di leggi che proteggono le donne dalle disuguaglianze sociali ed economiche, dalle discriminazioni, in particolare dalla discriminazione in ambito familiare;
  • le misure di azioni positive per garantire l’accesso delle donne nelle posizioni decisionali e la loro piena partecipazione alla vita politica e associativa;
  • la denuncia delle voci che si alzano qua e là per discriminare le donne in nome di una lettura retrograda dei precetti religiosi, nonché di coloro che vorrebbero negare loro una piena e completa partecipazione ad una vita degna e rispettosa dei diritti umani;

 

Principali firmatarie dell’appello:

Souhayr Belhassen, presidente della Federazione internazionale della lega per i diritti dell’uomi (FIDH), tunisina;

Bochra Belhadj Mmida, avvocato, cofondatrice ed ex presidente dell’Associazione tunisina delle donne democratiche, tunisina;

Shahinaz Abdel Salam, blogger e attivista, egiziana;

Nawal El Saadawi, psichiatra, scrittrice e storica femminista, egiziana;

Tahani Rached, regista, egiziana;

Samar Yazbek, scrittrice, siriana;

Azza kamel Maghur, avvocato internazionale e membro del Consiglio Libico per i Diritti Uomani, libica;

Wassyla Tamzali, femminista e saggista, algerina.

 

 

Traduzione: M. Teresa Polico


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