di Rodolfo Ricci
Le dichiarazioni di Monti delle ore 20,20 del 2 marzo 2012, alla fine del Consiglio dei Ministri convocato appositamente per decidere sulla TAV, costituiscono una riconferma ineccepibile della concezione politica del governo dei professori, o dei tecnici: l’espressione più significativa, a parte diverse banalità a sostegno della presunta validità tecnica dell’opera, è la seguente: “Il nostro governo – ha detto Monti – è impegnato nella lotta ogni resistenza corporativa, seppur legittima, che intralci il libero sviluppo della competitività nel paese; ciò che sarà fatto da questo governo per sconfiggere la resistenza dei NO-TAV, è da intendersi in questa chiave”.

La chiave di lettura che dunque il Prof. Monti offre all’opinione pubblica è che le lotte sociali vengono derubricate a mere manifestazioni corporative di gruppi sociali limitati e parziali e, proprio in quanto tali, non riconoscibili all’interno dell’”interesse nazionale”, cioè  del paese, il quale, al contrario, è rappresentato, in una sorta di esaustività amministrativa globale, dai dati e dalle funzioni matematiche di cui è depositaria l’elite tecnocratica supportata dai media: nuovi scriba e nuove cattedrali per una nuova e duratura egemonia sui sudditi e sui credenti.

Sotto la teoria cardinalizia dei professori depositari dell’unico sapere, si stanno rapidamente riassestando a mò di legione, gli esegeti composti da pseudo intellettuali e annessi volgarizzatori ad uso delle masse e, allo stesso tempo, si prefigurano rinnovati circuiti di inquisizione (la magistratura è richiamata alla sua indispensabile funzione “teoremica”) e di repressione (i cui apparati vengono ridipinti di antichi quanto improbabili abiti pasoliniani).

Le eresie del “nuovo mondo possibile” vanno annientate. Annientare il movimento No-Tav (e magari la FIOM) sono passaggi indispensabili e obbligati. Non vi è proprio nulla da “concertare” o da “partecipare”. Tutti debbono comprenderlo e imprimerlo nel profondo del proprio subcosciente.

Poiché il sovrano, per definizione, non discute con i sudditi, li rappresenta globalmente ed esaustivamente. O, se si tratta di supremo sacerdote, è il mediatore tra il divino (rappresentato dalle leggi di mercato) e i credenti. Atei e mis-credenti, o si convertono, o sono fuori dall’ecumene.

Monti può permettersi di dire le cose che va dicendo, solo per un motivo: tutto ciò che gli si oppone è frastagliato e atomizzato. I partiti, quel che ne resta, come i sondaggi finalmente confermano, non hanno alcuna legittimità: il loro indice di gradimento è al 3% e quindi non lo molleranno, perché se lo mollano, vanno definitivamente nel precipizio.

In queste condizioni, se la lotta sociale non vuole ridursi a jacquerie  e a collezioni pluridecennali di sconfitte sotto il segno dell’emergente e novello sorvegliare e punire, bisogna rapidamente convincersi che la costruzione di un magari post-moderno principe comincia ad imporsi, come necessità; sappiamo che non siamo in grado di sintetizzarlo al momento; ma alcune sue proto-funzioni possono e debbono essere svolte:  chiamare a raccolta, ricollegare e tenere insieme tutti i movimenti sociali e i pezzi sparsi di politica.

C’è bisogno di qualcosa che somigli ad una Convention nazionale (e magari tra qualche mese europea) per varare un ampio fronte che, se non ancora in grado di definire unitariamente le prospettive di futuro (cosa che rientra nella costruzione stessa di nuova soggettività politica), abbia almeno ben chiare quali siano le linee di resistenza e sappia mobilitare le forze in campo a solidarietà dei soggetti più esposti. Il social intellect, ha bisogno di un punto di coordinamento riconoscibile. Chi è in grado di dare una mano in questa direzione, si muova ora.


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3 risposte a “Un punto di coordinamento per resistere all’aggressione neoliberista”

  1. Avatar Aldo
    Aldo

    Mi domando perché a una parcella di Italiani di bene non gli va di andare con il TAV?

    1. Avatar RODOLFO RICCI

      il TAV al centro delle manifestazioni in Val di Susa non è una linea per passeggeri, ma per merci, merci e merci.

      Suggerisco la lettura di http://www.lavoce.info/dossier/pagina2226.html
      e di http://www.emigrazione-notizie.org/articles.asp?id=444&page=1

      R.Ricci

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