di Agostino Spataro
Il libro, partendo dall’invasione dell’Iraq, si snoda lungo un filo conduttore che evidenzia un inquietante disegno occidentale, della Nato in particolare, di “riconquista” neocoloniale di taluni paesi del Medio Oriente e della sponda sud del Mediterraneo. Così la penso e così la dico. Un punto di vista, intimamente, da molti condiviso ma solo da pochi dichiarato. In realtà, il punto di svolta è stato l’orribile attentato alle “torri gemelle” di New York col quale i suoi autori, dichiarati o presunti, hanno inteso inaugurare il nuovo secolo.
dall’ introduzione del nuovo libro di Agostino Spataro:
DA BAGDAD A TRIPOLI: LO STESSO DISEGNO NEOCOLONIALE
Da “Il lamento della pace”:
“…mi rendo conto che tra i principi non solo non dimora la pace, ma anzi sono proprio loro che spargono i semi di tutti quanti i conflitti….I principi hanno più potenza che sapienza e sono mossi più dalla loro cupidigia che dal retto giudizio della coscienza.”
Erasmo da Rotterdam, 1517
La campana suona per te
“La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell’umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
essa suona per te.”
John Donne, citato da Franco Soldani in “Cambiailmondo” 15/11/2011
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ESPORTARE LA DEMOCRAZIA CON I “DRONE”
Il libro, partendo dall’invasione dell’Iraq, si snoda lungo un filo conduttore che evidenzia un inquietante disegno occidentale, della Nato in particolare, di “riconquista” neocoloniale di taluni paesi del Medio Oriente e della sponda sud del Mediterraneo.
Così la penso e così la dico. Un punto di vista, intimamente, da molti condiviso ma solo da pochi dichiarato.
In realtà, il punto di svolta è stato l’orribile attentato alle “torri gemelle” di New York col quale i suoi autori, dichiarati o presunti, hanno inteso inaugurare il nuovo secolo.
Il 9/11 bisogna ricordarlo per la morte di tremila vittime innocenti e anche perché ha aperto un’altra fase della tenebrosa regressione “liberista” che sta mettendo a rischio le conquiste di libertà e di democrazia e la stessa convivenza pacifica fra le nazioni.
Con la scusa di esportare (con gli F16 e con i “drone”) la democrazia, i diritti umani, ecc, le più forti potenze della Nato, (alcune ex coloniali: Francia, Inghilterra e- in seconda fila- Spagna, Italia, Belgio, Portogallo), si vogliono
impadronire delle aree più pregiate del mondo arabo e islamico, specie di quelle che sfuggono alla loro influenza politica ed economica.
Sono stati perpetrati interventi politici e militari gravissimi che, fino a qualche anno fa, il Consiglio di sicurezza dell’Onu condannava come inammissibili ingerenze negli affari interni di Stati sovrani. Oggi, invece, stranamente, li ratifica, li autorizza.
Evidentemente, al Palazzo di Vetro c’è qualcosa che non sta funzionando secondo la prassi e lo Statuto.
Per gli arabi non c’è pace
E’ inutile fingere. Gli obiettivi sono il petrolio, questo maledetto petrolio che sta avvelenando gli uomini, l’aria e la Terra, e il controllo strategico delle grandi vie commerciali e dei nuovi mercati, delle infrastrutture di approvvigionamento e delle enormi risorse finanziarie dei Paesi arabi.
Perciò per gli arabi non ci sarà pace. Sembra che a questi popoli sia negato il diritto a vivere in pace!
Il principale conflitto che li tormenta, quello arabo-israeliano, dura da 63 anni e non s’intravvede una conclusione a breve.
Liberatisi dal colonialismo europeo nel secondo dopoguerra, i popoli arabi rischiano di passare dalla padella di regimi militaristi illiberali e, talvolta, perfino tribali, alla brace di potenze straniere promotrici di un neo-colonialismo che non esclude- come si è visto in Afghanistan, in Iraq, in Somalia, in Libia, ecc. l’intervento militare diretto e/o eterodiretto.
Tale condotta evidenzia una tendenza allarmante: il ricorso, sempre più frequente, da parte delle “potenze” occidentali all’intrigo politico e all’opzione militare per risolvere le controversie internazionali.
In realtà, il colonialismo, la guerra sono scelte disperate operate da gruppi di potere dominanti che non riescono a vedere altre vie di soluzione dei problemi.
Scelte, dunque, irresponsabili, inquietanti che stanno cambiando i termini dello scambio fra Occidente e Oriente islamico, fra Europa e Mediterraneo.
Si sta passando, infatti, dall’auspicato rapporto paritario per il co-sviluppo a una nuova dipendenza dei paesi produttori da quelli consumatori d’idrocarburi.
Quello che abbiamo temuto sta accadendo
Quello che abbiamo temuto sta accadendo: invece del dialogo, della cooperazione euro- araba e mediterranea, sta tornando la guerra, comunque camuffata e combattuta, per il controllo delle risorse energetiche e finanziarie.
Una guerra asimmetrica, crudele che ha già mietuto centinaia di migliaia di vittime e distrutto culture e Paesi, che le potenze occidentali vogliono vincere in fretta poiché la Cina si avvicina, sempre più minacciosa, a quest’ area vitale del mondo. La madre di tutte le battaglie (speriamo solo politiche e commerciali) è, per il momento, rinviata.
Forse, si combatterà fra qualche anno, nell’area del Pacifico. A tale, tenebroso appuntamento sembrano prepararsi Usa e Cina, i due principali protagonisti del confronto che- non è escluso- si possa concludere con un accordo spartitorio globale.
All’orizzonte del futuro del mondo, si profila un nuovo dualismo egemonico che non sopporta un terzo soggetto primario qual è l’Unione europea, così come si va configurando: una entità politica dotata di una moneta forte (com’è l’euro) e di una politica di scambi e di cooperazione che guarda al mondo arabo, all’Africa e alle altre regioni emergenti.
Sembra che nei programmi degli strateghi Usa e cinesi non ci sia posto per questa “vecchia” Europa autonoma, democratica che si rinnova e rilancia la sfida.
Sarebbe d’ostacolo e soprattutto una concorrente forte e con le carte in regola. Perciò, deve essere indebolita, divisa e riallineata al potente alleato d’oltre Atlantico.
Attacco all’euro e riconquista neocoloniale
Da qui, il micidiale attacco all’euro, muovendo dai punti più deboli della catena (Grecia, Spagna, Italia, ecc).
Ironia della logica, della buona finanza: l’euro è sotto attacco non per la sua debolezza ma per la sua forza.
Fa paura, perciò, devono fiaccarlo, degradarlo, possibilmente estrometterlo dal paniere delle monete che contano.
Devono farlo oggi, prima che si completi il processo di unione politica da cui nasceranno un nuovo governo europeo e la prima potenza economica del Pianeta.
Domani sarebbe davvero imbarazzante, impossibile.
L’attacco all’Europa e la “reconquista” del mondo arabo costituiscono, pertanto, due tasselli- chiave nella più generale lotta per la nuova egemonia mondiale.
In ogni caso, servono a salvaguardare la traballante primazia del dollaro e a garantire alle multinazionali (in gran parte Usa) affari colossali e una quota rilevante dell’approvvigionamento d’idrocarburi e un flusso di petro- capitali indispensabili per le dissestate finanze occidentali.
Sotto tiro i principali partner dell’Italia
L’Italia, e la Sicilia, sono state trascinate in questa “nuova avventura” un po’ controvoglia. Anche perché, stranamente, queste guerre e/o “primavere”, scoppiate in pieno inverno, si stanno scatenando soltanto contro i regimi di quei paesi di cui l’Italia è il primo o il secondo partner commerciale, con pesanti conseguenze per l’interscambio italiano.
A conferma segnalo alcuni dati recenti riguardanti gli scambi fra Italia e i 5 Paesi arabi in crisi, elaborati dalla Camera di commercio italo araba (su base Istat) e relativi al periodo gennaio-settembre 2010-2011.
Vi sono da considerare anche i danni indiretti provocati dall’aumento dei prezzi degli idrocarburi a causa degli interventi in Libia e delle crisi in altri Paesi.
Nello stesso periodo, infatti, le importazioni italiane d’idrocarburi dal mondo arabo sono diminuite (in volume) rispetti-vamente del 7,4 e del 3,5%, ma l’esborso in valuta è aumen-tato del 20,5% (da 39 a 47 miliardi di euro).
Insomma, un affarone per l’Italia!
L’Italia e la Sicilia, usate come avamposti strategici
Casualità o c’è dell’altro? La risposta potrebbe venire da chi tiene l’agenda politica e i conti dell’Italia.
Non vogliamo gridare al complotto, ma nemmeno ignorare la realtà dei dati derivati dalla sequenza degli avvenimenti: Iraq, Libia, Tunisia, Egitto, Yemen e domani, forse, anche Siria e Iran, tutti principali clienti e fornitori dell’Italia.
Per altro, quasi tutti Paesi poveri, mentre la calma regna sovrana nelle più ricche e illiberali dittature petrolifere del Golfo: dall’Arabia saudita al Qatar.
Una doppiezza arrogante che evidenzia una sensibilità democratica a senso unico che non si applica- per esempio- alla dittatura dello sceicco del Bahrein impegnato, da quasi un anno e con l’aiuto diretto dell’esercito saudita, a reprimere nel sangue una rivolta popolare che chiede libertà di voto e di espressione.
Nessuno parla e scrive di questa tragica “primavera”.
Forse perché il Bahrein ospita le sedi di grandi banche e una potente flotta Usa?
Perciò, sarebbe tempo che gli interventisti nostrani spiegassero al popolo italiano le vere ragioni per le quali hanno schierato le nostre Forze Armate in operazioni politico-militari che, oltre a violare i principi di non ingerenza e di sovranità di paesi esteri, danneggiano gli interessi nazionali del nostro Paese.
L’Italia e la Sicilia sono territori strategici, al centro di questo Mediterraneo turbolento e attraversato da conflitti vecchi e nuovi, perciò devono essere politicamente normalizzate e militarmente pronte per svolgere al meglio il loro ruolo.
Questo parrebbe il “programma”. Tuttavia, non tutto è scontato.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il…mare.
C’è il nostro Mediterraneo delle grandiose civiltà che, certo, non accetterà di essere ridotto a mero ricetto di traffici e di materiali altamente inquinanti e a zona nevralgica di una strategia aggressiva contro popoli e Paesi che, con noi della sponda nord, hanno dato vita alla filosofia, alla scienza, alla democrazia.
Inoltre, la militarizzazione delle relazioni intra-mediterranee vanificherebbe l’ipotesi, che da tempo immaginiamo, di trasformare l’area mediterranea in uno dei principali poli dello sviluppo mondiale, per riportarla al ruolo antecedente al 1492.
Insomma, un disegno troppo sbrigativo, brutale e inaccettabile anche per le masse di giovani internauti.
La risposta neocolonialista potrebbe non funzionare.
L’errore è sempre in agguato. Come abbiamo visto in anni recenti, gli strateghi dell’interventismo non sono infallibili, anzi, più volte, hanno sbagliato analisi e alleanze, tempi e modi d’intervento.
Unire l’Europa, unire il Mediterraneo
Nel mondo, anche in quello arabo, persino negli Usa, c’è tanta gente che rifiuta questa oscura prospettiva; che lotta e spera in un avvenire diverso, di pace e di fratellanza universale.
Cito per tutti l’esempio più chiaro: l’America del Sud, dove è nata una grande speranza per il mondo intero.
Qui, infatti, governi e movimenti democratici, progressisti stanno lottando, con successo, per liberarsi dalla perniciosa influenza delle multinazionali, per affermare la loro sovranità e libertà, il loro diritto all’indipendenza economica, al benessere condiviso, alla vita.
Lottano anche per noi che non riusciamo a vedere oltre il telefonino e l’automobile.
E’ tempo che i cittadini arabi ed europei facciano, insieme, la loro parte per riaffermare le loro autonomie e diversità culturali, i loro stili di vita, per unire l’Europa e il Mediterraneo.
A tal fine, bisognerebbe ri-orientare i movimenti dei giovani e dei lavoratori verso un grande progetto di co-sviluppo euro-mediterraneo, alternativo al fallimentare modello sedicente “liberista” e bellicista delle relazioni economiche e commerciali internazionali.
Denunciando tale disegno, non ho inteso difendere dittatori e satrapi, già abbattuti o ancora al comando, con i quali i capi delle potenze “castigatrici” hanno fatto affari scandalosi, anche privati, ma riaffermare i principi (sanciti nella vigente Carta dell’Onu e nella Costituzione italiana), di non ingerenza e di rispetto della sovranità nazionale degli Stati.
Ed anche la necessità di una lotta popolare per la democrazia vera e per la pace e il benessere condiviso, per salvare l’umanità da una prospettiva tragica e miserabile.
Si può fare! Ma ci vorrebbero idee nuove e soggetti politici ben orientati e determinati.
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Indice del libro:
Capitolo primo pag. 15
DELLA GUERRA E D’ALTRI ACCIDENTI
Le vere ragioni della guerra di Bush – Iraq: le stesse potenze per lo stesso petrolio – Verso un impero americano?- Armi chimiche, attenti al marchio – La guerra è anche contro l’Europa – Attentati suicidi: una terrificante novità
Capitolo secondo pag. 53
GUERRA AL TERRORISMO O A CHI?
Bin Laden come l’Araba fenice – Oriente e Occidente: la grande incomprensione – Saddam Hussein: il prima e il dopo – Saddam Hussein e l’Italia – Moro è caduto per aver troppo capito e troppo osato
Capitolo Terzo pag. 78
MEDIO ORIENTE: IL CONFLITTO INFINITO
Per una vera pace in Medio Oriente – Dopo Arafat, arriverà la pace? – Andreotti terrorista? – Fermare il massacro israeliano a Gaza – Gerusalemme, la solitudine d’Israele – 1988. Gli israeliani fanno saltare la “Nave del ritorno” dei palestinesi – L’Italia riconosca lo Stato palestinese
Capitolo quarto pag. 124
GUERRA ALLA LIBIA
Si può ancora trattare col regime libico? – Petrolio e dittature – Libia: Italia de nuevo en guerra – Sicilia-Libia, un’illusione mediterranea – L’Italia e la crisi libica – Libia: la Nato può vincere la guerra, ma perdere il dopoguerra
Capitolo quinto pag. 163
MONDO ARABO, FASCINO E CONTRADDIZIONI
Fondamentalismo islamico o islam politico? – Yemen, paese di Bin Laden o della regina di Saba – Quando un sultano sbarca a Palermo – Le mutilazioni genitali femminili – Una lettera da Damasco – Primavera araba: rivolta o rivoluzione?
Capitolo sesto pag. 201
EUROPA SOTTO ATTACCO
L’uovo del serpente – La dittatura degli investimenti – Attacco all’euro, attacco all’Europa – Crisi europea: finirà come in Argentina?
Capitolo settimo pag. 223
LA SICILIA FRA TENSIONI E COOPERAZIONE
La Sicilia fra Europa e Mediterraneo – L’Isola al centro di un sistema agro-alimentare mediterraneo – Mediterraneo, la centralità ritrovata – Da Sigonella la guerra al terrorismo – Basi militari: patti segreti e finti bisticci – Esiste ancora la questione meridionale? – La Sicilia al tempo della globalizzazione – Portaerei e hub energetico: i due poli del futuro siciliano
Capitolo ottavo pag. 275
L’IMMIGRAZIONE COME RISORSA
Quando i clandestini siciliani sbarcavano in Tunisia – L’immigrazione come risorsa – Le strane rotte che portano gli immigrati in Sicilia – Morte sotto la luna – Oltre Lampedusa – La moderna schiavitù
il libro ( 316 pagg, formato 15×24, prezzo 18,50 euro) è venduto solo via internet nei siti www.ilmiolibro.it e www.lafeltrinelli.it e anche nelle librerie Feltrinelli.














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