fuga dall'eurodi Tonino D’Orazio
La Polonia ha deciso di non entrare nell’euro. Troppi rischi, e il popolo non capirebbe. Il vero rischio è di diventare presto come la Grecia, la Slovenia e Cipro, in reale default. Meglio vivi fuori che morti dentro. In tutta Europa, ad ogni elezione, salgono in modo esponenziale i partiti anti-Euro o anti-Europa. Per due motivi identici. Il primo è che l’euro è diventato una trappola a vantaggio, momentaneo, solo di un paese, la Germania. La Francia aveva creduto di spartire l’impero con i tedeschi, ma si stanno ricredendo, man mano si va avanti. Nel frattempo però si sono mangiati tutto l’agroalimentare del nostro paese (Buitoni, Mulino Bianco, Parmalat, Cirio, Algida, le Maison di moda, tutte le acque minerali, ecc.), l’Alitalia e alcune banche (prima la Banca Nazionale del Lavoro per quattro soldi, alcune banche venete, che avevano già racimolato una serie di Casse di Risparmio del centro-sud dell’Italia, e tra poco, essendo in pole position, il MPS). E un po’ di Spagna. Con un ministro delle finanze che ha precisato che l’esecutivo non ha nessuna intenzione di privatizzare le società in cui lo Stato ha una quota di maggioranza.

Il secondo motivo è che un’ Europa al limite della dittatura tecnocratica di persone non elette né designate almeno dal Parlamento Europeo, eletto invece a suffragio universale, diventa democraticamente debole. Sono tecnocrati e banchieri che hanno imprigionato il sogno di una Europa Unita come comunità alla ricerca di armonizzazione, soprattutto nei suoi valori storici come le conquiste sociali, e finalmente contro la storica guerra intestina.

Questi emeriti imbecilli (e i politici che li hanno seguiti) hanno trasferito “la guerra” sul piano economico e bloccato la storia per almeno mezzo secolo. Cancellandoci, tra l’altro, dallo scacchiere economico mondiale a tutto vantaggio degli Stati Uniti.

Anzi facendo ideologicamente un punto d’onore ad abolire il sociale il prima possibile, riportando l’Europa a una situazione economica depressiva pre-seconda guerra mondiale, con una disoccupazione disastrosa e con pulsioni nazionalistiche pericolose perché coniugate alla miseria e alle sue prospettive peggiori.

Oskar Lafontaine, tra i padri fondatori dell’euro, cambia radicalmente la sua posizione e ne chiede la dissoluzione per evitare un disastro economico e sociale. Esprime tutte le sue perplessità nei confronti di quella che definisce “catastrofica moneta”. Lafontaine ammonisce che “la situazione economica sta peggiorando di mese in mese, la disoccupazione, in Europa, ha raggiunto un livello che mette in discussione sempre più le strutture democratiche”. Eppure la Linke perde consensi.

In più, alle prossime elezioni tedesche sta crescendo in modo esponenziale un nuovo partito, Alternative für Deutschland , che molto probabilmente supererà anche lui il 25%. Non è anti Europa, ma federalista e propone, oltre l’uscita dall’euro, la salvaguardia e la dignità democratica dei popoli che la compongono; che le banche paghino i loro errori e i debiti non con i nostri soldi; il ritorno al marco o a un paniere ragionato. Ribadiscono profondamente il valore sociale della convivenza e del welfare. Vuole spazzare via la tecnocrazia europea imperante e gestita dai vari club al limite della massoneria, come Bilderberg. Ribadiscono il valore assoluto della democrazia dei e nei partiti e quello del referendum popolare. Ribadiscono che i partiti non sono le istituzioni.

Il Fronte Nazionale francese della Le Pen, in forte ascesa (dato ormai a più del 20%), ha chiesto a Hollande un referendum, da organizzare in gennaio 2014, per una “uscita della Francia dall’Unione Europea”, e di ripristinare la Costituzione francese, cioè quella di prima del Trattato di Lisbona. Trattato disapprovato in Francia con referendum, ma comunque oggi con la loro Costituzione sgretolata da Bruxelles come da noi. Il grimaldello è stato il fiscal compact. Storicamente, sulla democrazia i francesi sono quelli che scherzano di meno. Ma che questa debba essere cavalcata da fascisti xenofobi diventa paradossale ! Purtroppo, in Europa una sinistra anti-capitalista è ormai inesistente.

Stessa situazione in Gran Bretagna dove il partito anti-europeista di Nigel Farace ha appena ottenuto il 23% (era al 3% cinque anni fa) alle amministrative a livello nazionali, spingendo la destra dei conservatori di Cameron al governo a chiedere anche loro un referendum sull’uscita, non dall’euro perché non sono mai voluti entrare, ma dall’Unione.

Non parliamo dell’Italia dove alle ultime elezioni politiche, un movimento, che aveva almeno il decoro di voler ridiscutere sull’euro e sulle condizioni di appartenenza all’Unione, ha ottenuto il 26% a furor di popolo.

In Grecia l’esempio è Syriza con più del 20% e sicuramente in crescendo.

In Slovenia sta avvenendo la stessa cosa. Era l’area più ricca della ex Jugoslavia. È stato il primo Paese dell’Est Europa ad adottare l’euro nel 2007. Sono passati solo sei anni e sono già pronti a cadere nella trappola degli usurai di Bruxelles e Berlino. Non solo, ma la Commissione chiede l’introduzione del fiscal compact in Costituzione e l’abolizione dell’istituto referendario (non si sa mai!). Certo che la gente non ci sta e chiede nuove elezioni. Oggi sul noto concetto dell’urgenza governano insieme centrosinistra e conservatori sulle stesse proposte. Ma le proposte del cartello della troika sono sempre le stesse, riguardano l’eliminazione a termine del sociale.

La domanda è perché tutti i paesi in difficoltà, casualmente, conoscono il medesimo ciclo?  Adozione valuta unica – Collasso bilancia dei Pagamenti e dell’economia produttiva – Arrivo massiccio di capitali esteri, essenzialmente tedeschi o francesi (all’inizio), che finanziano e consentono le Bolle Immobiliari ed Azionarie – Collasso – Richiesta dell’Eurogruppo di misure suicide di Austerity fatte pagare al malcapitato e mai alle banche, tantomeno tedesche – Progressiva fuga dei capitali – Il paese di turno in profonda recessione e con crescita record della disoccupazione e della povertà. Aumento indefinito del debito. Iper-arricchimento del 7% della popolazione. E’ una trappola o un sistema imperiale?

Semplice, l’euro sottintende un’impostazione ideologica, pari nel disastro a quella sovietica, per la quale gli Stati non devono occuparsi di politica economica e tutto ciò che è richiesto per far funzionare il sistema è uno strumento oligarchico e tecnico e una banca centrale, indipendente dalla politica e quindi dalla democrazia, che si occupi teoricamente di controllare l’inflazione a tutti i costi, anche da macelleria sociale. Il disastro di oggi è semplicemente il risultato di questa ideologia. Molti sono ancora convinti di no e che non ci sia alternativa. Però sembra che i popoli si stiano svegliando da soli, con motivi un po’ diversi, ma in una unica direzione, con ripristino della democrazia partecipata e senza la “sinistra” storica e radicale.


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9 risposte a “Fuga dall’euro in tutta Europa”

  1. Avatar valeria manini
    valeria manini

    Mi spiace, ma non sono d’accordo con l’articolo L’euro non può essere tolto, non perchè moneta forte, ma perchè moneta di riferimento in un’economia che ormai non può essere protezionista in un’europa che non può essere schiacciata da una divisione monetaria che comunque porterebbe ugualmente ad una bancarotta di certi stati, non sostenuti da una Banca centrale europea. Leggi e formazione della Banca d’Italia hanno sistemato un’Italia debole, all’inizio della sua industrializzazione Siamo in una nuova fase economica che deve di nuovo tutelare anche i piccoli risparmiatori, controllare le banche, creare un sistema corretto fra risparmiatori piccoli e grandi, prestiti alle imprese ed interessi degli stati e della collaborazione fra stati. Parere di una profana, dettato dal buonsenso comune la riforma monetaria l’abbiamo già fatta ora dobbiamo fare una vera confederazione europea, che rispetti il locale nel globale

  2. Avatar titus
    titus

    Il buon senso -nella fattispecie- è il senso della razionalità darwinista della nuova elite “occulta” che si è istallata sulle spalle degli europei. Nulla è inellutabile, meno ancora eterno. Pensa solo ad un piccolo ma degno Paese come l’Ecuador, che pur non avendo più una propria moneta nazionale -abolita e sosttituita dal dollaro- riesce ad applicare politiche non recessive e fare redistribuzione.
    Ha un governo -e un popolo- deciso a recuperare la capacità di fare politiche economiche autonome, mettendo a un lato il FMI i centri globalisti. Oggi, ci sono Paesi che redistribuiscono ed altri che distribuiscono ai banchieri.
    Tutte le nazioni emergenti del BRICS fanno SVILUPPO con REDISTRIBUZIONE; Gli USA e UE fanno il contrario e vanno indietro!
    L’Italia non deve stare più alla coda dei big, ma deve mmetersi alla testa di tutti quei Paesi destinati all’immolazione, e da quella posizione può trattare con più forza.

    1. Avatar valeria manini
      valeria manini

      vedremo il 19, se dobbiamo rimanere nell’euro o no . La globalizzazione non si ferma. La globalizzazione deve essere equa Gli Italiani hanno già fatto sacrifici per entrare nell’euro. Ora bisogna chiarire qual è la misura di peso e poi stabilire la moneta E’ stato detto che l’economia è come l’astrologia Non vorrei che si tornasse agli influssi astrali medievali, per cui la pietra non diviene preziosa, se non è purificata

  3. Avatar barbara
    barbara

    Syriza non vuole l’uscita dall’euro tantomeno dalla Ue.
    Riguardo alla Polonia, il precedente governo, quello assassinato a Smolensk aveva ripudiato l’euro ma quello attuale, stando alle recenti dichiarazioni del ministro non direi proprio anzi, sembra la campagna che Prodi fece qui a propozione della moneta suicida
    http://www.forexinfo.it/La-Polonia-invita-i-giovani

  4. Avatar 2013: Fuga dall’Europa! | Indies Mercurial

    […] Fonte: ● cambiailmondo.org […]

  5. Avatar mariof
    mariof

    L’euro non è una moneta ma un metodo di governo.
    Per i particolari tecnici: il ciclo di Frenkel.

  6. […] Fonte: ● cambiailmondo.org […]

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