Tonino D’Orazio (24 gennaio 2020)
A nessuno viene in mente che proprio gli “assassini” e i distruttori della Libia siedono oggi a un tavolo a Berlino per sistemare la “loro” mediatica pace? Francia, Gran Bretagna e Usa sono semplicemente andati a rubare il petrolio libico. Come hanno fatto con tutti i paesi che ne possedevano. Indubbiamente, salvo mala fede di troppi, continuano imperterriti con tutti i mezzi proibiti dalla Carta Onu. Continua a leggere
di Agostino Spataro
1… Se il conflitto libico dovesse acuirsi- ha avvertito (o minacciato?) Serraj- migliaia di libici e non solo si riverserebbero in Italia. Ecco, ci risiamo: per spingere l’Italia a entrare direttamente nel conflitto interno libico si continua con il gioco dei ricatti. La politica, la diplomazia, la dignità dei popoli sono state sostituite dal ricatto e, talvolta, dalla corruzione. In Libia e altrove. Anche questo è un segno inquietante dei tempi tristi che stiamo vivendo.
L’Italia non deve ingerirsi, ma agire affinché in Libia cessi il conflitto e vincano la pace e la concordia nazionale. In caso contrario, di fronte alla fuga di profughi, certo, non si potranno chiudere i porti anche se non sta scritto in nessun libro che devono accollarseli tutti l’Italia e l’Europa. Continua a leggere
di Agostino Spataro
1… La presenza di una nutrita e qualificata partecipazione democristiana nell’Associazione italo-araba aveva anche una spiegazione politica riconducibile al nuovo approccio della Dc verso il mondo arabo. Una vera e propria svolta verificatasi, nella prima metà degli anni ’70, grazie all’intuizione che ne trasse l’on. Aldo Moro proprio a partire dalla presa del potere in Libia di Gheddafi e dall’inatteso cambiamento dei rapporti bilaterali che porterà all’espulsione degli italiani.
Fu questo lo spunto, concitato e drammatico, per una presa d’atto del più generale cambiamento del mondo arabo postcoloniale che si caratterizzava per il suo nazionalismo panarabista, suffragato dal crescente ruolo economico strategico, soprattutto per la produzione di petrolio da cui l’Italia dipendeva quasi al 100%.
Questi ed altri aspetti alimentarono una forte corrente d’interessi internazionali verso i paesi arabi, alla quale si associò, seppure con ritardo, anche l’Italia.
Le tormentate vicende interne e i conflitti anticoloniali (Marocco, Tunisia, Algeria, ecc) e quello arabo-israeliano, che ancora oggi sembra insanabile, generarono movimenti popolari di liberazione che taluni, dimenticando quelli antifascisti europei, si ostinavano a definire sbrigativamente “terroristi”. Continua a leggere
di Agostino Spataro
Il generale Haftar é alle porte di Tripoli. Come pre-visto in questo libro, alcuni Paesi della Nato (tra cui l’Italia) hanno vinto una facile guerra contro Gheddafi, ma hanno perso il dopoguerra.
In caso di vittoria di Haftar (data per certa e anche per imminente), per tutelare gli interessi italiani in Libia (idrocarburi e altro) si dovrà andare a Tripoli con il cappello in mano o chiedere la benevola intercessione di Mosca, Parigi o Il Cairo. Insomma una disfatta su tutta la linea! Continua a leggere
di Marinella Correggia
Il Venezuela ha annunciato che eliminerà l’uso del dollaro nel sistema bancario ufficiale, privilegiando euro, yuan e altre monete convertibili. E’ stata, ha spiegato il governo di Caracas, “una conseguenza delle recenti e illegali sanzioni Usa che bloccano la possibilità di continuare a usare dollari”.
Di necessità virtù, infine. Pianeta dedollarizzato, pianeta mezzo salvato. Perché? Continua a leggere
di Alberto Negri*
Sulla Libia dopo le bombe piovono balle.
L’Italia non si oppose nel 2011 all’intervento della Francia e si è unita ai bombardamenti perché i nostri alleati minacciavano di colpire anche i terminali Eni come testimoniano l’ex ministro degli Esteri Frattini e l’ex capo di stato maggiore Camporini, come del resto dichiarato pubblicamente dal primo. Continua a leggere
di Agostino Spataro
Le notizie frammentarie che giungono dalla Libia confermano: da un lato la pericolosa precarietà in cui si dibatte quel popolo, vicino e amico, a seguito del disastroso intervento militare di alcuni paesi della Nato, fra cui l’Italia; dall’altro lato il persistere di scelte politiche dilettantistiche da parte “occidentale” di fabbricare governi, tenuti con lo sputo, che – come si vede – rappresentano poco o nulla di quella immensa e complicata realtà. Continua a leggere
di Manlio Dinucci
Ogni tanto, per fare un po’ di «pulizia morale» a scopo politico-mediatico, l’Occidente tira fuori qualche scheletro dall’armadio. Una commissione del parlamento britannico ha criticato David Cameron per l’intervento militare in Libia quando era premier nel 2011: non lo ha però criticato per la guerra di aggressione che ha demolito uno stato sovrano, ma perché è stata lanciata senza una adeguata «intelligence» né un piano per la «ricostruzione». Continua a leggere
di Manlio Dinucci
«L’Italia valuta positivamente le operazioni aeree avviate oggi dagli Stati uniti su alcuni obiettivi di Daesh a Sirte. Esse avvengono su richiesta del Governo di Unità Nazionale, a sostegno delle forze fedeli al Governo, nel comune obiettivo di contribuire a ristabilire la pace e la sicurezza in Libia»: questo il comunicato diffuso della Farnesina il 1° agosto. Continua a leggere
(U.S. Air Force photo/Lt Col Leslie Pratt)
di Manlio Dinucci
Recitando la parte di Stato sovrano, il governo Renzi ha «autorizzato caso per caso» la partenza di droni armati Usa da Sigonella verso la Libia e oltre. Quando è noto che già nel 2011 fu un drone Usa Predator Reaper, decollato da Sigonella e telecomandato da Las Vegas, ad attaccare in Libia il convoglio su cui si trovava Gheddafi, spingendolo nelle mani dei miliziani di Misurata. Continua a leggere
(Con una video-intervista ad Angelo Del Boca, di Emanuele Giordana e Alessandro Rocca)
di Marinella Correggia
Errore? Rischio calcolato? Atto deliberato? Il governo afghano ha «giustificato» il bombardamento da parte della Nato di un ospedale di Médecins sans frontières a Kunduz in questo modo: «Lì si nascondevano dieci talebani». E’ una confessione di crimine. Infatti le convenzioni internazionali vietano di colpire strutture civili (ospedali, acquedotti, centrali elettriche, quartieri residenziali…), anche quando vi si annidino i nemici armati di chi colpisce. Quello a Kunduz è un crimine di guerra.
di Pepe Escobar
L’imperialismo umanitario applicato a ciò che il Pentagono ama definire MENA (Middle East-North Africa) ha portato, secondo Amnesty International, “al più grande disastro di profughi dopo la seconda guerra mondiale.” Continua a leggere
La guerra che divampa in Libia miete sempre più vittime non solo sulla terra ma sul mare: molti dei disperati, che tentano la traversata del Mediterraneo, annegano. «Da sotto il mare ci chiedono dove sia finita la nostra umanità», scrive Pier Luigi Bersani. Continua a leggere
di Marinella Correggia
Libia 2011: troppi ignavi, silenziosi o consenzienti mentre la Nato apriva la strada ai nazi-califfi. Con il terrore e la morte l’intero Medioriente e buona parte dell’Africa pagano per le guerre dei governanti occidentali e l’ignavia dei relativi popoli. In tanti dovrebbero mettersi in ginocchio. Continua a leggere
In questi giorni, taluni “benpensanti” nostrani e europei cominciano a rivedere, spero in chiave autocritica, le loro ben retribuite sicumere a favore della guerra alla Libia. Si parla , infatti, dell’intervento militare e del barbaro assassinio di Muammar Gheddafi come di un errore della coalizione della NATO e si denuncia il caos sanguinario che regna nella Libia “liberata” dagli occidentali (Francia, Usa, Gran Bretagna, Spagna, Italia, ecc.) e consegnata non si sa bene a chi. La Germania della signora Merkel si rifiutò di partecipare. Continua a leggere
Interno di una amena riunione del senatore nordamericano McCain con il nuovo Califfo. La riattivazione su larga scala delle collaudate pratiche della guerra irregolare per mano del Pentagono -conosciuto in ambito NATO come “Stay-behind”- ha portato al lancio internazionale del “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi. E della sua organizzazione dal logo mutante o rotatorio. Continua a leggere
di Tommaso Di Francesco (Il Manifesto)
Intervista a Angelo Del Boca, storico del colonialismo italiano, sul sequestro del primo ministro: «È uno scontro di potere. Non sono assolutamente sorpreso». «Ali Zeidan, professore universitario magnificato da tutto l’Occidente è un uomo stranamente ricchissimo». Per capire l’evolversi della crisi libica abbiamo intervistato Angelo Del Boca, storico del colonialismo italiano e massimo esperto internazionale della Libia. Continua a leggere
Agostino Spataro, ex parlamentare e collaboratore di Cambiailmondo, realizzerà nelle prossime settimane una serie di conferenze in Messico sui rapporti con il mondo arabo; Il 9 ottobre presenterà a Puebla, il suo ultimo libro: “Osservatore del PCI nella Libia di Gheddafi”, in cui ripercorre la sua esperienza di “osservatore”, appunto, per il Partito Comunista Italiano all’inizio degli anni ’80. Un momento di svolta e di “raffreddamento” nei rapporti con il paese nord africano (e il mondo arabo) parallelo alla modifica degli assetti interni del PCI, nello specifico, della Sezione Esteri. Continua a leggere
LETTERA DI DENUNCIA DEL DANNO MORALE E MATERIALE INFLITTOMI PUBBLICAMENTE DA ALCUNE PERSONE PER IL MIO IMPEGNO CONTRO LA GUERRA IN SIRIA CON LA RICHIESTA CHE RITIRINO PUBBLICAMENTE LE ACCUSE
di Marinella Correggia (Torri in Sabina, Rieti) Continua a leggere
di Maurizio Matteuzzi e Tommaso Di Francesco *
Alla Tripolitania, la mossa non è piaciuta. Il Cnt parla di «un appello alla fragmentazione». Il leader Mustafa Abdul Jalil minaccia uso forza. Il dopo-Gheddafi mostra le ambiguita’ di una ribellione che non e’ stata una rivoluzione per la democrazia. Continua a leggere