Venerdì 24 novembre 2017, Middle East Eye
Una storia dell’occupazione israeliana in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza analizza quali meccanismi militari vengono usati per controllare le vite dei palestinesi. Continua a leggere
di Alberto Negri
Ci indigniamo perché la Cina vìola i diritti di Hong Kong e delle minoranze, inorridiamo per il razzismo in Usa ma per i palestinesi sotto casa nostra non alziamo un sopracciglio. L’annessione della Cisgiordania è un atto illegale contro ogni accordo e convenzione internazionale ma qui nessuno dice niente. Continua a leggere
di Yousef Salman (*)
Prima, durante e dopo la pubblicazione del piano-complotto del presidente Trump “Affare del Secolo”, di tutti i rappresentanti dell’Amministrazione USA, per primi il presidente stesso e il suo ragazzetto-genero-consigliere Kushner, continuano a ripetere delle occasioni perse dalla leadership palestinese per avere i loro diritti e migliorare la vita del loro popolo.
I palestinesi per l’ennesima volta ribadiscono l’inesistenza di queste occasioni perse, così come del rispetto dei loro diritti e della possibilità di migliorare la situazione del loro popolo in un piano, che vuole: Continua a leggere
IL 17 gennaio era stato organizzato in Val Di Susa un incontro ad Almese con Ahmed Abu Artema , Poeta e giornalista pacifista fondatore della Grande Marcia del Ritorno.L’incontro è stato organizzato da Progetto Palestina , BDS Torino, Anpi Avigliana e Anpi Valmessa. Tuttavia a 4 giorni dall’evento le due sezioni Anpi hanno annullato la loro partecipazione avendo ricevuto un diktat dalla Presidente provinciale Anpi Maria Grazia Sestero. Continua a leggere
PALESTINA E LIBERTA’ DI ESPRESSIONE: Dibattito del 26 settembre 2019 al Circolo della Stampa di Trieste con Stephanie Westbrook, David Cronin e Ugo Giannangeli.
Trascrizione dell’intervento di Ugo Giannangeli: “La legalità quale strumento dell’apartheid”.
Il titolo dell’argomento a me assegnato è manifestamente paradossale, provocatorio, ermetico. L’ apartheid è un crimine contro l’umanità secondo la Convenzione internazionale del 1976 e l’articolo 7 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale. La legalità non può essere al servizio del crimine e suo strumento. Una legge o una sentenza sì: la sentenza si adegua alla legge e la legge nazionale non si adegua al diritto internazionale. Si crea così quella figura che, con un ossimoro, potremmo definire “crimine legale”. In epoca di sovranismo e di populismo giuridico e politico Israele ha gioco facile e c’è da chiedersi se non abbia avuto un ruolo decisivo nella degenerazione della complessiva situazione politica e giuridica. La domanda è retorica perché io credo, e non sono il solo, che certamente ha avuto un ruolo rilevante. Continua a leggere
(da L’Antidiplomatico)
Il 17 maggio il Bundestag, il parlamento tedesco, ha adottato una mozione che condanna il BDS, definendolo “antisemita”. Questa risoluzione non vincolante, proposta dai cristiano-democratici e dai socialdemocratici di centro sinistra, che fanno parte della coalizione al potere, ha raccolto l’appoggio di diversi partiti tedeschi, tra cui il partito liberal-democratico e i Verdi. Il partito di estrema destra AfD (Alternativa per la Germania) ha presentato una propria mozione che chiedeva la messa al bando totale del movimento BDS, mentre il parDie Linke, non ha appoggiato la mozione del governo, ma ne ha presentato una propria che chiedeva una condanna di tutte le dichiarazioni antisemite del BDS.
Su questa mozione riportiamo l’articolo di Gideon Levy pubblicato sul giornale israeliano Haaretz e divulgato in Europa dal sito dell’Unione Juive Francais pour la Paix. Continua a leggere
Nel 2006 il fisico, morto mercoledì, incontrò il primo ministro israeliano Ehud Olmert, ma auspicò colloqui tra Israele ed Hamas dopo la guerra contro Gaza del 2008-09
Mercoledì si sono resi omaggi al famoso fisico inglese Stephen Hawking – ricordandolo non solo per la genialità della sua mente come scienziato, ma anche come appassionato attivista che ha prestato la propria impareggiabile voce a cause come il diritto dei palestinesi a resistere e per chiedere la fine della guerra in Siria. Continua a leggere
di Ugo Giannangeli
Dico “nei confronti del sionismo” e non solo “nei confronti di Israele” perché il diffuso atteggiamento condiscendente e complice riguarda non solo lo Stato ebraico ma il complessivo progetto sionista in corso di realizzazione: non sappiamo fin dove intende espandersi territorialmente; certamente mira a uno Stato esclusivamente ebraico; certamente ambisce avere l’intera città di Gerusalemme come propria capitale. Continua a leggere
di Serena Campani
Probabilmente in queste settimane vi sarà capitato di vedere su internet e sui social la fotografia di una giovanissima ragazza bionda con i capelli lunghi ricci e uno sguardo coraggioso e combattivo. E’ Ahed Tamimi e vive nel villaggio di Nabi Saleh, poco lontano da Ramallah, una città palestinese, sede dell’Anp, situata nel centro della Cisgiordania, sui monti della Giudea, a circa 18 Km da Gerusalemme.
Ahed potrebbe essere una mia studentessa, volendo anche mia figlia, così vedendo il suo volto fiero rimbalzare sulla ribalta mediatica durante i giorni di Natale, mi sono chiesta cosa avesse combinato questa ragazzina sedicenne per finire in carcere. Questo il video del suo “reato”, girato e reso pubblico da una sua amica: Continua a leggere
di Joseph Halevi
Recensione a: Ilan Pappé Ten Myths About Israel London: Verso 2017, pp. 171
Seconda parte
Un paese che si basa sulla pulizia etnica e sulla colonizzazione permanente non può essere definito democratico. In verità nessuna entità statuale ove é in atto una colonizzazione a scapito della popolazione autoctona é definibile come democratica: si veda il caso dell’Australia ove fino al 1967 gli aborigeni, già violentemente decimati durante il diciannovesimo secolo, non venivano nemmeno contati nei censimenti. Eppure l’Australia era considerata una fiorente democrazia, il che significa che il termine è perfettamente malleabile a piacere senza un valore universale. Il settimo capitolo del volume di Pappé si prefigge di dimostrare la fallacia insita nella propaganda americano-israeliana riguardo l’unica democrazia nel Medioriente. Il capitolo é più incisivo di quello precedente appena discusso. Continua a leggere
Venerdì 24 novembre 2017, Middle East Eye
Una storia dell’occupazione israeliana in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza analizza quali meccanismi militari vengono usati per controllare le vite dei palestinesi. Continua a leggere
di Agostino Spataro
La comunità internazionale non ha condiviso l’improvvida decisione del presidente USA, Donald Trump, di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato d’Israele, in spregio delle ripetute risoluzioni dell’ONU.
Bene, dunque, hanno fatto i governi europei e, fra questi anche il governo italiano e il Vaticano, a manifestare contrarietà verso tale decisione e a ribadire il rispetto per i diritti nazionali del popolo palestinese e delle altre due religioni (cristiana e islamica) che considerano “luogo santo” la città di Gerusalemme.
I materiali che seguono (estratti da una pubblicazione ufficiale delle Nazioni Unite) evidenziano, con estrema chiarezza, lo status di “corpo separato”, sotto regime internazionale speciale, della città che non può essere alterato da alcuna decisione unilaterale e al di fuori dell’ambito ONU.
Quando il figlio disattende le decisioni della madre-ONU, si potrebbe dire. Paradossalmente, Israele è il primo Stato al mondo creato dalle Nazioni Unite ed è il primo nella graduatoria degli Stati che più disattendono le decisioni delle Nazioni Unite ossia dell’organismo che lo ha generato. Continua a leggere
di Romana Rubeo e Ramzy Baroud
«Le priorità di Tel Aviv, così come articolate dalla propaganda ufficiale sionista, sono diventate parte integrante del vocabolario dei media e della classe politica [in Italia], determinando una sostanziale convergenza tra gli obiettivi perseguiti dai due Paesi» scrivono Romana Rubeo e Ramzy Baroud. Secondo gli autori, ciò appare evidente nei disegni di legge anti-Bds a cui sta lavorando il parlamento italiano.
Un disegno di legge depositato presso il Senato della Repubblica Italiana prevede pene severe per coloro che intendano boicottare Israele. In passato, una simile iniziativa sarebbe stata inconcepibile. Purtroppo, la politica italiana, storicamente solidale con la causa palestinese, è cambiata in modo sensibile negli ultimi anni. E, cosa ancor più sorprendente, la Sinistra e la Destra si equivalgono nel tentativo di compiacere Tel Aviv, a scapito dei diritti dei Palestinesi. Continua a leggere
EAST JERUSALEM, OCCUPIED PALESTINIAN TERRITORIES – MARCH 26: Graffiti on the Israeli separation barrier dividing the East Jerusalem neighborhood of Abu Dis reads, “Boycott Israel”.
di Andrea Vento (Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati)
Il 15 maggio è una ricorrenza di particolare importanza per i palestinesi perché è il giorno in cui celebrano la Nakba, la ‘catastrofe’, tramite la quale viene mantenuto vivo il ricordo della cacciata dalle proprie abitazioni di centinaia di migliaia di persone e la mancata nascita del proprio stato. La data prescelta per questa ricorrenza ha un elevato significato simbolico: il 15 maggio del 1948 infatti segna l’inizio della prima guerra arabo-israeliana, che si concluderà ad inizio del 1949 con la vittoria del neocostituito stato ebraico, e l’inizio del calvario del popolo palestinese che in circa 70 anni, a seguito di una serie infinta di vicende avverse, ha portato alla drammatica situazione attuale caratterizzata da: regime di occupazione militare, espropri e colonizzazione delle terre, violazione sistematica dei diritti umani e delle risoluzioni ONU ed espulsioni, individuali e di massa, continuativi con conseguente creazione di una tale entità di profughi che, ad oggi, metà del popolo palestinese vive al di fuori dei cosiddetti “Territori occupati”, acquisendo il poco invidiabile status di “popolo della diaspora”. Continua a leggere
di Manlio Dinucci
Il giorno stesso (4 maggio) in cui si è insediato alla Nato il nuovo Comandante Supremo Alleato in Europa – il generale Usa Curtis Scaparrotti, nominato come i suoi 17 predecessori dal Presidente degli Stati Uniti – il Consiglio Nord Atlantico ha annunciato che al quartier generale della Nato a Bruxelles verrà istituita una Missione ufficiale israeliana, capeggiata dall’ambasciatore di Israele presso la Ue.
Israele viene così integrato ancora di più nella Nato, alla quale è già strettamente collegato tramite il «Programma di cooperazione individuale». Ratificato dalla Nato il 2 dicembre 2008, tre settimane prima dell’operazione israeliana «Piombo fuso» a Gaza, esso comprende tra l’altro la collaborazione tra i servizi di intelligence e la connessione delle forze israeliane, comprese quelle nucleari, al sistema elettronico Nato. Continua a leggere
di Fulvio Scaglione (Vicedirettore di Famiglia Cristiana)
“Per Israele si avvicina il momento della verità?”. Davvero la situazione è così drammatica come sembradescriverla il titolo di Yediot Ahronot, il più diffuso quotidiano del Paese? Certo è che le incognite di certe scelte strategiche si avverte oggi come non mai. Nel conflitto permanente tra Paesi arabi sunniti e Paesi sciiti che tormenta il Medio Oriente, Israele si è schierato con i primi e su questa opzione, in buona sostanza basata sull’ossessione per il pericolo rappresentato dall’Iran, il premier Netanyahu ha fondato la propria politica estera. Con ancor più convinzione e frenesia da quando gli Usa di Obama hanno cominciato a trattare con gli ayatollah per regolare la questione del nucleare. Continua a leggere