Lo speciale di oggi de il manifesto ci racconta come il mondo cambiò il 17 gennaio 1991. Accadde con queste parole della Cnn trasmesse dall’Hotel Rashid: «Something is happening outside… the skies over Bagdad have been illuminated». «Qualche cosa sta accadendo là fuori, i cieli sopra Baghdad si sono illuminati». E c’era anche per il manifesto l’inviato Stefano Chiarini. Trent’anni – tanti ne sono passati – sono un’era geologica per qualunque professione, per il giornalismo in particolare, ma quello che accadde allora si riflette ancora sotto i nostri occhi e guida le nostre azioni e reazioni. Continua a leggere
La prima guerra avallata dalle Nazioni unite e pudicamente chiamata «operazione di polizia internazionale» inizia il 17 gennaio 1991. A bombardamenti conclusi, il vicesegretario dell’Onu Maarti Ahtisaari visita l’Iraq e parla di un paese «riportato a un’era pre-industriale».
Fra le vittime dell’intervento imposto dagli Stati uniti si contano la stessa indipendenza e integrità dell’Onu, nata proprio per opporsi al «flagello della guerra». Nel Consiglio di sicurezza onusiano, durante i lunghi mesi fra l’invasione irachena del Kuwait il 2 agosto e l’ultimatum del 15 gennaio, si scrive una triste pagina di storia della geopolitica: per i loro fini di controllo del Medioriente e di egemonia, Usa e alleati intrecciano diplomazia e ricatti economici, bastone e carota, parole di dialogo e preventivo invio di navi nel Golfo, denunce e menzogne (le famose incubatrici in Kuwait). A questa escalation i pacifisti occidentali assistono sgomenti protestando nelle piazze. Continua a leggere
Bari, 24 gennaio 2019: XVIII Congresso della Cgil Nazionale
Intervento di Maurizio Landini
Simona Caleo/Cgil
Quella del 3 gennaio scorso a Baghdad è stata un’esecuzione mirata e senza alcuna copertura giuridica internazionale. Un oltraggio al ruolo e alla responsabilità del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite” Continua a leggere
Dopo l’assassinio del generale Qassem Soleimani si alzano venti di guerra in Medio Oriente. La base militare Usa Camp Darby tra Livorno e Pisa è il più grande deposito di armamenti al di fuori degli Usa. Cgil, Anpi e Arci chiamano alla mobilitazione Continua a leggere
di Luca Cellini*
È argomento di cronaca internazionale ormai e oggetto di discussione l’uccisione del generale Qassem Soleimani avvenuta alle prime luci dell’alba del 3 gennaio 2020 quando il maggiore generale Soleimani è stato assassinato sotto il fuoco di un attacco statunitense all’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq. Assieme a Soleimani sono rimaste uccise altre 7 persone fra cui il capo delle Forze di Mobilitazione Popolare sciite irachene Abu Mahdi al-Muhandis. L’operazione è stata ordinata direttamente dal presidente statunitense Donald Trump, dopo conferma della CIA, senza nemmeno avvisare il Congresso statunitense. Continua a leggere
di Giacinto Botti e Maurizio Brotini (Direttivo Nazionale CGIL)
L’Amministrazione Trump con un atto di terrorismo, assassinando uno dei massimi esponenti militari dello stato iraniano e un comandante di milizie inquadrate nell’esercito regolare irakeno, ha di fatto dichiarato guerra all’Iran distruggendo con la violenza tutti gli sforzi diplomatici per preservare gli accordi internazionali con l’Iran, accordi che gli Stati Uniti stessi avevano denunciato e cercato di far saltare, contro la volontà della comunità internazionale, della Cina, della Russia e dell’Unione europea. Continua a leggere
di Agostino Spataro *
Allo stato, dalle notizie circolanti, non é dato conoscere, con certezza, la verità dei fatti. Eppure, taluni sostengono che gli ordigni siano stati lanciati da un drone partito dalla base Usa di Sigonella, in Sicilia.
Su tale punto è necessario, e urgente, fare chiarezza, conoscere la posizione del governo italiano e, in particolare, del presidente del Consiglio visto che non appaiono convincenti le colorate smentite su FB del ministro degli Affari esteri e nemmeno quelle più seriose del ministro della Difesa. Continua a leggere
di Marinella Correggia
Il Venezuela ha annunciato che eliminerà l’uso del dollaro nel sistema bancario ufficiale, privilegiando euro, yuan e altre monete convertibili. E’ stata, ha spiegato il governo di Caracas, “una conseguenza delle recenti e illegali sanzioni Usa che bloccano la possibilità di continuare a usare dollari”.
Di necessità virtù, infine. Pianeta dedollarizzato, pianeta mezzo salvato. Perché? Continua a leggere
di Antonio Tricarico
Le immagini con relativi commenti sono stati curati da Marco Tremori e Andrea Vento del Coordinamento del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati (Giga). Continua a leggere
Presentiamo due docufilm di Fulvio Grimaldi sull’Iraq, il primo girato negli anni del lungo e catastrofico embargo dopo la prima guerra del Golfo scatenato da Bush Senior e il secondo tratto da “UN DESERTO CHIAMATO PACE”, girato durante il secondo attacco del 2003 di Bush figlio (con le rispettive coalizioni dei volenterosi), tratto da Pandoratv. Continua a leggere
di Fulvio Scaglione (da Famiglia Cristiana)
Il giorno prima delle stragi di Parigi il Presidente disse che l’Isis era stato ”contenuto”. Ieri il suo ministro degli Esteri ha detto il contrario. Nel mezzo, bombe che non centrano il bersaglio, alleanze che non funzionano, Al Baghdadi che viaggia per mezzo mondo. Voi ci credete ancora? Continua a leggere
di Fabio Mini
Al-Baghdadi sarebbe il prodotto ‘involontario’ del sistema di detenzione USA. Ideò e creò il mostro ISIS sotto il naso dei secondini? Tesi suggestiva, ma non convince
Mentre Russia e Turchia si scambiano insulti e accuse è tornata di moda la madre di tutte le accuse: il sedicente Califfo Al-Baghdadi sarebbe il prodotto “involontario” del sistema di detenzione adottato dagli americani. Avrebbe ideato e creato il mostro Isis sotto il naso dei suoi secondini. Continua a leggere
Ahmadi Oil Fields, Kuwait, 1991
di Marinella Correggia
Autunno 1990: il Consiglio di sicurezza dice sì al sequestro dell’Onu da parte statunitense, nella preparazione della devastante «Tempesta del deserto» contro l’Iraq, scatenata a partire dal 17 gennaio 1991.
(AP Photo/Markus Schreiber)
di Salvatore Palidda
Chiunque può dire: io o qualche mio familiare o amico avremmo potuto essere fra i massacrati nei luoghi della strage di Parigi. Allora siamo tutti in guerra? Ma io o i miei familiari e amici non abbiamo dichiarato alcuna guerra, non abbiamo fatto alcun gesto ostile contro nessuno. Cosa fare? Sperare nella protezione di chi promette «Saremo spietati!», dare loro pieno sostegno?
Contrariamente a quanto sciorinano tanti commentatori, la strage di Parigi non è un fatto orrendo mai accaduto in Europa o nel resto del mondo. Al di là della macabra contabilità da becchini, basta ricordare le bombe di un mese fa contro i manifestanti pacifisti in Turchia, o del 2004 alla stazione di Madrid, o le stragi di palestinesi con le bombe al fosforo israeliane, e centinaia di altri massacri. Secondo Claudio Magris siamo alla quarta guerra mondiale, dopo la terza – la guerra fredda, dal 1945 al 1989 – che ha fatto circa 45 milioni di morti; il Papa e altri ripetono da tempo che siamo alla terza guerra mondiale. La guerra è il fatto politico totale che s’è imposto e pervade tutto e tutti. Come tutte le guerre anche quella odierna – che non si svolge contro stati nemici e non è regolata da norme internazionali – i contendenti coinvolgono la popolazione civile massacrandola, e chiedendo il suo sostegno per proteggerla. Continua a leggere
di Elisabetta Teghil
Centinaia di morti civili sono all’ordine del giorno nei paesi mediorientali, ma la notizia scivola come un dato di cronaca senza provocare particolare commozione. Quando questo avviene in un paese dell’Europa occidentale suscita una mobilitazione e un interesse assolutamente diverso e più importante rispetto a tanti analoghi episodi che tutti i giorni insanguinano quegli sfortunati paesi. Continua a leggere
di Tonino D’Orazio
Ha ragione Bergoglio e non solo. Siamo nella terza guerra mondiale. Il Nobel della pace Obama, in tono trionfante ci ha spiegato che di nuovo i nord americani sono in guerra alla testa di un’alleanza di ben 40 nazioni. Contro chi? Una creatura loro, l’Isis. Fantomatico gruppo che decapita, facendoci urlare alla vendetta, all’impiccagione, ed essere in realtà utilizzato per altri scopi. Continua a leggere
LA COALIZIONE DEI COLPEVOLI. LA MADRE (E I PADRINI) DI TUTTE LE AL QAEDE – E ALLEATI DI FERRO DELL’ITALIA… – “Lo Stato islamico, al Qaeda, gli Stati Nato/Golfo e i “ribelli moderati” in Siria e Libia”. PARTE SECONDA (di Redazione di SibiaLiria) Continua a leggere
di Lucio Manisco
Gravitas, brevitas, l’eco ricorrente della «Cartago delenda» di Catone, anzi del «we shall fight on the beaches» di Winston Churchill ai Comuni contro la Germania nazista: così Barack Obama nel discorso di mercoledì notte alla nazione ed al mondo ha dichiarato guerra all’Isil, la quarta guerra in trent’anni al terrorismo in Medio Oriente. Continua a leggere
Interno di una amena riunione del senatore nordamericano McCain con il nuovo Califfo. La riattivazione su larga scala delle collaudate pratiche della guerra irregolare per mano del Pentagono -conosciuto in ambito NATO come “Stay-behind”- ha portato al lancio internazionale del “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi. E della sua organizzazione dal logo mutante o rotatorio. Continua a leggere
È una vera bomba quella ha gettato il quotidiano britannico The Daily Star sul coinvolgimento dei servizi segreti occidentali nel supporto logistico al terrorismo islamico, che attualmente devasta il mondo musulmano. Sulla base di una propria indagine e citando fonti di intelligence britanniche, il giornale riporta che i terroristi islamici responsabili delle atrocità in Iraq sono formati da ex membri dell’esercito britannico. Continua a leggere
Riunione dei Ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Qatar a Gedda, il 24 agosto 2014, per affrontare l’Emirato Islamico. La Giordania era rappresentata in questo vertice.
Minacciata nella sua stessa esistenza da un possibile attacco dell’Emirato Islamico, Riyad ha dato il segnale per la distruzione dell’organizzazione. (di Thierry Meyssan)
Sebbene da 35 anni sostenga tutti i movimenti jihadisti fino ai più estremisti, l’Arabia Saudita sembra improvvisamente cambiare politica. Minacciata nella sua stessa esistenza da un possibile attacco dell’Emirato Islamico, Riyad ha dato il segnale per la distruzione dell’organizzazione. Ma contrariamente alle apparenze, l’Emirato Islamico rimane sostenuto da Turchia e Israele, che mettono in commercio il petrolio da esso saccheggiato. Continua a leggere