9/12/07 Salon Blanco: Banco del Sur.
Pubblichiamo questa impietosa analisi di Daniele Benzi (da sinistrainrete.info), auspicando una discussione aperta sull’America Latina (e non solo).
Defeat is a hard experience to master: the temptation is always to sublimate it.
Perry Anderson, Spectrum
La vittoria elettorale di un fascista nel più grande e popoloso paese dell’America latina, un ex capitano omofobo, sessista e razzista, appoggiato dall’esercito, dalle chiese evangeliche, dai proprietari terrieri e adesso anche dal capitale finanziario, che ha già ricevuto quasi 50 milioni di voti al primo turno, sarebbe un ulteriore passo verso l’abisso in Brasile.
La trasfigurazione di un mai ben chiarito “socialismo del XXI secolo” in una cleptocrazia pretoriana in Venezuela, paese ormai sull’orlo del collasso e che rischia seriamente un’invasione e/o una guerra civile qualora certe trame geopolitiche, sociali o finanziarie fuori controllo del governo la rendessero conveniente (o necessaria), è una tragedia per chi ha accompagnato, criticamente, l’evoluzione del processo bolivariano. Continua a leggere
di Jean-Luc Mélenchon
Si traduce un articolo di Jean-Luc Mélenchon, leader del movimento “La France Insoumise“ che richiama con forza l’attenzione sul peso mondiale dei preoccupanti recenti accadimenti antidemocratici e non di rado anticostituzionali dell’America Latina. È bene non dimenticare anche la “disattenzione” istituzionale dei singoli paesi europei e dell’Unione Europea nelle sue diverse istanze. L’Italia non fa eccezione, ed anzi nel caso del Brasile ha oggettivamente dato un aiuto alla eversione istituzionale con l’estradizione nel 2015 del banchiere italo-brasiliano Henrique Pizzolato per decisione del ministro della giustizia nonostante il parere contrario di tutti i gradi della magistratura (notizie su questa vicenda sono facilmente rintracciabili on line). T.I. Continua a leggere
di Gennaro Carotenuto
Il meglio della rivoluzione bolivariana, nata dal fallimento sia economico che etico del modello neoliberale che le destre vogliono riportare in auge in tutto il Continente, è dietro le spalle. Il colpo di timone evocato da Hugo Chávez difficilmente potrà essere dato dal governo attuale, dalla burocrazia statale, chavista e antichavista insieme, unita nella ricerca del vantaggio personale, dallo stalinismo di un discorso antiquato e opportunista, che vede in ogni critico un traditore della patria. Tanto meno potrà essere dato dopo la sconfitta nelle elezioni parlamentari di ieri. Continua a leggere
di Andrea Tarallo – (da 21secolo.it)
Nello scorso mese di maggio, presso l’Associazione culturale ‘Massimo Gorki’ in Via Nardones 17, con il patrocinio del Consolato della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli, si è tenuta presentazione del nuovo libro di Marinella Correggia: “El presidente de la paz. Hugo Chávez. Resistenza all’imperialismo bellico, solidarietà internazionalista, cammino verso l’ecosocialismo”. Noi del ‘XXI Secolo’ lo abbiamo letto per voi.
Il testo, edito da Sankara – una piccola casa editrice romana nata nel maggio del 2000 e gestita interamente da volontari – e vincitore del Primo concorso letterario ‘El pensamiento y la obra socialista de Hugo Chávez Frías’ organizzato nel 2004 dall’Associazione Trisol (Tricontinental de las relaciones internacionales y de la solidaridad) che ha sede a Caracas, pure constando di poco meno di cento pagine è caratterizzato da un’alta densità di contenuti espressi in maniera chiara e diretta. Ricco di geniali espressioni che dipingono la realtà a noi contemporanea, che di certo impreziosiscono lo stile scrittorio dell’autrice senza però divenire mai orpelli dal gusto barocco, questo saggio sulla politica estera di Hugo Chávez si candida ad essere a tutti gli effetti un pratico strumento per aprire una breccia nella cortina di luoghi comuni che circonda la figura dell’ex Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela scomparso nel marzo del 2013. Continua a leggere
da Globalist. – Il Datagate? Ebbe inizio a Roma nel maggio del 2006 quanto su ordine di George Bush mezza città venne intercettata dalla Nsa perché si voleva carpire ogni minimo dettaglio sulla visita di Hugo Chávez in Italia. Prima Roma, poi il G20 del 2009 con tecniche e tecnologie più affinate. Continua a leggere
di Gennaro Carotenuto (di ritorno da Caracas)
La stretta vittoria di Nicolás Maduro (50,6% contro 49% con Capriles che chiede il riconteggio dei voti) come candidato della continuità con Hugo Chávez nelle elezioni presidenziali venezuelane apre e allo stesso tempo chiude il dibattito sulla prosecuzione del processo bolivariano. Lo chiude, testimoniando anche in Venezuela la solidità del processo democratico nel momento nel quale il candidato dell’opposizione, Enrique Capriles, offre allo stesso tempo un discorso progressista apparentemente analogo a quello della sinistra, accompagnato da un disprezzo e da una denigrazione tipicamente classista verso un processo del quale non può più disconoscere la grandezza. Continua a leggere
di Eva Golinger
Un mese dopo la morte del presidente Hugo Chávez, persistono sospetti e speculazioni riguardo alla vera causa della sua morte. Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, ha annunciato la formazione di una commissione presidenziale con “i migliori scienziati e tecnici del mondo” per determinare se a Chávez sia stata inoculata la malattia del cancro, provocandone la morte. Continua a leggere
Mentre in tutto il mondo, oltre un miliardo di persone assitiva in TV al funerale dello statistavenezuelano, al quale rendevano omaggio una sessantina di delegazioni, tra cui unaquarantina di capi di stato e di governo, in Italia il quotodiano diretto da Antonio Padellaro, “Il Fatto” metteva in discredito Hugo Chávez ed il popolo venezuelano. Anche il candidato oppositore Henriques Capriles Radonski ha dovuto chiedere perdono per aver dubitato sulle modalità e circostanze della morte di Chávez. Padellaro più papista del papa. 40 pagine di indagine e analisi e documentazione:
di Attilio Folliero e Cecilia Laya (Caracas)
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di Marco Consolo (Santiago del Cile)
Come era da attendersi la destra venezuelana torna all’attacco con l’appoggio del Dipartimento di Stato. Finita la tregua durata il tempo dei funerali del Presidente Chávez, Washington ha espulso due diplomatici venezuelani come ritorsione all’espulsione da parte del Venezuela di due addetti militari statunitensi accusati di ingerenza negli affari interni. Continua a leggere
di Gennaro Carotenuto
Hugo Chávez non è stato un dirigente come tanti nella storia della sinistra. È stato uno di quei dirigenti politici che segnano un’intera epoca storica per il suo paese, il Venezuela, e per la patria grande latinoamericana. Soprattutto, però, ha incarnato l’ora del riscatto per la sinistra dopo decenni di sconfitte, l’ora delle ragioni della causa popolare dopo la lunga notte neoliberale. Continua a leggere
di Tito Pulsinelli (Caracas)
Ha tracciato una rotta e indicato il futuro, verso cui si dirigono in molti a varie latitudini
Alle 14,24 di martedi 5, ha cessato di esistere il Comandante Hugo Chávez, Presidente in carica della nuova Venezuela. Sovrana, degna, solidaria ed equitativa, da cui non erano riusciti a scalzarlo negli ultimi 14 anni. Nè con le buone, nè con le cattive. Continua a leggere
La cerimonia di giuramento del presidente Hugo Chávez, prevista in un primo tempo per domani ma rinviata a causa della malattia del capo dello Stato, può essere posticipata senza che questo rappresenti una violazione della Costituzione: è la posizione espressa, oggi, dal Tribunale supremo di giustizia del Venezuela. Il parere dei magistrati di Caracas era stato chiesto dall’opposizione, dopo che il presidente dell’Assemblea nazionale Diosdado Cabello aveva annunciato un rinvio della cerimonia per dare a Chávez “tutto il tempo necessario per curare la sua salute”. Continua a leggere
di Tito Pulsinelli (Caracas) – [con intervista audio]
Il presidente Chávez soffre una “insufficienza polmonare”, dopo l’operazione di tre settimane addietro, durata sei ore , avvenuta all’Avana. Questo è l’ultimo bollettino diffuso ieri a reti unificate dal ministro dell’Informazione Villegas. Non v’è dubbio sulla gravità delle condizioni che sta affrontando il leadervenezuelano, in quella che è la sua battaglia più importante. Mentre la maggioranza dei venezuelani segue con apprensione, tristezza e sincero dolore questo evento, la parte più cavernicola dell’opposizione si abbandona a sconce manifestazioni di giubilo. Ancora una volta fa i conti senza l’oste e vende la pelle dell’orso prima di averlo abbattuto. In ogni caso, non si curano di contenersi per evitare l’esibizione di impotenza. Continua a leggere
di Marco Consolo (Santiago del Cile)
Non c’è dubbio che il presidente venezuelano Hugo Chávez stia combattendo la battaglia più dura e difficile della sua vita. Quella contro un tumore che lo ha colpito negli anni passati e che, nonostante le tre operazioni precedenti, lo ha costretto nei giorni scorsi ad affrontare un quarto intervento a Cuba. Poche ore prima, in una coraggiosa e drammatica apparizione televisiva, lo stesso Presidente ha comunicato al popolo venezuelano ed al mondo che erano riapparse cellule maligne e per questo si sarebbe recato a La Habana per un nuovo intervento. Continua a leggere
di Maurizio Matteuzzi
Ora, dopo la vittoria per ko di Hugo Chávez nelle elezioni presidenziali di domenica in Venezuela (vittoria numero14 su 15 in 14 anni), la destra – venezuelana, latino-americana, internazionale – può confidare solo nel cancro. Come la banca Barclays che in rapporto riservato di fine settembre consigliava ai suoi clienti di avere pazienza e fiducia per investire nel paese le cui riserve petrolifere hanno superato quelle dell’Arabia saudita, in quanto «anche nel caso di una vittoria di Chávez, crediamo che vista l’evidenza del suo povero stato di salute, se non adesso, il cambio politico avverrà in poco tempo». Continua a leggere
di Gennaro Carotenuto.
L’immagine che non troverete commentare sui nostri media è quella di Hugo Chávez, del dittatore trinariciuto Hugo Chávez, accompagnato al seggio dal premio Nobel per la Pace guatemalteco Rigoberta Menchú e da Piedad Córdoba, che da noi è meno conosciuta ma che è un gigante della difesa dei diritti umani violati nella vicina Colombia. È una scelta simbolica e sono figure talmente cristalline e inattaccabili, quelle di Rigoberta e Piedad, che il fiele antichavista, che si sparge a piene mani in queste ore per sminuire l’importanza della vittoria del presidente venezuelano nelle presidenziali di ieri, semplicemente le ignora. Continua a leggere
Chávez somos todos! – Chávez siamo tutti!
Chávez 54,4% contro il 44,3% del candidato del FMI – Votanti 80,1% – Musi lunghi a Washington e Madrid: il “dittatore” spazza il rivale a suon di voti
di Tito Pulsinelli (Caracas)
A nulla è servito il lancio solitario dell’ABC di Madrid che -molte ore prima dell’annuncio del risultato ufficiale – aveva sparato che il rampante magnate della hight di Caracas stava vincendo con il 51,3% contro un 48,06 di Chávez. L’avevamo anticipato (qui), ma ai mestatori non è riuscito di provocare tumulti e teppismo giovanile da sfruttare poi contro il detestato “dittatore”. Una affluenza di elettori massiccia (80,1%), senza precedenti in Venezuela, contrasta con il crescente astensionismo e disaffezione esistente in Europa e USA e conferisce una legittimità inquestionabile alla nuova istituzionalità bolivariana. Chávez è confermato presidente con un consenso sociale d’una ampiezza inarrivabile per la quasi totalità dei suoi colleghi stranieri. Continua a leggere
di Gennaro Carotenuto
PARIGI – Cosa hanno a che vedere le elezioni in Venezuela con le primarie del centrosinistra italiano? Molto, a mio modo di vedere. Riflettiamo per un attimo sul paradosso europeo prima di addentrarci nel contesto venezuelano. La Troika BCE, FMI, UE preferisce mettere la Grecia nelle mani dei neo-nazisti di Alba Dorata pur d’impedire ad Atene di allentare il cappio che strangola mezzo paese e lasciarlo respirare. Continua a leggere
DOMENICA IL VENEZUELA TORNA ALLE URNE PER CONCEDERE O MENO UN NUOVO MANDATO AL PRESIDENTE PIÙ CALUNNIATO DEL MONDO. MA IL LEADER DELLA RIVOLUZIONE BOLIVARIANA ANDREBBE GIUDICATO PER LE AZIONI: AVEVA PROMESSO CHE AVREBBE LAVORATO A FAVORE DEI PIÙ POVERI E COSÌ HA FATTO. di Jean-Luc Mélenchon *Ignacio Ramonet ** Continua a leggere
di Attilio Folliero, Caracas
Hugo Chávez, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela e candidato alla rielezione, ha chiuso la campagna elettorale con una immensa manifestazione a Caracas. Lo spazio più grande esistente a Caracas, solitamente utilizzato per le manifestazioni politiche è l’Avenida Bolivar, un lungo viale di 2 km. Il Partito Socialista di Chávez, considerando che tale spazio fosse del tutto insufficiente a contenere l’enorme quantità di pubblico atteso, aveva previsto di utilizzare oltre all’Avenida Bolivar, anche altre 6 grandi vie adiacenti alla Bolivar. L’affluenza è stata tale che non solo le 7 vie previste erano inondate di gente, ma tutte le vie adiacenti a queste erano strapiene. Continua a leggere
Guerra sporca e psicoterrore elettorale – Jimmy Carter: “Sistema elettorale del Venezuela è il migliore del mondo” (qui)
di Tito Pulsinelli (Caracas)
In questi ultimi giorni di campagna elettorale per le presidenziali, migliaia di famiglie venezuelane vengono svegliate di soprassalto -tra le tre e le quattro del mattino- con telefonate in cui viene trasmesso un messaggio propagandistico con la voce registrata di Chávez. La compagnia telefonica statale venezuelana (Cantv) ha reso noto di non aver effettuato chiamate massive di nessun genere, tantomeno con contenuto elettorale e -soprattutto- in quell’orario proibito per legge. Continua a leggere
A dieci anni dal golpe dell’11 aprile 2002 contro il governo di Hugo Chávez a Caracas (nella foto il 13 aprile, quando il popolo lo liberò), ripubblico con piacere un mio saggio uscito nel 2004 su “Storia e problemi contemporanei” (Risposte popolari al golpismo in America latina. Storia e problemi contemporanei, vol. 36; p. 173-180, ISSN: 1120-4206) dove comparo il fallito golpe contro Chávez a quelli contro Perón in Argentina nel 1955 e Allende in Cile nel 1973. Credo che la riflessione sia in larga parte tuttora attuale. di Gennaro Carotenuto Continua a leggere