di Tonino D’Orazio
L’attacco principale viene da Trump. Spezzare la Germania significa spezzare l’Europa, concorrente commerciale di prima grandezza.
Il governo tedesco non è più quello di due anni fa. Le elezioni sono state perse, sia dalla Merkel (Cristiano democratici) sia da Schulz (Psd) e le due debolezze, oltre ad aver acutizzato le differenze appena appianate ma con sei mesi di trattative, hanno creato non una grande koalition ma una grande debolezza. Punto critico: l’immigrazione e quindi la crescita del partito di estrema destra. Anche la Merkel aveva strumentalizzato ideologicamente la sofferenza migratoria, soprattutto con il piccolo Aylan annegato e riverso sulla sabbia, piccolo cadavere sballottato dalle onde. Visione d’orrore e grande emozione indotta. Propaganda organizzata per l’accoglienza di “un milione” di arrivi, selezionando i siriani utili. In qualche mese. Ingestibile, anche per la riconosciuta organizzazione teutonica. Una sconfitta pesante, soprattutto se si “accoglie” male, sia per chi arriva sia per chi già c’è. Si creano condizioni di rigetto, di cattiveria, di xenofobia e razzismi vari. L’apertura, la tolleranza e la mano tesa, spinta troppo in là delle possibilità, provoca l’inverso di ciò che è espresso dalla propaganda ufficiale. Non è un’opinione è drammaticamente un fatto. E se qualcuno pensa che l’accoglienza dei migranti in Europa proceda bene si sbaglia. Procede male, anzi molto male. E’ semplicemente troppo, in poco tempo, con pochi mezzi e forse troppo tardi nella storia. Continua a leggere
di Roberto Musacchio
Un brivido attraversa l’Europa. Fa veramente paura vedere che in quel Parlamento che ha vissuto epoche tragiche andranno a sedersi quasi 100 esponenti di un partito, l’Afd (Alternativa per la Germania), che quelle epoche ripensa in modi raccapriccianti. Non solo. Che per il nostro presente, a suo modo tragico, ha pensieri che inquietano. La repulsione per i migranti, che ha soppiantato quella per l’euro, prima di tutto. Continua a leggere
di Roberto Musacchio
Mancano pochi giorni al 24 settembre quando si voterà in Germania eppure i mass media e la politica italiani sembrano praticamente ignorare il fatto. A confronto con le elezioni Usa o le stesse ultime francesi la data sembra non avere nessuna caratteristica di evento. Si potrà pensare che il voto appare talmente scontato da non destare attese e interesse. Tutti i sondaggi dicono che Merkel vincerà e governerà per la quarta volta consecutiva. Un record che oscura anche l’epoca di Khol. Continua a leggere
Caracas, (sabato 12 novembre 2016). Il governo del Venezuela e la MUD – contenitore delle opposizioni – hanno firmato un documento comune in 5 punti (di seguito) che è una intesa di grande valore, e corona con successo la prima fase del dialogo. E’ la prima volta che le forze anti-governative siglano un accordo che dà inizio a un dialogo nazionale. E’ la prima che gli antibolivariani mettono da parte il golpismo e la politica del “tanto peggio, tanto meglio”. L’hanno fatto davanti a Claudio María Celli inviato del Vaticano, Samper presidente dell’UNASUR, e alla presenza di ex presidenti come lo spagnolo Zapatero, Martin Torrijos del Panama e Lionel Fernandez della Repubblica Dominicana. Però nessuno lo sa. Continua a leggere
di Marcello Foa.
Era solo questione di tempo. Un rapporto della Banca di Grecia ci informa che il sistema sanitario ellenico è al collasso.
Dall’inizio della crisi la spesa sanitaria di Atene è diminuita del 60%. E le conseguenze sono sconvolgenti. Ecco alcuni dati che fanno riflettere: Continua a leggere
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi
Il problema più esplosivo per la Deutsche Bank (DB) in quanto banca sistemica e quindi pericolosa per l’intera finanza globale è la dimensione della sua bolla di derivati finanziari otc che, in valore cosiddetto “nozionale”, è pari a circa 55 trilioni di euro: circa 20 volte il pil tedesco. Continua a leggere
di Paola Giaculli (Berlino)
Senza pretesa di una compiuta analisi, i punti che sembrano caratterizzare l’esito delle elezioni nei tre Länder tedeschi (per un totale di quasi 13 milioni di elettori) si possono sintetizzare come segue: Continua a leggere
di Massimo Demontis (Berlino)
Dopo i successi in Assia i sondaggi danno l’AfD in forte crescita nei tre Länder. In calo SPD e CDU. I Verdi in vantaggio in Baden-Württemberg con il governatore uscente Winfried Kretschmann Continua a leggere
di Roberto Musacchio
Lo scambio di accuse e di battute e’ ormai quotidiano. Renzi e la UE se le mandano a dire di santa ragione. Per chi e’ abituato ai teatrini italici l’idea e’ quella di un gioco delle parti. Uno degli uomini, e dei governi, interpreti dei voleri della Troika e del pilota automatico manda in scena ora il repertorio del Partito della Nazione, quello che alza la voce e sbatte i pugni. D’altronde in tanti in Europa in questo momento riscoprono le loro prerogative di capi di Stato in particolare nell’orrida gara a chi si comporta peggio con i migranti. Continua a leggere
L’euro sta de-industrializzando gli stati europei a tutto vantaggio della Germania. L’esempio di Syriza dimostra l’impossibilità di un governo di alternativa. La sinistra italiana deve unire le forze e lavorare a un nuovo sistema monetario. Continua a leggere
Critiche alla Merkel e dubbi sulla sicurezza. Capacità ricettive al limite – È allo stremo Monaco. L’arrivo inarrestabile di profughi, 12.000 solo sabato scorso, un flusso ininterrotto da una settimana, sta mettendo a dura prova le capacità ricettive della capitale bavarese, giunte ormai al limite. Tutte le sistemazioni provvisorie e di fortuna sono piene. Molti profughi potrebbero rimanere senza un alloggio in cui trascorrere la notte. Il sindaco di Monaco, il socialdemocratico Dieter Reiter, ha criticato la mancanza di solidarietà nazionale e lo scarso aiuto dagli altri Länder. Le autorità hanno intanto deciso di mettere a disposizione il palazzetto olimpico per garantire una sistemazione ai profughi, ma i letti da campo sono esauriti. Molti dovranno dormire su materassini da ginnastica o semplicemente su coperte. Continua a leggere
di Paola Giaculli (Berlino)
Come ormai succede sempre più spesso, fatta eccezione per la sua politica del rigore finanziario, la Germania è al centro di apprezzamenti perché, per certi versi, esemplare. Ora è la volta della politica di ospitalità e del diritto di asilo. Leggiamo delle reazioni in Italia alle visite dell’establishment politico tedesco nei centri di soggiorno dei migranti e trasecoliamo: commenti entusiasti, su Huffington Post si sostiene addirittura che dalla Germania verrebbe una lezione di grandezza politica contro il razzismo e il populismo. Continua a leggere
Agli egemoni contabili e maestri di disciplina della diplomazia tedesca é bastata una notte di consultazioni ad oltranza a Bruxelles sul Grexit, per distruggere tutto il capitale che una „Germania migliore“ aveva maturato in decenni.
A causa loro su tutti i media del mondo é ritornato il tedesco cattivo, arrogante e odioso. Ha il viso del ministro delle finanze Schäuble, un tecnico in carrozzella, neppure membro del Parlamento europeo, che al posto del taglio del debito lancia un ultimatum ai greci, alla maniera dei nazisti. Continua a leggere
di Roberto Musacchio
Come nella fattoria di Orwell tutti gli animali sono uguali ma qualcuno lo e’ di piu’. Questa Europa arcigna e austera fino ad essere crudele “giustifica ” il suo cuore di pietra con la logica implacabile dei numeri e delle regole. Poco importa se poi i numeri non tornano e le persone ne soffrono. Dura l’ex, sed lex! Ma poi vai a vedere e scopri che le cose non sono proprio così. Alla Grecia viene riservato un trattamento che assomiglia ad una tortura. E non molto meglio e’ andata a Portogallo, Spagna e Irlanda. Sulla colpa del debito si prova a costruire una vera e propria antropologia del potere. Ma la severità della legge viene invece messa da parte quando si tratterebbe di applicare altre norme che chiamerebbero in causa quelli piu’ uguali degli altri. Continua a leggere
di Michele Prospero
Lamentarsi contro la mancanza di cuore dell’élite tedesca, o per un’Europa che appare terra di calcoli di potenza e profitto senza solidarietà, è un vano esercizio sentimentale. Ai paesi del Sud non rimane che la lotta.
Ora che l’ordine del mercato regna finalmente ad Atene, è possibile una radiografia di ciò che l’Europa è diventata. La bella retorica europeista, sulle radici culturali comuni e sulla calda integrazione politica ormai alle porte, come inevitabile coronamento della fredda razionalità della moneta unica, urta con la realtà, che parla un altro linguaggio. Una strada verso un’Europa politica a impianto federale, con istituzioni di rappresentanza, partiti e soggetti sociali davvero di profilo continentale, è al momento pura utopia. Quello che esiste è solo uno spazio di mercato che si dà regole per la concorrenza e ricorre a una moneta comune per gestire gli affari. Altro, che vada al di là della ragioneria del mercato, non si intravvede. Continua a leggere
di Cosimo Caridi (da Il Fatto Quotidiano)
“Sto andando a Corfù in vacanza. Non sono qui per dare consigli, ma ho incontrato degli amici”. Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, è seduto sulla grande poltrona di pelle nella hall di uno degli alberghi che si affacciano su piazza Syntagma. Accanto a lui c’è l’ex ministro delle Finanze, Yannis Varoufakis. Nel pomeriggio di due giorni fa, poco prima che venisse annunciato il rimpasto di governo, Stiglitz ha incontrato anche il premier greco Alexis Tsipras. “Il piano europeo è sbagliato – spiega il Nobel – creadisuguaglianze senza risolvere il problema: il debito. Varistrutturato, questo è ormai accettato da più fronti”. Stiglitz porge una busta con un’importante bottiglia di vino rosso a Varoufakis, e prima di allontanarsi aggiunge: “Siamo davanti al più lungo bank holiday che io abbia mai visto in Europa, bisogna fare qualcosa, ma le scelte fatte non porteranno ai progressi attesi”. Mentre il professore si dirige verso gli ascensori Varoufakis si alza in piedi e dice: “Hai tre domande a disposizione”. Continua a leggere
Intervista di Giacomo Russo Spena (da Micromega online)
Per l’economista la debacle greca insegna che bisogna mettere da parte la retorica europeista e globalista e predisporre una visione alternativa, un “nuovo internazionalismo del lavoro”. E sulla Grexit replica al premier ellenico che ha denunciato il mancato aiuto di Stati Uniti, Russia e Cina: “Se vero, significa che i grandi attori del mondo hanno scelto di non interferire più di tanto negli affari europei, lasceranno che l’Unione monetaria imploda per le sue contraddizioni interne”. Continua a leggere
Berlino ha preso il potere e i suoi beni. In giro sulla stampa europea, con dei giornalisti veri, i commenti sono impressionanti. Soprattutto al confronto dei nostri scribacchini venduti al più offerente. Molti giornali, soprattutto conservatori, visto che un minimo di sinistra non esiste più nella stampa europea, anche se qualcuno fa ancora finta, sono esterrefatti dalla conclusione della “trattativa” della Grecia con gli strozzini della troika. Tutti capiscono che per il futuro non vi è nulla di buono. Facile vincere una battaglia con il nemico a terra, ma spesso la guerra è più lunga di quello che si prevede. Continua a leggere
di Marino Badiale e Fabrizio Tringali
È evidente a tutti che la fine drammatica dell’esperienza del governo Syriza è uno spartiacque. Essa infatti rappresenta la verifica concreta, l’experimentum crucis che decide se una strategia politica sia valida oppure no. Non è difficile, se si ha onestà intellettuale, trarne le necessarie conseguenze. Proviamo a farlo in questa lettera aperta. Gli “amici sonnambuli” ai quali è indirizzata sono le tante persone del mondo “antisistemico” che in questi anni hanno protestato contro le politiche autoritarie e di austerità dei ceti dominanti, rifiutando però di porre la questione politica dell’uscita dell’Italia dal sistema euro/UE. La proposta dell’uscita veniva tacciata in questi ambienti di “nazionalismo”, e contro di essa veniva evocata la necessità della lotta unitaria dei ceti popolari europei. Continua a leggere
«L’euro non è l’Europa». Per analizzare con lucidità il negoziato sul debito greco Wolfgang Streeck suggerisce di partire da qui. «L’equazione tra l’Unione monetaria e l’Europa è semplicemente ideologica, serve a nascondere interessi prosaici», spiega nel suo studio il direttore del Max-Planck Institut per la ricerca sociale di Colonia. Continua a leggere
di Danilo Barbi, Fausto Durante*
Le ultime vicende relative alla questione greca – dalla proposta del cosiddetto Eurogruppo del 25 giugno, all’esito del referendum greco del 5 luglio, la ripresa e la conclusione della trattativa, fino al voto favorevole del Parlamento – obbligano ad una valutazione complessa e necessariamente articolata. Se è ormai diffusa la consapevolezza che gli ultimi eventi investono l’insieme della situazione europea, di certo, occorre procedere con grande rispettonel formulare un giudizio sulla vicenda, vista la condizione di un popolo che si trova da anni in grande difficoltà economica e sociale, progressivamente impoverito e continuamente spinto dall’intransigenza della linea europea dell’austerità in uno scenario sempre più emergenziale, con banche chiuse da settimane, sul ciglio del fallimento, ma che al momento cruciale ha risposto con un atto democratico di riscatto e dignità. Continua a leggere
di Stefano Fassina (da il Manifesto del 17-7-2015)
Sulla bruciante vicenda greca, partiamo dai contenuti dello «Statement» dell’Eurosummit del 12 luglio scorso, prima di fare valutazioni politiche. È impossibile nasconderne l’insostenibilità economica e di finanza pubblica. Le misure imposte sono brutalmente recessive, oltre che regressive sul piano sociale, nonostante gli aggiustamenti conquistati dalla delegazione greca a Bruxelles. Gli interventi di compensazione macroeconomica sostanzialmente inesistenti. I finanziamenti previsti per il salvataggio sono dedicati alla ricapitalizzazione delle banche e al pagamento dei debiti verso Bce, Fmi e creditori privati. Continua a leggere
di Tito Pulsinelli (Caracas)
La Germania nuoce agli altri e a se stessa -Vittoria di Pirro del fondamentalismo immediatista – Per la terza volta in un secolo, la Germania ha distrutto l’Europa. Sotto le macerie rimane non solo la Grecia, ma il progetto stesso di un blocco continentale autonomo, equidistante, padrone del suo futuro, e in grado di annodare e conservare relazioni reciprocamente vantaggiose con il nuovo mondo emergente. Continua a leggere
di Sergio Cesaratto
Nei giorni scorsi il Manifesto ha preso posizioni sulla crisi greca che a molti sono apparse sconcertanti. Da titoli dove una manovra recessiva diventava misura per la crescita (“Atene, 12 miliardi per la crescita”), all’identificazione di Piazza Syntagma con “L’Europa siamo noi” o di Tsipras come “Il cuore d’Europa”, sino alla perorazione di una nuova Ventotene. Il giornale ha finito così per accodarsi al coro per cui dalla crisi europea si esce solo con “più Europa” non scavando a fondo sulle ragioni ultime del fallimento europeo e dando spazio insufficiente ad altre posizioni in merito. Continua a leggere