di Alberto Negri
La notizia, se fosse confermata, è di quelle che fanno sobbalzare. L’”Ayatollah Mike”, soprannome di Michael D’Andrea, il killer del generale iraniano Qassem Soleimani e Bin Laden, capo della Cia in Medio Oriente, sarebbe rimasto ucciso nell’aereo Usa abbattuto in Afghanistan il 27 gennaio. Ecco chi era.
La notizia, se fosse confermata, è di quelle che fanno sobbalzare. L’”Ayatollah Mike”, soprannome di Michael D’Andrea, il killer del generale iraniano Qassem Soleimani e Bin Laden, capo della Cia in Medio Oriente, sarebbe rimasto ucciso nell’aereo Usa abbattuto in Afghanistan il 27 gennaio. L’informazione è stata passata da fonti dell’intelligence russa, ripresa da diversi media ma per ora non è stata né smentita né confermata. Continua a leggere
di Vittorio Stano (Hannover)
Quando verrà scritta la storia della guerra in Afghanistan, il sordido coinvolgimento di Washington e dei militari della NATO nel traffico di eroina, e la loro alleanza con i signori della droga, sarà uno dei capitoli più vergognosi. Continua a leggere
di Giacomo Di Lillo
La partecipazione italiana al conflitto in Afghanistan rappresenta una delle questioni fondamentali che oggi il nostro movimento per la pace deve affrontare e tentare di risolvere. Per comprendere perché i nostri militari siano finiti a combattere una vera e propria guerra in un lontano paese asiatico, è necessario ricostruire alcuni avvenimenti dell’inizio di questo secolo.
La guerra in Afghanistan, che è ancora in corso, è iniziata il 7 ottobre 2001, un mese dopo i tragici avvenimenti dell’ 11 settembre. Il governo statunitense, guidato da Bush Junior, effettuò prima pesanti bombardamenti aerei e successivamente avviò l’invasione militare del paese. Continua a leggere
di Marinella Correggia
Errore? Rischio calcolato? Atto deliberato? Il governo afghano ha «giustificato» il bombardamento da parte della Nato di un ospedale di Médecins sans frontières a Kunduz in questo modo: «Lì si nascondevano dieci talebani». E’ una confessione di crimine. Infatti le convenzioni internazionali vietano di colpire strutture civili (ospedali, acquedotti, centrali elettriche, quartieri residenziali…), anche quando vi si annidino i nemici armati di chi colpisce. Quello a Kunduz è un crimine di guerra.