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Argentina: ritorno al passato ?

bende1di Marco Consolo (Santiago)

Il neo-presidente argentino Mauricio Macri non ha perso tempo. Dopo la sua risicata vittoria elettorale (51,4%), due mesi dopo il suo insediamento si può trarre un primo bilancio del governo del “Berlusconi gaucho”, figlio di un buon amico degli Agnelli e di Licio Gelli.
Approfittando della “luna di miele” dei primi tempi, ma soprattutto della chiusura del parlamento in vacanza, Macri avanza come un bulldozer. Non c’è settore che non sia sotto attacco del revanscismo neo-liberista della destra al governo, che ha prodotto un drastico rovesciamento  del quadro politico con l’appoggio del Partito Radicale (ex social-democratici) di Alfonsin Jr. L’obiettivo dichiarato è quello di smantellare strutturalmente il progetto-Paese dei governi Kirchner e sbarazzarsi delle conquiste politiche, economiche e sociali.

Macri agisce come un potere de facto, ai margini della legalità democratica, saltando il Parlamento dove è ancora in minoranza. Un dettaglio in via di soluzione, visto che, nei giorni scorsi, è riuscito a spaccare l’unità del peronismo e a far passare una ventina di senatori dalla sua parte.

In nome del “repubblicanesimo”, a colpi di “Decreti di Necessità ed Urgenza” (DNU), ha fatto piazza pulita di molte delle conquiste degli ultimi anni, iniziando dal nuovo Codice di Procedura Penale e dalla “Legge sui mezzi di comunicazione”, che metteva in discussione poteri forti, consolidati all’ombra della passata dittatura, a cominciare dal Gruppo Clarín, una potenza mediatica di tutto rispetto.
Dopo aver ricompensato il complesso agro-industriale (con abbassamento delle tasse e svalutazione), il governo sta imponendo politiche neo-liberiste stile anni ’90 in tutti i settori.
Lo può fare, grazie alla blindatura mediatica dei grandi mezzi di comunicazione con il sostegno del “Partito Giudiziario”.
Aggiustamento strutturale, svalutazione ed indebitamento sono i tre pilastri su cui si tiene in equilibrio il governo, con misure anti-popolari che hanno già provocato le prime reazioni di piazza.
Ma andiamo con ordine.

Le volpi a guardia del pollaio

Più che un governo, sembra un Consiglio di Amministrazione. Oltre a rappresentare l’influenza diretta delle corporations, gli ex (?) Amministratori Delegati delle società che occupano posti rilevanti del governo Macri, esprimono la centralità dell’etica manageriale con la quale il “macrismo” pretende rifondare l’Argentina. L’idea che lo Stato possa essere governato come un’impresa evidentemente è ancora dura a morire, nonostante la storia abbia dimostrato ampiamente il contrario.


La ciliegina sulla torta sta sul versante economico-finanziario, un settore che fa gola, dove il capitale internazionale piazza al comando del Ministero delle Finanze, uomini della banca J.P. Morgan e la Deutsche Bank. La lista è lunga e non esaustiva.
L’attuale Ministro delle Finanze, Prat-Gay, (ex- Responsabile del settore ricerca e strategia delle monete” di J.P. Morgan), nei giorni scorsi ha avvertito i lavoratori di scegliere tra mantenere il posto di lavoro o chiedere aumenti salariali per recuperare l’inflazione (da lui stesso prevista nell’ordine del 20-25% per il 2016).
Il Ministro è in buona compagnia di Santiago Bausili, appena nominato Sottosegretario alle Finanze. Compagno di merende di Prat-Gay, anche Bausili viene da J.P. Morgan e dal 2013 fino ad oggi è stato direttore della Deutsche Bank, occupandosi di ristrutturazione del debito estero di diversi Paesi (Cile, Uruguay, Paraguay e naturalmente Argentina).
E ancora, Luis Caputo, ex Deutsche Bank, è l’incaricato della Segreteria di Finanza. Ed il capo degli assessori economici è Valdimir Werning, fino a ieri responsabile della stessa banca per l’America Latina.
Per rinfrescare la memoria dei lettori, JP Morgan è la banca che ha collocato all’estero più titoli del debito estero argentino e che negli Stati Uniti è stata accusata di aver generato la crisi finanziaria del 2008 attraverso i famosi “mutui spazzatura”.
Non è finita. Mario Quintana, del fondo di investimento Pegasus (Farmacity, Freddo e Musimundo) si occuperà della “Segreteria di Coordinamento Amministrativo e Valutazione del Bilancio” del Gabinetto.

Un panorama che la dice lunga, visto che Macri vuole accelerare l’accordo con i “fondi avvoltoi” statunitensi, quei fondi usurai che cercano di lucrare sul debito estero argentino accumulato prima dalla dittatura e poi dai governi liberisti. Il bottino è dell’ordine di 9000 milioni di dollari, con gravi ripercussioni sull’economia nazionale. In sostanza, gli avvoltoi sono ben rappresentati da entrambe le parti del tavolo e il “negoziato” è in mano della JP Morgan e Deutsche Bank (Prat-Gay, Caputo, Bausili e Werning). Le dichiarazioni del ministro Prat-Gay chiariscono il perché di questa offensiva contro i lavoratori: pagare il debito odioso ed illegittimo contratto dalla dittatura e dai governi liberisti, a scapito delle necessità della popolazione.

E se non bastasse, l’ex-presidente della SHELL argentina, Juan José Aranguren, è il nuovo Ministro di Energia e Miniere; il Ministro dell’Agricoltura, Ricardo Buryaile, è un rappresentante dei grandi proprietari terrieri, ed un uomo della MONSANTO è responsabile del settore rurale della provincia di Buenos Aires; il Ministro del Lavoro, Miguel Puente, è stato amministratore del grande gruppo industriale TECHINT (che ha appena licenziato 200 lavoratori, approfittando del nuovo clima politico).
Sempre sul versante del lavoro, Marcelo Villegas, direttore del personale di Telecom, è oggi il Ministro del Lavoro della Provincia di Buenos Aires, la più importante del Paese.
La nuova Ministra degli Esteri è la scialba Susana Malcorra, ex IBM e Telecom Argentina.
E per finire, a capo di Aerolíneas Argentinas (che era stata ri-nazionalizzata dopo le privatizzazioni degli ’80), c’è Isela Costantini, che viene dalla General Motors.

Il Fondo Monetario al comando

Il solerte governo, a parlamento chiuso (e usurpandone le prerogative), ha iniziato da subito a promulgare una raffica di Decreti di Necessità e Urgenza (DNU).

Ed ha annunciato solennemente che, dopo una lunga assenza, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha ripreso il controllo sull’economia argentina e i primi risultati sono alla vista.
Oltre a ridurre o eliminare le imposte alle esportazioni agricole ed industriali, il governo ha abolito i controlli sul cambio, provocato una svalutazione del 30% e riaperto le porte alla speculazione, con seri contraccolpi su prezzi e salari. Da aggiungere all’eliminazione dei sussidi al consumo di energia elettrica (con aumenti dal 200% al 450%) e ad altri settori.

Il nuovo Direttore dell’ISTAT locale (INDEC), Jorge Todesca, ne ha disposto la chiusura visto che “i suoi dati non erano affidabili” e ha dichiarato l’“emergenza statistica”. Un vero e proprio black-out nelle informazioni fino a data da destinarsi.

Sul versante del lavoro, tra le prime misure del governo, c’è stata la revisione di più di 60 mila contratti, con il risultato di migliaia di licenziamenti di impiegati pubblici (accusati di essere dei “fannulloni”). Con l’eufemismo della modernizzazione dello Stato è iniziato un ciclo di licenziamenti di massa, sulla base di una “caccia alle streghe” ideologica contro chiunque non sia “in linea”. Con la scusa di eliminare “il grasso dei militanti”, il governo Macri punta a far dimagrire lo Stato nel suo insieme e a trasformarlo nuovamente (come negli anni ’90) in una struttura di carattere repressivo, con carcere e criminalizzazione della protesta sociale.
L’ondata di licenziamenti inizia a colpire anche il settore privato (migliaia in poche settimane) e anticipa uno scenario di significativo conflitto sociale. Il governo cerca di limitare gli aumenti salariali in un quadro di forte incremento del costo della vita (un 12% da novembre a gennaio, senza calcolare i recenti aumenti delle tariffe dei servizi pubblici).
E per il prossimo 24 febbraio il sindacato dei lavoratori pubblici (ATE) ha indetto un primo sciopero generale.

Con il pretesto della lotta alla criminalità, Macri ha decretato la “emergenza nella sicurezza pubblica” in tutto il Paese. Un quadro securitario di cui ha bisogno, vista la marcia indietro nelle libertà pubbliche ed individuali. I primi effetti sono stati la violenta repressione di piazza (recentemente dei lavoratori di Cresta Roja e La Plata), e l’arresto di Milagro Sala, dirigente sociale e deputata del Parlamento del Mercosur con l’accusa di “tumulto” ed “istigazione a delinquere”, insieme ad altri dirigenti sindacali del settore pubblico.

Fatti che riportano indietro le lancette della storia al periodo più buio della storia argentina. E mentre si criminalizza la protesta sociale, si nomina a capo della Banca Centrale un banchiere sotto inchiesta giudiziaria.

La politica estera carnale

Sul versante della politica estera, l’Argentina riprende le “relazioni carnali” (Menem) con i centri finanziari internazionali e si allontana dall’idea di integrazione latino-americana.
Dopo 12 anni di assenza della presidenza, Macri ha partecipato al Foro Economico Mondiale di Davos (Svizzera), il mega-incontro annuale dei ricchi del pianeta, dei salotti che contano, dove si è riunito con il vicepresidente statunitense Joe Biden e con i capi dei governi di Messico, Gran Bretagna, Israele, Francia, Canadá e Irlanda.
Parallelamente ha annunciato la decisione di accelerare la firma del Trattato di Libero Commercio (TLC) tra il Mercosur e la Unione Europea e ha promesso rapporti commerciali più stretti con la Alleanza del Pacifico (México, Colombia, Perù e Cile) che si contrappone apertamente agli sforzi integrazionisti continentali (ALBA, Celac, Unasur).
Macri e la sua Ministra degli Esteri tuonano contro il “populismo” dei governi progressisti e non perdono occasione per attaccare il Venezuela, accusata di violazione ai diritti umani.

Diritti umani al capolinea ?

Chi pensava che nei primi mesi, almeno sui Diritti Umani, il nuovo governo si sarebbe mosso con prudenza, è destinato a ricredersi.


Innanzitutto Macri ha dichiarato che con la sua presidenza si sarebbe posto fine al “lucrativo business dei diritti umani”. In perfetta coerenza, ha scelto di non incontrare gli organismi di difesa dei diritti umani, e ricevere al loro posto Héctor Magnetto, Amministratore Delegato del Gruppo Clarín.
In linea con la politica “revisionista”, il Ministro della Cultura di Buenos Aires (il macrista Darío Lopérfido, nomen omen) ha detto che la cifra di 30 mila desaparecidos “è una bugia costruita a tavolino per avere sussidi”.

La nomina a Responsabile della Segreteria dei Diritti umani di Claudio Avruj, ex- membro della Direzione delle Associazioni Israelite Argentine, (struttura legata all’estrema destra israeliana), sta producendo gravi conseguenze, denunciate dagli organismi di difesa dei diritti umani e dai settori più progressisti della comunità ebraica argentina. Lo scorso 14 gennaio, in uno dei luoghi più simbolici del terrorismo di Stato, l’ex-centro di detenzione, tortura e sterminio della Scuola Meccanica della Marina (ESMA), Avruj si è riunito con membri del Centro di Studi Legali sul Terrorismo e le sue Vittime (Celtyv). Il Celtyv rivendica gli atti dei militari e delle forze dell’ordine durante il terrorismo di Stato e difende la “teoria dei due demoni”. Chiede processi contro i militanti popolari e delle organizzazioni armate sopravvissuti che chiama “terroristi sovversivi”.

Più in generale, il nuovo governo è impegnato a smantellare diversi organismi vincolati alle politiche di Memoria, Verità e Giustizia. Fino ad oggi sono state licenziate centinaia di persone del Programma Verità e Giustizia, del Centro di Assistenza alle Vittime delle violazioni dei Diritti Umani “Dr. Fernando Ulloa”, della Segreteria Diritti Umani della Nazione, della Direzione Diritti Umani del Ministero dell’Interno, diversi ex-centri clandestini di detenzione, tra cui la ex-ESMA, etc.
Ha inoltre rimosso unilateralmente il Presidente dell’Archivio Nazionale della Memoria, Horacio Pietragalla Corti, figlio di “desaparecidos” dato in adozione dai torturatori a un militare repressore. Pietragalla è stato ritrovato e restituito alla famiglia biologica dalle “Abuelas de Plaza de Mayo” ed era stato designato dal governo precedente con il consenso dei diversi organismi di diritti umani.

Nell’Archivio è raccolta la documentazione sulla vita dei militanti popolari, sulle vittime del genocidio e sulla battaglia contro il terrorismo di Stato. Una fonte di informazione rilevante per tutti i processi per crimini di lesa umanità, i cui locali si trovano proprio in uno degli edifici dell’ex-ESMA. Ma lo scorso 20 gennaio, Macri ha emesso un decreto diktat di rimozione di Pietragalla, dato che “…la designazione risponde unicamente a una decisione del Potere Esecutivo Nazionale, risultandone quindi una carica politica che deve adeguarsi ai suoi lineamenti”.

Dulcis in fundo, il neo-ministro argentino della Sanità, Jorge Lemus, ha deciso di cambiare il nome dell’ospedale “Laura Bonaparte”, ribattezzato così in omaggio a una psicologa tra le fondatrici delle Madres de Plaza de Mayo, scomparsa nel luglio del 2013. Se durante la dittatura civico–militare (1976-1983) funzionava come centro di sterminio degli oppositori politici, oggi l’ospedale è specializzato in salute mentale e dipendenze. Laura Bonaparte è un simbolo della lotta alla dittatura che le ha assassinato 3 figli ed il marito. Allo sterminio sono sopravvissuti solo lei ed il quarto figlio Luis.

Il bavaglio ai mass-media

Anche sulla comunicazione l’attacco è violento, in particolare al “Sistema Nazionale dei Mezzi di comunicazione Pubblici”.
Seppur oggetto di un braccio di ferro giudiziario in corso, si attacca a colpi di decreto la “Legge sui Media”, (tra le più avanzate in materia), frutto di un lungo processo di discussione e di consenso. Una legge anti-monopolista, che impedisce la concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione, contro cui si è scatenata l’artiglieria mediatica dei poteri forti della comunicazione, che oggi tornano a recuperare i privilegi perduti. Si svuotano le strutture create dalla legge, licenziando la Direzione della “Autorità Federale dei Servizi di Comunicazione Audiovisiva” (Afsca) e della “Autorità Federale di Tecnologia dell’Informazione e la Comunicazione” (Aftic).
Il nuovo quadro di regole del governo favorisce i latifondisti dei mass-media privati, a partire dal Gruppo Clarín. Quest’ultimo non solo è stato ricompensato con l’eliminazione di qualsiasi restrizione anti-monopolista, ma ha piazzato un suo uomo nell’agenzia pubblica di comunicazione Télam, oltre ad ottenere il licenziamento di un suo acerrimo oppositore, il popolare giornalista Víctor Hugo Morales.
Insieme a quest’ultimo, centinaia di lavoratori del settore dell’informazione sono disoccupati dopo che il governo ha chiuso alcuni mezzi di comunicazione pubblica come SenadoTV, e licenziato a man bassa (400 solo a Radio Nacional).
Anche nel settore della cultura, si licenziano lavoratori del Ministero della Cultura e si chiude il Centro Culturale Kirchner, mettendo per strada almeno 600 persone.

Uno statista moderno

E a proposito della sua capacità di statista “moderno”, Macri ha chiarito a Davos la posizione argentina sul difficile processo di pace in Colombia, basata sul football “ed altri motivi”. “Vogliamo aiutare in ciò che possiamo il processo di pace in Colombia. Ci sembra un cammino da fare insieme. Appoggiamo il popolo colombiano, a cui mi unisce un enorme affetto. La squadra vincente del Boca Juniors si basava su (Jorge) Bermúdez, (Mauricio) Serna e (Oscar) Córdoba, è un bel ricordo quello che ho della Colombia. E per molti altri motivi”, ha detto Macri.


E ad una giornalista messicana che gli chiedeva cosa fosse emerso dalla riunione con il Presidente messicano, Macri ha risposto che “la cosa che più preoccupava il Presidente Peña Nieto era dove imparare i passi di ballo che io ho mostrato. Lo hanno impressionato molto”.

Ci sarebbe da ridere, se il rampollo della famiglia Macri non fosse il Presidente.

 

 

FONTE: http://marcoconsolo.altervista.org/argentina-ritorno-al-passato/#sthash.0HO6lnSp.dpuf

 


 

Argentina: retorno al pasado ?

de Marco Consolo

Mauricio Macri, el flamante presidente argentino, no ha perdido tiempo. Después de su estrecha victoria electoral (51,4%), y a dos meses de distancia de su toma de posesión, se puede realizar un primer balance del gobierno del “Berlusconi gaucho”, hijo de un buen amigo de los Agnelli (FIAT) y de Licio Gelli (jefe de la logia masónica P2).
Aprovechando la “luna de miel” de los primeros meses de gobierno, pero sobre todo el cierre del parlamento por vacaciones, Macri avanza como una aplanadora. No hay sector que no esté bajo ataque del revanchismo neoliberal de la derecha en el gobierno, que ha producido un drástico cambio del cuadro político con el apoyo del Partido Radical, (ex social-demócratas), de Alfonsín. El objetivo declarado es desmantelar estructuralmente el proyecto-país de los gobiernos Kirchner y deshacerse de las conquistas políticas, económicas y sociales.

Macri actúa como ejerciendo poder de facto, en los límites de la legalidad democrática, ignorando al Parlamento dónde todavía está en minoría. Esto último es “un detalle” en vías de solución, debido a que ha logrado quebrar el peronismo y ganar una docena (hasta el momento) de parlamentarios para su causa.
En nombre del “republicanismo”, a golpes de “Decretos de Necesidad y Urgencia” (DNU), ha desbaratado muchas de las conquistas de los últimos años, comenzando con el nuevo Código Procesal Penal y con la “Ley de servicios de comunicación audiovisual” más conocida como “Ley de medios”, la que ha puesto en discusión poderes consolidados a la sombra de la pasada dictadura, empezando por el Grupo Clarín, una verdadera potencia mediática.
Después de haber recompensado al sector agro-industrial, (con la baja de los impuestos y la devaluación), el gobierno está imponiendo políticas neoliberales, al estilo de los años 90’ en todos los sectores.
Puede hacerlo, gracias al respaldo mediático de los grandes medios de comunicación y al blindaje de una parte del Poder Judicial.
Ajuste estructural, devaluación y endeudamiento son los tres pilares sobre los cuales el gobierno se mantiene en equilibrio, con medidas anti-populares que ya han provocado las primeras reacciones callejeras.
Pero vamos por orden.

Los zorros vigilando el gallinero

Más que un gobierno, parece una Junta de Administración. Además de representar la influencia directa de las multinacionales, los ex (?) Directores de las empresas que ocupan puestos relevantes del gobierno de Macri, evidencian la “ética patronal” con la que el “macrismo” pretende reescribir la historia futura de Argentina. La idea que el Estado pueda ser gobernado como una empresa parece todavía “dura de matar”, a pesar de que la historia haya demostrado ampliamente lo contrario.


La guinda de la torta está en el sector económico-financiero, un sector codiciado, dónde el capital internacional coloca al mando del Ministerio de Hacienda, hombres del banco J.P. Morgan y del Deutsche Bank.
La lista es larga pero no exhaustiva.

El actual Ministro de Hacienda, Prat-Gay, (ex – “Responsable de investigación y estrategia de las monedas” de J.P. Morgan), en días pasados advirtió a los trabajadores, que debían elegir entre mantener el puesto de trabajo o pedir aumentos salariales.
El Ministro está en buena compañía de Santiago Bausili, recién nombrado Subsecretario de Hacienda. Compinche de Prat-Gay, Bausili también viene de J.P. Morgan y desde el 2013 hasta hoy ha sido director del Deutsche Bank, ocupándose de reestructuración de la deuda extranjera de muchos países (Chile, Uruguay, Paraguay y naturalmente Argentina).
Y más aún, Luis Caputo, ex Deutsche Bank, es el encargado de la Secretaría del Ministerio de Hacienda. Y el jefe de los asesores económicos es Valdimir Werning, hasta ayer responsable del mismo banco para América Latina.

Para refrescar la memoria de los lectores, J.P. Morgan es el banco que ha colocado en el extranjero más títulos de la deuda externa argentina y que en los Estados Unidos ha sido acusado de haber engendrado la crisis financiera del 2008 con las famosas “hipotecas basura”.
No acaba aquí. Mario Quintana, del Fondo de Inversión Pegasus (Farmacity, Frío y Musimundo), serà coordinador del gabinete económico del gobierno.
Un panorama esclarecedor, visto que Macri quiere acelerar el acuerdo con los “fondos buitres” estadounidenses, aquellos fondos usureros que tratan de lucrar sobre la deuda externa argentina acumulada primero por la dictadura y luego por los gobiernos neoliberales.
El botín es del orden de 9000 millones de dólares, con graves repercusiones sobre la economía nacional. En definitiva, los buitres están bien representados en ambos lados de la mesa y la “negociación” está en manos del J.P. Morgan y del Deutsche Bank (Prat-Gay, Caputo, Bausili y Werning). Las declaraciones del ministro Prat-Gay aclaran el por qué de esta ofensiva contra los trabajadores: pagar la deuda odiosa e ilegítima contraída por la dictadura y los gobiernos neoliberales, en detrimento de las necesidades de la población.
Y por si no bastara, el ex-presidente de SHELL argentina, Juan José Aranguren, es el nuevo Ministro de Energía y Minas; el Ministro de Agroindustria, Ricardo Buryaile, es un representante de los grandes propietarios de tierra, y un hombre de MONSANTO es responsable del sector rural de la provincia de Buenos Aires; el Ministro del Trabajo, Miguel Puente, ha sido administrador del gran grupo industrial TECHINT (que acaba de despedir a 200 trabajadores, aprovechando el nuevo clima político).
Siempre sobre el tema del trabajo, Marcelo Villegas, ex-director de personal de Telecom, es hoy el Ministro del Trabajo de la Provincia de Buenos Aires, la más importante del País.
La nueva Ministra de Relaciones Exteriores es Susana Malcorra, ex IBM y Telecom Argentina.
Y como broche de oro, al mando de Aerolíneas Argentinas, (que fue re-nacionalizada después de las privatizaciones de los 80’), está Isela Costantini, que viene de General Motors.

El Fondo Monetario al mando

El diligente gobierno, con el parlamento cerrado, y usurpando sus prerrogativas, ha promulgado enseguida una ráfaga de Decretos de Necesidad y Urgencia (DNU).

Y ha anunciado solemnemente que, después de una larga ausencia, el Fondo Monetario Internacional (FMI) ha retomado el control de la economía argentina, y no hay duda, ya que los primeros resultados están a la vista.
Además de reducir o eliminar los impuestos a las exportaciones agrícolas e industriales, el gobierno abolió los controles sobre el cambio, provocado una devaluación del 30%, reabriendo las puertas a la especulación, con serios rebotes sobre precios y salarios. A lo cual debemos añadir, la eliminación de los subsidios al consumo de energía eléctrica (con aumentos del 200% al 450%), y a otros sectores.
El nuevo Director del Istituto de Estadísticas (INDEC), Jorge Todesca, ha dispuesto su cierre visto que “sus datos no eran confiables” y ha declarado la “emergencia estadística” porque “terminar con la inflación durará años”. Un black-out en las informaciones hasta próximo aviso.
En el tema trabajo, una de las primeras medidas del gobierno ha sido la revisión de más de 60 mil contratos, con el resultado de miles de despidos a empleados públicos, (acusados de ser “ñoquis”, holgazanes, buenos para nada…). Con el eufemismo de la modernización del Estado se ha iniciado un ciclo de despidos al por mayor, sobre la base de una “caza de brujas” ideológica contra quien sea que no esté “en línea”. Con la excusa de eliminar “la grasa de los militantes”, el gobierno Macri apunta a hacer adelgazar el Estado en su conjunto y a transformarlo de nuevo, como en los años 90’, en una estructura de carácter represivo, con cárcel y criminalización de la protesta social.
La oleada de despidos comienza también a golpear al sector privado (miles en pocas semanas) y adelanta un escenario de significativo conflicto social. El gobierno trata de limitar los aumentos salariales en un cuadro de fuerte incremento del costo de la vida (un 12% desde noviembre hasta enero, 4,1% en Buenos Aires solo en enero, sin calcular los recientes aumentos de las tarifas de los servicios públicos).
Y para el próximo 24 febrero el sindicato de los trabajadores públicos, ATE, ha declarado una primera huelga general, con el apoyo de otros sectores.

Con el pretexto de la lucha a la criminalidad, Macri ha decretado la “emergencia en la seguridad pública” en todo el país. Un cuadro de “orden y seguridad” que el gobierno necesita, debido a la marcha atrás en las libertades públicas e individuales. Los primeros efectos han sido la violenta represión callejera (recientemente de los trabajadores de Cresta Roja y La Plata), y la detención de Milagro Sala, dirigente social y diputada del Parlamento del Mercosur, con la acusación de “haberse alzado contra las decisiones gubernamentales” y de “promover tumultos”. Unos días después, para reforzar, se le agregaron las acusaciones de “asociación ilícita agravada” y “fraude en perjuicio de la administración pública”.

Hechos que dan marcha atrás al reloj de la historia, y retrotraen al período más oscuro de la historia argentina. Y mientras se criminaliza la protesta social, se nombra Presidente del Banco Central a Federico Sturzenegger, un banquero bajo investigación judicial.

La política exterior carnal

En tema de política internacional, la Argentina retoma las “relaciones carnales” (Menem) con los centros financieros internacionales y se aleja de la idea de la integración latinoamericana.
Después de 12 años de ausencia de la presidencia argentina, Macri ha participado en el Foro Económico Mundial de Davos (Suiza), el mega-encuentro anual de los ricos del planeta, que planifican sus ganancias y nuestro incierto futuro. En Davos, Macri se ha reunido con el vice-presidente estadounidense Joe Biden, con el presidente de Mexico, Enrique Peña Nieto y con los jefes de los gobiernos de Gran Bretaña, Israel, Francia, Canadá e Irlanda.
Paralelamente ha anunciado la decisión de acelerar la firma del Tratado de Libre Comercio (TLC) entre el Mercosur y la Unión Europea y ha prometido relaciones comerciales más estrechas con la Alianza del Pacífico, (México, Colombia, Perú y Chile), que se contrapone abiertamente a los esfuerzos de integración continental (Alba,Celac, Unasur).
La visita de dos días a Buenos Aires del primer ministro italiano, Matteo Renzi, fue como un anillo al dedo para Macri que imediatamente declarò: “Estamos recuperando nuestra relación con el mundo”.
Mientras tanto, el Presidente y su CancillerÍa vociferan contra el “populismo” de los gobiernos progresistas y no pierden ocasión para atacar a Venezuela, acusada de violación a los derechos humanos.

¿Derechos humanos sin futuro?

Quien pensaba que, al menos sobre el tema Derechos Humanos vinculados a la memoria y justicia histórica, el nuevo gobierno se habría movido con prudencia en los primeros meses, está destinado a retractarse.

Macri, ha declarado que con su presidencia se pondrá punto final al “curro” de los derechos humanos. En perfecta coherencia, decidió no recibir a los organismos de defensa de los derechos humanos (Madres y Abuelas de Plaza de Mayo, familiares y otros) pero sí recibir en su lugar a Héctor Magnetto, Gerente del Grupo Clarín.
En línea con la política “revisionista”, el Ministro de Cultura de Buenos Aires, el macrista Darío Lopérfido (nomen omen), ha dicho que la cifra de 30 mil desaparecidos “es una mentira que se construyó en una mesa para obtener subsidios..”.

El nombramiento de Claudio Avruj, como Responsable de la Secretaría de los Derechos humanos, un ex -miembro de la “Dirección de Asociaciones Israelitas Argentinas” (estructura conectada con la extrema derecha israelí), está produciendo graves consecuencias, denunciadas por los organismos de defensa de los derechos humanos y por los sectores más progresistas de la comunidad judía argentina. El pasado 14 de enero, en uno de los lugares más simbólicos del terrorismo de Estado, el ex-centro de detención, tortura y exterminio de la Escuela Mecánica de la Marina (ESMA), Avruj se ha reunido con miembros del Centro de Estudios Legales sobre el Terrorismo y sus Víctimas (CELTYV). El CELTYV reivindica a los militares y a miembros de las fuerzas del orden, sus actos cometidos durante el período de terrorismo de Estado, y defiende la “teoría de los dos demonios”. Pide enjuiciar a los sobrevivientes, líderes de organizaciones sociales, militantes de movimientos políticos o partidos, que lograron mantenerse con vida, luego del horror de la sangrienta dictadura (1976-1983), llamándolos “terroristas subversivos”.

Parece claro, que el nuevo gobierno está empeñado en desmantelar los organismos vinculados a las políticas de Memoria, Verdad y Justicia. Hasta hoy han sido despedidas centenares de personas del Programa Verdad y Justicia, del Centro de Asistencia a las Víctimas de las Violaciones de los Derechos Humanos “Dr. Fernando Ulloa”, de la Secretaría de Derechos Humanos de la Nación, de la Dirección de Derechos Humanos del Ministerio del Interior, como de diversos ex-centros clandestinos de detención, entre los cuales se encuentra, la ex-ESMA.

Removió unilateralmente al Presidente del Archivo Nacional de la Memoria, Horacio Pietragalla Corti, hijo de “desaparecidos” entregado en adopción por los verdugos a un militar represor. Pietragalla , es uno de los niños recuperados y devuelto a su familia biológica por las “Abuelas de Plaza de Mayo” y fue designado en el cargo por el gobierno de Cristina Fernández en acuerdo con diversos organismos de DDHH.

En el archivo se encuentra la documentación sobre la vida de los militantes populares, sobre las víctimas del genocidio y sobre la lucha contra el terrorismo de Estado. Una fuente de información relevante para todos los procesos de crímenes de lesa humanidad, cuyas oficinas se encuentran justo en uno de los edificios de la ex-ESMA. Pero el pasado 20 enero, Macri ha emitido un decreto diktat de remoción de Pietragalla, puesto que “… su elección y designación responde únicamente a una decisión del Poder Ejecutivo Nacional, resultando por lo tanto un cargo de conducción política que debe adecuarse a los lineamientos fijados por aquel”.

Dulcis en fundo, el flamante ministro argentino de Salud, Jorge Lemus, ha decidido cambiar el nombre del hospital “Laura Bonaparte”, rebautizado así en homenaje a una psicóloga fundadora de las Madres de Plaza de Mayo, fallecida en julio del 2013. Laura Bonaparte es un símbolo de la lucha contra la dictadura que le asesinó 3 hijos y el marido. Al exterminio familiar, sobrevivió ella y su cuarto hijo, Luis. Durante la dictadura cívico-militar (1976-1983), dicho hospital, funcionó como centro de exterminio de los opositores políticos. A la fecha, es un hospital especializado en salud mental y dependencias.

La mordaza a los mass-media

También en el sector de la comunicación el ataque es violento, en particular al “Sistema  de Medios Públicos”.
Aunque sea objeto de una disputa judicial en curso, se ataca a golpes de decreto la “Ley de Medios” de comunicación, fruto de un largo proceso de discusión y consenso. Una ley antimonopólica, contra la cual se ha concentrado la artillería mediática de los poderes fuertes de la comunicación, que vuelven hoy a recuperar los privilegios perdidos. Se cancelan las estructuras creadas por la ley, primero despidiendo la Dirección de la “Autoridad Federal de los Servicios de Comunicación Audiovisual” (Afsca) y de la “Autoridad Federal de Tecnología de la Información y la Comunicación” (Aftic). Y luego aboliendo los dos entes, para inventar el “Ente Nacional de Telecomunicaciones” que los absorbe y los anula.
El nuevo cuadro normativo del gobierno favorece a los latifundios mediáticos privados, empezando por el Grupo Clarín. Este último, no solo ha sido recompensado con la eliminación de cualquier restricción antimonopólica, sino que logró colocar un hombre suyo en la agencia pública de comunicación Telam, además de conseguir el despido de un acérrimo opositor, el popular periodista Víctor Hugo Morales.
Junto a éste, centenares de trabajadores del sector de la información están desempleados después de que el gobierno ha cerrado algunos medios de comunicación pública como SenadoTV, y despedido en masa (400 solo de Radio Nacional).

Y a propósito de TV y football, en su campaña electoral Macri había prometido que se podría continuar viendo football gratis, gracias a las medidas tomadas por los Kirchner. Pero Fernando Marín el hombre que hoy coordina el “Football Para Todos” y quien instrumentó los beneficios para el Grupo Clarín con la transmisión de los partidos más importantes adelantó que en 2019 se acabará el fútbol para todos. “Es un disparate ver gratis algo que es netamente comercial. Eso se acabó”, una frase que, en línea con la concepción mercantil del macrismo, no deja mucho espacio a los sueños de los hinchas.

También en el sector de la cultura, decenas de trabajadores del Ministerio de Cultura son despedidos y se ha cerrado el Centro Cultural Kirchner, echando a la calle al menos 600 personas.

Un estadista moderno

Y si tenían dudas de su capacidad de estadista “moderno”, Macri ha aclarado en Davos la posición argentina sobre el difícil proceso de paz en Colombia. “Queremos ayudar en lo que podamos en el proceso de paz en Colombia. Nos parece un camino a recorrer juntos. Vamos a apoyar al pueblo colombiano”. “Me une un enorme afecto con ellos. La serie ganadora de Boca fue basada en (Jorge) Bermúdez, (Mauricio) Serna y (Oscar) Córdoba, es un lindo recuerdo que tengo de Colombia. Y por muchas otras razones más” dijo Macri.

Y a una periodista mejicana que le preguntó sobre la reunión con el Presidente mejicano, Macri respondió que “lo que más le preocupaba al Presidente Peña Nieto era dónde podía aprender los pasos de baile que yo practico. Lo dejaron muy impresionado”.

Sería un buen chiste para reírse. Lastima que el vástago de la familia Macri sea el Presidente de la Nación Argentina.

 

 

– See more at: http://marcoconsolo.altervista.org/argentina-retorno-al-pasado/#sthash.j1cWLGek.dpuf

 

 

 

Discussione

15 pensieri su “Argentina: ritorno al passato ?

  1. MAXRI POTERE DI FACTO? PER CARITÁ QUESTO ARTICOLO FA SCHIFO!!!

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    Pubblicato da Teresa Fantasia | 09/02/2016, 18:12
    • Per cortesia, quando lei posta dei commenti, motivi le sue affermazioni, altrimenti non c’è alcuna ragione di pubblicarli.

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      Pubblicato da cambiailmondo | 09/02/2016, 22:58
    • Si es como lo estas contando,solo que el 51% o mejor dicho un 35 % les molesta todo lo que se consiguió en estos 12 años el resto se dejo usar por tantas mentiras mediáticas, porque judicialmente no tienen nada solo era para ensuciar al oponente en las elecciones.Y ese 16% que cruzo la vereda lo hizo por dar un voto castigo como se dice aquí compro un buzón se creyeron todo lo que dijo Macri en la campaña y hasta el momento no cumplió con nada va contra el trabajador la clase baja Obrera.

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      Pubblicato da jose | 13/02/2016, 21:42
    • El mundo se esta dando cuenta de que volvimos al pasado!
      Estúpido virus del zika!! afecto al 51% de los argentinos y por culpa de ellos nos paso esto!

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      Pubblicato da juan pueblo | 13/02/2016, 23:25
  2. un articolo pieno di falsitá si vede che non evete sofferto 12 anni di governo K,informtevi meglio

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    Pubblicato da teresa | 09/02/2016, 18:27
  3. L’Argentina sarà rovinata dal regimen macrista. Tutto ciò detto in questo articolo è 100% verità ma manca dire che non c’è libertà di stampa. Con il governo Macri siamo ritornato alla dittatura.

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    Pubblicato da Roberto | 10/02/2016, 04:51
    • E tutto vero quello che dice quedto articolo. Siamo tornati proprio agli anni 90. sono buggie che stavamo a sofrire con il governo de los Kichner. Mai siamo stati meglio. Adesso Dio ci aiuti di questi ditattori che stanno a distrugere tutto lo che tanto ha costato construgere. Quello che dice l articolo e verissimo tutto.

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      Pubblicato da cristina | 13/02/2016, 07:56
  4. Hay alguna versión en castellano?

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    Pubblicato da Celeste Lara | 10/02/2016, 06:10
  5. Sono un cittadino italiano che abita in Argentina de molti anni. Pur troppo devo dire che Marco Consolo al quale non conosco, ha fatto una sintesi di notevole finezza e precisione di quanto succede in Argentina. Purtroppo so che in Europa si conosce male la realtà sudamericana e i commenti che mi antecedono lo dimostrano. Rimando a Chomsky che qualche anno fa scrisse: l’America Latina, in alcuni paesi, è oggi il luogo più avvincente del mondo. Per prima volta in 500 anni ci sono movimenti verso una vera indipendenza e separazione dal mondo imperiale; si stanno integrandi paesi che storicamente erano stati separati. L’integrazione un requisito per l’indipendenza. Gli Stati Uniti hanno diroccato un governo dopo l’altro; ora non possono più farlo”. (La Jornada Messico) Sara che gli Stati Uniti hanno trovato un nuovo modo di farlo ?

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    Pubblicato da Augusto | 13/02/2016, 02:45
  6. Difficile opinare o riflettere su questo artticolo. Mi fermerei soltanto nel dire che rispecchia una parte dell’attuale situazione Argentina. Lo stesso è tendenziale e segue le linee di Pagina 12, giornale oppositore del attuale governo.
    Avrei preferito leggere qualcosa di più equilibrato dove si facesse notare l’eredità politico/culturale/ economica del governo Kichner, un governo dove la cultura tipo primo Soviet era cosa quotidiana.
    Immagino che ci saranno delle persone che concorderanno questa mia opinione.
    Saluti

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    Pubblicato da No tutto quello che brilla.... | 13/02/2016, 05:45
    • Cultura tipo soviet? Tenga presente che più dell’80% dei mas media erano in mano della opposizione, demonizzavano il governo e hanno contribuito a portare Macri alla presidenza. Adesso, salvo il quotidiano Pagina/12 non esiste opposizione mediatica al Gov. degli imprenditori e delle multinazionali che conta inoltre con l’appoggio degli Stati Uniti. L’opposizione ora si comunica a traverso le reti sociali per riuscire in qualche modo a superare la censura mediatica.

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      Pubblicato da Augusto | 13/02/2016, 18:09
  7. avvoltoi, aziende, sono felice con Macrì, e la gente che piange 50.000 esuberi in due mesi.

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    Pubblicato da ANA | 13/02/2016, 18:57

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