“L’ austerità è una condanna a morte per i più poveri”, ha dichiarato Joseph Stiglitz (Ridateci il sogno, “L’Espresso”, 7 marzo 2013). Un’affermazione che può apparire un’esagerazione solo a chi viva isolato dalla realtà o sia reso cieco e indifferente dalle proprie condizioni di sicurezza e privilegio. Affermazione che, peraltro, non proviene da un parroco o da un sindacalista, bensì da un premio Nobel per l’Economia che è stato vicepresidente della Banca Mondiale.
La verità è sempre rivoluzionaria. Pur se è scomoda e anche quando è scontata, come dovrebbe essere in questo caso. Scontata perché tutti gli indicatori economici e sociali mostrano quel che sta provocando nel mondo, e in Europa in modo particolare, una risposta alla crisi globale declinata solo o soprattutto come spending review e fiscal compact. (…)
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Sergio Segio è coordinatore del “Rapporto sui diritti globali”
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